la casa di jack regia di Lars Von Trier Danimarca, Francia, Germania, Svezia 2018
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la casa di jack (2018)

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locandina del film LA CASA DI JACK

Titolo Originale: THE HOUSE THAT JACK BUILT

RegiaLars Von Trier

InterpretiMatt Dillon, Bruno Ganz, Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan, Sofie Gråbø

Durata: h 2.32
NazionalitàDanimarca, Francia, Germania, Svezia 2018
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2019

•  Altri film di Lars Von Trier

Trama del film La casa di jack

Stati Uniti, 1970. Jack è un ingegnere psicopatico con tendenze ossessivo-compulsive. Dopo aver ammazzato una donna che gli aveva chiesto soccorso per strada, si convince di dover continuare a uccidere per raggiungere la perfezione. Ogni suo omicidio deve essere un'opera d'arte, sempre più complessa e ingegnosa. Inizia così una partita a scacchi con la polizia, lunga dodici anni, condotta dal più astuto e spietato omicida seriale.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (64 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su La casa di jack, 64 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento bleck  @  12/01/2024 06:52:08
   8 / 10
Come fare un film di altissima qualità, con contenuti anche di un certo livello, senza correre il rischio di incappare in pesanti mattoni impregnati di noia. Violento, schizoide e con un delizioso finale onirico

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  10/01/2024 18:42:05
   7½ / 10
Un film libero, anarchico e folle (e già il fatto che un ingegnere voglia fare l'architetto è sinonimo di pazzia). Attraverso Jack e la più efferata violenza Lars von Trier espone la sua filosofia quasi si stesse confessando al suo psicologo, nella maniera tronfia e piena di sè tipica del regista ma anche così scioccante da imprimersi a forza nello spettatore, che difficilmente si toglierà dalla testa certe sequenze o immagini (ovviamente il terzo "incidente" da questo punto di vista è di quelli che dopo averlo visto te lo sogni la notte). L'ultima mezz'ora poi è pura follia artistico-onirica, con il bravo Matt Dillon nella parte di un Dante Alighieri che sicuramente non troverà né Beatrice né il Paradiso.

narko80  @  22/10/2023 15:43:03
   5 / 10
Di Trier passo solo Dogville e le onde del destino.
Questo poteva essere un buon film ma la presunzione del regista nell'immedesimarsi in un
Killer lo rende inverosimile.
PS: in questo forum ci deve essere qualcuno per cui Trier è intoccabile, infatti tutti i suoi film hanno voti altissimi perché deduco vengono tolti molti voti bassi come quello che diedi a Melancholia (2), il peggior film suo che abbia visto.

vax87!!  @  09/03/2023 18:19:50
   9 / 10
Non dirò altro, ci sarebbe troppo da dire, voglio solo dire che personalmente l'ho trovato FANTASTICO.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  03/01/2023 01:49:09
   7½ / 10
Buonissimo film del regista danese Von Trier, era da un po' che volevo vederlo ma per un motivo o per l'altro non c'ero mai riuscito.
La Casa di Jack è un pugno allo stomaco, la violenza mostrata è iperrealistica.
Come ogni prodotto del cineasta danese, il film suscita, irrinunciabilmente, controversie e pareri distinti: chi inneggiando al capolavoro, chi all'auto-referenza ed il solo gusto del macabro.
Le immagini seguono un ritmo concordante ed avverso, in piena mimesi e contraddizione con l'uso, quasi esclusivo della camera a mano. Colmo di ellissi temporali, ad anticipare l'azione successiva, e riavvolgimenti al reverse, quasi pedissequi, degli eventi appena successi.
Il controllo della fotografia è pressoché perfetto, tutto focalizzato a creare un'estetica singolare, fatta di materiale onirico ed immagini iconoclastiche, insieme a momenti di estrema visceralità e crudezza.
Colori tenui pastello per dipingere a contrasto scene orripilanti nella prima parte, mentre, nella seconda, colori vividi forti come il rosso carminio per scene visionarie, il fiume degli inferi e il sangue dei dannati.
Dillon sfodera una prestazione da grandissimi livelli, nei panni di Jack convince assai. Nel cast hanno una parte molto importante anche Uma Thurman e specialmente Ganz nei panni di Virgilio, questa sarà la sua ultima apparizione cinematografica.
Un prodotto difficile, controverso e non esente da critiche, profondamente autoriale nel momento in cui tutto l'universo concepito dall'autore si mostra sul palco luminoso del grande schermo, vomitando l'immagine cruda, e partorita senza compromessi, noncurante della sensibilità del pubblico ma speranzosa possa, quest'ultimo, apprezzarla nella sua interezza.

Beefheart  @  24/12/2022 12:11:12
   7 / 10
Penso che Lars Von Trier abbia fatto di meglio. Non che sia un brutto film, la sua firma c'è tutta, ma purtroppo si perde un po nel blamblanare, con qualche divagazione etico-religios-filosofica di troppo, sia verbale che visiva. Avrebbe dovuto rimanere un po più scarno, meno barocco. Tanto per rimanere fedele al suo mainfesto.
Va bene la metafora del costruire e distruggere, della ricerca della perezione; va bene la stridente comicità surrealista e va bene anche la "catabasi" dantesca, ma i volti di Dillon e Ganz, le luci smorte e la macchina a mano, secondo me, meritavano più pragmatismo e meno estro.
Detto questo, se vi piace l'autore, è un film da vedere.

Gualty  @  07/09/2022 21:47:46
   10 / 10
Mi riservo di recensirlo quando avrò il coraggio di riguardarlo.

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/01/2023 13.27.50
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  12/02/2022 21:28:29
   7½ / 10
Allora, questo è sicuramente un bellissimo film, molto molto personale e sicuramente di impatto - uno di quelli che non ti dimentichi più e che segnano un po' un'epoca. E poi redime Matt Dillon, la cui carriera era partita bene e poi si era un po' persa. Però purtroppo io proprio non so fatto per l'estetica di Von Trier, che non riesce proprio a piacermi al di là dei freddi aspetti tecnici, filosofici e concettuali. Problema ovviamente mio, ma che ci posso fare?

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  12/02/2022 20:10:02
   8½ / 10
Grandissimo film di Von Trier, a mio parere, che riesce sotto tutti i punti di vista. Il ritmo non sarà forse velocissimo, ma del resto non si propone nemmeno di esserlo. Ottime interpretazioni da parte degli attori e personaggi caratterizzati nella maniera giusta, benissimo la regia, la sceneggiatura, i dialoghi e il montaggio, per poi arrivare all'apoteosi del finale, secondo me davvero efficace.

pak7  @  11/02/2022 20:08:14
   8 / 10
Di Von Trier avevo iniziato a vedere Dogville anni fa, abbandonando dopo poco.
La Casa di Jack è un esperimento riuscito: quante pellicole di questo genere sono state letteralmente viste dall'occhio dell'assassino? Nessun indagine, nessun poliziotto se non solamente di contorno. I trip mentali sono assolutamente la chicca, la perfezione di una mente compulsiva come quella di Jack. Cosa non ho gradito ? Forse il finale, un pò troppo particolare.

