la grande abbuffata regia di Marco Ferreri Italia, Francia 1973
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la grande abbuffata (1973)

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locandina del film LA GRANDE ABBUFFATA

Titolo Originale: LA GRANDE BOUFFE

RegiaMarco Ferreri

InterpretiMarcello Mastroianni, Michel Piccoli, Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, Andréa Ferréol, Solange Blondeau, Florence Giorgetti, Michèle Alexandre, Monique Chaumette

Durata: h 2.15
NazionalitàItalia, Francia 1973
Generecommedia
Al cinema nel Settembre 1973

•  Altri film di Marco Ferreri

Trama del film La grande abbuffata

Quattro amici amanti del convivio, Ugo, Marcello, Philippe e Michel si riuniscono nella villa di Philippe, dove un tempo soggiornò Boileau. Nelle loro intenzioni c'è il tentativo di un 'suicidio gastronomico', i quattro infatti decidono di cucinare prelibatissime pietanze e mangiarne senza mai smettere, fino a morire di indigestione. Durante l'immensa abbuffata, ospitano tre prostitute ed una maestra elementare che era passata dal giardino della villa con la sua scolaresca.

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Voto Visitatori:   8,24 / 10 (100 voti)8,24Grafico
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Voti e commenti su La grande abbuffata, 100 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  29/06/2020 01:09:44
   8½ / 10
Film che parte da una trovata particolare riuscendo a portarla avanti fino alla fine in una maniera che rasenta l'eccellenza. Non poteva essere altrimenti trattandosi di un film di Ferreri, che riesce a realizzare un lavoro eccentrico, attualissimo e che con ogni probabilità oggi non potrebbe nemmeno esistere. Se apparentemente non si tratta infatti di un'opera troppo dissacrante, la critica presente all'interno di essa è molto potente e cruda. Sotto qualche aspetto si può paragonare a "Salò", ma non più di tanto. Il film di Pasolini ha infatti una certa cura formale ed estetica che contrasta con ciò che viene mostrato (ed è infatti uno dei suoi maggiori elementi di efficacia). Qui, sebbene la messa in scena sia comunque curata, si ha maggiormente una sensazione di grettezza che rispetto a "Salò" porta "La grande abbuffata" ad essere forse più diretto. Menzione di merito per Mastroianni, Noiret, Piccoli e Tognazzi che assieme al resto degli attori e al lavoro di Ferreri e cast tecnico riescono a rendere questo film una pietra miliare (almeno personalmente lo considero tale).

bucho  @  13/01/2020 06:31:56
   10 / 10
Senza soffermarmi in pistolotti inutili da finto intellettuale, questo film è un capolavoro! Perchè? Per me i motivi sono semplici: cast di attori talmente bravi che non sembrano recitare o fingere, sembra un vero gruppo di amici riuniti con l'intento di abbuffarsi fino a morire; la regia è perfetta, la colonna sonora è perfetta, la location è perfetta, la sceneggiatura è perfetta in tutti quei inconcludenti, quelle situazioni al limite del grottesco, in pratica il film è un orgia in tutti i sensi, del cibo, del sesso, del silenzio, delle parole insensate, dello squallore, della morte.

anthony  @  17/12/2019 21:26:25
   10 / 10
Capolavoro nichilista firmato dal maestro Marco Ferreri.
Spietata condanna della borghesia consumista, dell'essere borghese e dell'animo piccolo-borghese dell'uomo contemporaneo italiano: anti-camera del sentimento profondamente fascista mai sopito e mai scomparso nel (e dal) profondo della maggioranza degli italiani. Pasolini ne era innamorato (vedesi il quasi imminente "Salò o le 120 giornate di Sodoma"), un capolavoro del cinema che ha fatto scuola e che ancora oggi genera scandalo e polemica.
Un capolavoro vero del cinema.

2 risposte al commento
Ultima risposta 30/07/2021 23.34.34
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Neurotico  @  04/02/2017 18:12:06
   6½ / 10
E' un film che per i miei gusti ritengo più concettuale che viscerale, nonostante la m.erda, i peti, il sesso. Emotivamente freddo, non mi ha toccato nel profondo e l'idea dell'autodistruzione attraverso l'eccesso dei piaceri rimane più un manifesto programmatico che una lancinante idea che fa breccia nel cuore e colpisce.

fabio57  @  08/02/2016 16:00:33
   7 / 10
Ferreri è a mio modesto avviso, autore sopravvalutato .II gusto per il surreale e il grottesco, che caratterizza abitualmente i suoi lavori, è in questo film estremizzato al punto da renderlo sostanzialmente inverosimile. L'accoppiata eros-tanatos trova qui piena espressione e la scelta della Ferreol come musa ispiratrice di erotismo culinario è azzeccatissima, le sue forme morbide e boccaccesche, effettivamente sublimano il senso del film .Il prestigioso cast di attori rappresenta il valore aggiunto dell'opera.

Invia una mail all'autore del commento AcidZack  @  15/01/2015 21:23:27
   8 / 10
Film incredibile, surreale e significativo

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  19/11/2014 00:32:24
   9½ / 10
Quasi inguardabile capolavoro nichilista di Ferreri, eccessivo e corporale.
Forse anche più del Salò di Pasolini, è una delle più feroci critiche capitaliste che si possano vedere, con 4 attori formidabili (Tognazzi,Piccoli,Noiret,Mastròianni).
Perseguendo la massima di Fuerbach dell'uomo che è ciò che mangia, Ferreri esplora il discorso modificando la frase in "L'uomo è quanto mangia". 4 amici si ritirano in campagna per un weekend folle, decidendo di suicidarsi abboffandosi di cibo fino all'esplosione. Nel frattempo, danno il via anche ad intrattenimenti sessuali con alcune allegre gentildonne pagate per l'occasione, ma con loro resterà solo una maestrina dalle forme e dall'aria materna.
Grottesco che più grottesco non si può, cattivissimo, forse ancora più bello del pure eccezionale "Dillinger è morto", "La grande abbuffata" è agghiacciante.
Alcune scene sono commoventi, ma non te lo aspetteresti. Questione di un attimo: si è subito soffocati, di nuovo, dal cibo e dal nichilismo lucido di Ferreri.

La versione italiana del film è stata censurata in più punti, alcuni significativi.
Non sorprende l'accoglienza feroce della critica, di più il successo di pubblico: erano i tempi in cui il cinema scollacciato stava per diventare di moda, ma qui il disgusto del cibo e il cattivo gusto esagerato e ricercato non sembrano proprio fatti per un grande pubblico. Fatto sta che divenne film di culto all'epoca, oggi con il senno di poi è riconosciuto come il capolavoro che merita di essere.

GianniArshavin  @  19/09/2014 11:33:13
   8 / 10
Opera controversa e nauseante , un film nichilista per antonomasia dove tutta la scomoda verve di Ferreri esce fuori oggi giorno come all'uscita.
Quattro grandi attori rappresentano quattro diversi personaggi e ceti sociali , che decideranno , stufi della loro vita , di suicidarsi mangiando.
Il regista italiano da vita ad una pellicola davvero fuori dal coro , piena di eccessi e a tratti rivoltante per l'uso continuo di rigurgiti , vomito , flatulenze oltre che a quello di nudi , sesso e abbuffate varie.
A metà fra Pasolini e Kafka , "La grande abbuffata" è un film coraggioso inusuale e profetico , grottesco ai massimi livelli e dal potente messaggio che ha acquisito , negli anni , ancor più vigore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  19/08/2014 15:53:52
   9 / 10
E' un film epocale.
Niente di davvero straordinario sotto il profilo stilistico; niente di innovativo, eppure forse davvero 9 è un voto basso e il film meriterebbe di stare nell'olimpo dei capolavori assoluti.
Perché l'idea del suicidio per cibo, del disgusto per ciò che dà gusto (essendo peraltro uno dei [pochi] piaceri che questi signori mantengono ancora per il vivere), è talmente semplice nella sua genialità da appartenere di diritto al novero dei classici.
E in verità sembra di assistere a una provocazione degna di un Petronio, di un Plauto, di un Marziale.

Sì: poi c'è anche una notevole peculiarità che può far amare il film per davvero, e non solo in modo cerebrale. Il fatto che Ferreri non prenda le distanze da questi uomini, ma sembri capirli intimamente, e provi per essi una grande pietà.
Ciò turba e confonde (in positivo), consentendo di andare oltre la sgradevolezza. Forse l'ultimo, autentico motivo di grandezza dell'opera.

