il pianeta azzurro (1982)

Che Piavoli fosse un grandissimo che il nostro cinema (e lo spettatore) non si merita lo avevo previsto, ma non ci sono parole che possano contenere l'emozione sensoriale, olfattiva, estetica, emotiva di questo film. Se qualcuno trova "sperimentale" questa sorta di "estetica primordiale", che in fondo non è altro che il mondo che noi non osiamo vedere, allora non ha capìto proprio un bel niente nè di cinema nè della vita.
L'armonia disarmonica della natura, come l'ossigeno con l'idrogeno, esplora anche la crudeltà nella sequenza di una mantide religiosa che divora un ragno (e si sente il riverbero di questa crudeltà). La dimora dei contadini prima del letargico sonno è una mdp che esplora così lontano e così vicino, con un pudore quasi francescano, la quotidianità della gente di provincia (bassa padania, verso il lago di Garda). Una lite improvvisa, forse fatale, rompe questo magico equilibrio: ancora una volta la mano dell'uomo, anche il più umile, mostra la sua impotenza davanti al proprio habitat.
Film meraviglioso. Ho fatto due chiacchere con lo stesso Piavoli, e quel volto trasognato di settantacinquenne lo ritrovo nei personaggi (rari ma preziosi) del suo film