king kong regia di Peter Jackson USA, Nuova Zelanda 2005
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king kong (2005)

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locandina del film KING KONG

Titolo Originale: KING KONG

RegiaPeter Jackson

InterpretiNaomi Watts, Jack Black, Adrien Brody, Andy Serkis, Jamie Bell

Durata: h 3.00
NazionalitàUSA, Nuova Zelanda 2005
Generefantastico
Al cinema nel Dicembre 2005

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Trama del film King kong

1930. Un gruppo composto da esploratori e cineasti indipendenti, che hanno in progetto di girare un documentario, finiscono per errore su un'isola ricoperta da una giungla impenetrabile, e l'unica donna della troupe, viene rapita dagli abitanti del luogo e offerta in sacrificio al gigantesco gorilla...

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Voto Visitatori:   7,21 / 10 (412 voti)7,21Grafico
Migliori effetti visivi (Joe Letteri, Brian Van't Hul, Christian Rivers, Richard Taylor)Miglior sonoro (Mike Hopkins, Ethan Van der Ryn)Migliori effetti sonori (Christopher Boyes, Michael Semanick, Michael Hedges, Hammond Peek)
VINCITORE DI 3 PREMI OSCAR:
Migliori effetti visivi (Joe Letteri, Brian Van't Hul, Christian Rivers, Richard Taylor), Miglior sonoro (Mike Hopkins, Ethan Van der Ryn), Migliori effetti sonori (Christopher Boyes, Michael Semanick, Michael Hedges, Hammond Peek)
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Voti e commenti su King kong, 412 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/12/2005 01:23:19
   6½ / 10
"E la bella fermò la bestia che da quel giorno in poi fu come morta..."