Buba Smith  @  19/04/2021 01:04:36
   4 / 10
L'ho trovato pessimo.

Ok Dillon sicuramente meritevole.

Però pesantissimi poi i trip mentali che si fa, quando iniziano a partire le allucinazioni.

Sconsigliato in generale, tanto più per chi non regge le scene di massacri ben inquadrati.

DarkRareMirko  @  13/03/2021 20:30:34
   8½ / 10
Von Trier al mille per mille, con dialoghi fiume, solite tematiche, attori notevoli e 150 minuti scorrevoli.

Certi momenti alla Buttgereit (il picnic con i morti), altri di puro body horror (i tizi legati vicini gli uni agli altri per poter esser sparati all'interno del congelatore, uno dei momenti più terribili), altri ancora riservati al filosoffeggiare più scatenato.


Dillon notevole; Von Trier nel bene e nel male, molto criticabile ma senz'altro denso, significativo.

Burdie  @  15/11/2020 00:15:07
   5½ / 10
...inutilmente crudo e frammentato

pernice89  @  31/05/2020 22:29:06
   8 / 10
Non è un film facile da guardare, come ogni film di Von Triers che si rispetti. Questo in particolare inoltre può essere definito "disturbante", ma assolutamente unico. Incredibile come venga analizzata la totale mancanza di empatia del protagonista, in cui io regista ha voluto esprimere un aspetto di sé stesso.
Complimenti a Matt Dillon per aver reso così bene un personaggio così difficile.

Signor Wolf  @  26/05/2020 16:47:56
   9 / 10
Un film che è quasi autobiografico, insomma Jack per fare dei begli omicidi, brutalizza le proprie vittime quasi accondiscendenti è come Lars Von Trier che per fare bei film sciocca il suo pubblico che volontariamente cerca di farsi scioccare/stupire da Lars. Sia Jack che Lars ricercano meticolosamente l'arte attraverso la violenza e il cinismo, entrambi dopo una fase attiva, hanno una fase più riflessiva, il montaggio per Lars, la cella frigorifera per Jack. Chiaramente questo film parla del regista stesso, infatti quasi nessuno degli psicopatici/narcisisisti/macchiavellici (triade oscura) finisce serial killer come Jack, quasi tutti fanno lavori normali, molti nella finanza, qualcuno nel cinema, come Lars.

davmus  @  03/05/2020 15:45:19
   6½ / 10
Da vedere, ma non certo capolavoro...

polbot  @  20/04/2020 00:09:51
   8 / 10
A mio parere lvt con questo film torna in pista dopo sciocche esagerazioni come Antichrist.. Film non facile da affrontare per la violenza terribilmente realistica che mostra, ma risulta organico e con un finale di classe. Certo, il nichilismo di lvt è disturbante, come lui del resto vuole..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  10/04/2020 14:19:19
   7 / 10
In perfetto stile Von Trier, quindi consigliato solo ai fan del regista: è un thriller duro ma lascia molto spazio alle riflessioni filosofiche e artistiche, che io personalmente ho trovato interessanti. Von Trier come al solito si riserva molta libertà di espressione e costruisce un finale dantesco a cui io non riesco dare una precisa collocazione, un po' di ridondanza quindi in questo thriller, anche se non è necessariamente un difetto. Il film è lungo ma si arriva tranquillamente alla fine, quindi ne risulta un buon film ma non tra i migliori del regista danese. Penso che lo rivedrò.

alex94  @  11/03/2020 22:52:32
   8½ / 10
Filmone di Von Trier, che in questo caso porta sullo schermo la storia di un serial killer infarcendola di riflessioni filosofiche ed esistenziali e divagando su numerosi argomenti, fino ad arrivare ad un finale che è arte allo stato puro...
Un film assolutamente folle ma che riesce a funzionare bene e senza intoppi per tutta la sua durata (circa due ore e mezza), tecnicamente eccelso e con un cast di prim'ordine nel quale ovviamente spicca un immenso Matt Dillon.
Von Trier non mi ha deluso neanche questa volta, a mio avviso una pellicola da vedere assolutamente.

marcogiannelli  @  11/03/2020 12:47:33
   9 / 10
Oh, io sono un ingegnere. E forse molti di noi diventerebbero serial killer di soli architetti. Chiuso incipit simpatico/inquietante.
Che Von Trier sia un pazzo non ci sono dubbi. Per questo infatti divide tantissimo. Ma che sia capace di parlare di sè e del suo cinema metaforicamente utilizzando un film, beh, questo lo devono ammettere tutti. Ogni "incidente" rappresenta una fase della sua esperienza cinematografica. E ogni momento ha un significato. E tutta la crudezza che lui usa nel cinema per creare un opera artistica, lo stesso fa Jack con i suoi omicidi.
Lars nella sua discesa agli inferi si cita (addirittura fa vedere dei frame di scene dei suoi film), si compiace, gode del suo egocentrismo. Mette in comparazione efferati delitti con opere d'arte riconosciute da tutti.
Abbiamo il primo omicidio (che secondo me non è il primo che vediamo, ma il primo in assoluto), un omicidio in cui Jack non è ancora un killer, si tira indietro quanto più possibile ma poi esplode con una furia repressa. Quello dovrebbe rappresentare gli esordi di Von Trier e la Thurman, la critica che esaspera il serial killer/regista.
Gli omicidi successivi sono premeditati, hanno una ricerca estetica addirittura in un gesto così crudele. Jack si diverte a torturare cerebralmente le proprie vittime, le fa soffrire prima di darle l'estrema unzione. E sono momenti terribili anche per lo spettatore, più che per la crudezza delle scene, soffriamo nell'immedesimarci nella vittima.
Nel secondo vediamo quel suo disturbo nel voler cercare la perfezione così come Jack cerca la pulizia dei luoghi, anche oltre la logica. E lui affronta comunque tutto con un'ironia devastante, specie davanti al poliziotto.
Nel terzo e nel quarto omicidio distrugge i concetti di famiglia e di amore. A modo suo, con le scene e le trovate più "geniali" e allo stesso tempo malate. Ho visto la versione non censurata e si fa fatica in alcuni momenti.
Jack ha un **** incredibile nel non essere scoperto e non è un errore di sceneggiatura, lo fa notare, quasi come a dire che al mondo si è soli e i cattivi sono solo agevolati, nessuno verrà ad aiutarti. Su questo scherza alla grande, lasciando quel tono di amarezza che fa pensare.
Il finale è estremamente leggibile, come il film. Von Trier si punisce di fronte a un Virgilio che gli fa vedere l'alternativa che ha evitato bellamente (i Campi Elisi, l'armonia) per tuffarsi nell'inferno. Virgilio che ci accompagna al commento di tutto il film, per tutto il film. Anche lui è la critica che discute con Lars delle sue opere. Ed è l'ultima interpretazione di Bruno Ganz.
Ho esagerato con voli pindarici nel parlare del significato ma Von Trier è anche regia. Composizione delle immagini oltre ogni livello umano, un montaggio che dà un ritmo calzante, macchina a spalla e riprese geniali alla ricerca dell'estetismo.
Una sceneggiatura che rappresenta una vita, che si spezzetta e si unisce.
Bravissimo Matt Dillon nel ruolo della vita.
Lars voleva disturbare, ancora. Ce l'hai fatta figlio di buona donna.

markos  @  09/03/2020 20:15:22
   7 / 10
Lars Von Trier è un regista particolare. Film crudo e violento. Forse un po' lungo.