_Hollow_  @  19/02/2014 04:30:58
   8½ / 10
"Invece noi, e i nostri amici (sguardo in macchina), alziamo il bicchiere" (inquadrata la cella figorifera).

"Ti lascio la cupola del patè per ricordo." "Grazie."

Gran strano regista Ferreri (anche se penso che il suo picco sia "Dillinger è morto"); Ugo Tognazzi fantastico (come la sua imitazione di Marlon Brando).

Da vedere.

Ciaby  @  26/12/2013 20:07:04
   8 / 10
"Se mangi non puoi morire."

Marco Ferreri ha il talento di raccontare storie sadiche e malate con un estro raffinato e mai volgare.
Ecco che, così, due ore di flatulenze e culi vengono descritti con una insopportabile malinconia.
Malato sì, ma anche bellissimo.

DarkRareMirko  @  25/05/2013 20:46:01
   9½ / 10
Altro capolavoro di Ferreri, con interpreti straordinari ed una notevole critica al consumismo (estremizzata da Pasolini 2 anni dopo, sempre con il numero 4, sempre con la metafora del mangiare, sempre con l'isolamento e sempre con la morte come finale - e presente è anche una scena con escrementi -).

Sadiano ed inquietante, senza speranza, ebbe molti detrattori e molti guai con la censura.

Molto attuale, vale senz'altro l'acquisto e la visione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  03/09/2012 14:26:45
   9 / 10
Ferreri firma un capolavoro di lucida critica del consumismo e dell'ideologia borghese.
Un film cinico, grottesco, disturbante.
Grandissimi attori diretti in maniera superba.
Imperdibile.

Oskarsson88  @  27/07/2012 18:34:23
   8 / 10
difficile votare un film così grottesco, però tutto sommato, nonstante alcune parti siano un po' lente, gli attori sono magistrali e il messaggio è piuttosto forte. comunque non per tutti...

demarch  @  16/07/2012 11:56:16
   7½ / 10
Le premesse per il capolavoro c'erano tutte: bella l'idea e interpreti super. Ma in alcuni tratti mi è sembrato un po'lento e noioso. Nel complesso però il film è molto bello, e lascia buoni spunti riflessivi.... Vederlo a stomaco pieno

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  24/06/2012 22:08:55
   7 / 10
E' un film antipatico e angosciante, non so bene come descriverlo.
Di sicuro riuscito sotto l'aspetto cinico e borghese (quando il bagno si inonda di mèrda poi... decisamente eloquente come scena!) e anch'io ho notato qualche assonanza con Pasolini.
Due scene in particolare mi hanno fatto riflettere: quella del bagno, appunto, e quella finale.
Il consumismo oggigiorno è sfrenato.

"Mangia, tròia! Mangia!"-

DarkRareMirko  @  20/06/2012 23:15:52
   9 / 10
Altro grande film di Ferreri, grottesco, iperrealista, cinico, metaforico, lucido, condannante la borghesia (proprio come farà Salò di Pasolini due anni dopo, film che riprende poi molti elementi da questo di Ferreri: isolamento, 4 figuri, menefreghismo riguardo alle convenzioni, ecc.).

Attori ai massimi livelli (Tognazzi e Mas*****nni soprattutto), regia invisibile e coraggiosissima, capace di non arretrare di fronte a nulla, grande condanna all'insignificanza delle vite che, tra sesso obbligatorio ed ingordigia (nonchè escrementi che fuoriescono dai bagni), non contano più nulla.

Un film da non dimenticare che, come al solito, creò molte critiche.

guidox  @  01/05/2012 12:36:01
   6 / 10
non mi è piaciuto, la sufficienza se la merita solo perchè con quattro mostri sacri del genere come attori, dare meno di 6 sarebbe da pazzi.
però anche i protagonisti non incidono per nulla, non c'è niente di memorabile nelle loro interpretazioni e il senso di ripetizione in loop infinito non aiuta di certo a far venir fuori la loro classe da purosangue.
la storia non sarebbe affatto male, ma viene caricata di simboli sin troppo facili da scovare, tanto che di criptico e di interpretativo, in questo film c'è poco o nulla.
poi è troppo lungo e il senso di disgusto, più che per le vicende che si susseguono e per le scene che ci vengono mostrate, lo si riscontra nel reiterato tentativo di voler proporre l'esagerazione, che rimane troppo fine a se stessa.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  15/04/2012 17:46:22
   9½ / 10
L'evidente eco de "L'angelo sterminatore"non deve trarre in inganno. "La grande abbuffata" più che l'inettitudine della società borghese racconta la pura sofferenza umana. Condizione che la cultura misticheggiante ha quasi beatificato, definendone l'autenticità in baso al contengo e al riserbo con cui la si sopporta. Il dolore è invece, più spesso, un sentimento corporeo, che vomita urla deliranti, estingue l'inibizione, il pudore e la fantomatica dignità. Non c'è compiacimento nell'affermazione di questa realtà (presunta, se volete). Nessuno dei personaggi è sottoposto a ridicolizzazione (e qui la lontananza dal film di Bunuel è netta), nemmeno quando vengono inondati dai propri escrementi. Aleggia piuttosto una rabbia arrendevole, come innervata di solidale compassione.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  16/01/2012 23:44:13
   7 / 10
Come in altri film di Ferreri, l'ideologia e la metafora sono un po'troppo pesanti: il film c'è e ci sono gli attori, ma la storia si trascina nel suo unico nauseante concetto, in un'accusa continua a tutto e tutti. Solo le donne sembrano in parte salvarsi. Non sono sicuro che nemmeno quando uscì ottenne lo scopo che il regista si prefissava, visto che non piacque alla critica ma fu un enorme successo di pubblico. E'la quintessenza del grottesco e va preso per tale.

PaulTemplar  @  16/12/2011 18:20:06
   9 / 10
Quattro amici.Vite noiose,borghesi,prive di guizzi.Ugo (Ugo Tognazzi) è un cuoco-gourmet di classe;Marcello (Marcello Mastroianni) un pilota di linea puttaniere e assetato di sesso;Philippe (Philippe Noiret),un giudice che vive ancora con la sua balia,e che lo soddisfa anche sessualmente;in ultimo Michel (Michel Piccoli),importante regista televisivo dall'aria intellettuale,sempre con l'espressione insoddisfatta.I quattro hanno in comune la passione per la tavola,per le raffinatezze gastronomiche.
Così,un giorno,ognuno di loro saluta i rispettivi parenti,amici e amanti,per raggiungere la villa di Philippe.
Qui, in un posto decadente, dall'aria vissuta e retrò,tra vecchi fonografi,Bugatti,letti a baldacchino,residui di un tempo glorioso,scelgono la più allucinante delle morti,il suicidio per ingestione di gastronomie.
Invitano tre ******* e una maestrina che all'apparenza sembra una santarellina,e tra un cosciotto di maiale, un piatto di pasta,dolci e via discorrendo mettono in pratica il loro piano.
Le tre prostitute,sopravissute a 24 ore di pranzi luculliani,fuggono convinte di rischiare la vita.
A tener compagnia rimane solo la maestrina,Andrea (Andrea Ferreol),che finirà per assumere il ruolo di vestale della morte,vero e proprio angelo del trapasso.
Uno alla volta,i quattro tengono fede al loro patto.
Il primo a morire è Marcello,che è anche l'unico a rifiutare,all'improvviso,il suicidio con il cibo;tenterà la fuga di sera,nella Bugatti.
Che è una cabrio;la notte una tormenta di neve lo sorprende al volante,facendolo morire assiderato.
Tocca poi a Michel,a cui scoppierà l'intestino,e che cadrà in un lago di feci.
Successivamente è la volta di Ugo,a cui cederà il cuore.
In ultimo muore Philippe,ucciso da un mega dolce troppo zuccherato.
Il tutto mentre arriva un ultimo carico di cibo.
La grande abbuffata è un film difficile,scomodo,a tratti anche rivoltante.
Ma è anche una metafora cinica e crudele di una società che si nutre di tutto,cannibale,votata all'autodistruzione dai suoi stessi miraggi.
Non c'è salvezza,da essa.
L'accumulare porta fatalmente all'autodistruzione,l'eccesso stesso di offerta è il suo grande limite e la sua rovina.
Un messaggio gettato con forza da un regista iconoclasta,Ferreri,che fu accolto malissimo dal pubblico di Cannes,dove il film venne proiettato per la prima volta nel 1973.
Ma che divenne poi un autentico cult,un film faro del grande cinema italiano d'autore,un'opera dissacrante e scomoda,ma vera e forte.
Un film che è una gara di bravura di quattro straordinari attori,impegnati in ruoli scomodi,difficili.
Opera di grande intelligenza,di nichilismo assoluto di un geniaccio del cinema,Ferreri.

