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Se esiste un lungometraggio per il quale è valida l'ormai inflazionatissima frase "in questo film c'è tutto il cinema dell'autore X", Strade violente è forse il più emblematico. L'archetipo del ladro provvisto di morale che tenta di rifarsi una vita "normale", salvo poi vedersela sgretolare solo i piedi, diviene scusante per il manifesto dei leitmotiv manniani (professionalità che mal si concilia al privato, la valorizzazione dell'ambiente urbano come personaggio, l'importanza della colonna sonora e della superficie riflettente come espedienti emotivi). Un noir ben fatto e ben recitato, embrionale e acerbo come la quasi totalità degli esordi dei maestri, ma forse proprio per questo così affascinante. La potenza che Michael Mann sa regalare alle sequenze fondamentali è comunque presente, specie nel palpitante quarto d'ora finale.