Jokerizzo  @  18/02/2020 19:18:06
   8 / 10
Film sottovalutato... da recuperare, se non l'avete ancora visto...fatelo.
Agghiacciante.

Filman  @  07/02/2020 20:58:32
   8 / 10
Non è una novità vedere Lars Von Trier parlare di sé, parlare del suo modo nichilista ma egocentrico di vedere il mondo attraverso i film e quindi attraverso sé stesso nell'atto di far film. Non è originale vedere la rudezza e la difettosità della sua regia povera, vanitosa nella ricerca di un quadro perfetto al di là dell'obbiettivo e arrogante nello svanire dando spazio a barocchismi vari e quindi dimostrando che la sua presenza non è dovuta all'assenza di capacità estetiche. Ma nonostante tutto i pezzi che compongono questo puzzle non geometrico sono assolutamente originali e gli episodi narrati sembrano essere frutto più dell'inconscio che di uno studio a tavolino, come dimostra la completa assenza di stereotipi e schemini preimpostati. Se l'obbiettivo del regista era fare parallelismi tra lui e il protagonista e tra l'opera d'arte dei due, sbaglia completamente: THE HOUSE THAT JACK BUILT è folgorante aldilà di certe velleità, certi feticismi e certe auto-citazioni, ed è invece folgorante per il prodotto che l'anarchia di un violento spirito artistico può creare, nonostante un linguaggio non nuovo.

frank193  @  08/01/2020 12:25:47
   3 / 10
Inverosimile al 100%
Lunghissimo
Pallosissimo!!
Praticamente...una ****** pazzesca.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  07/11/2019 14:30:36
   6½ / 10
Un polpettone esagerato, non il migliore di Von Trier. Con alle spalle una sceneggiatura dal gran potenziale risulta purtroppo inconcludente.

DankoCardi  @  21/10/2019 23:02:25
   7 / 10
Il film non deve essere un thriller quindi si perdona a Von Trier l'eccessiva lunghezza, i tempi dilatati e la considerevole verbosità...ma fino ad un certo punto. Se cerchiamo l'originalità anche qui c'è poco di nuovo visto che la cronaca ed il taglio documentaristico circa i serial killer si era già visto in pellicole come "Il cameraman e l'assassino". Notevole comunque la maniacalità (è proprio il caso di dirlo) per i particolari: la psiche dell'assassino ci viene mostrata attraverso il minuzioso espletamento dei suoi riti e delle sue manie. E così ci addentriamo in digressioni sull'architettura, la musica (Glenn Gould), l'arte, la caccia e perfino i vini; non a caso è come un fiume che scorre il lungo dialogo tra il protagonista ed il suo misterioso interlocutore circa l'identità del quale a metà film viene dato un prezioso indizio. Von Trier quando affronta le scene violente che giocoforza la storia richiede, vorrebbe shockare e ci riesce pure...ma ormai, ahinoi, siamo arrivati ad un'epoca in cui, cinematograficamente parlando, sulla violenza è stato mostrato più o meno tutto quindi la prima parte del film entusiasma meno di quello che ci si aspetta...e per me siamo sul 6 e mezzo! Ma si arriva alla parte finale, quando la storia subisce un inaspettato cambio di registro e Von Trier, divertendosi un mondo, sovverte le regole e ci regala una splendida e visionaria sequenza onirica e surreale dove il (non posso dirlo altrimenti spoilero) viene rappresentato in maniera tanto artistica ed iconica quanto convincente. Il tutto innalza il voto di mezzo punto. Scena da ricordare quella in cui Jack finalmente riesce a costruire la sua casa. Simpatiche anche le canzoni usate come colonna sonora; Fame di David Bowie e Hit The Road Jack di Ray Charles. Impeccabile tutto il cast. A conti fatti un bel film...ma non un capolavoro assoluto!

Budojo Jocan  @  09/10/2019 18:16:33
   8 / 10
Ma cosa succede, Von Trier che fa un bel film? Incredibile.
Film per me quasi capolavoro, temevo fosse lento e noioso e forse un po' lo è, ma la discesa nella follia a cui si assiste non può non prenderti, come gli spezzoni di Gould che suona Bach… cose che rigirano nella mente per giorni (almeno nella mia).

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  21/08/2019 17:19:20
   8 / 10
Una lunga ed estenuante discesa all'inferno. Un'opera potente e visivamente deliziosa firmata Lars Von Trier.

Wilding  @  20/08/2019 11:53:18
   4 / 10
Una cascata di allegorie e simboli che appesantiscono e rovinano una pellicola che poteva essere ben più interessante e digeribile.

Konflagrator  @  05/08/2019 11:18:51
   9 / 10
È un'esperienza visionaria, ti cala nella testa caotica del colto ed educato psicopatico della porta accanto con tutto quello che ciò comporta: conoscere i suoi pensieri, il suo dialogo interiore, la sua sconfinata cultura, le sue paure, i suoi orribili ricordi, i suoi irrazionali obiettivi. Il bello è che il film fa tutto questo alternando nella narrazione i delitti e i ricordi del killer con foto e spezzoni documentaristici di repertorio riguardanti storia, arte, architettura ecc, proprio per dimostrare quanto possano coesistere nello stesso individuo intellettualità e forte deviazione mentale, e credo sia questo l'orrore concettuale del film (ovviamente non mancano le scene cruente, affatto). Il finale è l'apice irrazionale della suddetta esperienza visionaria, incredibile. A mio parere è il film decisamente più originale tra quelli che meglio rappresentano la psicopatologia criminale, non si può chiedere più di questo a film artistici che vogliono fotografare una mente deviata.

zerimor  @  21/07/2019 19:47:58
   9 / 10
Un pugno nello stomaco. Non trovo altri termini, cercando di non essere prolisso, per descrivere in un concetto questa pellicola.
A dir poco meraviglioso il finale. Puro genio.

ciucio  @  24/06/2019 23:14:07
   4 / 10
io e questo regista siamo agli antipodi, non riesco proprio ad apprezzare il suo stile. Una palla colossale !!!!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  19/06/2019 11:42:03
   8 / 10
Lars Von Trier sempre disturbante dirige un film prolisso, ma che ti incolla allo schermo.
Violento, agghiacciante e allucinato.
Ottima prova di Dillon.
20 minuti finali di pura arte, un piacere per gli occhi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  15/06/2019 19:04:43
   10 / 10
Grandissimo Von Trier , non si smentisce mai ,pazzo e visionario,cinico e appassionante ,tiene incollati per più di due ore senza mai calare la tensione ,anzi
Questo film non è semplice cinema , lui come Lynch e pochissimi altri fa vivere una vera e propria esperienza diretta con gli attori creando sentimenti viscerali e profondi .
Sicuramente il più violento e disturbante che abbia visto da anni a questa parte ,
grandissimo Dillon, pazzo ma razionale , benissimo anche tutte le figure femminili, vittime sacrificali del delirio.
Difficile che mi sbilanci tanto con un voto del genere ma questo per me vale un 10

SANDROO  @  12/06/2019 22:57:09
   6 / 10
TheLegend  @  06/06/2019 02:12:10
   7½ / 10
Lars in tutta la sua pazzia.

suzuki71  @  02/06/2019 18:41:06
   8 / 10
Pensatela come volete, disturbante autoreferanziale criptico ironico spiazzante: è tutto questo con l'aggiunta dell'epilogo che è pura visionaria splendente goduria.