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Ultima risposta 12/01/2012 19.02.25
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  22/11/2011 05:33:38
   9½ / 10
"Mangia!Mangia piccolo Micheal, mangia. Se non mangi non puoi morire."

Queste e altre sono le battute ciniche che si ritrovano lungo tutto il film. Un film metaforico, a tratti nichilista nel contesto e freudista nella caraterizzazione dei personaggi. Personaggi vividi grazie alle superbe interpretazioni di Mas*****nni, Piccoli, Tognazzi e Noiret. Una metafora che denuncia in modo trasversale la società consumista contemporanea, dove l'endoismo é alla base di tutto ma é un buco senza fondo. Lo stesso che hanno i protagonisti nello stomaco. Il cibo e il suo rituale sono la causa ma anche l'effetto. Lo stile di Ferrara é evidente e viene enfatizzato dal legame che c'é fra l'uso sempre molto evidente della sessualità e il sesso che qui fa da spalla al cibo. Apologia a tratti forti di grottesco e surrealismo (come da manuale), il film é ambientato in una villa diroccata, non solo scelta stilistica di grande livello, ma geniale interpretazione scelta artistica, la quale serve a sottolineare il degrado sociale e del singolo individuo sempre in cerca del piacere, ma mai sazio, il quale finisce con l'esagerare, stanco del piacere frivolo di routine. Oltre alle scene fastidiose emotivamente, l'humor nero, la satira, lo scandalo, il deridere l'insieme,..fanno da coro ad una melodia malinconia, che racchiude una forte tristezza, la tristezza di vivere una vita senza senso dove l'unica soluzione sembrerebbe il suicidio, l'autodstruzione.

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  07/11/2011 00:52:06
   10 / 10
Capolavoro assoluto di Ferreri.Quattro grandi attori(Mastroianni e Tognazzi al massimo)ed un pessimismo di fondo sulla società consumistica già all'epoca imperante

paride_86  @  30/01/2011 02:51:08
   6 / 10
Nonostante le citazioni di Feuerbach e l'intelligente polemica satirica sul mondo borghese che consuma, consuma, consuma fino a scoppiare, affondando nel proprio narcisismo egoista, trovo che questo film sia pleonastico e ridondante nel concetto che vuole esprimere. Insomma, bastava un cortometraggio, non serviva farla così lunga!
Da vedere solo per gli attori.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  10/01/2011 21:37:44
   8 / 10
"Siamo quello che mangiamo".
A chi non è mai capitato , dopo un pranzo Luculliano, di affermare "sto scoppiando!". Se quattro allegri compagni di avventura decidono di sottoporre il proprio stomaco e intestini vari ad una quantità di cibo pari a quella in grado di sfamare l'intero Stato dell' Uganda, quale altra sorte li attende se non quella di esplodere al pari di una zecca gonfia di sangue sotto la pressione del nostro pollice? Questa cosa vi ripugna? Guardatevi il film e poi mi saprete ridire. Non lo ricordavo così, si rischia un' indigestione anche a stomaco vuoto. Cibo e sesso; il primo è impossibile, il secondo è difficile farne a meno, ma se ne apprezzano le qualità se vengono mantenuti a dei livelli umani, altrimenti diventano dei nemici, subdoli ed invincibili, micidiali.
"La grande abbuffata", oggi, forse non scandalizza più nessuno, quella veste antiborghese così in voga negli anni '70, quelle provocazioni ideologiche che apparivano così oltraggiose agli spettatori di quell'epoca non molto lontana ora ci appaiono un po' sfuocate, una malinconica opacità pervade per intero la pellicola lasciando un vago senso di nausea, la stessa che costringe le prostitute ospiti dei quattro marpioni ad abbandonare la casa.
Quando il corpo è appagato da qualsiasi desiderio e perde la naturalezza del bisogno, si viene a creare una condizione che porta a trasgredire in qualsivoglia maniera questa torbida condotta e altrettanto spesso questo trasgredire conduce ad una lenta autodistruzione, è uno dei mali che ha accompagnato da sempre certa borghesia così cara a Bunuel e magistralmente rappresentata da Ferreri in questo indimenticabile film.
Ora un malox per favore!.

Ch.Chaplin  @  30/12/2010 18:54:06
   9 / 10
inquietante! sfora volutamente i limiti di ogni decenza, è un film totalmente pornografico dal punto di vista estetico..un inno all'autodistruzione volontaria e consapevole della borghesia.. una meravigliosa allegoria che, disgustando, fa riflettere.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  24/12/2010 17:23:28
   8½ / 10
L'autodistruzione della borghesia secondo Ferreri. E' il rovescio de 'Il fascino discreto della borghesia', là non riescono mai a mangiare qui si ammazzano abbuffandosi. Riuscitissima opera di Ferreri che non ottene il successo meritato. Ottimo il quartetto.
Opera indimenticabile.

Invia una mail all'autore del commento s0usuke  @  05/12/2010 23:03:55
   10 / 10
Un Angelo della lussuria e della compresione, interpretato magistralmente dalla Ferreol, traghetta lentamente un quartetto di amici borghesi annoiati lungo il viale del tramonto... gastronomico. L'abbuffata è il pretesto attraverso il quale Ferreri si accomoda al piano a pigiare i tasti dell'irriverenza, della disperazione, della satira e dello scandalo. Tognazzi meglio di Mastroianni (forse la colpa è da attribuire a una maggiore e minore caratterizzazione dei personaggi); Noiret e Piccoli se la giocano alla pari.

baskettaro00  @  21/11/2010 14:44:35
   8 / 10
Quattro uomini di mezza età si riuniscono nella villa di uno del gruppo per passare un week-end all'insegna del buon cibo.
Ben presto lo spettatore scoprirà che i protagonisti stanno facendo parte di una missione"suicida" nella quale ingurgitano cibo su cibo per poi morire.
A contornare il tutto è l'immancabile presenza femminile caratterizzata prima da tre prostitute che non reggono gli eccessi sessuali degli uomini e se ne vanno e poi da una maestra elementare molto materna.
I protagonisti mangiano, bevono e hanno rapporti sessuali per buona parte della pellicola fino ad eccedere, arrivando al punto in cui non sanno più quel che fanno e perchè lo fanno, diventa tutto un vizio.
Primo film di Ferreri che vedo, una pellicola dai toni grotteschi e dalle ottime interpretazioni che nonostante la lunga durata non annoia, tuttaltro.
Purtroppo la versione non censurata non m'è capitata tra le mani.
Scene cult: Tognazzi che imita Don Corleone e il WC che esplode.

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Invia una mail all'autore del commento polamidone  @  09/11/2010 16:18:56
   10 / 10
nel mondo in cui tutto è a portata di mano neanche l'esagerazione ci scuote dal torpore e dall'apatia. cibo e sesso sono strumenti ma anche il piacere annoia ed alla fine debilita l'anima. soltanto l'amore come incontro (e forse procreazione) può essere la salvezza.

