A Roubaix, durante la notte di Natale, il capo della polizia Daoud vaga le strade nel tentativo di riportare ordine. L'esperienza gli ha insegnato a riconoscere chi mente e chi no. Al suo fianco vi è anche Louis, appena uscito dall'accademia di polizia. Goffo e facilmente ingannabile, Louis non riesce ancora a leggere bene le situazioni. Daoud e Louis sono chiamati a confrontarsi con l'omicidio di una vecchia donna, per cui vengono fermate due giovani vicine.
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Questo film di Desplechin ha una sua sottigliezza cinematografica tutt'altro che banale e può non essere ben compreso da un occhio non "allenato": dalla sua città natale Desplechin parte per narrare un agglomerato in completo disfacimento. Tutta la prima parte del film è un racconto corale e collettivo del dilagare della microcriminalità che divora Roubaix. La polizia cerca di star dietro a tutto con a capo l'austero Daoud (un ottimo Roschdy Zem). Da questa coralità cittadina il film devia poi verso un'altra direzione, diventando, di fatto, una sorta di pièce teatrale con cui Desplechin ricostruisce un singolo delitto per raccontarci tutt'altro: non più il macrocosmo criminale cittadino ma il microcosmo psicologico di due donne. E con questo il regista si sofferma, in modo sottile e con una scrittura certosina, sull'analisi delle dinamiche di potere e sulle logiche di manipolazione tra le due donne implicate in tale delitto. Insomma, un film stratificato, quasi metacinematografico, incentrato su un ritmo serrato nella prima parte e sul classicismo di campo, controcampo e primi piani nella seconda. Forse la sua costruzione lo rende una sorta di film che si auto-spezza, che butta via la sua prima parte, in questo senso troppo pensata per introdurre i due personaggi di Daoud e Louis, ma questo di Desplechin è tutto tranne che un semplice polar francese.
Roubaix, città austera e decadente. Figlia di un passato ricco, ma di un presente fatto disagio e crisi. Nella prima parte Il film descrive lo sfondo della città, il quotidiano di un commissariato fatto di piccoli e grandi crimini in cui la figura del commissario Daoud (uno straordinario Roschdy Zem) domina incontrastato per la sua capacità di entrare subito in empatia con le persone. Nella seconda l'indagine per omicidio, raccontata per gradi fra verità e menzogne, rimorsi e colpe. Il crimine viene raccontato destrutturandolo gradualmente con incedere risoluto. La verità dura che emerge in mezzo all'emarginazione ed alla solitudine di case e vicoli popolati da individui che sono al confine. Uno dei migliori polar degli ultimi anni. Da vedere.
Buon noir nelle atmosfere cupe di una città che vive tra atti di violenza e ribellione dove nessuno si conosce più e tutti si odiano. Questo lo sfondo di un omicidio che sembra una semplice formalità per l'ispettore ma che invece dovrà sciogliere il carico di responsabilità tra le ragazze e scoprire veramente com'e' andata . I tre protagonisti bravissimi , la regia buona , forse è un pò la sceneggiatura che risente di una certa stanchezza nella parte centrale dove il rimbalzarsi di accuse risulta un pò troppo lungo e stancante quanto si poteva tranquillamente tagliarne una mezz'ora.
Pro: mi ha soddisfatta. Credo sia uno di quei film da rivedere per godere a pieno e dunque comprendere. Ambiguo il messaggio e la trama, ma/e non rischia di diventare troppo caotico perché fa da bilancia una buona regia e ottimi interpreti. Le chiavi di lettura sono molteplici e questo è il bello del film. Bella l'ambientazione.
Contro: Alcuni personaggi un po' sbiaditi. Il personaggio Detective mi pare un pochetto troppo "eroe" perfettissimo... Ma ci sono altre chiavi di lettura che forse a me sfuggono.