Invia una mail all'autore del commento bart1982  @  25/05/2019 23:59:36
   7 / 10
Poteva essere il "solito" film su un serial killer ma è qualcosa di più.
E' un film molto psicologico che entra nella testa dell'assassino e prova a mettere in luce le motivazioni che lo portano a commettere crimini orrendi.

Ha tanti punti a suo favore per portarlo ad essere un CULT

Niko.g  @  09/05/2019 14:38:41
   8 / 10
Dante Alighieri si sarà rivoltato nella tomba nel vedersi catapultato dalla tela di Delacroix al telo dove Lars von Trier lo proietta in versione Jack lo squartatore. Certo niente a che vedere con il povero Leonardo da Vinci, che a furia di rigirarsi nella bara per l'ennesima caricatura della sua Gioconda è diventato un birillo.
Tornando al simpatico e ottimista regista danese, non si può dire che egli non sia uno dei più grandi cineasti del nostro pianeta e lo dimostra anche questa volta offrendo, con l'ausilio di un magistrale Matt Dillon, una rappresentazione cruda, spietata e suggestiva di una mente malata, per poi virare come solo lui sa fare verso territori inesplorati tutti da plasmare, saturando i colori e le immagini con coraggioso e raro piglio artistico.
Va detto che il film è tutt'altro che digeribile e non basterebbero i 90 gradi delle gocce imperiali per porvi rimedio. Se ciò può sembrare un modo per fare del facile umorismo, si tenga conto che stiamo parlando di un film che nella versione censurata è stato vietato ai minori di 18 anni. Questo dovrebbe rendere meglio l'idea.

AMERICANFREE  @  06/05/2019 19:10:15
   8½ / 10
Film molto disturbante e violento, recitato e diretto in maniera magistrale. Mi ha tenuto incollato allo schermo nonostante la lunga durata, consigliato per gli amanti del genere.

topsecret  @  30/04/2019 19:48:16
   6 / 10
Il racconto dei 5 "incidenti" è piuttosto cinico, crudo e violento quanto basta (nonostante la censura) e se Von Trier si fosse limitato a questo ne sarebbe venuto fuori un prodotto discreto per quelli che sono i parametri di un buon thriller sanguinolento. Purtroppo c'è da considerare anche la parte "artistica", troppo prolissa, estraniante e, a tratti, piuttosto compiaciuta che dovrebbe cesellare il ritratto psicologico del protagonista e dei suoi pensieri, ma finisce con l'essere verboso, lento e, in molte occasioni, snervante.
Buona comunque la prova di Dillon.

7219415  @  02/04/2019 11:33:35
   8 / 10
Che stile Lars. Non sono un appassionato ma questo film mi è davvero piaciuto tantissimo. Bellissima la scena sui lampioni e sulle ombre.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  21/03/2019 23:59:53
   7½ / 10
Nell'ultimo periodo della sua carriera, diciamo da "Antichrist" in poi, Lars Von Trier è sembrato andare alla ricerca di scene forti, per dare scandalo, in modo da farsi censurare in tutti i modi possibili, quindi far parlare di se.
Se nel caso di "Antichrist" alcune scene di violenza erano pero' fine a se stesse in questo "la casa di Jack" c'è un disordine morale che le giustifica. E certamente non è da vietare ai minorenni per la violenza mostrata ma per la crudelta' con cui queste scene prendono forma.
Von Trier non è certo il primo che ci parla di un serial killer pazzoide e ossessionato da qualcosa, ma lo fa con il suo inconfondibile stile e con una sceneggiatura spiazzante...e questo era scontato.
La fanno da padrona i dialoghi tra il protagonista e questa sorta di Virgilio che accompagnati da immagini storiche o disegni affrontano svariati temi inserendo aneddoti estremamente interessanti.
Il tocco del genio sta ovviamente anche nel finale, degno di un autore come lui.
Un film che malgrado la sua durata rivedrei con piacere perche il male, da sempre, affascina l'uomo, e a volte sembra proprio avere un "aiuto" anche dall'alto...
Una curiosita', questo è l'ultimo lavoro di Bruno Ganz, famoso soprattutto per essere stato l'angelo di Wenders in "Il cielo sopra Berlino", curioso come chiuda la carriera proprio scendendo all'inferno...

Jumpy  @  18/03/2019 09:55:54
   7½ / 10
L'ho trovato eccessivamente lungo, le 2 e mezza mi son pesate un po' anche se non perde mai il ritmo.
Alcune scene sono agghiaccianti, da togliere il sonno, l'impatto visivo è superbo, sopratutto nei passaggi finali...

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Tra simbolismi e allegorie ho dato la mia personale interpretazione...

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6 risposte al commento
Ultima risposta 19/03/2019 20.08.29
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Oskarsson88  @  14/03/2019 19:12:52
   8 / 10
Bello, mi è piaciuto parecchio, inquadrature in stile dogma, molti passaggi di primo piano da una persona all'altra, e Lars è tutto pazzo. Comunque stiloso!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  13/03/2019 23:54:55
   9 / 10
Eppure LarsVon Trier ce la mette tutta per farmi odiare il suo cinema: telecamere a mano, colonne sonore ossessive, lungaggini estenuanti eppure alla fine della visione di un suo film sei consapevole di aver vissuto un'esperienza cinematografica.
La casa di Jack, in realtà è un'opera volutamente disturbante, grottesca, irritante per alcune forzature della sceneggiatura, tutto concentrato nel cercare di provocare lo spettatore.
Non si risparmiano nemmeno i bambini, uccisi brutalmente e nemmeno lo scempio dei loro cadaveri. Lo immagino Von Trier sorridere mentre mette in scena il suo lato oscuro senza filtri, lo immagino sorridere mentre mettendo a nudo se stesso in realtà mette a nudo i suoi spettatori.

E mentre pensi che "La casa di Jack" sia un "Ninphomaniac"della violenza, ti ritrovi i 15 minuti finali di una tale bellezza estetica e narrativa da lasciare a bocca aperta chiunque abbia familiarità con l'estetica cinematografica.
Un grande film, non per tutti come solo Lars Von Trier sa essere.

horror83  @  10/03/2019 16:47:07
   5½ / 10
Che mattone! avevo alte aspettative per questo film ma mi ha abbastanza delusa. Prima di tutto ha un ritmo troppo lento e dura 2 ore e mezza, un accoppiata micidiale! Poi la storia non è male ma non mi ha entusiasmata. Qualche scena è stata creata bene, ma non basta a salvare il film!!! Di questo regista mi è piaciuto di più Antichrist!

