lussuria - seduzione e tradimento regia di Ang Lee Cina, USA 2007
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lussuria - seduzione e tradimento (2007)

 Trailer Trailer LUSSURIA - SEDUZIONE E TRADIMENTO

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locandina del film LUSSURIA - SEDUZIONE E TRADIMENTO

Titolo Originale: SE JIE

RegiaAng Lee

InterpretiTony Leung Chiu Wai, Joan Chen, Wei Tang, Anupam Kher, Lee-Hom Wang, Chih-ying Chu, Johnson Yuen

Durata: h 2.01
NazionalitàCina, USA 2007
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2008

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Trama del film Lussuria - seduzione e tradimento

Nella Shanghai della seconda guerra mondiale, Wang Chiah-Chih è una giovane donna che si ritrova intrappolata in un gioco pericoloso ed emozionante con un potente personaggio politico, che intesse stretti rapporti con i giapponesi, Mr. Yee.

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Voto Visitatori:   6,89 / 10 (81 voti)6,89Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su Lussuria - seduzione e tradimento, 81 opinioni inserite

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Risa  @  10/09/2012 22:17:46
   5½ / 10
Non è un brutto film, però la durata è veramente eccessiva...

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Ultima risposta 12/09/2012 16.19.54
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asprakina  @  28/05/2009 08:41:58
   6½ / 10
La trama inizialmente mi sembra poco credibile, dei ragazzi che si improvvisano "giustizieri", bho...
Quando però il film si allontana dall'aspetto politico ed entra nell'aspetto intimistico della protagonista allora si rimane più coinvolti.
Mi sembra però assurdo che lei non veda chi ha davanti e resti coinvolta fino...

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Ultima risposta 10/06/2009 09.56.44
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benzo24  @  24/01/2009 12:36:17
   4 / 10
film di stampo classico, anzi più che classico, antico. storia piatta e prevedibile, nel puro stile del regista, che cerca di spruzzare un po di prurito sessuale per far colpo sulla gente. non funziona ne come film di spie, ne come film erotico. una delusione totale.

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Ultima risposta 02/05/2009 19.47.00
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  14/02/2008 23:51:58
   5½ / 10
Oddio non sarò mai un sostenitore del cinema cinese per il suo estetismo esagerato, la sua autoreferenzialitò, il suo pressapochismo nei contenuti che si oppone a una precisione maniacale nella forma.

Ang Lee in versione cinese prende tutti i vizi e i pregi di questa affascinante cinematografia dittatoriale, che controlla tutto talmente tanto da mortificare i contenuti, lasciando ai registi come unico sfogo l''estro formale.

Perchè Lussuria è un film splendido per chi ama il racconto cinematografico nelle sue derive baroccheggianti, nelle sue ricostruzioni superbe e non è un caso che Lee si rifugi nella passionalità più sfrenata, per dare estro, visibilità e forza alla sua pellicola.

Alla fine però, tra tanti doppi sensi, analogie, questo feticismo per il passato, mi porta a dire che la Cina di oggi resta una chimera per noi occidentali e che fin quando ci trovaremo al cospetto di una dittatura tanto repressiva, l''estro creativo e la genialità presente in quella nazione non usciranno mai fuori e questo è un vero peccato.

Lust Caution è un opera monumentale e baroccheggiante, costruita e pesante, a tratti stucchevole.

Può appassionare................a me ha francamente annoiato-

E poi, insomma, dobbiamo fare belle scene di sesso...............E ALLORA NON DIMENTICHIAMOCI CHE ANCHE L''OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE :D !!!!!!!!

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Ultima risposta 17/02/2008 13.59.34
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  02/02/2008 04:43:59
   3 / 10
Non è lussuria .
Nè quella religiosa,nè quella popolare.
Non è assolutamente seduzione.
E' forse tradimento, ma con un titolo così povero non avrebbe attratto al botteghino migliaia di curiosi. Lento,superficiale,lento e superficiale e ancora lento e superficiale. Grande delusione.

