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Il surrealismo di Cocteau si fa fiaba, qui è il drammaturgo piuttosto che il poeta. Cede al sublime, all’incantatorio, al preziosismo, alle suggestioni scenografiche. E’ più l’innamorato (il regista/scrittore fu un omosessuale dichiarato, ed ebbe ,a quanto pare, una relazione con il protagonista della pellicola, Jean Marais) che l’artista ispirato o impegnato.
Tuttavia, permane una liricità di fondo negli ambienti, un non so ché di doloroso dietro le statue e le coreografie.
Ma appare oggi una favola antiquata, un madrigale recitato in maniera enfatica, la vanità di un lezio amoroso.