Manticora  @  08/03/2019 18:35:17
   8½ / 10
Probabilmente assieme ad Antichrist e Dancer in the dark rappresenta il trittico migliore della cinematografia di LVT. Lo stile Dogma che si concentra in questo caso sulla vita di un serial killer che conversa con Virgilio

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un Virgilio che rappresenta l'ultima interpretazione di un Bruno Ganz perfetto, mentre Jack è interpretato da un Matt Dillon in formissima, che riesce a far dimenticare in parte il fatto che sia un serial killer affetto da sindrome maniaca-compulsiva. Le vittime poi, rappresentano una metafora, la prima, una Uma Thurman svampita, ironica ma soprattutto insopportabile

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il secondo incidente invece è premeditato, con Jack che si finge prima poliziotto e poi assicuratore, qui devo dire che dopo l'omicidio la situazione assume contorni grotteschi, con Jack che nel pieno dell'ossessione crede di avere lasciato tracce di sangue della vittima e torna in casa a pulire per quattro volte

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Jack comincia ad accumulare i corpi delle vittime in una cella frigorifera abbandonata, che diventerà un vero e deposito di cadaveri, spesso deturpati o in putrefazione, gli omicidi si susseguono, ogni volta è una metafora diversa dalla precedente, il film stesso è una metafora, in parte ispirata a Jack the ripper, un ingegnere che vuole diventare architetto, ma nel costruire la sua casa, non è mai soddisfatto del risultato, ed ogni volta la fà demolire. Ogni volta Jack avvicina le sue vittime con una vita fittizia diversa che usa per conquistarne la fiducia, per poi stancandosi del rapporto arrivare a distruggere quello che rappresenta. Infine e l'apparizione di Virgilio che traghetta Jack

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Vestito con una vestaglia rossa Jack attraversa l'ade, in un susseguirsi di ambienti fantastici, fino al tentativo di raggiungere un altra via perchè la via è interrotta ma il tentativo

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"nel mezzo del cammin della nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura, che la diritta via era smarrita" D. A.

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Macs  @  08/03/2019 13:10:07
   7½ / 10
Film totalmente fuori di testa che fonde un fortissimo intento simbolico con la metafora della violenza "artistica": Jack in fondo non è altro che un artista (architetto) mancato, un ingegnere freddo e incapace di amare che vorrebbe essere quello che la natura non gli ha consentito. Questa lacerazione interiore è alla base della sua assoluta, metafisica, e orgogliosissima "devianza". E per realizzare l'obiettivo impossibile (arte / amore), Jack sublima la propria psicosi attraverso la resa "artistica" dell'omicidio. Il personaggio di Jack è approfondito e rappresentato in modo geniale: accompagnati per mano da un Bruno Ganz / Virgilio all'ultima interpretazione, il film ci racconta la discesa negli inferi – mentali e fisici – del protagonista. Un uomo "costruito" e che si costruisce completamente al di sopra, al di fuori, a lato della morale – e ovviamente la casa che costruisce, specialmente nella sua versione finale e sublimata, è la rappresentazione allegorica dell'unica ingegnerizzazione di se stesso che è capace di partorire. Ho adorato poi il fatto che la lucidissima psicosi di Jack sia fotografata senza pietà né concessioni retoriche o buonistiche, rappresentata con precisione tagliente, in un ambiente psichico che non lascia alcuno scampo – né fisico né dialettico – a chi si imbatte sul suo cammino. I discorsi di Jack sono quelli del genio, malato e deviato ma pur sempre genio: di una mente eletta che ha nel DNA solo intransigenza, rifiuto di qualsiasi compromesso, massimalismo estremo in ogni esternazione, verbale o fattuale, della propria personalità. Forse un'allegoria dell'acuirsi della depressione di LVT? Si può sospettare che il regista concretizzi nella parabola di Jack – prototipo dell'outsider "sociale" per eccellenza – il proprio faticoso percorso artistico – di un outsider formale dello show business – percorso incentrato sulla lotta a quel male che lo divora dentro. Un male che LVT combatte con la "sua" arte – il cinema – e che Jack tenta di esorcizzare attraverso l'"arte" dell'omicidio. Di certo Matt Dillon fonde nella sua magistrale interpretazione l'anima disturbata del Willem Dafoe dell'"Anticristo" e la scanzonata splatterosità del Bruce Campbell degli "Evil Dead" (e annessi). Infatti un grande pregio del film è la quasi costante ironia nera che lo accompagna. Da una storia con queste premesse, nelle mani di un autore meno geniale poteva nascere un film pesante, perché il rischio di prendersi troppo sul serio era palpabile. Questo non avviene, non si può evitare di sorridere della messa in scena così volutamente, e violentemente, sopra le righe da sforare nel grottesco, certamente volontario. Il lato tecnico poi (ma che ve lo dico a fare) è sublime, o quantomeno affascinante: regia "sporca" con reiterata camera a mano; montaggio (talvolta alternato) spesso frenetico; movimenti di macchina che sfidano costantemente la grammatica e le regole del medium; fotografia fredda e tagliente ma dove i colori caldi compaiono random a sottolineare – specie col rosso fuoco – il simbolo del sangue e dell'inferno; uso di filtri volutamente "sbagliati" che offuscano e sfocano l'immagine; continui riferimenti dotti a letteratura, poesia, arte pittorica, musica con Vivaldi che spunta fuori di continuo; certe trovate poi vanno a braccetto solo con l'immaginazione del genio, come tutta la metafora delle ombre generate dalla luce del lampione. Ci sarebbe da scrivere e parlare per ore, giorni di un'opera così complessa – perché per ore, giorni, anni ci sarebbe da scrivere e parlare della mente umana, e in particolare di quella del serial killer e della sua genesi, composizione e caduta. Insomma un film per pochi, assolutamente vietato ai bimbiminkia, e a chi vive la vita superficialmente senza sapere o volere sapere cosa siano l'alienazione, l'isolamento, la depressione.

Riguardo l'annosa questione: non credo LVT voglia esprimere misoginia in questo film. Si tratta di un'artisticamente sublime richiesta di aiuto da parte di una mente geniale e malata, in precario equilibrio al limitare di una follia ambigua che da una parte ancora lo atterrisce, ma dall'altra comincia già ad attrarlo e a indurlo a gettarsi – volontariamente – in quell'abisso di dannazione eterna in cui finisce – sul piano metaforico come quello immaginifico – anche il suo alter ego. In fondo, siamo proprio sicuri che Jack nel finale tenti la sua impresa disperata perché davvero convinto di poter raggiungere la salvezza? Non è forse il richiamo di quelle fiamme eterne, a risultargli irresistibile e a spingerlo verso l'auto-distruzione, ossia verso la decisiva, finale, risolutiva e appagante auto-sublimazione? E' proprio nel coraggio stesso di proporci questa possibile identificazione, tra auto-distruzione e auto-sublimazione, che si rivela il genio di questa pellicola e della mente sfrenatamente eversiva che l'ha concepita.

daaani  @  08/03/2019 07:19:58
   6½ / 10
Eccessivamente lungo ma comunque ben recitato e interpretato. Visto ieri e oggi quasi già dimenticato.