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/07/2010 17:50:05
   8 / 10
I film di Ferreri mi lasciano sempre un po' interdetto. Li capisco ma non capisco. In tutti i film che ho visto l'argomento è sempre stata la rappresentazione dei tormenti culturali della borghesia. L'intento quindi è chiaro (alla fine del film il messaggio si capisce abbastanza bene), quello che mi lascia interdetto è la forma filmata particolare con cui prende corpo questo messaggio-riflessione.
Il fatto è che le vicende narrate e i personaggi appartengono tutti alla sfera del normale, del quotidiano (non ci sono eroi speciali, vicende rocambolesche, avventure) e quindi d'istinto lo spettatore è portato a prendere come punto di riferimento la normalità e quotidianità. Soltanto che nella vita normale questi fatti solitamente non avvengono o almeno non si realizzano nella maniera così banale, spontanea con cui avvengono nei film di Ferreri. Sfuggono le ragioni e il perché di certe decisioni.
Perché i quattro personaggi –deliberatamente- decidono di chiudere l'esperienza umana sulla terra? E perché proprio in quella maniera? Boh, nessuno ce lo spiega apertamente. Ferreri/Azcona ritengono superfluo approfondire. Solo all'inizio si vede qualcosa del mondo che si decide di rifiutare: grande eleganza e bei modi, raffinatezza, ricchezza ma anche mercificazione, freddezza e cinismo nei rapporti umani, morbosità, vizi repressi. Poi c'è qualche frase strappata qua e là ("si mangia per morire"). Decisamente poco.
Eppure qui non ci sono burattini (come il protagonista di "Dillinger è morto") ma personaggi dotati di personalità e sensibilità. Per questo che la contraddizione brucia così tanto. Ma come? Persone così sensibili, normali e anche simpatiche che si lasciano andare in quella maniera! Dal punto di vista umano si fa fatica a capire.
Certo, i film di Ferreri non si devono "sentire". I sentimenti sono banditi. Si deve assistere in maniera impassibile e riflettere. E' chiaro che questo film va visto con il cervello, solo in questa maniera diventa tutto chiaro. Ad esempio i personaggi hanno lo stesso nome degli attori e in qualche maniera richiamano gli altri film di Ferreri. Ci anche sono rimandi a Sade (la chiusura per dare libero sfogo agli istinti anche distruttivi) e gli ambienti e le scenografie sono estremamente curati per creare un'atmosfera claustrofica ma allo stesso tempo ripiena di oggetti.
E' chiaro quindi l'intento "intellettuale" dell'operazione. Tutto è visto in maniera simbolica e in qualche maniera si vuole rappresentare l'autodistruzione dell'umanità (la mèrda dilagante) tramite l'abbondanza degli oggetti e dei piaceri (il cibo e il sesso). Il destino della società dei consumi è segnato, secondo Ferreri: perire in mezzo all'eccesso. Il tutto senza rendersene conto, senza riflettere, senza domandarsi perché e senza alternative. Ecco alla fine spiegata forse la mancanza di ragioni e di spiegazioni. Non servono. Sono inutili. Il destino è segnato.
Particolare il fatto che l'Angelo della morte nei film di Ferreri (il personaggio "maledetto") sia sempre rappresentato da una donna, apparentemente buona e remissiva, ma in realtà perturbatrice e distruttrice di tutte le energie maschili. Il bello è che agiscono senza cattiveria o premeditazione, anzi nella massima spontaneità e naturalezza, pure piangendo un po'. Ferreri ha sempre avuto un rapporto molto contrastato con l'universo femminile.
Se si analizza meglio il film ci si accorge però che la parte "riflessiva" è in secondo piano; più che altro ci si concentra sui modi con cui l'autodistruzione si svolge. Qui si comincia a vedere la tendenza del cinema degli anni '70: concentrarsi sui modi (sempre più spinti, violenti ed estremi), scordandosi quasi completamente la causa o il perché. E finalmente Ferreri ci può mostrare le cose come stanno: sesso libero, nudi femminili, scene lesbo. Solo la sessualità maschile è un po' censurata. Si rifarà alla grande però con "L'ultima donna".

4 risposte al commento
Ultima risposta 21/05/2011 23.01.14
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Drugo.91  @  05/07/2010 11:28:56
   10 / 10
un capolavoro nichilista firmato Ferreri con un cast incredibile
assolutamente da vedere (fuori dai pasti)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  04/06/2010 16:24:07
   9 / 10
Ecco: il disgusto della sazietà, l’affogamento nell’abbondanza, la pena dei piaceri. Ferreri raccoglie, in una grande villa appassita dalle reminiscenze bunueliane, quattro amici annoiati.
La preparazione, la partenza, hanno le accortezze d’una cerimonia. E una sacralità è evocata dentro il dissacrante - ma non c’è, proclamata, causa alcuna.
Bisogna provare la fatica d’alzare il bicchiere - a cosa? - e di muovere la mandibola in continuazione e mandare giù il boccone. Bisogna accusare nausea davanti alla opulenza delle portate, e il peso di questa empietà.
Un tedio passa per le stanze come le note stanche del pianoforte.
Una donna, paffuta, angelica puttàna, li assiste e consola, comprensiva e sofferente.


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wallace'89  @  03/06/2010 18:54:15
   8 / 10
Non si fa fatica a definirlo geniale, scomodo,una rappresentazione umana al limite del cattivo gusto(tantissime le scene weird) ma in un quadro generale di gran raffinatezza,debitrice del cinema di Bunuel. Una commedia grottesca che non fa mai ridere delle sue scorrettezze,dell'apparente goliardia degli attori che la interpretano ma angoscia.
Un film simbolico e metaforico che ha come punto debole,a seconda dei gusti, proprio il suo punto di forza che ne fa un film elusivo, sconclusionato quanto affascinante( e ripugnante), di facile interpretazione comunque ma non troppo penetrante alla fine, il suo essere simbolo coinvolge più il cervello che far gelare il sangue.
Comunque un episodio unico del cinema italiano,probabilmente un capolavoro.
Degli attori (Ma*****nni,Noiret, Tognazzi,Piccoli) Noiret ha il personaggio migliore,dotato di accenti e sfumature freudiane.

aiemmdv  @  02/01/2010 18:03:14
   8 / 10
Questo film è L'emblema di come una storia grottesca e surreale possa risultare maledettamente rivelatrice di evidenti mal costumi della nostra società ovvero gli inutili eccessi che fan parte dello stile di vita di (quasi)ognuno di noi.
Ma il messaggio ultimo del regista è ancora più sconcertante e raccapricciante:
Essere umani come degli involucri vuoti capaci di "riempire" questa mancanza causata dal malessere esistenziale solo con tutto ciò che di effimero e vizioso ci offre la vita. La consapevolezza e la rassegnazione a tale condizione non ha altra soluzione se non il suicidio.

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Dr.Orgasmatron  @  01/10/2009 02:27:17
   9½ / 10
Il migliore di gran lunga di Ferreri. Potrebbe essere frainteso e classificato come volgare, ma i 4 protagonisti non cadono mai nelle volgarità gratuite e sono tutti eccellenti (Mast.roianni, Piccoli, Noiret e Tognazzi). Siamo tra un surrealismo condito da humor nero ed un'allucinazione perversa ed impossibile. Se ci fosse la "squadra" del Nichilismo avrebbe come inno "La grande abbuffata". Pagina di alta scuola del cinema italiano

dobel  @  11/09/2009 23:21:14
   10 / 10
Compito molto arduo commentare un'opera in realtà così stratificata!.. Innanzitutto partiamo dal voto: essendo un'opera estrema, di quelle che si amano o si odiano, dare 1 o dare 10 credo sia parimenti giustificato.
Io ho dato 10 perché l'ho amata, anche se gli eccessi sono tali e tanti da non consentire di ritenerla un'opera perfetta. Forse proprio per questo l'ho amata e la amo.
Quattro amici si imprigionano in una fatiscente villa parigina per suicidarsi ingerendo una quantità di cibo abnorme. Chi di loro vuole scappare muore ugualmente senza riuscire a lasciare la villa; questa villa che li tiene prigionieri (se un'eco bunueliana si sente, deriva direttamente dall' "Angelo sterminatore" più che dal "Fascino discreto della borghesia") prende il posto dell'esistenza. Siamo di fronte ad un'opera apocalittica. Si narrano 'gli ultimi giorni dell'umanità', ma non quelli pieni di nostalgia per l'umanesimo di Karl Krauss, bensì quelli nichilisti di Ferreri. L'uomo è ridotto a tubo digerente. Nessuna componente spirituale viene presa in considerazione... la vita finisce unicamente nella *****. E' come se l'intera storia dell'umanità venisse sintetizzata e interpretata dal regista: alla fine ciò che l'uomo ha saputo e potuto fare non è altro che ingozzarsi e morire. Non c'è via di scampo: siamo tutti imprigionati in quella villa (che è la vita) e non possiamo illuderci, ma solo espletare alle nostre funzioni corporali e arrivare alla morte solo dopo averle espletate. Le prostitute che abbandonano la villa equivalgono a dei suicidi-disertori che abbandonano la vita prima del tempo. Il destino dell'unica donna che rimane sarà quello dei quattro amici. Sceglie di andare sino in fondo. Che dire degli interpreti? Assolutamente grandiosi ed utilizzati secondo la loro personale storia nonché secondo il loro ruolo pubblico (vengono anche chiamati giustamente coi loro nomi di battesimo).
La poetica di Ferreri è di un pessimismo assoluto: "non di solo pane vive l'uomo"... per il regista è vero il contrario! Non siamo che involucri vuoti... non facciamoci illusioni!
Il mio dieci non vuole essere un atto di condivisione per questa lettura del significato ultimo dell'umanità, ma solo il riconoscimento della grandezza di un'opera d'arte unica e a suo modo straordinaria.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  07/09/2009 13:41:59
   6½ / 10
Volgare, scorretto, schifoso, disgustoso e tremendamete grottesco e cinico. Il film sostamzialmente è bruttissimo e non ci vedo nulla di geniale. Non ci sono emozioni ma solo un cumulo di tristezza e vergogna. Attori tutti bravi, un ottimo cast ma è la storia che non tira, anzi ti ripugna. Un attacco feroce del regista al modo di intendere la vita dell'uomo stesso vista attraverso molti simboli presenti nella pellicola.

