masters of horror: sulle tracce del terrore regia di Takashi Miike USA, Giappone 2006
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masters of horror: sulle tracce del terrore (2006)

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locandina del film MASTERS OF HORROR: SULLE TRACCE DEL TERRORE

Titolo Originale: MASTERS OF HORROR: IMPRINT

RegiaTakashi Miike

InterpretiYouki Kudoh, Billy Drago, Michie, Toshie Negishi

Durata: h 1.03
NazionalitàUSA, Giappone 2006
Generehorror
Al cinema nel Giugno 2006

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Trama del film Masters of horror: sulle tracce del terrore

Sul finire del XIX secolo, un attempato giornalista statunitense si reca presso un'isola-casino giapponese alla ricerca del suo amore di gioventù, Komomo, che aveva illuso con la promessa non mantenuta di una vita in America. Una prostituta sfigurata giocherà con lui, raccontandogli storie che nessun uomo vorrebbe mai dover ascoltare...

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Voti e commenti su Masters of horror: sulle tracce del terrore, 123 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR carsit  @  07/09/2013 15:42:45
   4 / 10
Nono, qua assolutamente non ci siamo.
Buonissima atmosfera, location sicuramente azzeccata e particolare, nonchè poco comune in un film horror.
Per me i lati positivi terminano qui.
Non conoscevo questo regista, sennò me ne sarei stato alla larga.
Come per Laugier, così anche per Miike : la violenza ingiustificata non la tollero nella maniera più assoluta.
la storia promette nei primi 15 minuti, ma dopo si inizia ad assistere ad un festival della superficialità e banalità, condite da scene assurde e poco funzionali alla trama.
Miike non riesce a caratterizzare bene nessuno dei personaggi, che psicologicamente sono piatti quanto una tavola da surf.
Se non riesci a fare questo, allora devi ripiegare su altri escabotage per poter offrire allo spettatore una visione di " terrore".
Infatti il regista ha avuto la lodevole idea di far emergere la storia piano piano, ogni volta arricchendola di dettagli che volontariamente vengono omessi.

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Poi si assistono a tipo 3-4 flash-back sul passato della tipa sfigurata, dei quali ognuno va a confutare l'altro e non si riesce più a capire cosa sia successo.

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Le rivelazioni finali sono soltanto scene pressoccè inutili e che non riescono a districare la trama troppo confusionaria e che non riesce ad identificarsi nè come horror, nè come puntata di alta tensione, nè come torture-porn nel senso più letterale del genere.
Il finale non ha un senso ( almeno per me ) e nn mi sono neanche sforzato di capire cosa volesse dire.
NOn dò meno di quattro soltanto per la regia, per l'azzeccata location e per la fotografia che è comunque buona.
Il resto è veramente ignobile.

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Ultima risposta 12/06/2015 03.54.05
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leonida94  @  09/07/2013 19:46:10
   5½ / 10
Volutamente fastidioso e illecito. Il buon Miike ci prova in tutti i modi a disturbare, e ci riusce anche. Feti morti, sadiche torture (anche se l'essere appeso e infilzato è già stravisto nelle opere del regista), violenza gratuita su bimbi e donne, eccetera eccetera.
Questi metodi però, oltre che a disturbarmi, mi hanno infastidito mentalmente e stomacato, per il semplice fatto di essere fini a se stessi.
Diciamocelo, la storiella finale è stata creata "alla meglio" per sorreggere gli inutili sopprusi precedenti. Il finale non ha nulla di geniale, anzi risulta quasi ridicolo e anche mezzo già visto !

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Mi sento di salvare la sempre eccellente tecnica registica e la scelta di una locetion perfetta e inquietantissima.

Sarà un mio limite, ma oltre al senso di angoscia e timore iniziale, questo film non mi ha suscitato nulla. Il migliore della saga resta "Cigarette burns".