76mm  @  07/03/2019 13:32:47
   7 / 10
SPOILERONI

Lars ha sempre (o quasi) fatto film con protagoniste femminili.
Lars, ciò nonostante, viene unanimemente (e giustamente) considerato un misogino della peggior specie.
Lars, dopo Nymphomaniac, ha capito che continuando a raccontare storie dal punto di vista femminile non sarebbe più riuscito ad abbattere i nuovi confini della misoginia su celluloide (da lui stesso creati) e ha deciso finalmente di affidarsi ad un alter ego serio: maschio, bianco, adulto, con seri problemi psicologici, comportamentali e relazionali…omicidi a parte, c'è una corrispondenza quasi omozigotica col regista.
Lars è Jack, Jack è Lars, e voi non siete 'n caz.zo.
Lars/Jack ci parla di ciò che ama: arte, musica, nazisti.
Lars/Jack ci parla di ciò che odia: America, bambini, donne.
Già, le donne, ma che gli avranno mai fatto?
Che poi, se uno ha voglia di lambiccarsi il cervello, ci sono diversi possibili gradi di lettura per tutto questo.
Primo grado: Lars è un misogino e mette sullo schermo il suo risentimento nei confronti del genere femminile.
Motivo: sfogare tutto il suo odio su pellicola evitando così di diventare un vero serial killer di donne.
Secondo grado: Lars non è un misogino, ma vuole che tutti lo pensino per alimentare la sua fama infausta.
Motivo: scandalo>curiosità>interesse>pubblicità>$
Terzo grado: Lars è un misogino e, sapendo che tutti lo considerano tale, fa un film così eccessivamente, spudoratamente e consapevolmente misogino da far sorgere il dubbio che stia solo facendo il paracu.lo, rendendo difficoltoso capire se ci è o ci fa.
Motivo: tentare di confondere le idee sulla sua reale natura di misogino.
Si potrebbe andare avanti così all'infinito…
Per chi non ha tempo o voglia di creare inutili sovrastrutture parlano le immagini del film, e parlano piuttosto eloquentemente:
Lars/Jack ci fa capire che il modo migliore per mettere al proprio posto una donna che parla (oggettivamente troppo in questo caso, ma non è questo il punto) è quello di ridurle la faccia in poltiglia.
Lars/Jack, con la sua proverbiale "ars affabulatoria", tenta di convincere la donna più stupida del mondo (almeno fino all'incidente successivo) di essere, nell'ordine: un poliziotto, un assicuratore e l'equivalente USA di Tito Boeri, promettendole di riuscire a raddoppiarle la pensione con una semplice telefonata…la scema ci casca in pieno e viene giustamente punita per la sua idiozia…non ci mancherà.
Lars/Jack si diverte a giocare al safari con la nuova donna più stupida del mondo (almeno fino all'incidente successivo), che tiene bel calcato sulla sua testa e su quella dei suoi figli il loro bel cappellino-bersaglio rosso, nella convinzione che sia meglio beccarsi un colpo di schioppo che un colpo di sole…punita anch'essa, insieme ai bambini, che con una madre del genere sarebbero potuti diventare solo dei cretini a loro volta…bene così.
Lars/Jack cerca di convincere in tutti i modi la "nuova" nuova donna più stupida del mondo (e questa non la batterà più nessuno, almeno fino al prossimo film) di essere un serial killer…lei inizia ad avere qualche leggero sospetto solo quando le fa partire la prima tetta, ma in realtà continua ad avere il dubbio che si tratti solo di una pratica bdsm piuttosto spinta…anche in questo caso fine meritata.
Bambini a parte, gli unici maschi uccisi - nel film - vengono fatti fuori per legittima difesa, o se non proprio per legittima difesa comunque per fini utilitaristici (salvarsi il didietro) e non per il puro gusto di eliminare un essere inferiore dalla faccia della terra.
Quando aveva finalmente l'occasione di mettere pari in un sol colpo il conteggio delle vittime (una pallottola per 5 teste), all'ultimo momento qualcosa lo fa desistere…fossero state 5 donne scommetto che la pallottola se la sarebbero beccata, con tanto di cervelli spappolati ovunque.
Indipendentemente dal grado di lettura che si desidera dare, è innegabile che ci sia dell'ambiguità in tutto questo.
E si arriva così al gran finale, che ha diviso il pubblico e la critica fra colpo di genio e cag.ata pazzesca.
Di sicuro è una furbacchiata, l'ennesima burla del buontempone danese.
L'unica cosa che mi ha davvero spiazzato è la caduta finale…possibile che un narciso megalomane borioso arrogante di tal pasta si auto-condanni al fuoco eterno per i propri peccati?
Io avrei scommesso che sarebbe arrivato dall'altra parte, indenne, in un paradiso abitato da tanti angeli femmina a cui strappare le ali (ma gli angeli ce l'hanno il sesso?).
Tutto sommato mi è piaciuto.

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Ultima risposta 08/03/2019 21.51.29
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Larry Filmaiolo  @  06/03/2019 13:08:36
   8 / 10
Sono 'ndato fino a Brescia per vederlo integrale (mai l'avrei visto doppiato e tagliato), ma tant'è, è andata benone. Grazie Videa per questo spiraglio di meno peggio nella scelleratezza.
Un po' come Nymphomaniac, ma per fortuna meglio e più contenuto. Lars, che sta male, fa il suo film più disperato e personale, e forse è anche tra i più provocatori della sua carriera. Si serve di un Dillon che definire in stato di grazia è ben poco. Catabasi di questo personaggio ambiguo-parlo di Lars-che nel corso della sua discesa al punto più basso della (non?) esistenza cerca di blaterare un po' le solite cose, e un po' cerca di dirne altre nuove, che contano. L'umorismo pece è un plus che rende il tutto ancora più godibile.
Magnifico il finale, esteticamente esaltante nella sua limitatezza di mezzi.

Spera  @  05/03/2019 19:36:43
   7½ / 10
Cominciamo malissimo in quanto il film inizia con l'avviso che sono stati fatti dei tagli all'originale.
Il solito circuito becero del cinema italiano e della censura che si aggrappa alle nostre palle come un' orchite seguendoci ovunque, anche quando decidi di andare a vedere cinema d'autore come questo e pensi di lasciare certe fregature fuori dalla sala.

SPOILER
Detto questo è sempre difficile giudicare un film di questo controverso e disturbante regista.
Al primo assaggio mi sono sembrati tanti gli elementi difficili da far quadrare in questo ritratto di serial killer, anche perchè, come già detto da qualuno, non funziona benissimo se visto in quest'ottica.
Il film è parecchio sopra le righe quindi alcune scelte non mi hanno infastidito più di tanto essendo coerenti con il suo tono grottesco.
Thurman davvero inutile, dopo 5 minuti si prende un crick in faccia e mi sono chiesto il perchè della scelta di questa attrice per questa parte che poteva interpretare chiunque.
Dillon ha le espressioni giuste e la regia è fantastica: camera a mano, scavalcamenti di campo, movimenti sporchi, panoramiche a schiaffo, zoommate e tutti gli elementi che caratterizzano il cinema di Lars si sprecano in questa follia omicida.
Chi ne esce peggio da questo follia sono come al solito le donne di cui viene tracciato un profilo destabilizzante: Lars secondo me è stato bravo a rendere in modo molto schematico, forse troppo, la tipica dinamica di coppia dove l'uomo, prepotente e superiore, incalza la donna, stupida e indifesa, creando così le basi per la sottomissione e la violenza.
Ma il nostro Jack non risparmia ne bambini ne maschi, tutto condito da un pezzo musicale eccezionale del grande Bowie che contribuisce a dare un tocco ancora più grottesco e spassoso alla storia nonostante il dramma.
Ultimamente Lars peró si prende un po' troppo la licenza di andare a toccare vari temi, apparentemente poco connessi con la vicenda ,per fare degli incisi culturali interessanti ma un pó stranianti per l'economia del racconto, inserti poco omogenei con tutto il resto.