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Invia una mail all'autore del commento marcocorsi  @  18/07/2009 13:36:51
   9 / 10
Un inno al nichilismo, ad una vita senza valori concreti. La grande abbuffata suicida del quartetto Mas*****nni, Noiret, Piccoli e Tognazzi è intrisa di enorme tristezza nei confronti della vita di tutti i giorni, che fa prendere il là ad una vera e propria sequenza di scene disturbanti ed eccessive, che consegnano a Ferreri il suo lavoro più riuscito. Del quartetto forse Mas*****nni è il personaggio meno riuscito

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  09/05/2009 20:34:21
   8 / 10
Veramente geniale, grottesco e disturbante.

Una metafora profondissima della società odierna ed anche, è il caso di dirlo, un pugno nello stomaco.

Unica pecca la lunghezza eccessiva che diluisce troppo il film e lo rende a tratti ripetitivo.

Comunque resta un film eccezionale.

USELESS  @  01/05/2009 00:40:11
   9 / 10
A mio giudizio è l' unico film davvero riuscito a Ferreri.
C'è da dire che con un quartetto di attori di questo livello era difficile non farcela!
Abbuffata suicida di quattro borghesi, benestanti e socialmente ..."arrivati".
Certamente un film che fa riflettere...
Quattro amici e un suicidio dai toni allegri, grottesco e lucido come se fosse stato ponderato da tempo.
Un po di donnine allegre tra un piatto e l' altro...e il gioco è fatto!
A chi piace mangiare e bere direi, che non è un cattivo modo per morire...
E come diceva August Strindberg in "Autodifesa di un folle" :
<Crapula!! ...Copula!!... Eccolo il senso della vita!>

pinhead88  @  26/04/2009 18:15:01
   10 / 10
capolavoro del cinema italiano.
ritratto di una borghesia in una grande abbuffata che si trasforma piano piano in un suicidio collettivo.Ferreri era un pazzo e questo film è semplicemente uno dei più geniali che abbia mai visto.

conan  @  28/02/2009 20:51:46
   6 / 10
Dico subito che gli attori, la fotografia ed, in parte, anche la regia, sono veramente buoni.
Veramente superlativi Mas*****nni e Noiret (anche se non è affatto una sorpresa).

Però... però mi spiace, ma il film l'ho trovato veramente noioso: e per noioso intendo dire che si trascinava molto stancamente verso una fine già intuibile dall'inizio.
Visto nell'ottica dell'anno in cui è uscito, è senz'altro ben riuscito, perché mi immagino quante bocche storte avrà suscitato.
Ma io mi sono veramente annoiato: troppo eccessivo, troppo assurdo, troppo laido, un continuo e sempre uguale eccesso...
Anche la componente erotica, ai giorni d'oggi, è abbastanza morbida.

Consigliato, a mio parere, a chi piace il genere grottesco ed esagerato. Per gli altri: se no lo trovate, state tranquilli, non vi siete persi niente.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  03/12/2008 17:19:06
   10 / 10
Uno dei film più geniali e provocatori che mi sia capitato di vedere. Il grottesco ritratto di una borghesia ridotta al soddisfascimento dei propri bisogni primari senza porsi nessun limite fisiologico e morale. Quattro formidabili attori per uno dei capolavori assoluti del cinema italiano.

forzalube  @  30/10/2008 13:24:33
   6½ / 10
A me questo film non mi ha esaltato più di tanto. Sarà stato anche epocale, sarà una critica intelligente alla società dei consumi in chiave grottesca, ma non mi sono sentito particolarmente coinvolto durante la visione.
Insieme a "Il fascino discreto della borghesia" forma un distico di grandi classici che non mi ha convinto.

alexp79  @  23/09/2008 18:59:51
   8½ / 10
Grande film, anche qui conviene aspettare qualche giorno per il commento. A caldo tutto quel "mangia, mangia" può disgustare. In realtà è il film che vuole disgustare, presentando 4 amici che si perdono nei loro stessi vizi. Autodistruzione e tragedia come raramente ho visto rappresentare per chi ha abbandonato le cose che contano: gli affetti

7HateHeaven  @  16/06/2008 12:33:49
   8½ / 10
Eccelso.
Testamento cinematografico non solo dei protagonisti ma probabilmente di un intera generazione. Peccati di carne e di gola sono trattati con estrema frivolezza per portare a galla il nichilismo e l'assenza di valori, ma questo al contempo non vuol essere una critica ma più una constatazione.
Cast stellare e scene memorabili.


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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  10/05/2008 21:59:43
   8 / 10
Proprio come nell'ultimo capolavoro-testamento di Pasolini, 4 uomini decidono di rifugiarsi in una villa, in questo caso non per uccidere, bensì per uccidersi ingozzandosi! Magistralmente orchestrato da un grandissimo Ferreri, il film vede sullo schermo quattro mostri di bravura, dal Mas*****nni psicopatico (ruba la scena in ogni suo scatto di ira) al Tognazzi energetico (e chi se lo dimentica mentre imita Don Vito Corleone?!)!
Il ritmo è sostenuto sin dall'inizio, fino ad arrivare al finale dipinto di morte (la scena dove mangiano mentre i due cadaveri li 'spiano' è assolutamente geniale)!
Nessuna spiegazione, nessun riferimento al passato dei nostri amici culinari, nessun riferimento alle motivazioni che li spingono a tale gesto, solamente un balletto di morte al sapore di pasticcio d'anatra!

Wally  @  12/04/2008 00:34:20
   8½ / 10
Splendido film! Marcello Mas*****nni era un grande... e anche gli altri di questo film...

Gruppo COLLABORATORI julian  @  12/04/2008 00:23:52
   8 / 10
Dopo un inizio un pò lento, con parecchie scene di vuoto, il film decolla alla grande rivelando solo man mano le vere intenzioni dei protagonisti,
quattro grandi attori i quali mantengono persino i loro nomi, probabilmente per essere ancora più naturali nella recitazione.
Il fulcro del film è la distruzione totale di sè stessi tramite uno smodato consumo di ogni sorta di pietanza e, a rendere ancora più peccaminosa la situazione, ci sono ragazze di facili costumi, strumento di sfogo e di piacere.
Una sfilata infinita di piatti prelibati e visivamente spettacolari viene demolita con una voracità sovrumana in pochi giorni, gli uomini diventano bestie che mangiano solo per il piacere di farlo.
Non c'è parola per descriverlo, la genialità sovrabbonda, i personaggi sono delineati alla grande, ed è un piacere vedere un Mas*****nni così isterico o un'Andrea Ferreol così maternamente affettuosa da accogliere tutti tra le sue spropositate grazie.
Da sottolineare che il film è altamente drammatico, non c'è un solo momento felice, eppure fa fare un sacco di risate.
Una volontaria segregazione nel regno del peccato che "casualmente" ricorda tanto quel mondo in cui viviamo.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  18/03/2008 16:49:57
   8 / 10
"La grande abbuffata" si situa, sia cronologicamente che a livello di stile e impostazione di base, tra "Il fascino discereto della borghesia" di Bunuel e "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini, riprendendo del primo il surrealismo ma con un'operazione inversa (in Bunuel i soggetti sono come in un sogno attanagliati nella fissità di un istinto che non trova sbocco, in Ferreri invece le loro pulsioni vengono sfogate fino al parossismo) e precorrendo parte delle tematiche del secondo, nel quale si oggettiverà un'invettiva ancora più caustica e con toni truci.
Ferreri mette in scena la crapula come metafora del degrado di quella fetta di società incarnata dalla borghesia, che si compiace dei propri vizi ed eccessi e se ne fa dominare fino ad esserne del tutto sopraffatta. Il risultato è l'immagina grottesca di una classe che, abbandonando qualunque tipo di freno etico e morale -secondo uno stile di vita che neanche le tre prostitute riescono a sopportare-, si lascia andare alla dissolutezza e ai piaceri del corpo giungendo a determinare l'autodistruzione di sè, metaforicamente inscenata dai propri rigurgiti e dalla esplosione nel bagno, da cui si effondono effluvi pestilenziali e deiezioni.
"A parte il cibo tutto il resto è soltanto epifenomeno", ossia qualcosa che si pone esclusivamente come strumentale e accessorio rispetto alle primarie funzioni corporee. In questa affermazione di Michel risiede tutto il senso dell'opera di Ferreri, in cui il mangiare smodato e la libidine sfrenata nonchè la morte stessa, rappresentata grottescamente secondo un'immagina volta a svuotarla di valore, si ergono a simboli di un decadimento morale da cui non sembra esserci via d'uscita.