8 risposte al commento
Ultima risposta 12/09/2013 12.26.45
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Looklike  @  23/06/2012 21:04:27
   5 / 10
‎13° film della Master of Horror, saga coi suoi alti e bassi, e 178° di Takashi Miike (il numero lo tiro a indovinare ma molto probabilmente sia così) diabolico regista dalla filmografia imprevedibile. La prima mezz'ora è davvero davvero noiosa, la trama si sviluppa troppo lentamente, poi la seconda parte rianima lo spettatore col salubre sollazzo sadico del regista con una scena di tortura che dimenticherò difficilmente. Poi vabbè i soliti ingredienti che t'aspetti da uno come Miike: feti insanguinati che galleggiano in un torrente, stupri di bambine, mani parlanti che sbucano dalla testa, cervella sparpagliate, incesti e il tutto diventa quasi ripetitivo e prevedibile. Finale con parecchi interrogativi. Pregi: la breve durata. Se siete stati assuefatti dalla violenza di Hostel e Saw preparatevi a fronteggiare l'efferatezza di questo autore giapponese. Un folle.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  09/03/2012 19:40:11
   1 / 10
"Imprint" è un film nato dalla mente di un regista malato. Molte scene fanno davvero schifo, in particolare quelle della tortura, sono rimasto stupito di leggere in alcuni commenti che le scene di tortura sono belle. In parte è anche colpa mia, ammetto di essere ignorante per quel che riguarda Miike e non mi aspettavo scene così crude. Una cosa è sicura: d'ora in avanti mi terrò bene alla larga dai lavori di questo regista.
Secondo me Miike non ha capito una cosa molto importante, un horror per essere considerato tale deve fare paura, non far venire la nausea!

14 risposte al commento
Ultima risposta 12/06/2015 04.17.23
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CyberDave  @  17/06/2011 16:04:16
   4 / 10
Niente da fare, Takashi Miike non riesce proprio a piacermi.
Una storia di follia, crudele e sadica ma allo stesso tempo triste e malinconica, molto bello il colpo di scena verso la fine. Peccato che poi la follia dello stesso Miike prenda il sopravvento come sempre, rovinando a mio parere il film. La manina che spunta è ridicola, bastava far capire che c'era una gemella senza dover fare quella porcheria. No, non mi è piaciuto ed è un peccato perchè la storia si rivela molto interessante dopo i primi minuti soporiferi e dopo la scena della tortura (fatta bene e anche molto "dura") e mi aveva catturato.

1 risposta al commento
Ultima risposta 12/06/2015 04.19.36
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James_Ford89  @  27/12/2010 04:17:00
   4 / 10
Comincio col dire che un horror non è. Un horror deve saper spaventare!
Non nego che l'angoscia che trasmette in un'ora (ma che sembrano almeno 3 ore) non ci sia, nè che le immagini forti non disturbino.
Ma a parte quello, non c'è nulla. Nulla di sensato nella storia, ci saranno mille significati, mille sfaccettature geniali ma a me non è piaciuto per niente.


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Ultima risposta 12/06/2015 04.23.54
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  27/10/2010 12:35:17
   5½ / 10
Visivamente è molto bello. E i pregi finiscono qui. Miike ci mette di tutto per provare a creare inquietudine, spiriti, racconti e luoghi maledetti, streghe, feti morti (forse il passaggio migliore), mostri, la solita tortura sadica e il solito frullato onirico privo di senso; ma non ci riesce nemmeno un po', almeno per conto mio. A livello narrativo verrebbe da pensare a Rashomon, se non fosse che la citazione è cretina. Pure, l'idea della mano-mostriciattolo che esce dal cranio, inserita in un film dove, se c'è, l'ironia non si avverte, è ridicola.
L'impressione è che Miike continui a mettere al centro dei suoi film un concetto, il dolore, fisico ancora più che mentale, che non conosce, e che tratta con la sensibilità artistica di un ragazzino patito di fumetti.

5 risposte al commento
Ultima risposta 30/10/2010 12.01.35
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amsterdam  @  25/07/2010 19:02:43
   2 / 10
Questo film non fa affatto paura, anzi...
In alcuni punti è terribilmente macabro... Molto meglio l'altro master giapponese

JOKER1926  @  15/07/2010 17:34:53
   5½ / 10
"Sulle tracce del terrore" è un film giapponese che ha riscontrato successo ed è stato fonte anche di discussioni.
Discussioni che non sono assolutamente sinonimo di interpretazioni per una pellicola ove primeggia la violenza, ove la narrazione e il significato sono solo approssimativamente accennati attraverso sfumature fin troppo astruse che si arrestano solo ad un invidiabile effetto suggestivo.

