Un percorso misterioso, dove la realtà si confonde con il mistero, il sogno, l’amore, la morte... Una macchina procede lentamente nella famosa Mulholland Drive con a bordo una bruna fatale. La donna non è sola, qualcuno le sta puntando addosso una pistola. Ma il destino è più veloce, dalla direzione opposta, spunta un bolide che travolge la vettura.
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Altro viaggio nella mente contorta e malata di una persona, nel caso specifico una Watts semplicemente straordinaria nel trasmettere allo spettatore gli stessi medesimi stati d'animo e mentali in cui si ritrova. Messa in scena ipnotica alla maniera di Lynch, ma anche criptico alla maniera di Lynch; anzi, in questo senso penso che gli aggettivi solitamente più associati al regista (criptico, emblematico, misterioso, incomprensibile) trovino qui la loro massima espressione e oltre. Prendere o lasciare.
Personalmente non mi è dispiaciuto perchè come detto la protagonista è magistrale e la regia/fotografia è di una suggestione di quelle più uniche che rare; tuttavia dopo i vari "Eraserhead" "Fuoco Cammina con Me" "Cuore Selvaggio" e soprattutto "Strade Perdute" mi risulta davvero difficile scacciare questi sentori di ripetitività e poca originalità. E lo dico anche se, in una specifica scena, mi sono veramente sentito sul punto di morire d'infarto dallo spavento. Momenti impagabili... ma il discorso "mi ha un pò stufato" resta...
Sembra questo film, l'insieme di più film che il regista purtroppo non riesce ad unire insieme, il risultato è un grosso pasticcio NO-SENSE.
La prima parte il film è interessane. La seconda forse per qualche allucinazione di troppo il film cade in basso velocemente.
"Dopo la parentesi del semplice, bellissimo, 'Una storia vera', David Lynch ha di nuovo perduto la strada. Non che 'Mulholland Drive' sia brutto, tutt'altro: ha stile, atmosfera, il gusto dello humour nero e l'impronta dell'autore. Solo che, tornando dalle parti di 'Twin Peaks' e 'Strade perdute', il cineasta fa una nuova variazione - non la sua più riuscita - su un repertorio un po' logoro per l'uso: i mondi comunicanti, lo scambio d'identità, le premonizioni, l'abisso tra la levigata rappresentazione 'all american' della realtà e i vermi immondi che ci brulicano sotto". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 marzo 2002)