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Ultima risposta 14/02/2008 14.32.17
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  27/01/2008 22:26:49
   8 / 10
“Lussuria, Seduzione, Tradimento” è secondo me una finissima indagine psicologica e sentimentale, una rappresentazione molto accurata e suggestiva del contrastro fra interiorità umana (sentimento, appagamento amoroso e sensuale, ricerca della persona con cui sentirsi “completi”) e norme sociali codificate (in questo caso il dovere di ordine politico e ideologico, a cui si è deciso di partecipare e in definitiva sottostare).
Oltre agli stessi temi trattati in Brokeback Mountain, cioè sincerità dei sentimenti e coraggio delle scelte, qui si aggiunge anche il tema del conflitto fra la propria personalità e il ruolo sociale che ognuno deve “recitare” (simile a quello trattato da Lars Von Trier in “Il Grande Capo”). In Brokeback Mountain i temi cardine erano trattati in maniera chiara, netta, lineare, molto potente e coinvolgente; qui si complicano, s’intrecciano fra di loro, interagiscono in maniera dialettica e drammatica nei singoli personaggi. La rappresentazione diventa molto più complessa e difficile da interpretare, ma appare forse più completa e “realistica”, certamente più “scientifica” e spassionata rispetto a Brokeback Mountain.
Per far luce e chiarezza nella matassa inestricabile dell’animo umano, Lee utilizza l’atteggiamento dei grandi romanzieri ottocenteschi: assiste impassibile alle vicende dei protagonisti, presentandoci tutti i loro lati positivi e negativi e inserendoli bene nel loro ambiente familiare e sociale. Per tradurre in termini cinematografici questo atteggiamento stilistico, Lee ha impiegato un ritmo narrativo molto lento e particoleggiato, attento a tutte le sfumature. Per penetrare nell’interiorità dei personaggi (il grande limite della mdp rispetto alla parola scritta), ha usato il metodo classico del primo piano; e lì ogni ripresa è stata attentamente studiata, l’attore diretto in maniera secondo me maniacale e magistrale. Anche il più piccolo movimento dell’angolo della bocca, ogni singolo sguardo, ogni emozione suggerita è voluta e studiata, ma in una maniera da risultare sempre naturale e spontanea (ho trovato veramente poche sbavature a questo riguardo). Il lavoro sugli attori è ciò che mi ha colpito di più di questo film. Si fa in modo che rappresentino in tutto e per tutto il personaggio, che diventino il personaggio, scordandosi di essere l’attore tal de’ tali con il proprio divismo.
La protagonista, espressione del film, è il personaggio di Wang/Mak Tai Tai: una ragazza semplice e modesta, con un grande talento nel “recitare”. Non ha ideologie in testa, l’ambiente sociale modesto da cui proviene, la simpatia per i “deboli”, la porta per istinto a parteggiare per i Resistenti. Per essere “utile”, si trasforma in una dama dell’alta società che deve cercare di legare sentimentalmente a sé un pezzo grosso collaborazionista. A questo scopo ci mette dentro tutto il suo talento e “purtroppo” anche il suo animo. Per sua natura etica è portata a ragionare e ad agire non in base a ideologie o a considerazioni esterne al suo animo, ma solo in base alla spinta che le viene dal suo sentimento interiore (è nel suo animo che si svolge la battaglia più complessa e affascinante del film). Il ruolo che recita finirà per prendere il sopravvento e divenire la propria spontanea identità.