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Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  10/03/2008 21:30:43
   8½ / 10
Da vedere assolutamente, un film geniale e realizzato con passione , ( e passione in tutti i sensi possibili ). Dicono che durante le riprese e negli intervalli si abbuffassero sul serio. e sebbene per i primi minuti sarei più che d'accordo nel non sprecare quel "ben di dio", verso la fine, insomma... diciamo che ho saltato la cena.
un'indigestione di piacere, un'overdose di natura.
il motivo? i 4 diversi motivi? libera interpretazione

Beefheart  @  25/02/2008 19:17:48
   9½ / 10
Semplicemente allucinante. Il capolavoro del grottesco. Unico ed imperdibile film che folleggia sul tema dell'autodistruzione attraverso le estreme evoluzioni culinarie e sessuali dei suoi ambigui personaggi. Una storia malata, ai limiti della sopportabilità, egregiamente interpretata (Mas*****nni e Tognazzi su tutti), che può facilmente ricordare le tanto discusse scabrosità delle 120 giornate sodomiti pasoliniane, se pure meno violenta. Un tripudio di golose scorpacciate, abbondanti libagioni, eros spicciolo, "coprologia" e morte. Al solito Ferreri lascia alla donna il compito di prevalere sul maschio ed allo spettatore tutto lo sconcerto finale che la sua mente malata può trasmettere. Un film che non si dimentica. Assolutamente da vedere.

InSaNITy  @  17/02/2008 23:08:38
   9 / 10
Devo essere sincera?
Mentre guardavo questo film, francamente non stavo a cercare di cavarne possibili intepretazioni sulla società capitalistica, riflessioni sul consumismo et similia. Intendiamoci: non che ritenga queste interpretazioni fuori luogo o pretenziose, anzi; solo che questo film ha tanto di quello stile, è tanto ma tanto originale e ricercato, curato nel minimo dettaglio, dal punto della tecnica, della sceneggiatura, della recitazione, che ero esclusivamente rapita dalla sua avvolgente estetica.
Una vera perla. Come unire sesso, trivialità, flatulenze, carni arrostite e non, grasso che cola, tutto messo insieme con stile ed ELEGANZA.

Ps:Io trovo che questo film metta nero su bianco anche un altro concetto: e cioè che la "volgarità" consiste proprio nel disprezzare, svalutare, soffocare gli instinti più piacevoli della vita. Ma forse sono io che ho "voluto trovarci" questa visione :)

"Se escludi il cibo, tutto è epifenomeno".

La ricotta  @  08/02/2008 12:49:37
   8½ / 10
Ritratto di una società indirizzata verso l'autodistruzione.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  06/02/2008 18:38:54
   10 / 10
Incredibile questo film, uno sguardo di Ferreri sulla società quanto mai attuale ai giorni nostri, una società del consumismo dedita all'autodistruzione dove il sesso e il cibo, in questo caso, ma, metaforicamente accostabili qualsiasi altri "peccati", sono portati all'eccesso e ad un esercizio vizioso esclusivamente fine a se stesso. Una parabola drammatica, grottesca dove non ci sono limiti, i ponti con l'esterno inesistenti, i riti finali assenti.
Un vero capolavoro, il film più nichilista a cui abbia assistito, non ci sono regole, una piccola comunità anarchica di poche persone dove niente ha un senso, dove si agisce appunto senza una precisa logica o ideologia, se non quella di morire.
Quattro i personaggi principali, ben caratterizzati, la flatulenza di Michell è a dir poco esilarante, nessuna interpretazione incredibile ma ha poca importanza in un film dove a parlare è la tavola.

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Ultima risposta 31/03/2008 17.57.20
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phemt  @  17/01/2008 14:25:44
   8 / 10
Quattro uomini e quattro donne (tre prostitute che molleranno presto il gioco e una maestra che accompagnerà gli uomini alla loro fine) una sola grande location e cibo a volontà… Ferreri firma un’ intelligente critica alla società moderna, ai suoi eccessi e alle sue abitudini… I quattro uomini di media alta borghesia partono per il loro viaggio finale, un suicido collettivo, ottenuto portando all’eccesso il piacere del mangiare… La salvezza non ci sarà neanche per chi proverà la fuga (dettata tra l’altro da un altro eccesso questa volta sessuale)…
Impeccabile la prova del cast (con Tognazzi che giganteggia su tutti), ottima la prova registica…
Grottesco e surreale, a tratti quasi weird (e basti pensare all’aerofagia di Piccoli) ecco quello che usciva fuori quando noi italiani ancora facevamo film “rischiosi”, e tra l’altro Ferreri con questo film finirà per influenzare molti che verranno dopo… Da vedere assolutamente anche solo per gustarsi Tognazzi versione Don Vito Corleone (scena a quanto pare totalmente improvvisata dallo stesso attore)…

amoreblu  @  30/12/2007 17:40:13
   10 / 10
Un film magnifico. Attori superlativi, trama originale e sviluppo perfetto.
Morale da brividi.

superfoggiano  @  18/11/2007 15:44:42
   9½ / 10
Capolavoro senza ombra di dubbio......
Irreale e casareccio- con un Mas*****nni da oscar.....

addicted  @  21/09/2007 18:55:03
   10 / 10
Ogni cultura produce scorie e ha bisogno di anticorpi.
Anticorpi spietati, che facciano a brandelli le cellule malate per consentire la proliferazione di quelle sane.
L'occidente ogni tanto ha bisogno dei suoi anticorpi. Ha bisogno di qualcuno che sia talmente libero e talmente elevato da sbarazzarsi dei cattivi pensieri e delle cose peggiori.
Questo compito è affidato ai filosofi e agli artisti.
Ferreri era artista e filosofo.
"La grande abbuffata" è un film necessario.
In un'epoca materialista e opulenta Ferreri riflette sulla materia, sulla carne e sulla morte con una spregiudicatezza invincibile.
Sprofondiamo negli umori e nei sensi provando un sano orrore, come di fronte al cibo di Oldenburg o alle carni martoriate di Bacon.
E' una pratica che fa bene alla salute. Perchè solo l'arte ci rende migliori.

grabowsky  @  27/07/2007 20:02:34
   8½ / 10
film molto interessante e surreale. ferreri mi piace e in questo suo piccolo capolavoro riunisce un cast di livello mondiale.il senso della storia e' quantomeno agghiacciante e filosofico, ma e' reso reale e plausibile da quei grandi artisti che sono tognazzi e mastroianni. pellicola quasi morbosa, ma molto intensa e toccante, con apici di erotismo gastronomico veramente forti.presenti anche momenti grotteschi da piene risate.film mitico, nn facile, ma da vedere!

mattiaonline  @  03/07/2007 18:10:45
   8 / 10
Divertentissimo, in certe parti nauseante, coinvolgente, ottimo.
La trama è molto strana ma alla fine sembra quasi normali come morti, si è presa una decisione e si va a fondo!

thelore  @  23/06/2007 19:13:15
   7 / 10
Film godibile , che riesce a creare emozioni di ripugno e di disgusto ... interessante ma non fenomenale ... * bella la recitazione !

