Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Non mi è particolarmente piaciuto per la sua pretenziosità, "The seeding" è una sorta di thriller claustrofobico con diversi inserti horror che vorrebbe a suo modo imbastire un discorso iperbolico con qualche simbolismo qua e là senza dare particolari riferimenti allo spettatore, tramite la storia di questo fotografo che si è avventurato nel deserto per fotografare l'eclissi, che presto si ritroverà, dopo qualche inquietante incontro che diventa un segnale d'allarme, prigioniero in questa casa circondata da pareti rocciose dalle quali è impossibile fuggire, giocando con la tipica suspense del genere, che alimenta le speranze del protagonista di scappare per poi spegnerle costantemente e creare una forte frustrazione assieme alla claustrofobia, che viaggia assieme ad uno stato d'animo inizialmente rabbioso che lascia progressivamente spazio alla rassegnazione, con le figure emblematiche di questi briganti che hanno deciso di tenere l'uomo e la donna che vi era già prima prigionieri all'infinito, apparentemente per puro sadismo.
Tramite questo incipit il film mostra un'acquisita quotidianità del protagonista nella nuova vita da recluso, l'adattamento alle abitudini, dei rapporti carnali saltuariamente consumati con la donna, ormai rassegnata alla vita e una svolta mistica sulla parte finale che può rimandare a qualche metafora mitologica, l'uomo opponendosi violentemente alla volontà di di questi banditi arriva a fare una brutta fine, la donna nella sua rassegnazione continua a sopravvivere, ho intravisto qualche elemento che possa ricordare il rapporto tra uomo e dei o comunque col creato, l'opposizione dell'uomo alla volontà di queste entità superiori lo porterà alla distruzione, l'adattamento della donna è il naturale concetto di evoluzionismo che la porta a sopravvivere, d'altronde il tutto si sposa col contesto, questa enorme cava è opera della natura, l'impossibilità di scappare è data dalla posizione del posto, nel bel mezzo del deserto dove nessuno può aiutare i due, la posizione di potere dei banditi è data anche dalla loro visione privilegiata dall'altezza che gli permette di vedere totalmente quello che sta succedendo.
Nel mezzo tuttavia ci sono tanti altri elementi, poco approfonditi, che sembrano lanciare suggestioni utili soltanto a confondere ulteriormente lo spettatore, ma aggiungono poco ad una metafora non particolarmente originale, alla fine il film può essere tranquillamente visto come un survival movie dai tratti claustrofobici che proprio come il suo protagonista ha provato a fare il passo più lungo della gamba e si è fatto male da solo.
Piccolo film interessante e metaforico che ha tutti i suoi difetti (un pò confuso e criptico nel finale) ma anche i suoi pregi non da poco tipo la crudeltà ed una certa originalità.
Particolare il film d'esordio di Barnaby Clay che riesce con pochi mezzi a raggiungere un notevole senso di angoscia ed inquietudine, pur non offrendo molti spunti di originalità. I due attori protagonisti Scott Haze e Kate Lyn Sheil si calano benissimo nelle parti reggendo da soli l'intero film, il gruppo di ragazzi selvaggi si vedono poco e più che mettere paura risultano soprattutto fastidiosi. La venatura horror è quasi assente, la storia è un drama thriller che sicuramente farà passare a molti la voglia di andare a spasso da soli nel deserto. Esordio promettente per il giovane regista che aveva finora diretto solamente videoclip. "Nel deserto non si butta via niente" (Alina La Madre).
Non è un horror come descritto nella presentazione ma un thriller e aggiungerei decisamente un bel thriller, a tinte cupi ed angoscianti, con una trama originale e ben articolata che si dipana per tutta la durata del film. Regista davvero interessante in questa sua opera prima
Non ho notato nulla nei titoli di coda, ma questo The Seeding non è altro che il remake di La donna di sabbia di Teshigahara. Identitco lo spunto ed identico il contesto della vicenda e nello sviluppo dei personaggi. Ovvio che questo film ne è una versione ridotta considerando che dura 100 minuti anzichè le due ore e mezza del film giapponese. Senza dubbio l'ultima mezz'ora opera una variante importante sia a livello di forma orientandosi più verso l'horror anche se non a livelli estremi e sia nei contenuti rispetto al suo omologo. Haze e la Sheil sanno fare bene il loro lavoro e riescono a fare di questo film un prodotto interessante che vale una visione.
Si percepisce tutta l'angoscia e l'impotenza del personaggio principale, prigioniero di una situazione che si dipana lentamente ma non è mai del tutto chiarita. Recitazione abbastanza credibile, l'atmosfera che si respira è un mix tra il claustrofobico e il sadico, la regia non sembra eccezionale ma abbastanza asciutta, la sceneggiatura invece mostra dei momenti piuttosto lunghi di stasi, minando in parte una visione potenzialmente interessante ma, a mio avviso, non originalissima. La parte finale è quella più dinamica ma nel complesso il film è abbastanza monocorde e lento nel suo evolversi, anche se riesce a rendersi interessante quel minimo che serve per raggiungere la sufficienza. Un thriller abbastanza particolare ma non eccelso.