"Sulle tracce del terrore" è figlio della mente di uno dei registi più (sul piano cinematografico) violenti come Takashi Miike. Lecito dunque aspettarsi di tutto, per la gioia dei fan di questo cineasta.
Il film è dotato di una fotografia che livella la perfezione stilistica, sembra che i protagonisti siano rinchiusi in un quadro, fotografia dunque di livello positivamente terminale, ma non basta per elevare totalmente "Imprint".
La pellicola come accennato è orfana di una robusta e coerente solidità circa sceneggiatura e narrazione e quindi non tutti i passaggi sono eccezionali, si gioca sull'effetto della violenza; la tensione c'è (e come se c'è) ed è inutile elencare le tremende sequenze create dalla sadica regia, pellicola a tratti veramente imponente nel suo alone di crudezza ma un po' banale in determinati aneddoti quasi trash nel finale che in una abbozzata linea teorica rappresenterebbero uno sdoppiamento di personalità molto vago e non degno di studi e soggettive interpretazioni.
In definitiva film duro e visivamente diabolico, bello senz'anima.

MidnightMikko  @  15/02/2010 18:46:03
   2 / 10
Takeshi Miike avrà fatto tutti i capolavori che volete,ma questo film è davvero una grandissima ed insensata schifezza. Una trama senza senso,scene splatter senza senso,sangue a volontà. Il terrore è si tiene alla larga da un film comico come questo,dove addirittura si pensa di spaventare mostrando dei finti feti sanguinolenti.
Ma per piacere,schifezza oltre ogni limite.

VinLet  @  13/11/2009 13:23:19
   5 / 10
Avendo visto alcuni film della serie “Master of Horror”..ho deciso..data la durata minima..di visionare anche quello di Miike..per farmi un’idea maggiore..dopo Ichi e Audition (che non mi sono piaciuti)
Sebbene di un’ora..l’impressione è che sia molto più lungo
Inizialmente la storia è interessante..si lascia seguire..poi..comincia a perdersi nelle diverse versioni dei fatti..per degenerare con la trovata della manina..ridicola!
Ovviamente..non mancano le scene di tortura..abbastanza convincenti..ma fondamentali in ogni film..se no poi ci resti male
Il finale..come al solito..ambiguo

clone 1975  @  05/09/2009 05:20:51
   4½ / 10
salvo la scena bellissima della tortura ,il resto non mi è piaciuto specie la "mano" , magri se fosse stato un lunometraggio un pò più dettagliato avrebbe reso di più

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  14/09/2008 13:16:56
   4 / 10
non ci trovo nulla di bello nel vedere la violenza tirata al massimo fino all'esasperazione!
scene cude che fanno venie solo ribrezzo!questo è horror?assolutamente no!
Miike prova ancora un volta a fare paura con i suoi effettacci ma non ci riesce!
Dovrebbe dimostrare di creare la storia intorno alla violenza e non al contrario!

Cardablasco  @  27/06/2008 15:32:27
   4 / 10
Mi dispiace ma a me non è piaciuto affatto,le scene violente ci sono ma la storia non regge,poi la ragazza con la mano sulla testa.........

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1 risposta al commento
Ultima risposta 24/11/2008 11.20.07
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enter  @  28/01/2008 21:28:11
   5½ / 10
film così così un po lentino e noiosetto,atroci le torture...cavolata il finale

3 risposte al commento
Ultima risposta 30/01/2008 08.56.41
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giumig  @  02/01/2008 12:57:36
   4½ / 10
Horror non lo è, perchè un horror almeno per me, deve per primna cosa spaventare. QUi tutt'al piu si puo rimanere scioccati per alcune scene (2 o 3) di facile impatto. La trama, che i in alcuni casi non è la cosa piu importante ma che deve almeno avere una base, è solo un pretesto senza senso, cosi come la sceneggiatura e gli attori, davvero mediocri. Finale brutto.

