pirati dei caraibi: ai confini del mondo (2007)

Concepito insieme al secondo episodio, rispetto ad esso (per cui vedi il mio relativo commento, che anche a questo film sostanzialmente si applica) il terzo (interminabile) episodio ha dalla sua unicamente un merito: quello di essere una storia bene o male con un capo e una coda.
Ho trovato in particolare interessanti le sequenze (collocate nel primo terzo di film) del recupero di Jack Sparrow in una dimensione parallela surreale caratterizzata in modo piuttosto originale.
Tolto questo, il film - pur avendo, come detto, un "capo" e una "coda", affastella una serie di trame (ciascuna delle quali ha al suo centro uno dei personaggi principali, ciascuno con una sua personale motivazione-spinta narrativa) incrociandole fra loro in modi davvero intercambiabili. Infatti si smarrisce presto, assuefatti all'estetica da videogame, il senso e la misura: si smarrisce l'identificazione con qualcuno con cui di preciso parteggiare, e si rimane a galleggiare come tappi di sughero in mezzo ai soliti velieri che riemergono dalle profondità, ai morti che tornano vivi (quasi arbitrariamente), ai più strani eventi che - nella reiterazione del "meraviglioso" - cessano di meravigliare e stancano solamente (vedi la "gigantificazione" di Calipso).

Qui il fantasy si è smarrito: in maniera non poi tanto dissimile da come l'ha fatto smarrire Tim Burton dalle parti di Alice.