Quando sua sorella gli chiede di prendersi cura di suo figlio, un giornalista radiofonico intraprende un viaggio attraverso il paese con il suo energico nipote per mostrargli la vita lontano da Los Angeles.
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Mike Mills scrive e dirige un lungometraggio dove il bianco e nero va a incarnare l'immarcescibile dicotomia tra i fallimenti dei "grandi" e le sfuggevoli speranze della loro prole. Alla base di tutto troviamo l'incapacità di esprimere le proprie emozioni in un presente sempre più insicuro, e soprattutto quel principio di autodeterminazione che prova ad affrancarsi da un vero e proprio limbo esistenziale instabilissimo. La sceneggiatura costruisce un rapporto zio-nipote che colpisce per autenticità, e le prove attoriali di Phoenix e Norman evitano tutte le banalità del viaggio di scoperta del sé. Poi, si può dire che a volte i dialoghi siano un po' troppo artefatti, se non addirittura inutilmente verbosi e filosofeggianti, ma è innegabile che smuova interrogativi a cui spesso abbiamo troppa paura di rispondere. Il topos dell'introspezione on the road, inoltre, offre un sentito e aggiornatissimo ritratto dell'America contemporanea e multiculturale.