a wounded fawn (2022)

Il bello di questo film è quello di mischiare l'approccio anni 70 degli slasher con il classico stile del "casino truculento in una baita" alla Sam Raimi. Inizia come tanti, ma da un punto in poi prende piede quella deriva lisergica grottesca e onirica che fa spiccare alla pellicola un salto di qualità. L'uso poi delle Erinni (Furie per i Romani) mitologiche è un'arma in più, in quanto accanito appassionato della mitologia ellenica ho davvero apprezzato. Come per "Barbarian" anche questo era un film che meritava la visione al cinema e non solo streaming, perchè il comparto sonoro è davvero calibrato ottimamente nella sua resa. Basterebbe solamente il quadro di William-Adolphe Bouguereau chiamato "Il rimorso di Oreste", del 1862, per descrivere questo lavoro di Travis Stevens (a cui poi ha aggiunto delle sue personali visioni macabre per infoltire la storia).

A wounded fawn non partiva con delle buone premesse, nel senso che avevo il timore che la coperta fosse troppo corta per un soggetto piuttosto striminzito e reggere per novanta minuti. La situazione era semplice: un serial killer porta la sua vittima nella sua casa di campagna e poi ucciderla. La situazione all'interno si fa sempre più tesa e quando l'assassino agisce succede un po' di tutto. Il film diciamo che parte per la tangente mettendo in gioco il mito delle Erinni che perseguitano l'assassino e di conseguenza sono loro che giocano al gatto con il topo come ci si poteva immaginare. L'ultima mezzora è fuori di melone, il film diventa psichedelico ed ha dei momenti che vanno chiaramente verso la parodia con qualche escursione nel territorio di Raimi. Un film abbastanza particolare, visivamente valido, la storia un po' meno, ma nel complesso non un prodotto disprezzabile.