Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. L'anno è il 1943 e, nel pieno del conflitto, la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I quattro giovani sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, "a piede libero" in una città in guerra.
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Personalmente a me è piaciuto molto come il film precedente di Mainetti, da premiare soprattutto il tentativo di ridare linfa alla cinematografia italiana con opere ad alto effetto scenico da non invidiare nulla ai kolossal d'oltreoceano. La magia del circo contrapposta all'orrore della guerra, quattro fenomeni da baraccone che loro malgrado diventano degli eroi durante la seconda guerra mondiale nel periodo più buio, in una Roma invasa dai nazisti. Personaggi che ti entrano subito in simpatia, azzeccatissimi tutti gli attori compreso un Santamaria irriconoscibile e menzione speciale alla giovane e bellissima Aurora Giovinazzo ed il gobbo partigiano Max Mazzotta. Il villain interpretato benissimo da Franz Rogowski, il talentuoso pianista a sei dita che vede il futuro ed è ossessionato a far vincere la guerra alla sua Germania. Sperando che Mainetti continui a stupirci in futuro con film come questo che sanno appassionare, stupire ed emozionare.