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La nuova fatica di Pupi Avati mi ha lasciato a fine visione un senso di incompiutezza,la pellicola infatti pur avendo delle grosse potenzialita’ non riesce ad esprimerle completamente,nonostante risulti comunque un prodotto che intrattiene in maniera piacevole. Il regista ci propone una disamina del valore della famiglia piuttosto pessimista,anche se poi apre spiragli ottimistici durante lo svolgimento del film,per poi chiudere con un finale agro-dolce. Non mancano svariati attacchi al mondo della televisione e a quello del cinema attuale,aleggia su tutto il film un senso di nostalgia gia’ percepibile negli ultimi lavori del regista, che qui attraverso il personaggio di Sandro Lanza ,un divertente Abatantuono, vengono esplicitati attraverso il ricordo di alcuni importanti registi italiani dei tempi andati. Il film pero’ non sembra possedere la giusta cattiveria per andare fino in fondo,forse perché si tratta solo di una commedia sentimentale come recita in apertura il sottotitolo del film,forse perché Avati non voleva realizzare un lavoro apertamente polemico,peccato perché il risultato conseguente non è certo dei piu’ memorabili. Anche le tre protagoniste sono piuttosto inconsistenti come personaggi,mentre appare poco convincente la recitazione sopra le righe di Francesca Neri. Ideale per una visione leggera,quasi un prodotto di transizione verso il suo prossimo lavoro che dovrebbe segnare il ritorno al genere thriller/horror da parte dell’autore bolognese.