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La figura di Yee introduce il tema politico del film. Per comprenderlo bene bisognerebbe fare finta che Hong Kong sia Venezia, Shangai Milano, il Mah Jong con il Bridge, Yee un alto gerarca fascista, i giapponesi dei nazisti, i resistenti una cellula partigiana. In questa maniera il film avrebbe fatto scandalo e sarebbe passato per un film revisionista. Ang Lee si copre un po’ le spalle rappresentando Hang (il giovane anima dei resistenti) con lo stile dei film patriottici cinesi, per poi smentirlo nei fatti. Hang è fatto passare per un ingenuo idealista, come uno che non capisce niente dell’animo umano con le sue sottigliezze e profondità e soprattutto come l’autore dell’unica scena cruda del film. Anche lui perde l’occasione per fare la scelta decisiva della propria vita, sacrificando la propria felicità all’ideologia. Solo alla fine riesce forse a comprendere tutto e a giustificare la scelta di Hong.
Stranamente alla figura di Yee non viene mai associata nessuna scena macabra, nonostante racconti scene assai truculente. Sembra quasi che raccontando queste scene, ne voglia prendere le distanze e ci tiene quasi a dimostrare a Hong che quello lì non è lui. Insomma Ang Lee cerca di “peggiorare” il personaggio “buono” e di “migliorare” quello “cattivo”.
Si tratta di un film molto complesso, forse troppo, e nonostante l’estrema bravura tecnica non ha l’impatto diretto e emotivamente devastante che ha avuto Brokeback Mountain su molte persone. Troppi agganci si ottengono con la riflessione attiva dello spettatore e non sempre si ha voglia di fare questo “sforzo”. Quindi capisco benissimo chi ha trovato il film lungo, lento, noioso e poco coinvolgente.

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Ultima risposta 02/05/2009 19.55.34
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sweetyy  @  25/01/2008 06:08:20
   5½ / 10
Dopo Brokeback Mountain Ang Lee ritorna con ''Lussuria'' un film ambientato in una Shanghai nel periodo della seconda guerra mondiale.
Il film si rifà molto a Black Book di Verhoeven che secondo me è decisamente migliore a questo... Bravi gli attori su tutto Leung ma non basta, il film perde spessore e inizia ad annoiare già dopo la prima mezz'ora.
Si arriva un pò a fatica verso la fine (tra una scena di sesso e una partita a majhong)

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Ultima risposta 25/01/2008 17.05.24
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  24/01/2008 13:34:33
   6 / 10
Lussuria è un melodramma dalla grandi aspettative, tanto urlate quanto mancate.
Ang Lee preferisce lasciare la Storia sullo sfondo di una vicenda privata, mettendo in luce gli interni - anche in senso di intimità - piuttosto che spingersi nel racconto degli eventi bellici e politici. Ma così facendo finisce per parlare solo della "seduzione", che oggettivamente possiede gli elementi più morbosi e accattivanti dell'intreccio, e per lasciare molto più indefinita la componente relativa al "tradimento", che solo un approfondimento della vicenda storica avrebbe potuto significare in pieno. La "mostruisità" del collaborazionista (Tony Leung) è affidata a poche fugaci parole, mentre sembra quasi casuale e passiva la partecipazione della partigiana (J. Chen) all'attività resistenziale del gruppo studentestesco e, successivamente, dell'organizzazione antigiapponese. Non basta il cinismo finale dell'amante per dare al melodramma quell'aura tragica, di sconfitta, che appartiene sia al privato (della donna) che alla Storia.
Che dire? Film patinato, ma senza anima.

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Ultima risposta 25/01/2008 18.40.31
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Zurlistuta  @  19/01/2008 22:21:18
   4 / 10
Una noia colossale, nn ho mai atteso così tanto l'accendersi delle luci come in questo caso.
Capisco che se vado a vedere un film Cinese sulla resistenza nella seconda guerra mondiale qualche timore lo devo avere, ma quello che ho visto è troppo.
Solo per palati fini a mio avviso

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Ultima risposta 19/01/2008 22.30.22
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  15/01/2008 15:01:49
   6 / 10
Molto bella la prima parte, eccezionale fotografia, ma lo trovo un film troppo sopravvalutato. La seconda parte non dice nulla, ed è stato un grosso errore averlo spacciato come "Un vento che accarezza l'erba" versione orientale. Troppi virtuosismi di macchina poi non fanno certo bene a Lee. Bravi gli attori.

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Ultima risposta 21/01/2008 13.38.35
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Delfina  @  14/01/2008 12:23:45
   7½ / 10
Non fatevi fuorviare dal titolo: la lussuria non è l'elemento portante di questo film, ma solo una piccola parte.
Piuttosto, quello di Ang Lee è un film di spionaggio, una storia melodrammatica con una buona ricostruzione storica dell'epoca, gli anni '40, e accurate scenografie della Hong Kong di quegli anni.
Per certi aspetti la predominanza del personaggio di Mr. Yee mi ha ricordato "Garage Olimpo". Un uomo torturatore, un personaggio estremamente pericoloso, magnificamente interpretato da Tony Leung.

