ace attorney (2012)

Tra i generi esplorati da Miike figura anche il legal thriller con questa pellicola ispirata ad un videogame. Miike è probabilmente il regista migliore in circolazione quando si tratta di trasporre videogiochi, fumetti, anime e altro e anche qui non manca di infondere quell'anima videoludica che non fa rimpiangere lo spirito dell'opera originale. Le trovate divertenti (molte sono tipiche della comicità giapponese, tipo le persone che "cadono") sono tantissime e non fanno pesare la notevole durata.
Poco da fare, anche quando gira film "giocosi" Miike rimane un grande.

Il videogioco l'ho visto solo una volta ed era una sorta di crossover con il Prof. Leyton, quindi non si può dire che lo conosca granchè. Vero è che l'indubbia estetica da videogioco che permea tutto il film si assembla al carattere manga giapponese: personaggi fuori dalle righe, scene dove c'è un "crollo" collettivo delle persone quando un personaggio afferma una cosa inopportuna, è tipico di tanti manga giapponesi. Miike mescola questi due tipi di estetiche in una pellicola ritmatissima, che come ogni legal thriller che si rispetti (l'altro genere del film) è foriero di continui colpi di scena. Meno eccessi rispetto a Yattaman, comunque sempre divertente e brillante.

Concordo in buona parte con quanto è già stato scritto.

Premio un poco di più perché in generale apprezzo lo stile di Miike e il buon lavoro svolto per quanto riguarda la fedeltà al videogioco (anche se si poteva fare anche di meglio), oltre alla natura "cosplayer" dell'opera (costumi, acconciature ecc.).

Non mi piacciono invece molte altre cose, in particolare la caratterizzazione psicologica dei personaggi (soprattutto il protagonista, ma anche Von Karma).

Ero curioso di vedere questo film dato che non m'era dispiaciuto nemmeno il suo "Like a dragon", dedicato invece alla serie di Yakuza (Goro Majima ..); Ace Attorney mi ha lasciato la stessa impressione: filmetto discreto, molto peggiore rispetto all'opera videoludica ma più che guardabile e decisamente migliore di altre trasposizioni cinematografiche legate ai videogiochi (tutto ciò di hollywoodiano in generale, senza andare a scomodare lo schifo di Uwe Boll).

Adesso mi manca vedere cosa il cinema jappo abbia tirato fuori da uno dei miei manga preferiti, 20th Century Boys ... speriamo in bene.

L'ultima fatica di Miike Takashi è il riadattamento cinematografico di Ace Attorney (in patria Gyakuten Saiban), un fortunato videogioco della Capcom uscito per il Game Boy Advance che ci vede nei panni di un giovane avvocato alle prese con un importante caso. La storia del film segue fedelmente la storia del videogioco ed è molto godibile: già quella del videogioco era elaborata e appassionante e forse nel film risulta ancora migliore, perchè viene spuntata di tutti i fronzoli ridondanti che caratterizzano un po' l'approccio da light novel che tanti videogiochi giapponesi purtroppo hanno. Va detto che comunque ogni tanto si ha la sensazione che la storia non sia molto adatta a un film, e alle volte il seguire tutte le elucubrazioni può stancare, come se si fosse di fronte a una puntata di Detective Conan di circa due ore. Miike inoltre si diverte a giocare con le varie esagerazioni proprie del mezzo video-ludico, ma non si può certamente dire di trovarsi di fronte a una delle migliori opere del grande regista di Osaka. Per carità, la pellicola è godibile e soprattutto chi ha giocato il videogioco apprezzerà varie chicche, ma Miike va oltre il compitino solo in rare occasioni. In alcune scene in verità mostra i muscoli, come quando i protagonisti discutono in penombra se prendere o meno il caso di Edgeworth, con le loro silhouette nere che si stagliano sulla luce esterna. O nell'efficace scena in cui Kotaro torna a casa e trova la moglie morta; o ancora nella scena del discorso di Von Karma, totalmente in contrasto con lo spirito canzonatorio del film. Sono momenti in cui Miike fa vedere sprazzi del suo stile e della sua classe, ma non si può fare a meno di pensare che tali qualità potrebbero essere usate molto meglio che per l'adattamento cinematografico di un videogioco. Divertente, sì, ma pur sempre un filmettino senza grandi pretese.