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Si stenta credere che Jerry Cala' abbia preso parte ad una produzione d'autore semiseria e che sia stato effettivamente all'altezza di un ruolo lontano dal solito stupidotto al quale ci ha abituato per tutta la sua carriera; certo il suo aspetto se ne porta dietro una parte delle caratteristiche ma nel caso specifico vanno a corretta integrazione del personaggio ingenuo e complessato in cui lo spettatore si può facilmente riconoscere. Detto questo, e' un buon film che coinvolge ed emoziona nella gradualità di una passione impossibile vissuta tra i vicoli di una Venezia dipinta da Risi come un piccolo rifugio segreto al riparo dal mondo esterno. L'amore platonico tra Cala' e la Gravina (tra parentesi, bravissima) si sente e tocca grazie alla sincera alchimia tra i due, e momenti divertenti si alternano graziosamente ad altri piu' intensi fino al malinconico epilogo
con l'inevitabile presa di coscienza da parte dei due
che chiude il cerchio come e' giusto che sia. Degna di nota la sequenza onirica inquisitoria cosi come l'interpretazione di Tognazzi nei panni dell'amico e padre della ragazzina.
Se capita vale la pena vederlo, se non altro per vedere un Cala' tutt'altro che da Oscar ma decisamente piu' misurato del solito.