Una lotta corpo a corpo, fra piacere e dominio, fra lui e la protagonista femminile.
Un film sull'imprudenza, sulla debolezza, sul cedimento: ma non del tutto sorprendente, la conclusione della storia si lascia indovinare infatti già prima della fine.

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Ultima risposta 16/01/2008 13.46.12
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dean  @  13/01/2008 15:06:54
   1 / 10
Personalmente l'ho trovato un film davvero terribile!!!angosciante e lentissimo. Ho fatto fatica a rimanere in sala e più volte sono stata tentata di andarmene. Non lo consiglio assolutamente. E per quanto riguarda l'erotismo...beh a me sembrava solo volgarità allo stato puro molto vicino alla pornografia. é la brutta copia di "Black Book"

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Ultima risposta 16/01/2008 18.17.16
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Burdie  @  11/01/2008 08:47:11
   6½ / 10
...effettivamente molto lento, specialmente nella prima parte. La sensualità promessa non esiste proprio; film piatto, più storico che drammatico.

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Ultima risposta 12/01/2008 10.49.11
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  08/01/2008 16:46:47
   7 / 10
Melodramma in perfetto stile anni '40, una sorta di Casablanca d'oggi, ma calato nella Cina occupata dai giapponesi.
Un perfido ma affascinante collaborazionista dell'esercito nipponico irretito dalla giovane - algida e torrida al contempo - partigiana nei panni di una conturbante spia sono i protagonisti, uniti da un rapporto di attrazione e repulsione, fiducia e diffidenza alimentato dalla sete di violenza di lui da un lato, e da una sorta di sindrome di Stoccolma di lei dall'altro.
Patinato come un film di Wong Kar Wai, non ne possiede la profondità emotiva e la tensione passionale che, al regista di Hong Kong, basterebbero a dipingere un eros manifesto senza mostrarlo.
Carico di misteri e sottintesi come un lavoro di Hitchcock, manca della necessaria tensione che fa gridare al capolavoro.
Citazionista e ambizioso, "Lussuria" presenta molti lati positivi ma anche grandi mancanze, narrative e di sceneggiatura, che rendono la scatola di presentazione molto più glamour del contenuto.
Peccato.

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Ultima risposta 25/01/2008 18.49.46
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Crimson  @  07/01/2008 22:35:09
   8½ / 10
Se a sensazione dovessi descrivere lo stile di Ang Lee non di certo lo definirei 'caldo' o 'emozionale', eppure ancora una volta è riuscito a scatenare gli impulsi e le emozioni più incontrollate con un film non esente da difetti ma di grande spessore.
Non è un film che fà dell'azione e della spettacolarizzazione la propria arma (come 'black book' di Verhoeven, che è simile a grandi linee a livello di sceneggiatura).
Il merito rilevante è quello di essere psicologicamente sopraffino, capace di rovesciare continuamente le aspettative dello spettatore circa le mosse dei protagonisti perchè sono essi stessi vittime e artefici della propria ambiguità.
Un'ambiguità morale ancor prima che affettiva.
Impenetrabile Yee, emotiva Wong Chia Chi: fondamentalmente su entrambi permane sempre un'aura di mistero e di incertezza. Due personaggi di grande fascino e carisma, interpretati straordinariamente da Tony Leung e la semisconosciuta Wei Tang.
La guerra appare come un contesto brutale che amplifica e reprime l'orgoglio, soffoca il sentimento, veicola la paura di sè stessi e degli altri. Il sesso come mezzo tramite il quale inconsciamente esercitare il potere di affermare sè stessi e di reprimere questa paura. Quest'ultima non è che la mia sensazione riguardo a come vengono presentate le scene di sesso, sensazione che visivamente ma non concettualmente mi ha riportato alla mente 'l'impero dei sensi' di Oshima.
Alla fine se per un personaggio è il sentimento umano a prevalere sugli ideali (spoiler), per l'altro è l'orgoglio per essere stato 'tradito', o meglio 'fregato', a prevalere sulla riconoscenza di vitale importanza, in un processo forse di disumanizzazione (a che livello? e quanto influisce in ciò la guerra? difficile stabilirlo): ciò che resta è la solitudine, per la prima volta probabilmente resa conscia, nell'ultima straordinaria sequenza.

