Tra i baraccati meridionali a Torino, una giovane orfana è incinta. Si diffonde la voce che sia opera dello Spirito Santo e sorge un vero e proprio commercio del "miracolo".
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Stupefacente questa piccola pellicola, cruda come la realtà ignorante che rappresenta. Un ghetto di immigrati meridionali nel cuore dell'Italia benestante del nord è il teatro perfetto per un grottesco dramma dove i personaggi, nella loro grettezza, sono richiamati loro malgrado a scimmiottare il miracolo del concepimento ad opera dello spirito santo. La sceneggiatura, senza mai scadere nel volgare e nel ridicolo, non ci risparmia violenza, cattiveria, razzismo, pedofilia attraverso gli occhi di persone povere e sole che, chiuse nel loro microcosmo, non capiscono quello che succede, non si capiscono tra loro e non vengono capiti dal mondo esterno. Il regista ci mette di mezzo anche una critica alla chiesa che potrebbe infastidire e invece risulta giustificata alla luce degli eventi per come sono visti da chi ne è al dentro e li vive (il prete della piccola comunità che sente il peso della responsabilità sulle sue spalle) ed il cardinale (distaccato, disinteressato, chiuso distante da quella miseria nella sua gabbia dorata). Ottima la prova di tutti gli attori tra i quali spicca il grande Turi Ferro; convincente, poi, Alvaro Vitali in un ruolo drammatico. Da non perdere.