cube - il cubo (1997)

Ora non mi resta che vedere i seguiti

Nel film non è chiara la definizione di "fattoriale" di un numero.
Il fattoriale di n (che si indica 'n!') è dato da n*(n-1)*(n-2)*(n-3)...*(n-k+1).
Ad esempio il fattoriale di 5 è: 5*4*3*2*1=120, quindi un numero molto molto più grande di quello di partenza.

Nella pellicola Kazan sa trovare in un attimo i fattoriali di numeri come 667 o 506 etc...insomma, se si rispettasse la definizione esatta di "fattoriale", i fattoriali di questi numeri sarebbero nell'ordine del miliardo, invece Kazan trova numeri come 2, 4 che non c'entrano niente con i fattoriali... !!
Bah!

Una visione di "purgatorio" o "inferno" quantomeno originale e innovativa.
Furbizia, altruismo che cela l'autodistruzione, violenza con la maschera d'eroismo, inettitudine nascosta dal cinismo, intelligenza fine a se stessa ... Tutto crolla di fronte alla purezza e l'ingenuità ... quelle autentiche ...

la cosa che fa perdere truppe è il ruolo che viene dato al negro verso la fine del film per accalappiare un pò di tensione che altrimenti in quel frangente sarebbe stata nulla

Magari qualcuno più sveglio e/o competente di me con la voglia di sbattersi su questi quesiti potrà avere qualcosa da dire..

. Insensato che non se ne vadano subito appena trovano l'uscita. Temporeggiare, a che pro? La storiella del grande progettista che non vuol far parte della massa è proprio ridicola, dai. E com'è possibile che quei due alla fine non si siano accorti che l'ormai cattivo della situazione stava entrando nella stanza? I portelli fanno sempre un casino impossibile da ignorare; neanche se fossero stati presissimi dai loro discorsi o altro, sarebbe potuto succedere. Del tutto assurdo.
. Chi diavolo era il primo tizio, che è morto cubettizzato? Uno di passaggio lì dentro per caso che non c'entrava nulla con la storia? Mah
. La maggior parte delle domande sul perché di tutta quella situazione che la dottoressa fa resta irrisolta.
. Già, la dottoressa.. Motivo per cui liberarsi di lei? Una scaramuccia con l'incazzøsø sbirro? Per favore.. un medico può sempre servire.. A meno che non sei uno dei ..'cattivi del film', e quella mossa è parte del grande piano.
. E dulcis in fundo, a proposito del grande piano.. ma la mente, o le menti? Cioè, lo scopo precipuo per il quale guardi il film e vuoi conoscere la fine è sapere chi c'è dietro a tutto questo, e ti viene negato? Bah..

Ah, magari senza citare gli altri due, che ancora non ho visto e vedrò a breve, e che non troverei comunque accettabili come giustificazione.

Perchè lasciare cadere la dottoressa? Per quanto fosse nemica, non era certo d'intralcio.
Perchè a tre quarti di film il nichilista e la dottoressa hanno una comunicazione così intima di botto, con lui che le dice "donna meravigliosa" o fantastica non ricordo. Che c'entra?
Perchè quando si scopre che il nichilista sa del cubo non gli chiedono come è fatto e come si esce? Prima blaterano tutta una serie di recriminazioni varie, che non sono sensate anche ripeto considerando lo stress.

A) non spiega un *****, B) muore la topona che allieta i nostri occhi per tutto il film...

