sorry to bother you (2018)

Staccato prima della fine, mi ha annoiato a morte. Noioso e ripetitivo.

Film che ricorda molto "Scappa-Get out".Dicamo che si puo' considerare la sua versione "comedy",anche se dopo la prima ora e un quarto di film di commedia resta ben piu' poco.Storia che punta i fari sul mondo del lavoro dei dipendenti delle industrie del loro diritto allo sciopero a ad avere una vita dignitosa,dall'altra parte le industrie e gli industriali che sono pronti a tutto pur di ottenere il massimo guadagno.Quello che fanno,in questo film,per arrivare al massimo profitto e' un esperimento aberrante che nella seconda parte,fatta di realta' distopica,deve esser vista com e una metafora del guadagno a tutti i costi.Pero' fino alla "scoperta dell'esperimento da parte del protagonista,ovvero per 75 minuti,il film e' abbastanza piatto er noioso,si riprende,appunto,nella seconda parte,piu' che altro per la stranezza e il grottesco di quello che si vede ,che e' anhe un po' disturbante.

Per i primi 70 minuti si rimane abbastanza delusi, soprattutto se ci si aspetta di vedere una commedia quantomeno simpatica, vista l'ordinarietà e la poca verve che la caratterizza. Addentrandosi nella seconda parte, la trovata equina le conferisce quel qualcosa di più originale, riuscendo a incuriosire e producendo qualche riflessione interessante.
Il cast non se la cava male.

E' una commedia brillante, dalla metafora chiara e semplice, ma dannatamente efficace nella sua rappresentazione. Questo futuro distopico evocato nella storia, non è poi tanto distopico in fondo, bensì reale e tangibile, con un progressivo allargamento della forbice sociale tra pochi ultrastraricchissimi e la massa che non arriva a fine mese, con misere paghe da fame. L'istinto vorace del capitalismo si appropria dell'anima del protagonista, che divora i suoi simili promettendo sogni fasulli nascondendo nuove forme di schiavitù più o meno raffinate. Se Get out puntava l'indice sul problema del razzismo utilizzando il genere horror, le condizioni di lavoro in america è l'obiettivo di questa commedia satirica. Due segnali importanti che mostrano parecchio vigore nella cinematografia statunitense, versante afroamericano. Spike Lee non è certamente più solo a portare avanti le sue battaglie sociali.

"Sorry to Bother You" è un film più complesso di quel che sembra. Boots Riley al suo esordio come regista/sceneggiatore (lui che è fondamentalmente un rapper), porta una ventata d'aria fresca con la sua pellicola dal micro budget di 3 milioni di dollari, soprattutto pensando che è un ibrido che mescola commedia e dramma, aggiungendovi anche elementi distopici e satira sociale (e politica). Non è perfetto, forse a volte un po' confusionario, ma ha delle buonissime intuizioni (c'è anche una citazione di "Pinocchio") e una bella dose di originalità. Fantastica idea "la voce da bianco". Molto bravi tutti gli attori.
Speriamo Boots Riley non si butti in robetta come i film Marvel e simili, che sicuramente minerebbero la sua creatività. Se non si perde, prevedo gran belle cose.