Un famoso drammaturgo, Barton Fink,, viene scritturato da una major americana, che gli commissiona la sceneggiatura di un film sul wrestling. Arrivato ad Hollywood, Barton si stabilisce nell'inquietante hotel Earle e, qui, conoscerŕ Charlie, che nasconde un segreto altrettanto inquietante...
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Qua si respira il grande cinema grazie ai Coen. Purtroppo nella versione che avevo mancava il finale, quindi ringrazio chi mi spoilera cosa c'era nel pacco
Eccezionale come solo i film dei Coen sanno essere, anche se più onirico e criptico del solito riguardo il loro stile.
Grandissimi attori, molti dei quali usuali per i due registi (come Turturro, Goodman, Shalhoub, Buscemi), scenografie molto riuscite, palese labirintico senso di smarrimento ed oppressione generale.
Qualche difetto c'è (la zanzara può per davvero causare la morte della tipa sul letto? il finale cosa significa precisamente? ed altri buchi di sceneggiatura simili) ma 110 minuti che passano così veloci non li ho quasi mai visti da nessuna altra parte.
Questo film mi ha colpito per la superba capacità di raccontarsi e dipanarsi con cristallina sicurezza e totale mescolanza di potenti emozioni pur contenendosi in un ritegno dignitoso, in un rispetto di se stesso che non può non conferire allo spettatore un senso di elevatezza cinematografica e morale, di umano valore, di splendore visivo e riflessivo. Il personaggio-chiave che dà nome al film, presenta come molti di quelli rappresentati dai due fratelli, forti analogie quanto a struttura e statura morale e relazionale con quelli wellesiani, come Kane e Quinlan. Si pensi al primo di questi e a Barton Fink: l’opera sociale, il lavoro nel loro incessante e doloroso ricercare un’incisione poderosa nella realtà circostante, diventa capzioso e pericoloso poiché inteso come subliminale (ma impossibile) elevamento a Dio in un’azione che vista così è solamente prerogativa divina (non a caso la simbologia religiosa è fortemente presente): la Creazione…”Io creo!!” Sono personaggi che possiedono insita una contraddizione: il progressivo allontanamento da una realtà di cui si erano posti come narratori contaminati, immersi in essa senza riserve. Diviene a questo punto stupendo il dialogo finale con il mefistofelico Monte: alter-ego fasullo del protagonista e al fine vittima (ricordarsi il suo sdegno e il suo pianto) dello spropositato egotismo e arroganza, uniche e sincere qualità dello scrittore. Ambiguo come al solito il finale: cambia la fotografia e l’atmosfera, più rilassata e aperta, ma non cambia Fink che non si accorge ancora una volta di cosa è sua prerogativa e avrà (forse) necessità di quell’incontro magico, prima nella foto in albergo solo ideale, ora (forse) empirico…”Ma non diciamo sciocchezze” e tuffo a testa di un gabbiano.
Il film affascina, questo è indubbio! Affascina perchè è stilisticamente perfetto, regia, fotografia, caratterizzazione dei personaggi tutte ottime! E che personaggi poi, i Coen ne creano sempre di stupendi! è impossibile non innamorarsi di questi antieroi! Questi protagonisti dai rari pregi e dagli immensi difetti! Detto questo però, la parte "onirica"??? del film m'è rimasta un pò difficile da comprendere! Ho formulato una mia serie di ipotesi (forse era proprio questo che volevano i Coen?), nessuna delle quali però mi lascia soddisfatto!
La verve grottesca dei Coen si rivolge verso il mondo di Hollywood, imperniandosi su uno scrittore che vuole parlare della gente comune, ma forse lo fa dall'alto di un piedistallo artistico che gli impedisce di ascoltarne la voce; lui è un turista, non un residente. Attorno a lui le classiche figure "forti" di contorno, come sempre interpretate da eccellenti caratteristi: abbiamo il vicino di camera dai modi poco rassicuranti, interpretato da un superlativo John Goodman, lo spaesato portiere dell'albergo Steve Buscemi ed il bizzarro duo composto dal rozzo produttore ed il suo patetico aiutante Lou. Purtroppo a tener lontano "Barton Fink" dall'etichetta di capolavoro ci sono i troppi temi trattati senza soluzione di continuità, i cambi di rotta repentini ed i simbolismi appena accennati. Rimane un buon film.
il capolavoro dei coen. un film bellissimo che polanski volle premiare a tutti i costi al festival di cannes. la coppia Turtutto - Goodman è da antologia del cinema e la regia con le giuste citazioni alla hollywood anni 30, ad hemingway, kubrick e sopratutto lynch è da brividi. da vedre assolutamente, barton fink è un film profondo e toccante, nonostante la sua esuberanza ed eccentricità.
alcune parti mi sono risultate un po' oscure,non so se per una mia pecca o perchè volutamente passibili di libera interpretazione,ma rimane un gran bel film,in perfetto stile cohen.