intolerance regia di David Wark Griffith USA 1916
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intolerance (1916)

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locandina del film INTOLERANCE

Titolo Originale: INTOLERANCE

RegiaDavid Wark Griffith

InterpretiAlfred Paget, Elmer Clifton, Constance Talmadge, Lillian Gish

Durata: h 3.17
NazionalitàUSA 1916
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1916

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Trama del film Intolerance

Uno scioperante condannato alla forca in seguito a un licenziamento di massa; un Nazareno avversato da sacerdoti e potenti crocifisso dopo il miracolo di Cana; l'amore tra un cattolico francese e una protestante troncato dalla strage degli Ugonotti; Babilonia conquistata nel sangue dall'esercito persiano di Ciro. Quattro quadri storici, quattro momenti di trionfo dell'intolleranza, collegati tra loro dall'immagine di una donna che culla un bambino.

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Voto Visitatori:   8,93 / 10 (15 voti)8,93Grafico
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Voti e commenti su Intolerance, 15 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  07/02/2022 16:56:04
   9 / 10
Film entrato di diritto nella storia del cinema, e basta guardarlo (e contestualizzarlo) per comprendere i motivi. Griffith, fatta esperienza del cinema italiano e dei film pieni di scene di massa che stavano uscendo in quegli anni, decide di replicare la cosa e lo fa in una maniera che ancora oggi riesce a risultare epica (figuriamoci in quegli anni...), nonostante "Intolerance" sia uscito ormai più di un secolo fa e sia totalmente diverso dal cinema di oggi: muto, in bianco e nero e in 4:3; nonostante queste caratteristiche, riesce a sorprendere ancora adesso.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  20/08/2011 13:29:24
   9 / 10
Un cast con altre 3000 comparse, spesi quasi 2 milioni di dollari, per una durata di 163 min e usato come risposta a NASCITA DI UNA NAZIONE!
wow Griffith era tremedamente adorabile e folle allo stesso tempo. Un vero artista!
Non é facile raccontare 4 storie amorose accadute in secoli diversi tramite il montaggio incrociato e dirigere così tanti attori nelle scene di folla.
Questa pellicola é un kolossal pieno di suspense, dove la struttura richiama il dramma vittoriano con il quale Griffith si serve per renderw chiari i contenuti politici.
Le interpretazioni sono davvero buone, a parte la Marsh, che non si capisce se sia ritardata o da chiuderla in un manicomio, pessima!
Un capolavoro, forse mai eguagliato, dove l'intolleranza viene analizzata attraverso la lente dell'amore tragico che suscita pathos e grande emozione.

barbuti75  @  15/12/2010 18:01:42
   8½ / 10
Nessuno in un contesto amatoriale come il nostro di osservatori e apassionati di cinema dovrebbe avere il potere e la presunzione di giudicare, ma solo di esprimere una personale valutazione...questa promessa era dovuta per l'importanza che alcuni film hanno da sempre avuto storicamente nell'evoluzione dell'arte.
Griffith è un regista fondamentale per scoprire la scintilla che tutto fece iniziale quasi cento anni fa, ma sicuramente non possiamo negare a "Intolerance" tanti difetti che già chi ha recensito il film prima di me ha potuto notare.
Il film è lento e macchinoso in alcuni passaggi, e la sua particolarissima struttura sicuramente non ne fanno un prodotto di facile visione e consumo.
Il giudizio va quindi coniugato tra l'imprtanza storica del film e la sua effettiva resa odierna.
Il film continua a funzionare anche oggi, ma senza esaltare come il precedente "Nascita di una nazione". Infatti se per quest'ultimo si poteva gridare al miracolo, per questo "Intolerance" si grida al buon prodotto che innova il cinema per un montaggio alternato, finendo però con l'affossare la pellicola in certi frangenti, rendendo difficili legami, intrecci e connessioni tra gli episodi.
Analizzandoli singolarmente, "La caduta di Babilonia" è a mio avviso il migliore tra i 4 presentati, con scene di una epicità sconvolgente che verranno poi riprese con un grande omaggio nella "Cleopatra" di Mankiewicz.
"La passione di Cristo" getta le basi di tutti i film religiosi che verranno prodotti negli anni 20 e 30, influendo sullo spettatore con un coinvolgimento senza pari sino ad allora grazie all'utilizo di campi lunghi e tempi molto dilatati di narrazione.
Della "Notte di San Bartolomeo" purtroppo ci sono rimasti pochi frammenti, ma quelli risparmiati dal tempo ce lo presentano come un affresco della Francia rivoluzionaria dipinto dalla mano di un Raffaello della sceneggiatura.
Infine "La madre e la legge" racconta dell'intolleranza ai giorni nostri con l'occhio lucido di un grande osservatore della natura umana come Griffith era.
Gli anni passano, il 3D avanza, ma mentre fra 30 anni di Avatar non ci sarà più traccia, di Intolerance continueremo a parlare.