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Ultima risposta 06/02/2008 18.42.17
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Napoleone  @  20/05/2007 19:36:28
   8 / 10
Questo film è un esempio perfetto di nichilismo ed autodistruzione.
Talune scene sono del tutto disgustose per le immagini che rappresentano, ma in quanto tali inducono a riflettere, non permettono una visione passiva allo spettatore. Gli ambienti della casa, quasi un personaggio della vicenda, sono di un decadentismo inquietante, l'atmosfera che emanano è cupa e soffocante. Dunque un microcosmo isolato dal resto della città e dalle persone tramite un giardino in rovina: in tale realtà è relativamente facile entrare, ma molto più complicato uscirne una volta che si sia divenuti consci di ciò che avviene all'interno. Lo stesso vale per i protagonisti di questo volontario autoannientamento, di cui sappiamo ben poco: solo alcune battute pronunciate qua e là ci fanno intuire le esistenze che conducevano al di fuori dalla casa, le relazioni che avevano intessuto. Ben poco conosciamo anche dei motivi di questo suicidio volontario effettuato "annegandosi" nel cibo e nel sesso. Alla fine della visione si è provati: difficilmente ci si cimenterà in una successiva visione. Copiosi gli interrogativi che rimarranno aperti.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/04/2007 00:42:53
   9 / 10
Capolavoro assoluto, uno dei film più disgustosi e seminali della storia del cinema italiano (e non solo), la cui provocazione più ardita è di sperimentare la nausea attraverso i piaceri piu' grandi dell'uomo moderno, il cibo e la sessualità. Una simile radicalizzazione mette in ombra (volutamente) o comunque svela solo in parte le motivazioni (sociali, ideologiche, culturali, psicologiche, umane, morali?) che inducono questi quattro amici a provocarsi il piacere illimitato fino alla morte (annunciata). Magari un'invidiabile trait d'union tra il dadaismo estremo (il Salò di Pasolini è stato spesso visto come un'influenza indiretta da questo film) e un'amarissimo apologo della vita da vivere fino all'iconoclastia del suo senso eutanasico.
Memorabili tutti gli attori, in particolare il regista con la passione della danza (Piccoli) che muore senza riuscire più - paradossalmente - ad assolvere alla sua funzione e al proprio consolidato slancio corporale.
Disgustoso al di là di ogni limite di gusto, aberrante nella sequela di peti et similia, è un film nichilista tra i più geniali di sempre, simbolo del degrado della società umana e proprio per questo difficilmente lo si rivede una seconda o terza volta.
Pare proprio che gli splendidi piatti siano stati cucinati dallo stesso Tognazzi e consumati realmente tra una ripresa e l'altra del film

orazio  @  28/01/2007 23:30:33
   9½ / 10
Un bel film contornato da bravissimi attori perfetti insieme. Grottesco e surreale. Un film esageratamente "gastronomico" sulla lenta ma continua autodistruzione di un gruppo di amici decisi a continuare a mangiare...e mangiare!

Vegetable man  @  02/01/2007 12:11:59
   10 / 10
Ciò che più mi ha colpito, al di là della grottesca mangiata, è l'immedesimazione degli attori nei personaggi. Innanzitutto si chiamano con i loro veri nomi; inoltre, conservano tutti e quattro alcune caratteristiche che li contraddistinguevano anche nella vita reale (l'alta cucina per Tognazzi, le donne per Mas*****nni). Questo recitar se stessi rende il film ancora più angosciante, colpisce come un pugno lo spettatore perchè il grottesco diventa terribilmente realistico e aderente al vero.
Per il resto, tutto è eccessivo, disturbante, criptico. Poco sappiamo dei quattro signori, poco della maestra che li assiste implacabile mentre muoiono uno dopo l'altro. Ancora meno si capisce dei motivi che spingono questi uomini ad autodistruggersi. Forse neanche nel piacere senza limiti hanno trovato l'emozione che cercavano, ma solo altra noia esistenziale.
Un'ultima nota per il grande anti-conformista Marco Ferreri: di film così in Italia non se ne vedono davvero più.

doppiak  @  29/12/2006 15:05:57
   8 / 10
assurdo, ripugnante... all'inizio hai l'acquolina in bocca poi non c'è la fai proprio più... non vuoi più mangiare...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  26/12/2006 11:53:50
   10 / 10
Un film nichilista capolavoro.
La trama è molto semplice: quattro amici si ritrovano e mangiano e fanno sesso fino ad ammazzarsi, accompagnati da un particolare angelo della morte: una materna maestrina dall'appetito sessuale vorace e insaziabile.
I protagonisti appartengono al ceto borghese medio-alto (un giudice, un pilota di linea, un ristoratore e un produttore TV) e, per il taglio decisamente grottesco della pellicola, non hanno sottolineature psicologiche degne di nota, se non apparentemente, e i personaggi sono ridotti a "macchiette complesse" (e Ferreri, forse, intende dirci che queste macchiette non sono molto lontane dalla realtà...) le cui azioni confuse e inconsulte, insensibili al dolore e alla morte, dunque, derivano da questo "spirito" borghese immanente e silenzioso, nascosto e spaventoso.
Il sopra citato angelo della morte-maestrina sembra conscio di questa piccola, grande tragedia e non cerca di impedirla, ma anzi, la alimenta rendendola più sopportabile per i suoi protagonisti.
Ferreri muove la telecamera lentamente, non ci sono parecchi stacchi, spesso le immagini sono immobili e creano un'atmosfera fredda e rarefatta, molto angosciante e penosa, ma ciò non nega la presenza di un esilarante humour nero. Nell'incipit il regista segue i protagonisti che esaminano la casa come un uomo conscio della sua fine esamina la propria tomba dove riposare eternamente e fin da qua si avverte una sorta di esistenzialismo ineluttabile che permane per il resto del film.
I personaggi organizzano questa enorme e debordante crapula sostanzialmente per dimostrare l'unico e arrogante vantaggio della società borghese: il potere di usufruire in abbondanza dei bisogni primari dell'uomo, in questo caso il cibo, bisogno che al giorno d'oggi è solo ed esclusivamente comperabile.
Inoltre è significativo il fatto che le prostitute, di prassi definite il gradino più basso della società, ad un certo punto si rifiutino di rimanere con i quattro protagonisti, inorridite dai loro costumi.

Il film di Ferreri è un film unico, ricco di tematiche reali e terribili; un capolavoro da riscoprire.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  25/12/2006 11:49:32
   9½ / 10
incredibile. straordinario. tragico.
la Grande Abbuffata rappresenta il successo internazionale del bravo regista Ferreri che con le sue stravaganti storie racconta in chiave grottesca, ma veritiera una società lorda e fasulla da cui risulta un'incitamento a scappare da essa e dalla sua ipocrisia e falsità.
quattro amici che con le loro occupazioni lavorative sono l'emblema espiatorio del film (uno pilota, l'altro giudice, uno cuoco e uno rappresentante della tv) si ritrovano per un seminario gastronomico senza via d'uscita in cui s'ingozzeranno da mattina a sera fino all'ultimo respiro e faranno l'amore con delle prostitute e con una ragazza insaziabile di nome Andrea che non lascerà mai il loro delirio e la loro scelta.
questi uomini che sono ben lungi da essere scontati, volgari e piatti psicologicamente presentano una certa coerenza culturale da non sottovalutare, infatti una scelta consapevole di morte (in modo originale e consono al loro livello sociale) per fuggire dalla società e aborrendo il suo contatto rifugiandosi nel cibo e in una casa dimenticata, rappresenta un inevitabile capovolgimento dei valori e addirittura un'abolizione di questi in un percorso irrefrenabile attraverso il piacere e la lussuria fatali.
ogni sequenza è perfetta: il regista è fenomenale nel saper raccontare e ancor di più presentare crudamente queste immagini con il solo linguaggio filmico senza l'ausilio di onnipresenti musiche (la colonna sonora è praticamente inesistente a parte il celebre solo di piano che rieccheggia ogni tanto) e di altre tecniche, ma solo con particolari studiati.
bravissimi gli attori (Mas*****nni è quello venuto peggio purtroppo) su tutti Ugo Tognazzi che è straordinario e superlativo (ricordare l'enorme citazione di Marlon Brando ne Il Padrino) e regge sulle sue spalle gran parte del film.
importantissimi gli ambienti in cui muoiono i protagonisti: Marcello sulla Ducati presenza ubiqua nel film simboleggiante un afferrare la vecchia vita ossia vicino ai motori (era un pilota); Michel muore vicino al pianoforte e qui si ritrova quell'aggrapparsi all'arte per fuggire, ma allo stesso tempo ritornare (era un presentatore); Ugo sul tavolo della cucina e qui lo stesso discorso salvo per l'aggiunta della masturbazione meccanica di Andrea e infine Philippe vicino alla fotografia della balia (?) e a delle immense tette gelatinose che richiamano alla scena iniziale con la donna gelosa delle ragazze di Noiret e quindi a un eterno ritorno e a un'impossibile fuga da una società dai valori distorti che neanche la morte può ingannare.
film perfetto.