Peter Jackson, due ossessioni: Welles e King Kong. Egli è un grande visionario, con tutti i pregi e limiti del caso. Usa a modo suo la metafora sostenendo la teoria originaria ma senza riuscire a stabilirne il messaggio, crogiolandosi nel suo eremo fiabesco. Se il risultato lascia visivamente a bocca aperta, resta un senso acre e fastidioso di inconpiutezza, di occasione perduta.
Non posso fare a meno di pensare quanto l'operazione sia principalmente preposta a icona post-moderna (attualizzata, rinverdita) dei nostri tempi. E questo mi va benissimo, ma fare i conti con un manifesto non è esattamente come plasmare l'immaginario collettivo o le migliaia di interpretazioni nel corso dei decenni sulla più geniale e affascinante figura e creazione della storia del cinema. Ancora oggi noi ne vediamo l'aspetto mostruoso, e la sua grandiosità immaginaria, ma kong è l'emblema di un mondo dove gli schiavi trascinano il peso della loro lotta rivendicando il diritto ad appartenere a una "civiltà a noi sconosciuta" senza per questo esserne "brutalmente" recisi. Ecco forse l'aspetto interessante di questo film è l'astratta simbolica visione di un mondo di tensioni razziali ideologiche religiose e culturali un mondo dove si paga il biglietto pretendendo di assistere alla globalizzazione e coercizione della civiltà sepolta, e alla sua fine imminente e definitiva allo scopo di preservare la propria specie contemporanea. Nella scena - bellissima - dell'incontro drammatico con gli indigeni di skull island, Jackson riesce mirabilmente a raccontare, come attraverso Tolkien, l'impossibile comunicazione tra due diverse forme di vita. Tuttavia king kong "umanizzato" avrebbe molte piu' sfumature: è un po' simbolo di potenza fisica maschile, un po' amante geloso di stampo shakespeariano, o condannato per aver amato come l'Orfeo di Cocteau, è protezione e forza bruta, è maschera tragica sofocliana e schiavo della sua stessa forza, costretto ad esiblire la violenza per reclamare il diritto alla libertà o a un'amore impossibile. Il desiderio continuamente boicottato è la colpa di perserverare esclusivamente a difendere i suoi sentimenti fino alla morte. Non c'è nulla di eroico, semmai un forte stoicismo, o l'ascendenza di una Divinità condannata come Dio Minore, soprattutto quando il Re nel fragore della metropoli moderna resta solo un disperato fenomeno da esibire. E' quindi un'utopista senza futuro, proprio come il regista quando vorrebbe rimborsare le vittime di skull island pensando all'"eroica" impresa di aver seguito il suo scellerato egocentrismo.
Ci sono insomma diversi problemi: prima di tutto il film è fedelissimo all'originale del 1933, a volte fino alla minuziosità più superflua, manca solo la lotta con un pterodattilo e il gioco è fatto. E' chiaro che i mezzi a disposizione di Jackson rendono risibile persino l'enorme (per l'epoca) sfoggio tecnico di Willis O'Brien (senza citare quella ciofeca prodotta da De laurentiis che fortunatamente i piu' hanno dimenticato), ma è proprio questo percorso a non funzionare affatto. Tutta la parte centrale del film tolto il rito sabbatico degli indios dipinti come gli zombies di Romero, è esecrabile e sfiancante: l'abulimia di dinosauri fa pensare a jurassic park ma può essere sconcertante assistere a una corsa di diplodocus filmati in digitale che sembrano una via di mezzo tra un torneo di rugby e una partita di football americano... l'uso del digitale zooma tra effetti(smi) che sembrano l'ennesimo tentativo di ottenere il massimo col minimo sforzo produttivo (a livello economico forse sì) E quando vediamo ann Darrow, una Watts misteriosamente priva di appeal, danzare davanti a kong o farsi trasportare dalle sue enormi mani, verso la fine, in un'insolita pista di pattinaggio, allora sappiamo che la vena fiabesca di jackson non si è mai esaurita.
Sono sequenze atroci e fuori-contesto, perchè sembrano condividere soltanto l'iconografia immaginaria di Kong e non il suo senso estetico e - perchè no? - il suo potenziale erotico. Adrian Brody è una scelta insolita, lontanissimo fisicamente dallo sceneggiatore squattrinato ma attraente che fu ai suoi tempi bruce cabot o più recentemente Jeff Bridges immortalato dal glamour della produzione di De Laurentiis. Ma nondimeno la sua interpetazione è folgorante. Se poi la bellezza diventa un'estatica fanciulla con movenze da musical di Minnelli (ci mancava solo Judy Garland in mano allo scimmione), i personaggi maschili subiscono una rivoluzione quantomeno controversa. A cominciare appunto dal regista, che insegue il suo sogno fino alla fine, affine in fondo all'amore impossibile dell'animale. Una figura wellesiana che non a caso torna a jackson come l'immagine - simbolo del protagonista de "il terzo uomo" nell'umanità sconcertante di "creature del cielo", il primo successo di Jakcson. E che non a caso cita "cuore di tenebra", dove "l'uomo era suo malgrado attirato dal pericolo e dalla voglia di scoperta", cfr. il libro di Conrad fu il primissimo addattamento cinematografico di un welles 18enne e alle prime armi nel mondo del cinema.
King kong fu un film anche straordinariamente profetico, si dice che sia la versione del 1933 che in quella del 1976 il pubblico trovava inconsciamente soddisfazione ad assistere al massacro della società capitalista newyorkese - in pieno periodo di crisi economica. Ma dopo l'11 settembre l'immagine di king kong che assalta l'Empire con gli aerei atti a colpire da ogni parte assume un significato diverso. Senza essere antiamericano, ho provato un moto di soddisfazione nel vedere distruggere (astrattamente s'intende) la città non certo per reticenza ideologica, ma per sostegno alla figura di kong alla disumana condizione di un "prigioniero" messo poco tempo prima in catene davanti alla folla.
L'ossessione di jackson per il sequel è recidiva, perchè serve ad esprimere il suo delirio di onnipotenza a più riprese, sperando in cuor suo di raggiungere i vertici al box office di "titanic", cui si rifà la prima parte, di gran lunga la più lucida, la più emozionante, la più letterariamente spettacolare (pensiamo ad hodgson e stevenson, alle storie degli oceani o al cinema classico d'avventura sui pirati, non a caso l'attore principale sembra una parodia di douglas fairbanks).
Dobbiamo perciò rassegnarci ad accettare lo scomodo fardello di kong come neoplastico del ventunesimo secolo: tutto bene, ma non si va oltre la fotografia, non resta traccia della sua (illusoria?) lettura anche filosofica. Sopratutto, manca proprio l'eros. Ora aggredito morso ferito umiliato kong per Jackson è solo una cosa "non umana", l'espressione straordinaria del suo feticismo cinefilo. Ne aveva anticipato molti temi con "il signore degli anelli" e in tutta la trilogia sembrava vedessimo infiniti frammenti del film di Cooper e Schoedsack. Kong è prigioniero della sua icona. Avrei voluto vedere un capolavoro, ma penso di aver atteso invano. Nell'era dei blockbusters è consentito anche questo: avere il miglior blockbuster possibile ma non poter chiedere di più

9 risposte al commento
Ultima risposta 19/12/2005 23.06.09
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