rocky balboa regia di Sylvester Stallone USA 2006
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rocky balboa (2006)

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Titolo Originale: ROCKY BALBOA

RegiaSylvester Stallone

InterpretiSylvester Stallone, Burt Young, Milo Ventimiglia, Geraldine Hughes, Antonio Tarver, James Francis Kelly III, Tony Burton, Talia Shire

Durata: h 1.42
NazionalitàUSA 2006
Genereazione
Al cinema nel Gennaio 2007

•  Altri film di Sylvester Stallone

•  Link al sito di ROCKY BALBOA

Trama del film Rocky balboa

Dopo la morte della moglie Adriana, Rocky vive da solo col figlio e gestisce un piccolo ristorante. Ma qualcosa lo spinge ad infrangere per l'ennesima volta la promessa fatta alla moglie, e ritornare sul ring all'età di 50 anni per un'altra entusiasmante ultima sfida...

Film collegati a ROCKY BALBOA

 •  ROCKY, 1976
 •  ROCKY II, 1979
 •  ROCKY III, 1982
 •  ROCKY IV, 1985
 •  ROCKY V, 1990

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Voto Visitatori:   6,97 / 10 (342 voti)6,97Grafico
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Voti e commenti su Rocky balboa, 342 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Lillyboa  @  27/09/2013 09:18:52
   6 / 10
Premetto di essere una grandissima fan del primo "Rocky" e di aver trovato assai godibili i suoi seguiti - sebbene più trascorresse il tempo, più questi sembravano rivolgersi ad un pubblico selezionato di appassionati e di nostalgici - ma su questo ultimo capitolo non riesco ad essere obiettiva.
Credo che il mio giudizio sia stato compromesso dalla morte del personaggio di Adriana, che male ho digerito, ma non solo.
Dell'atmosfera del primo capitolo, che tanti acclamano, a parte dei flashback, io non ci ho visto granché.
Certamente, è facile commuovere lo spettatore se si fa morire un personaggio amato e si mostra un vedovo che a tappe ripercorre in maniera struggente la sua storia d'amore. Ci sarebbe riuscito qualunque regista.
Eppure, il primo Rocky sapeva essere commovente senza la morte di nessuno.
Bastava farlo parlare con due tartarughe ed un pesce rosso, fargli percorrere la strada con quel suo fare caracollante, come se fosse perennemente su di un ring, far dire ad un pallone gonfiato di portare al giardino zoologico la ragazza che egli amava, per provare una stretta al cuore e percepire la tristezza infinita e la solitudine in cui viveva questo personaggio.
Questo è il vero Rocky: quello col sopracciglio suturato, la canottiera logora, l'appartamento sudicio.
Certo è stato esaltante vederlo correre con la Lamborghini nel quarto capitolo o indossare cappotti firmati nel terzo episodio, ma il vero Rocky è quello con la pubblicità del macello cucita sull'accappatoio, quello che rutta dopo aver ingurgitato cinque uova, quello che controlla la combinazione del lucchetto prendendo un foglietto nascosto nel cappello, quello che si permette di invitare una donna a sedere sul suo divano sgangherato dicendo che "…non è male come divano…".
Di quest'essenza del primo Rocky, a distanza di 30 anni, non c'è niente in questo film.
Era ovvio che non ci sarebbe potuta essere, perché come disse il buon vecchio Mickey nel terzo capitolo "…ti è successa la cosa peggiore che potesse succedere ad un pugile: ti sei civilizzato…".
Ecco perché ho difficoltà ad accostare il sesto capitolo alle atmosfere del primo.
Niente è più come 30 anni prima, né Philadelphia, né lo sguardo di Stallone, né i colori, le inquadrature o il tipo di pellicola.
Il doppiaggio italiano lascia rimpiangere non solo il grande Amendola ma pure Gigi Proietti, che al primo Rocky seppe dare quel tocco in più che nessun altro è riuscito a ripetere.
Io credo, ma è il mio modesto punto di vista e rispetto le opinioni di tutti, che il quinto capitolo era la degna conclusione di questa saga. E' più verosimile che un pugile sia costretto a chiudere la sua carriera per i danni riportati al cervello piuttosto che, sulla soglia dei 60 anni, riesca a reggere 15 round con uno che non ha neanche la metà dei suoi anni.
Tralasciando Rocky e Paulie - di cui non riesco e non posso parlare male – gli altri personaggi mi sono parsi privi di spessore.
Il pugile non ha il carisma di Apollo Creed, né sembra rappresentare una minaccia insormontabile come Ivan Drago.
E quella, poi, sarebbe Marie?
La vera Marie è quella che si intravede nel lavoro stampa del V capitolo, quello che gira in rete sotto il nome di "director's cut", dove lei vive con i barboni e fa la prostituta.
Questa tizia, invece, è una donna qualunque che si sarebbe potuta inserire senza andare a tutti i costi ad attingere a comparse del passato.
La sua presenza è forzata e sembra che stia lì tanto per dare una quota rosa al cast.
A cosa serviva? A far credere allo spettatore che la sua presenza potesse alleviare il dolore per la morte di Adriana? Non sembra affatto riuscirci visto che Rocky pensa alla moglie dall'inizio alla fine della storia e… per fortuna, aggiungerei.
La mia consolazione è che Marie sarà sempre ricordata come la bambina che mandava a "fan****" Rocky, e non come quella che, durante l'ultimo match della sua vita, si sbracciava invano tra la folla.
Tuttavia, devo riconoscere a Stallone il merito di aver trattato con molta delicatezza il loro rapporto, senza metterci niente di sentimentale e di romantico.
Persino quel piccolo bacio a fior di labbra con cui lei lo saluta la sera prima dell'incontro, mentre egli ha tra le mani la fotografia della defunta moglie, sembra voler significare che mai nessun'altra donna potrà far parte della sua vita.
Pensare che Rocky avesse bisogno di una nuova compagna per andare avanti sarebbe banalizzare troppo il personaggio.
La bestia che lui sentiva dentro era altra cosa e, sfogato quel dolore sul ring, credo che sia tornato esattamente a fare la stessa vita di prima.
Il film non è pessimo, per carità, ma neanche un capolavoro o una pellicola esaltante come lo sono stati gli altri seguiti: nessuna scena sarà consegnata alla storia del cinema.
Ha la mia piena sufficienza, volendo essere generosa verso il mio personaggio preferito, ma francamente non sentivo il bisogno di un Rocky vedovo e gestore di un ristorante.

10 risposte al commento
Ultima risposta 02/10/2013 13.48.26
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