Ultima mezz'ora davvero grandiosa e risolleva parecchio un film che non mi aveva entusiasmato fino a quel momento (chicche a parte come gli incisi sull'arte o il disegno dei lampioni per spiegare la spinta interiore da Killer del nostro protagonista).

Non il Lars che ho preferito ma notevole nella forma e nei contenuti.
Quando il cinema è arte e non solo intrattenimento.

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Ultima risposta 07/03/2019 09.03.51
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Scuderia2  @  04/03/2019 20:56:48
   4½ / 10
Divieti, tagli, fughe dalla sala, imprecazioni.
Molto orrore per nulla.
Forse è proprio questo il il merito principale di Von Trier: aver saputo depotenziare l'orrore.
Perché l'opera come film su un serial killer non funziona.
Cioè, un tipo che per 12 anni si è aggirato allegramente con un furgoncino rosso fuoco che ha solo lui nella storia della motorizzazione, ammazza una sessantina di persone, ha sì una mania compulsiva per la pulizia, ma allo stesso tempo lascia impronte ovunque.
Incidente 1: impronte sulla macchina della Thurman.
Incidente 2: impronte ovunque nell'appartamento della donna.
Poi, impronte sulla lettera autoreferenziale inviata ai giornali.
Impronte dopo l'operazione di mastoplastica.
E ancora, bellissima foto ricordo dei trofei di caccia: ma nessuno era a conoscenza del rapporto di quest'uomo con quella famiglia?
Io capisco che magari la polizia locale sia un po' distratta ma ad un certo punto credo che i federali siano entrati nella questione. Nessuno lo acchiappa.
Va bene, anche il delitto può essere una forma d'arte ma il mondo reale non è un museo, questo serial killer è il più inverosimile della Storia.
Dillon, però, potrebbe entrare negli albi: in ordine alfabetico, prima di Jack lo Squartatore, come Jack il Capocantiere.

Anche come compendio didattico non è un granché.
Un sacco di argomenti, un sacco di foto di repertorio, una dopo l'altra, repentine, in un carosello intellettuale enciclopedico.

La solita discesa negli inferi di Lars, stavolta letterale.
Più colto che bravo.

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Ultima risposta 06/03/2019 19.51.40
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Djenter  @  03/03/2019 23:19:51
   6½ / 10
Un film del genere è quasi incommentabile; lo sforzo di ricerca, di accurata scelta dei simboli e dei richiami presenti all'interno di questo lavoro è talmente (e palesemente) enorme che non credo molti se non LVT stesso sarebbero in grado di analizzarlo come merita. Per questo, mi sento di poterne parlare solo in base all'esperienza che ho avuto in sala, al di là degli arrovellamenti successivi: ho trovato La Casa di Jack un film molto, troppo auto-celebrativo, con delle grandi idee dietro e una direzione artistica innegabile, che cade però vittima sia del marketing assolutamente sbagliato (sembrava dovesse essere un torture porn inguardabile, quando in realtà c'è ben poco di così macabro) sia di un ritmo altalenante che in alcune parti lo rende quasi soporifero. In ogni caso, i venti minuti finali sono così brillanti e poetici che eleverebbero anche i peggiori film a un livello superiore.

Tautotes  @  02/03/2019 19:55:16
   8½ / 10
Notevole, nichilismo e doc all'ennesima potenza. Un pugno allo stomaco, sconsigliabile però a menti influenzabili.

mrmassori  @  02/03/2019 10:58:17
   7½ / 10
Lars sa perfettamente come dipingere l'inferno dell'animo di una persona malata; in questo caso di un serial Killer spietato. Disturbante e pieno di genialate.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  01/03/2019 19:38:21
   10 / 10
Lars ha buttato le medicine nel water.
Finora FILM DELL'ANNO, non ci sono libri verdi che tengano.

1 risposta al commento
Ultima risposta 02/03/2019 00.35.55
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  01/03/2019 01:46:27
   7½ / 10
Dal punto di vista filosofico e allegorico, il nuovo film di Von Trier troverà i soliti detrattori (vero Mereghetti?) e i soliti ammiratori, ma una cosa mi disturba, questo Culto della Morte che non posso etichettare come oltranzista/fascista ma che non mi sento nemmeno di condividere. Il Bene e il Male viaggiano negli stessi binari, o l'incarnazione del Male diventa l'opera d'arte definitiva come azzardo' Stockhausen davantivall'11 Settembre? Mi sembra anzi che la sua valutazione della violenza sia qualunquista, superficiale, cinica e pretestuosa. Non altrettanto il film, dove un Matt Dillon solitamente attore simpatico si lascia meccanicamente distruggere dal regista danese, facendo di Jack uno dei più spaventosi personaggi del cinema moderno, con un ghigno degno di un Jack (?) Palance. Il film offre molteplici sfumature raccontando e filmando - anche quando sembra una sorta di Malick malefico - un personaggio alienante che può ricordare Alex ("Arancia meccanica") o la dimensione cinema/realtà di "Peeping Tom" di Powell. Von Trier sembra desideroso di dirci che le vittime, nella loro inopportuna mediocrita', meritano di finire etichettate in quanto tali. Tigri contro agnelli, e la società abnega il ruolo di ciascuno. Tra un Glenn Gould che suona le Variazioni e la poetica maledetta di William Blake, ogni episodio diventa l'inconfessabile disincanto del Male, come nella più insostenibile delle morti, la Famiglia distrutta in un terreno da caccia. Diseguale anche nel suo formalismo didattico, il film si apre nel segno di un Inferno che ricorda più Sokurov di Faust che il Pasolini dei racconti di Canterbury. E' un film certamente imperfetto che evoca l'alter-ego del Mostro convinto di essersi spinto oltre ogni limite senza aver dato importanza fino in fondo al suo sogno ancestrale, la costruzione architettonica di una casa. Sorvolo se il film possa essere definito Pulp, credo che nonostante le intenzioni non riesca a uscire completamente dai canoni horror che si era imposto di tradire. Restiamo comunque nell'ambito di un Grande esperimento visivo, dove il regista cita spesso se stesso e il suo nichilismo consapevole, affascinante insidioso ma anche un po' gratuito

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Ultima risposta 31/03/2019 13.38.49
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  23/02/2019 21:47:05
   8½ / 10
Jack è un ingegnere che vorrebbe essere un architetto. Vorrebbe creare ma è soltanto un esecutore. Ha in mente di costruire una casa in riva ad un lago, ma la demolisce in continuazione in un continuo circolo vizioso senza fine, perchè non sa creare. Jack è un serial killer spietato come pochi se ne sono visti sul grande schermo, conce pisce i suoi delitti come opere d'arte in cui l'arte stessa colpisce vittime e spettatori in tutto il suo potenziale distruttivo, in tutto il suo sadismo.
La casa di Jack è un viaggio nella mente grottesca di un serial killer, con le pulsioni e paranoie distruttive. I delitti sono efferati però con un sottofondo da commedia nerissima, realmente destabilizzante. Il film di Von Trier è nato per dividere e dividerà, su questo ne sono certo. Offre una delle più intense interpretazioni di Matt Dillon, forse la migliore della sua carriera o dai tempi di Coppola, coadiuvato molto bene dal compianto Bruno Ganz. E' un film che offre tantissimo, perchè è estremamente stratificato e può essere visto anche come un viaggio nella parte più oscura di Von Trier stesso. Non è certo un film da giudizio a caldo. Per forza dirompente siamo ai livelli di Antichrist. Sconsigliato ai bimbominkia.