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/12/2010 18.03.05
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  21/04/2010 22:48:13
   7½ / 10
Per carità, nessuno vuole negargli i meriti che giustamente da decenni gli vengono attribuiti, da un punto di vista puramente registico il kolossal di Griffith era innegabilmente all'avanguardia, riuscendo ad anticipare, anche di molti anni, tutte quelle accortezze stilistiche e visive che esploderanno in pieno solo con Murnau e col cinema classico degli anni '30. Restano tutt'ora indimenticabili alcuni frammenti di assoluta modernità (solo un esempio, la corsa in contemporanea tra automobile e treno, ripresa negli anni milioni di volte).
Fatto sta che mai sono riuscito a digerire totalmente questo mastodonte schiacciato dal peso delle sue stesse ambizioni: il montaggio alternato, per quanto sconvolgente per l'epoca, impedisce qualunque fluidità narrativa, i racconti stessi sono legati tra loro in modo macchinoso e, soprattutto, l'ansia di sperimentazione delle nuove tecniche adottate per effetti speciali e scene di massa autorizza una dilatazione di ogni evento che porta al collasso della scena stessa (l'assedio di Babilonia, per quanto impetuoso e spettacolare, risulta di una ripetitività sfiancante).
Splendidi comunque il finale familiare e pacifista e l'idea della culla come leit motiv accompagnatore di tutto il film.
Un capolavoro, certo, ma anche la summa dei pregi e dei difetti del cinema di Griffith.
Catastrofico flop commerciale dal quale il suo autore non riuscì mai a riprendersi del tutto.

pinhead88  @  17/01/2010 23:13:13
   9 / 10
Altro epico masterpiece targato Griffith.classicone del cinema e un capolavoro che ha segnato in qualche modo la nascita della settima arte in tutto il suo splendore.originalissimo e innovativo dal punto di vista tecnico,dalle imponenti scenografie all'utilizzo innovativo del montaggio alternato.un film che influenzò moltissimi cineasti di tutto il mondo,a partire dall'Ejzenstejn anni '20 alle prime armi.

4 risposte al commento
Ultima risposta 18/01/2010 00.12.01
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bulldog  @  16/07/2009 16:07:00
   6 / 10
Nessuno vuole togliergli i meriti nella creazione di storie narrative,ma tre ore di Griffith sono insostenibili.