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Ultima risposta 28/01/2008 14.35.21
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Gianmaria  @  22/12/2007 13:34:54
   8½ / 10
Assolutamente mi sono dimenticato di giudicare questo film a più di 4 mesi dalla sua presentazione."Lussuria"(titolo in italiano) film tratto da un bellissimo libro di Zhang Ailing,è una pellicola diretta film di Ang Lee ed è un film molto classico,lento e molto elegante e chic sopattutto nelle parti più spinte del film.Però 154 minuti sono un po' troppi per un film che ha una storia che non è certamente nuova(Black Book).Prima parte molto complessa da seguire e fredda in alcuni tratti,la seconda parte coinvolge quasi fino alla fine,nonostante parti lente e monotone.Ottima la regia,grandissimi gli attori e fotografia e atmosfera molto suggestiva.Meritato "Leone D'Oro"anche se a Venezia ho visto di meglio(Le Graine et le mulet,Io Non sono qui).

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Ultima risposta 05/01/2008 20.34.18
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  14/09/2007 12:38:55
   7 / 10
ok, vale la pena vederlo, anche perchè non c'è altro.
Ma lo voglilamo dire che la clonazione cinese di cose e persone sta assumendo dimensioni preoccupanti? Tony Leung alias Humphrey Bogart guida il trapasso dalla cinematografia orientale a quella planetaria, probabilmente. Ancora qualche aggiustamento e il cinema sarà assolutamente indistinguibile da un'automobile, disegnata a Detroit, montata a Canton, venduta a Berlino e chiamata magari Sorento, con un voluto errore elementare per intenerire l'acquisto.
Dopo la prima ora di lacrime e mahjong, di cui effettivamente mia nonna era appassionata e non ho mai capito perché, mi sono perso nei cambi di vestito di Joan Chen misti al broncio fisso di Leung e ho pensato, tra il sonno e il delirio, di essere finito in un film di Wong Kar-Wai. Ma le riprese non avevano il glamour estremo di Doyle e il sesso manualisticamente etero poteva anche essere l'impero dei sensi 2.0 ma allora tutto era troppo corto... Del resto anche gli attori cominciano ad avere nomi propri anglosassoni e quando nel film vanno al cinema piangono davanti ai drammoni 50s con Cary Grant con e senza cappello.
Il film si può vedere ma se questo per i sinologi è il meglio del meglio forse bisogna cominciare a guardare altrove, Georgia, Siria, Iran... forse l'asse del male ha qualche - estetica - novità.

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Ultima risposta 08/01/2008 13.29.04
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/09/2007 23:54:13
   7½ / 10
Contestato verdetto della Giuria del Festival per un film che indubbiamente non ha abbastanza elementi evolutivi per meritare il Leone d'Oro: ma per quanto "prodotto di esportazione" che di Cinese conserva solo la storia e i (bravissimi) interpreti - un Leung sempre più glamour - resta un superbo melodramma che ruota attorno all'elemento del "doppio" delle identità celate e dell'ambiguità. Lo sceneggiatore è lo stesso di Brokeback Mountain e si vede. Ang Lee sarà ipertrofico e stereotipato (melodramma in sottofondo compreso) ma conosce bene il modo di coinvolgere lo spettatore. Formalmente ineccepibile, il film si può amare o detestare, ma rimangono impresse alcune straordinarie sequenze, come il macabro assassinio di un collaborazionista. Il finale, poi, mette i brividi.
Insolito e gratuito, forse, ma intrigante il trait d'union tra cinema classico (una via di mezzo tra Notorius e il Black Book di Verhoeven) e un torrido, frustante, eros.

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Ultima risposta 12/09/2007 08.55.26
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