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Ultima risposta 02/01/2008 13.37.33
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Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  04/12/2007 23:06:00
   5 / 10
Takashi Miike è un regista che negli anni si è guadagnato la fama del maggior autore dell'horror estremo, sadico e iperviolento. Anche in questo episodio della serie "Masters of Horror" non mancano sequenze cruente, per la gioia dei suoi fan che sembrano chiedergli di spingersi, ad ogni nuovo lavoro, sempre oltre. Il cinema di genere ha sempre avuto, giustamente, uno zoccolo duro di appassionati che ha salvaguardato registi come Miike, incapaci di ritagliarsi uno spazio di pubblico e di critica consistente. Se è lecito riconoscere al regista nipponico una buona capacità tecnica nella cruda rappresentazione dell'orrore, appare quantomeno discutibile andare a ricercare nei suoi lavori un'analisi stratificata e simbolica dei mali della società moderna (come condivisibilmente afferma Mereghetti nel suo dizionario dei film 2008). Più che costruire un lavoro attorno ad un concetto a più ampio respire, pare viceversa che Miike costruisca i suoi film in modo da giustificare la scelta di certe efferatezze. Anche in questo "Imprint", dopo un discreto avvio, la regia si fa prendere la mano, dall'esigenza di dover mostrare compiaciuta qualcosa che sia sensazionale per forza, negando quindi la scelta più autoriale di far intuire l'orrore senza mostrarlo. E così l'immagine dei feti abbandonati sul fiume è meno impattante di quanto avrebbe potuto essere e soprattutto è disconnessa dal resto dal racconto. La narrazione finisce col degenerare ripetutamente in un finale confuso che cerca inutilmente di valorizzarsi riccorrendo all'onirico. Ancora una volta una conclusione infelice che vanifica il buon livello della prima mezzora.

Jenna sun  @  04/07/2007 16:37:34
   1 / 10
è proprio vero che al peggio non c''è mai fine! Più un film è violento e più piace...c''è qualcosa che non va!!! Non è possibile che un film come questo abbia una media così alta e soprattutto ci vuole una mente perversa per idearlo ma anche per apprezzarlo... Un qualcosa che non può e non deve essere reale e che, proprio per questo, fa anche scappar da ridere per l''assurdità di certi passaggi! Insulsa la storia e incomprensibile per chiunque abbia un briciolo di sensibilità.

4 risposte al commento
Ultima risposta 09/03/2012 19.46.44
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  21/04/2007 10:48:49
   5½ / 10
Non mi è piaciuto molto questo "masters of Horror" di Miike.
Certo chi non conosce "Ichi the killer" "Audition" o "Visitor Q" , rimarrà a bocca aperta per l'esagerazione nella rappresentazione della violenza del regista giapponese.
Però "Imprint" non ha la forza dei suoi lavori migliori.
Oltre a essere francamente noiosetto, nonostante la breve durata, del mediometraggio di Miike non c'è molto da dire. I temi del doppio sono noti, la struttura a incastro con il protagonista alla ricerca della verità è la solita di "Rashomon" e ormai largamente abusata ovunque.

La scena centrale della tortura è certo molto forte, ma neanche lontanamente shokkante come gli ultimi 15 minuti di "Audition". E anche da questo punto di vista Miike ormai sembra aver detto abbastanza.
Girato con competenza da Miike, "Imprint" comunque è molto lontano dai lavori migliori del regista.

Garris (produttore dell'intera serie che comprende anche 2 horror memorabili come "Cigarette burns" di John Carpenter e "Homecoming" di Joe Dante) , l'ha cancellato dal palinsesto della tv che trasmetteva i mediometraggi perchè ritenuto esagerato.
La cosa sa di imbarazzante mossa commerciale per spingere all'acquisto dei dischi, dato che francamente l'episodio di Carpenter è 1000 volte di forte di quello di Miike.

6 risposte al commento
Ultima risposta 27/09/2007 11.20.17
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