Levin, una ragazza timida ma dolcissima, studentessa d’ingegneria assai intelligente, dopo un primo momento di sconforto e terrore, comprende che la chiave per fuggire dal cubo risiede proprio nelle serie di numeri, disposte all’imbocco di ciascuna stanza, in prossimità dell’ermetico portellone d’apertura, quasi a voler indicare se, all’interno della stanza successiva, vi sia o meno una trappola.
Ma quel gioco matematico non è affatto semplice: occorre calcolare un’infinito articolarsi di combinazioni di numeri e, per un normale cervello umano, ciò è praticamente impossibile.
A dare subito conforto a Levin è Holloway, una donna sui quarant’anni, psicologa, dalla grande forza di volontà e di sinceri principi morali.
Holloway sarà poi costretta a dare aiuto a Kazaan, un giovane autistico privo di difese, impotente più di tutti dinanzi alla silenziosa e gelida maestà del cubo (altra grande trovata del regista è quella di non inserire alcuna colonna sonora, se non un fastidioso e martellante commento acustico che fa da sottofondo alle angosciose battute dei personaggi).
Holloway, però, troverà presto la morte e non a causa di una trappola, ma per colpa di Quentin, che, dopo averla fatta sporgere dall’involucro del cubo, le lascia brutalmente la mano, facendola schiantare nel vuoto.
Ed è proprio quel Quentin, che all’inizio sembrava essere l’eroe designato, il salvatore della patria, lui che è un coraggioso e forte poliziotto.
In realtà, quest’uomo si rivela essere un cinico egoista, spavaldo, sfrontato, squallido, ma forse ancor più debole dinanzi ai misteri irresolubili che gli pone il cubo. Egli è un uomo meschino, tronfio, portato a comandare su tutto e tutti, incapace di risolvere le situazioni senza l’uso indiscriminato della forza.
A fare da contrappeso all’ingombrante figura di Quentin è Worth, un uomo taciturno, scontroso, smagrito e privo di vitalità. Lui è un architetto e ben presto si scopre che gli era stato commissionato il progetto per la costruzione dell’involucro esterno del cubo. Per questo viene subito aggredito, quasi brutalizzato, ma alla fine sarà evidente che anche lui non è altro che vittima, come lo sono tutti gli altri. E Worth, pur inconsapevole artefice di una parte del terribile progetto, proprio non ha idea su come fuggire dal labirinto, non essendosi fatto domande quando lavorava sui disegni, né avendo cercato una spiegazione plausibile per quella strana costruzione.
Worth è un uomo solo, un inetto che ha passato tutta la vita senza darle un valido significato, senza inseguire alcuna mèta, alcun ideale, alcun sogno. Perciò risulta essere un personaggio inutile, quasi un fagotto ingombrante per il resto del gruppo, probabilmente ancor più del povero handicappato Kazaan.
Ultimo della triste compagnia è “Scricciolo”, un detenuto abile nelle evasioni, ingegnoso, furbo, ma, nonostante tutto questo, il primo ad esser fatto fuori. Anzi, escludendo il personaggio sconosciuto all’inizio del film, è lui l’unico a morire a causa di una trappola tesa dalle stanze del cubo.
In qesto oscuro contesto di terrore e pericolo, si giocano le sorti dei malcapitati, tutti alla ricerca della Soluzione Finale.
Ma la vita, come molto spesso accade, è dominata dagli scherzi del destino che si fa beffe della ragione.
Spesso avviene che è proprio il più incapace a salvarsi, mentre tutti gli altri periscono.
Così accade pure nel cubo, dove l’autistico Kazaan dapprima si scopre dotato di un’innata capacità nel calcolare quelle sterminate serie di numeri, poi è l’unico che riesce ad uscire fuori dal labirinto, in un finale emotivamente coinvolgente quanto tragico, con il vanaglorioso Quentin, ricolmo di rabbia, che uccide Levin, ferisce a morte Worth, ma che resta imprigionato anche lui nel cubo senza ottenere l’uscita, perché trattenuto per un braccio proprio da Worth, con le ultime sue forze.
Alla fine è la purezza e l’ingenuità di un Kazaan che prevale. Ed anche Worth si riscatta con un impeto di orgoglio sinora represso. Ma che sia Kazaan a salvarsi è ancor più atroce per l’uomo. Perché lo stupido? Perché non il forte, l’intelligente, il buono, il furbo o comunque un altro?
La risposta non si saprà mai. Come non si saprà mai neanche dove Kazaan si stia lentamente avviando, travolto da un abbagliante fascio di luce, lungo un percorso che lo avvolge pian piano sino a farlo scomparire, lasciando dietro di sé l’oscurità ed il dolore della follia umana.

... mi aspettavo che si sarebbe salvata soltanto la genietta-matematica