nebbia in agosto (2016)

Il racconto di un'altra fra le tante aberrazioni di cui il nazismo ma soprattutto certo popolo tedesco si convinse in quel triste periodo: il deliberato assassinio di bambini giudicati "inferiori" per depurarsi dalle malattie genetiche. I responsabili furono graziati come tantissimi criminali continuarono o furono reintegrati placidamente nei loro ruoli nel dopoguerra. Una macchia incancellabile per tutta la Germania e che tuttora piaga lo stesso popolo tedesco a memoria perenne di ciò che i loro nonni e nonne furono.

L'ennesima efferatezza nazista raccontata in questo film diretto da Kai Wessel.
Una storia crudele nel suo evolversi, caratterizzata da personaggi dall'aspetto e dai modi garbati che invece nascondono una ferocia e una durezza senza limiti.
Il cast è convincente, la regia appare senza incertezze e la storia coinvolge dall'inizio alla fine, nonostante un ritmo non sempre altissimo.

Sulle atrocità della Germania nazista non s'è mai detto abbastanza. Buon film senza picchi di sorta.

Non è proprio un film sull'olocausto degli ebrei, non c'è una razza da sterminare, ma una razza da purificare. La razza ariana secondo le concezioni del terzo reich deve essere liberata dalle sue impurità. Liberata da tutti quegli elementi considerati improduttivi e di conseguenza un peso per lo stato. Malati mentali, malati cronici, individui irrecuperabili. Sotto gli occhi di un bambino passa davanti un orrore che non si mostra mai palesemente disumano, anzi cone metodi "umani". Puoi morire bevendo succo di lampone, come morire di fame mangiando tre volte al giorno. Un orrore che rimane sottotraccia, un contesto che non è un campo di concentramento ma che ne rispetta puntigliosamente la sua logica perversa. Un film di discreta fattura, più interessante per la storia in sé, che per la sua realizzazione, comunque dignitosa.