assassini nati (1994)

Quello che inizialmente nasceva come un brillante misto di dialoghi sagaci e violenza targato Tarantino venne rimaneggiato dal regista premio Oscar di Platoon, e trasformato in una satira radicale sul rapporto violenza/mass-media, messa in scena con un gusto lisergico che lascia ancora oggi attoniti. Ispiratosi ai due capofila della denuncia alla violenza (Arancia meccanica e Il cameraman e l'assassino), Stone sfodera una brutalità sfrenata per costruire un discorso metacomunicativo che sviscera la fascinazione per la perversione, e come le meccaniche mediatiche riescano a banalizzarla e a plasmarla in odierno "panem et circenses".
Il film è ammirevole per l'estrema coerenza tematica e la folgorante sperimentazione visiva: la mescolanza di generi (noir, commedia, road movie) e toni (l'adrenalina dell'action, il grottesco della geniale parodia della sit-com) si alterna a suggestivi inserti, quasi subliminali, di cartoon e filmini di repertorio su celebri serial killer, in grado di caricare all'estremo la psichedelia generale della pellicola. Particolarmente significative la fotografia a tinte pop acide e decadenti di Robert Richardson, e la colonna sonora assemblata dal frontman dei Nine Inch Nails, Trent Reznor, con brani di Peter Gabriel, Leonard Cohen e Giacomo Puccini.
La riuscita del film si deve soprattutto agli interpreti, volti eccentrici e di elevata caratura quali Tommy Lee Jones (nei panni di un direttore di carcere purulento) e il sadico poliziotto di Tom Sizemore, per arrivare a un efficacissimo terzetto di protagonisti. Se Woody Harrelson è incredibile come mostro assetato di sangue e Juliette Lewis si conferma icona femmine degli anni Novanta, la parte del leone la fa lo strepitosamente nevrotico Robert Downey Jr., giornalista coprofago che lucra su soggetti repellenti quanto lui.