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  02/02/2019 09:07:11
   8 / 10
Forse un pò monocorde la prima parte ma necessaria per portare a termine un altro saggio di cinema anomalo, Lars affronta il tema alla sua maniera, un tema super sfruttato nel cinema da sempre e spesso uguale a se stesso, stereotipato e prevedibile, ma qui siamo su un altro pianeta... forse su Melancholia.....

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  03/01/2019 18:48:06
   9 / 10
Come il commento di Terry prima del mio, se potessi gli darei un SV.

Perché parliamo di qualcosa di talmente estraneo all'idea di cinema nella sua forma più classica che ridurre tutto con un voto sarebbe un insulto nei confronti di Von Trier. Gli puoi dare 1 o 10, ma sfido chiunque a dimenticare gli ultimi venti minuti di film. Davvero notevoli, per come arrivano e per come vengono rappresentati.

Il resto è un diluvio di immagini che descrivono l'arte come nessun altro saprebbe fare.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  03/01/2019 13:20:04
   8 / 10
Premetto che il voto non è indicativo di alcunché, questi sono film invotabili.
Ho seguito da sempre il percorso di LVT, uno dei registi più importanti della nostra generazione, del cinema europeo, un artista coraggioso, insondabile, capace di osservare il mostro dentro di noi, a modo suo, non di certo ai livelli raggiunti da Kubrick, ma comunque capace di mostrare cose che sanno toccare delle corde nascoste della nostra mente senza mai scadere nel banale, nel gratuito. Per questo la mia stima verso di lui è come sempre enorme.
In questo film più che il rapporto con la violenza (scontato), LVT mette in scena il suo rapporto tormentato coi simboli, un tema che se può apparire banale, è invece fondamentale per un uomo, e soprattutto per un uomo europeo. Il contrappunto tra il tema, tipicamente americano, del serial killer e quello dell'arte come manifestazione dell'interiorità e come pubblicazione del recondito, in rapporto a un complesso iconico di simboli e immagini di repertorio culturale, è l'aspetto vincente del film. Come al solito LVT si rivela un maestro indiscusso della direzione degli attori, Matt Dillon è mostruoso, gli attori di contorno sono scelti accuratamente come sempre, la messa in scena della violenza sconvolge, ma senza autocompiacimento. Il finale è di una classe che non si può raccontare fino a che non lo si vede. LVT ha raggiunto un livello in cui finalmente lui stesso è oggetto di arte pura, di autocitazione come autobiografia finzionalizzata, la sua testualità è ripresa non narcisisticamente, ma per un tormentato percorso artistico che si riavvolge continuamente su se stesso alla ricerca della macchia sfuggita all'attenzione, della paranoia destabilizzante di non aver costruito che violenza. La dialettica "creatore/distruttore", così tipica del manicheismo americano, è ripresa con intelligenza attraverso 5 incidenti (che riprendono le cinque variazioni trieriane) che mostrano il tentativo dell'artista di sottrarsi a qualunque responsabilità morale. Il contrappunto con le registrazioni di Gould e le immagini dei campi, ancorché didascaliche, sono fondamentali per una concezione cinematografica che va ben oltre le regole del cinema classico americano. LVT è tra i pochi registi che ancora vuole offrire un'idea di cinema diversa da quella dominante. Personalmente l'omicidio n°3 mi sembra il più efficace a livello simbolico, l'alternanza delle immagini di caccia con quelle, macabre, della caccia alla famiglia è tra le cose più riuscite mai viste su uno schermo, almeno da parte mia.

VincVega  @  24/12/2018 17:30:09
   9 / 10
QUALCHE SPOILER PRESENTE

Titolo alternativo (della prima parte almeno): "Storia di un serial killer imbranato". A prima vista, potrebbe sembrare un mero esercizio di stile, in realtà l'ultimo lavoro di Lars Von Trier è un raggelante ritratto dell'animo umano più oscuro. Il regista danese si introduce nel profondo inconscio di Jack, persona all'apparenza normale, intelligente e allo stesso tempo tormentata, pieno di contraddizioni e debolezze, in perenne ricerca dell'omicidio perfetto, dai primi riusciti più per pura fortuna fino ad acquisire sempre più esperienza nell'ammazzare, per ricreare immagini di morte/arte e un modo per stare meglio con se stesso.
Humor nero presentissimo, alcune sequenze sono davvero divertenti, pensando che il tutto fa parte delle azioni di un serial killer, non viene da chiedersi se non siamo un po' sadici, in particolare noi che abbiamo apprezzato un modo di fare cinema che divide, perchè "The House Of Jack Built" non ha mezze misure. Basti pensare anche all'accoglienza a Cannes, in cui alcuni hanno abbandonato la sala. Ma cosa vai a fare, se sai che la proiezione è "storia di un serial killer con regia di Lars Von Trier?". Visibilità per caso? Non tutti, ma alcuni sicuramente.
I luoghi comuni non sono di casa nel film di Von Trier. Astenersi chi cerca qualcosa per passare il tempo, "The House of Jack Built" fa qualcosa di diverso, di intimo, basti pensare la camera, sempre vicino al protagonista, Jack, che con il passare del tempo vuole quasi farsi prendere, fino a far capire che il mondo/società non è in grado o semplicemente non ha voglia di fermarlo. Lui è un serial killer, ma noi cosa siamo? Rimaniamo nel nostro orticello, quello ci basta. Ci può essere la guerra mondiale davanti a noi, ma non è detto che riusciremo a notarla.
Matt Dillon poi nei panni del protagonista, sfodera una delle sue migliori prestazioni degli ultimi anni, se non in assoluto (lui che da il meglio in produzioni non hollywoodiane). Nel cast, in un particina ma importante anche Uma Thurman e Bruno Ganz in una sorta di Virgilio (non a caso so chiama Verge)che guida Jack all'inferno.

Un ritratto a 360°, come raramente si vede nel panorama odierno. Non per tutti (difficilmente in Italia vedrà la luce della sala), per stomaci forti sicuramente. Ma l'obiettivo è centrato Mr. Von Trier.

2 risposte al commento
Ultima risposta 25/12/2018 10.12.34
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