3 risposte al commento
Ultima risposta 13/08/2017 21.01.57
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  21/09/2008 10:25:50
   7 / 10
Io questo regista, accantonandogli le vesti di Padre creatore del Cinema, proprio non lo capisco. "Intolerance" è praticamente la nemesi di "Nascita di una nazione. La dicotomia del bene e del male, l' amore e l' intolleranza di quattro epoche diverse e lontanissime tra loro, con un leitmotiv simbolico, che appare tantissime volte: il cardine di tutta la struttura narrativa che può rappresentare benissimo la vita e la gioia di essa nel viverla.
Al di là della forma, si tratta comunque sì, di un altro esemplare modello di montaggio alternato e parallelo, ma niente di nuovo rispetto l' opera precedente, quindi non riesco a parlare di un capolavoro vero e proprio; inoltre stavolta l' intera visione è stata decisamente più pesante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  09/05/2008 00:37:08
   10 / 10
Quattro storie di quattro epoche distanti tra di loro. Lo stile di Griffith è quello di averle riunite nelle tematiche comuni a tali epoche. Sopraffazione, dogmatismo e la lotta per la sopravvivenza. Può apparire scontato a distanza di quasi un secolo, ma tecnicamente, come Nascita di una nazione, si tratta della sintassi del cinema stesso. Notevole anche lo sfarzo delle scenografie, come quelle straodinarie di Babilonia, dei costumi, il numero delle comparse per meglio comprendere l'ambizione dell'opera. Un'opera del 1916...più vicina di quanto si pensi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  08/11/2007 10:34:51
   9 / 10
grande impatto visivo che grazie a grandi mezzi ti porta in 4 epoche diverse che vengono rese credibilissime...certo le storie non hanno tutte la stessa forza emotiva,in particolare l'episodio "francese" è trattato solo in modo superficiale!
la storia del "nazareno" ha solo pochi momenti da protagonista ma sono scelti bene grazie a un ottimo montaggio...e proprio grazie al montaggio il film non annoia mai e le quasi tre ore di durata passano piacevolmente come mai mi sarei aspettato da un film muto...
penso che la visione di questo film sia indispensabile per capire come si lavorava a quei tempi e la maniera minuziosa di lavorare con sistemi completamente artigianali!
Per fortuna esiste la versione italiana perche almeno un'ora di pellicola si passa leggendo le didascalie(scritte ottimamente) e per questo posso affermare che un film cosi poteva risultare magnifico solo se "muto"!le parole avrebbero fatto perdere la magia...
pietra miliare!

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  14/03/2007 23:34:15
   9½ / 10
Non mi aspettavo un film così bello, intenso e palpitante. Perfetto dal punto di vista registico, quasi strabiliante per l’epoca in cui fu girato. I (pochi) difetti sono in alcune parti un po’ inutili dal punto di vista narrativo, che sono servite più che altro da richiamo per il pubblico dell’epoca (le scene sensuali, le ricostruzioni di cerimonie e balli, le tecniche di guerra).
Il film è profondamente pessimista e fatalista. La figura simbolica della cullatrice dà l’idea di forze sovrumane, incontrollabili che determinano il divenire storico con cicli periodi. I rappresentanti della distruzione, dell’odio sembra destino che debbano avere sempre il sopravvento. E’ stato così, è probabile che lo sarà ancora – questo dice il film.
Questo senso di impotenza del singolo uomo è messo in risalto in tutti i 4 episodi di epoche diverse, che si intrecciano fra di loro. L’espediente è la creazione di personaggi di fantasia di natura popolare che subiscono le conseguenze di fatti che avvengono sopra lo loro testa, prodotti dai potenti di turno.
Anche l’episodio americano ritrae personaggi che quasi sono manovrati come marionette dai meccanismi sociali, dalle coincidenze o dalle scelte degli altri. Per altri versi questo episodio si differenzia dagli altri tre. Intanto conduce una polemica ben precisa verso alcune forze dell’opinione pubblica americana dell’epoca, cioè contro gli ipocriti moralisti. Anticipando i tempi, mostra gli sviluppi deleteri sulla società del proibizionismo, i disastri sociali di una politica di sfruttamento e sradicamento culturale. Uno dei pochi film in cui si spiega l’origine del crimine, della prostituzione e dell’indigenza e che invita a comprendere più che a condannare chi vive ai margini.
A differenza degli altri episodi, in quello attuale Griffith non se l’è sentita di andare fino in fondo con lo spirito del film e, cedendo alle convenzioni, ha creato l’happy end dopo uno spasmodico crescendo emotivo.
In questo film le didascalie sono importantissime e anzi molte scene sono solo illustrazioni di parti scritte. Bisogna dire che in genere gli attori hanno fatto un lavoro egregio, interpretando per lo più con naturalezza i personaggi. Per essere un film muto, non ci sono grosse esagerazioni mimiche. Ma la cosa più strabiliante sono le scenografie e le scene di massa, insuperabili anche dopo 90 anni.
La cosa che mi è piaciuta di più è questa continua tensione morale che percorre il film, che ti mette quasi il magone addosso, che fa molto riflettere. Sì, caro Griffith, mi sa che il quadro sconsolato che hai fatto della storia umana sia proprio azzeccato. Il tuo stesso film non è servito a nulla. Gli Stati Uniti avrebbero percorso la strada del proibizionismo, con le conseguenze che avevi previsto tu e l’Europa sarebbe stata preda della follia nazista. Peggio di così!

