il padrino parte ii regia di Francis Ford Coppola USA 1974
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il padrino parte ii (1974)

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locandina del film IL PADRINO PARTE II

Titolo Originale: THE GODFATHER: PART II

RegiaFrancis Ford Coppola

InterpretiAl Pacino, Robert Duvall, Diane Keaton, Robert De Niro, John Cazale, Talia Shire, Lee Strasberg, Michael V. Gazzo, G. D. Spradlin, Richard Bright, Gastone Moschin, Tom Rosqui, Bruno Kirby, Frank Sivero, Francesca De Sapio, Morgana King, Marianna Hill, Leopoldo Trieste, Dominic Chianese, Amerigo Tot, Troy Donahue, John Aprea, Joe Spinell, Abe Vigoda, Tere Livrano, Gianni Russo, Maria Carta, Oreste Baldini, Giuseppe Sillato, Mario Cotone, James Gounaris, Fay Spain, Harry Dean Stanton, David Baker

Durata: h 3.20
NazionalitàUSA 1974
Generedrammatico
Tratto dal libro "Il padrino" di Mario Puzo
Al cinema nel Febbraio 1974

•  Altri film di Francis Ford Coppola

Trama del film Il padrino parte ii

La storia della famiglia Corleone, dal 1901 quando il giovane Vito Andolini giunge negli Stati Uniti dalla Sicilia, e per una svista prende il nome di Corleone, si fa strada a Little Italy dove crea un impero del crimine (tra case da gioco e prostituzione), sino alla storia del figlio Mike, impegnato ad ampliare il potere della famiglia, nonostante le inchieste del senato e tradimenti di alcuni membri della famiglia.

Film collegati a IL PADRINO PARTE II

 •  IL PADRINO, 1972
 •  IL PADRINO PARTE III, 1990

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Voto Visitatori:   9,05 / 10 (402 voti)9,05Grafico
Miglior filmMiglior regiaMiglior attore non protagonista (Robert De Niro)Miglior sceneggiatura non originaleMigliore scenografiaMiglior colonna sonora
VINCITORE DI 6 PREMI OSCAR:
Miglior film, Miglior regia, Miglior attore non protagonista (Robert De Niro), Miglior sceneggiatura non originale, Migliore scenografia, Miglior colonna sonora
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Voti e commenti su Il padrino parte ii, 402 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/04/2008 23:15:14
   9½ / 10
Il Padrino II sostanzialmente ricalca il primo episodio nella sua struttura stilistica e narrativa. Anche in questo episodio abbiamo un unico protagonista trattato come “eroe”, anche qui viene “sfidato” e, con fasi alterne che causano passione e identificazione nello spettatore, riesce alla fine a “trionfare”. Stavolta però il trionfo materiale costa caro e vede lo sgretolarsi della basi “etiche” su cui è stato costruito. Questo schema viene inoltre arricchito da varianti (ad esempio, alcune imprese falliscono), la psicologia del protagonista è molto più approfondita, i suoi valori cardini vengono messi maggiormente in discussione, il suo agire è inserito in un ben preciso contesto politico. La seconda parte, oltre alla perfezione stilistica, offre molti più spunti di riflessione e una maggiore verità sociale e umana, ed è quindi secondo me migliore rispetto alla prima.
Stavolta il carattere di Michael giganteggia solitario, non ha più la presenza ingombrante del padre. Al Pacino riesce così a dare maggiore forza e coerenza al personaggio, conferendogli un’espressione/maschera caratteristica, che esprime durezza, sangue freddo, risolutezza. Gli affari più cinici e spregiudicati si susseguono inframezzati da cerimonie borghesi, funzioni religiose e riunioni politiche. La denuncia dell’ipocrisia che nella prima parte era concentrata nella scena del battesimo, qui diventa quasi un filo conduttore di tutte le scene e funge da smascheramento etico di una classe sociale (la ricca borghesia) ritenuta fin ad allora la spina dorsale della nazione americana.
In questo contesto si inserisce un esplicito coinvolgimento delle istituzioni politiche nella figura di un senatore, il quale pensa di servirsi del potere mafioso per i suoi fini, ma che invece finisce per diventare anche lui un burattino manovrato dall’alto. Addirittura la commissione governativa e l’FBI non riescono ad incriminare il boss mafioso da quanto è forte e intimidatorio il suo potere. E’ una palese ammissione di debolezza e di complicità delle istituzioni. Questo “coraggio” nella rappresentazione della collusione lo si può spiegare con il fatto che quello era il periodo dello scandalo Watergate e che quindi le istituzioni erano già nella realtà sul banco degli imputati. Questo episodio sortisce pure uno strano effetto di “soddisfazione” nello spettatore, nel vedere che l’”eroe” ha scampato pure il “pericolo” della legge.
Danno la sensazione che il malaffare sia l’unico mezzo di affermazione sociale anche tutti gli intermezzi storici sull’infanzia di Vito Andolini/Corleone. Servono più che altro come parallelo e giustificativo del percorso bontà-cattiveria intrapreso da Michael. Anche suo padre ha fatto lo stesso. Era un ragazzo buono, sostanzialmente pacifico ma il dominare assoluto del sopruso e della violenza gli hanno posto davanti l’alternativa se cedere o prendere il posto dell’oppressore. Il giovane Vito viene trattato fin troppo bene nel film. La sua ribellione violenta viene vista come un atto di “giustizia” e la sua “amministrazione” come saggia e giusta. Si nasconde che in realtà ha semplicemente preso il posto del suo estorsore e ne ha perpretato i metodi, magari in maniera più ipocrita. Inoltre con questi splendidi episodi storici si crea la sensazione di saga familiare e di come il valore della “famiglia” sia la base di ogni comportamento e il suo giustificativo etico.
Insieme alla sua rappresentazione storica, nella II parte si assiste però anche al dissolversi materiale del valore della famiglia, il quale diventa qualcosa di fine a se stesso, un guscio vuoto. Questo grazie all’episodio di Fredo e al “risveglio” della moglie di Michael.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Il finale ripropone quindi la dicotomia della prima parte fra il Michael buono e quello spietato. Quello che nella prima parte era una debolezza, ora diventa una risorsa. Adesso viene finalmente a galla l’animo di Michael, adesso si fanno una buona volta i conti fra quello che si desiderava diventare e quello che ci si ritrova ad essere. Ecco allora che il Padrino al culmine del potere si accorge di essere solo e senza più una giustificazione etica a quello che fa. Con questo terribile sentimento tragico si chiude un capolavoro filmico che mi ha colpito anche per la grande cura e l’estremo realismo delle scene.

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