Dall'atto unico omonimo (1958) di Tennessee Williams: un giovane neurochirurgo ha qualche sospetto sull'ostinazione con cui una ricca vedova gli chiede di fare la lobotomia su una sua nipote malata di mente e scopre un orribile retroscena.
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Dal regista Joseph L. Mankiewicz con la trasposizione teatrale di un'opera prende vita "Improvvisamente l'estate scorsa", film del 1959. Agli occhi dei tanti determinato titolo appare sicuramente poco conosciuto ma, nonostante tutto, qualcosa di particolare, nel bene e nel male, la regia di Mankiewicz riesce a trasmettere. "Improvvisamente l'estate scorsa" è un film che poggia il suo essere in modo cronico su uno staticismo di azione talaltro pure abbastanza diffuso nell'ottica, nella concezione di quegli anni addietro ove fra sfilate di grandi attori il palco della scena era prevedibile e ridotto. In pratica, oltre il preambolo, tutte queste considerazioni nella pellicola del 1959 prendono celermente forma. "Improvvisamente l'estate scorsa" è un film dialogato. Dialoghi che vanno a combaciare con un qualcosa di misterioso, ingarbugliato e irrimediabilmente interessante. Ne consegue dunque una prima parte di film davvero ermetica ove diventa persino impensabile etichettare, collocare il prodotto cinematografico in uno specifico genere. Forse più che film drammatico questo della regia in considerazione è un film a stampo thriller, giallo. Ovviamente a tinte psicologiche. Ritmo non basso. Quindi è proprio quello lo scopo di Mankiewicz, ovvero giocare ad oltranza con lo spettatore sulla linea di un disegno enigmatico fra intrighi psicoanalitici passando fra velature religiose e profetiche. Se il progetto della regia è affascinante è purtroppo, allo stesso tempo, montato su troppe astrusità e forzature. Questo è quello che il critico carpisce in linea epidermica; andando oltre i guai di sceneggiatura aumentano. Insomma i personaggi del film (dal dottore agli altri) svolgono tutti ruoli "anormali", il dottore (Montgomery Clift) sembra essere più che altro un detective. La madre del poeta assume caratteri esagerati, esasperatamente sopra le righe. Tutta la sceneggiatura circola su binari enfatici ove i pregi viaggiano di pari passo con i difetti concettuali.
"Improvvisamente l'estate scorsa" si lascia preferire più per gli attori e per la forma che per il contenuto. Idea sviluppata su troppe incongruenze.