Ch.Chaplin  @  15/09/2006 11:46:30
   10 / 10
un'opera d'arte a tutti gli effetti..per fare questo film griffith investì tutti i soldi guadagnati con "the birth of a nation" (e nn erano pochi!), sembra che solo x la scenografia dell'episodio babilonese egli spese (nell'estate 1915) ben 800.000 dollari!riguardo al contenuto degli episodi nn c'è nulla da dire e/o da obiettare, magnifici gli episodi moderno e babilonese, quasi superflui quelli del cristo e della strage di san bartolomeo..griffith si fa padre del montaggio alternato..i questo film infine lo spazio dedicato a ciascuna scena diminuisce sempre più ci avviciniamo alla fine della pellicola..e la gish collega gli episodi facendo dondolare la culla del tempo..bravissime mae marsh e constance talmadge..
x intenditori, nn guardatelo se i muti vi fanno addormentare, anke xkè la durata nn è inconsistente..!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  20/06/2006 17:50:06
   10 / 10
....e nacque il montaggio alternato. :-)

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/08/2011 13.10.52
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pabren  @  29/04/2006 00:32:46
   10 / 10
ed ecco il CINEMA.le quattro storie si intrecciano sontuose e barocche con un ritmo che è freschezza,fulgore,bellezza,incanto.babilonia piu mitica della reale,un cinema non ancora paralizzato dal politically correct,ma bellezza incanto forza vigore ARTE.

cinefilomalato2  @  26/12/2005 22:16:43
   9½ / 10
Il secondo film di D. W. Griffith più conosciuto dopo "Nascita di una Nazione", ma a quest'ultimo leggermente inferiore. Un affresco epico sull'intolleranza umana nel nel corso dei secoli, che il regista girò come risposta agli attachi subiti dopo l'uscita di "Nascita di una Nazione", attachi che volevano Griffith razzista (cosa per altro del tutto assurda). Notevole l'utilizzo del montaggio (soprattutto alternato), così come l'episodio moderno del film (e per certi versi pure quello babilonese; meno riusciti quello biblico e quello dedicato alla notte di San Bartolomeo). Non il capolavoro di Griffith, "Iintolerance" rimane comunque uno degli alti momenti della storia del cinema (nonchè della carriera dello stesso Griffith).

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR bodego  @  25/12/2005 21:09:34
   10 / 10
Opera mastodontica e colossale diretta dal più grande regista di quell' epoca
(Griffith). Più o meno tre ore di film che passano molto piacevolmente e che offrono numerosi spunti su cui riflettere.
Oltre al messaggio principale , cioè il fatto che l' odio è sempre esistito e che
esso ha sempre comandato l' uomo , si nota (nel primo episodio) una critica violenta alla società dell' america di quegli anni che entrava nella prima guerra mondiale e fa notare quanto il perdono non esista e che anche regni sempre la legge di Hammurabbi (occhio per occhio, dente per dente); ma in quest' opera si nota anche una critica alla pena di morte poichè essa non è un diritto riservato a noi umani ma solo al divino. Quest' ultimo passaggio ci porta al secondo episodio presentato dalla frase "Adesso andiamo in una civiltà a noi lontana dove visse il più accerrimo nemico dell' intoleranza" , ovviamente quest' ultimo è cristo che si impegnò a combattere il sentimento dell' odio del quale alla fine lui stesso fu vittima. Il terzo episodio sulla strage degli ugonotti è quello che mi è piaciuto di meno dove qui si mostra quanto l' uomo sia crudele e non abbia nessuna pietà neanche di fronte all' amore.
L' ultma delle quattro vicende è la più monumentale dal punto di vista tecnico dove (con i mezzi che sia avevano a disposizione negli anni dieci) si nota una ricostuzione eccellente della città di Babbilonia con più di seimila comparse e delle riprese perfette. Quest' ultimo è insieme al primo episodio il più avvincente.
Film imperdibile per gli appassionati di cinema.
Perfetto sotto oni punto di vista. Un' opera a cui i cineasti successivi fece molta influenza e resta una pietra miliare nella storia del cinema nonchè un capolavoro.
Così gli do un bel 10 pienamente meritato.

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