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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento stefano76  @  12/10/2006 23:49:41
   8½ / 10
Un film davvero bellissimo, coraggioso, rischioso, vagamente surreale. Senza dubbio film di questo genere, soprattutto in Italia, non verrebbero più prodotti, né tanto meno sarebbero messi in scena con simile bravura e maestria.

Una parabola sull'autodistruzione e sulla morte, a tratti grottesco, a tratti assolutamente tragico e disperato, in cui Ferreri porta all'esasperazione i vizi della natura umana che, in questo caso, sono utilizzati per procurarsi la morte ma anche per procurarla (vedi il personaggio della maestra, apparentemente estranea alla vicenda, ma che accompagna e incita alla morte i quattro amici, entrando a far parte del loro gioco perverso attivamente, sia rendendosi oggetto sessuale delle loro attenzioni, sia contribuendo significativamente alla morte di almeno due di loro).

Una folle satira di una società completamente senza valori, che sputa in faccia e si fa beffe dei più alti in assoluto, quello della vita e quello dell'amore. Si mangia per abitudine e, in questo caso, per uccidersi, si fa sesso con chi capita, senza il minimo coinvolgimento: a mio parere una lucida e lungimirante previsione dell'attuale società (vedi i bambini obesi che fanno la coda dai Mc Donald, tanto per dirne una).


Grande interpretazione di tutti gli attori, che riescono a rendere credibile una vicenda sempre in bilico sul surreale.

Mpo1  @  18/07/2006 00:04:26
   8½ / 10
Il capolavoro di Ferreri. Quattro uomini si isolano dalla società e dai suoi assurdi obblighi e si votano all’autodistruzione attraverso il cibo, che non serve più per sopravvivere ma per morire: un geniale paradosso. I personaggi sono freudianamente mossi dai due principi fondamentali dell’essere umano: il principio del piacere e quello di morte. Il film è un lugubre e allucinato rituale mortifero, non privo però di alcuni momenti superflui.
Nonostante i fantasiosi piatti preparati nel film, alla fine certo non viene voglia di mangiare…
All’epoca fece scandalo ed ebbe molto successo. Oggi in Italia film così non se ne fanno più, purtroppo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  09/07/2006 02:26:58
   8 / 10
Vi assicuro che per una buona metà del film mi ero già convinto fosse una delle solite menate italiane degli anni '70. Poi mi sono ricreduto perchè ho capito esattamente che tipo di film fosse.
Una pellicola veramente forte sotto tutti i punti di vista, con punte di trash, sbroccato e senza mezzi termini, ma mai pieno di volgarità inutili.
Una critica, più che ad una società ormai orientata al consumismo, rivolta soprattutto all'essere uomo, ai suoi vizi, al suo affogare i propri problemi in ciò che più può soddisfarci: il cibo e le donne.
Perchè proprio questo sono i vizi: abitudini di cui non si può fare a meno, piaceri che portati all'esasperazione diventano dispiaceri ma nonostante tutto continuano per inerzia ad impadronirsi delle nostre menti.
In particolare il vizio del mangiare viene analizzato con una maestria degna di pochi. Il cibo come droga dei poveri, il cui abuso stravolge completamente il senso, lo scopo stesso che il cibo ha per l'uomo, cioè sopravvivere: "Mangia, mangia, sennò non puoi morire". Si mangia non più per sopravvivere, ma per giungere alla morte, morale e fisica.
Un uomo che non sa dire di no a queste due cose ed arriva quindi ad uccidersi pur di non rinunciarci. Ed ancora una volta la donna si dimostra più saggia e se vogliamo più sadica.

Mas*****nni, Piccoli, Tognazzi e Noiret sono un quartetto grandioso, attori strepitosi tutti e quattro, inseriti in personaggi dalla forte caratterizzazione.
Solitamente mangio durante la visione dei film. Durante questo non ho toccato cibo.
Un piccolo capolavoro del cinema italiano di 3 decenni fa, che emerge da un panorama di film veramente disastroso.
Grandioso!

amnesia78  @  16/06/2006 15:01:58
   8 / 10
Marcello Mas*****nni, Michel Piccoli, Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, solo un tale quartetto poteva interpretare una simile farsa in maniera tanto convincente, in un periodo in cui erano molto più frequenti le sperimentazioni e le collaborazioni tra cinema italiano e francese.
Una pellicola che suscita sentimenti contrastanti per l'alto tasso di miseria rappresentata, ma che non mi stancherò mai di lodare per la bravura con cui tale miseria è trasmessa.

electrowaves  @  06/06/2006 04:21:24
   9 / 10
Film coraggioso e cinico nel descrivere una realta' consumistica , fatta di orge di cibo e di sesso, in cui si perde il rispetto per i valori morali della vita tra cui l'amicizia e l'amore.Mi richiama l'immaginazione ai periodi della Roma antica in cui i piu' potenti si adagiavano in fastose feste in cui non si lesinava buon cibo, vino e belle donne..Non e' forse il sogno nascosto di ogni italiano..? Ma il benestare portato all'estremo provoca la fine dello stesso generando il disgusto e la morte..

oigroig  @  12/04/2006 22:35:36
   10 / 10
Il film è disgustoso, nel senso più profondo del termine, infatti vi potrebbe allontanare dal cibo per qualche giorno! Estremamente e volutamente pesante, porta sulle scene uno dei pallini di Tognazzi, quello di invitare gli amici a casa sua e preparare loro personalmente succulenti banchetti. Il cibo, insieme al sesso, è qui però portato all'esasperazione.
Così tutto ciò che simboleggia la vita e la prosperità finisce per distruggere la natura umana, portandola ad auto-annientarsi.

- Mangia, mangia, perchè se non mangi non puoi morire!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  20/03/2006 18:49:19
   10 / 10
viene rabbia a guardare questi film e a pensare che qualche decennio fa eravamo molto più all'avanguardia e sperimentali di chiunque altro...film triste,divertente e nauseante in egual misura.visione obbligata per tutti

crazyhorse  @  03/01/2006 22:59:37
   8 / 10
Film coraggioso per l'epoca, se non eroico. Ferreri elabora il massimo dell'assurdo, del nichilismo e del grottesco introducendolo perfettamente all'interno di una critica alla società coscientemente ingorda,zozza,malata e sdradicata da qualsiasi valore morale. Superficialità e autodistruzione sull'orlo di macabra comicità animano questo gioiellino made in Italy.

T3NAX86  @  30/12/2005 16:24:53
   8 / 10
un film che "sazia" ogni vizio umano...

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  05/12/2005 23:07:09
   9 / 10
In questo film Ferreri non va tanto per il sottile.
Cattivo e ironico, salace e irriverente, Ferreri va dritto alla meta senza indietreggiare davanti a nulla nel dipingere una società consumistica e depravata, dimostrando tutta la sua maestria con una regia lucida e impeccabile. Fare un film del genere è di una difficoltà incredibile in quanto la trama grottesca, sempre in bilico tra realismo e surrealismo, in mano a qualcun altro poteva cadere nel ridicolo.
Un altro pregio del film sta nella bellissima fotografia di Mario Vulpiani (fotografare il cibo al cinema non è semplice) e buone interpretazioni di tutti gli attori (forse il personaggio meno riuscito è quello di Mas*****nni).
L’unica pecca sta forse in un montaggio che in alcuni passaggi lascia un po’ a desiderare.

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