Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Tema trattato interessante e sicuramente molto importante. Ma sinceramente mi aspettavo di più. Leggo del cinema di Haneke, che ha bisogno di più visioni per essere apprezzato: ebbene sì, forse lo rivedrò.. ma tra molto tempo. Stupenda la fotografia in bianco e nero, ma empatia, per me fondamentale, con i protagonisti, completamente assente. La pellicola inoltra, risulta troppo prolissa e le lunghe pause non aiutano certamente.
Un film sicuramente significativo che descrive la situazione in Germania agli inizi del 900,contesto tirannico,ignorante,rigido con moltitudine di menzogne incorporate. Tuttavia risulta di difficile visione,lento e con un finale aperto che non soddisfa a pieno.
Haneke pone sotto il suo microscopio il seme del nazismo. Un seme rappresentato in un semplice villaggio, microcosmo che si proietta nel macrocosmo. Il male sotto la pelle, la sporcizia sotto un apparente velo di tranquillità. Ma secondo me esagera col tiro, anche se il film scorre è davvero troppo lungo. Alla fine un pensa: "embè?! tutto qui.." Doveva affondare il colpo, io non mi accontento di immaginare..voglio nomi e cognomi da appendere al palo. Un bel quadro senza cornice.
purtroppo questo film mi ha deluso profondamente. dico purtroppo perchè mi ero fatto un'idea parecchio diversa di come potesse essere visti i commenti entusiastici sia di critica che di pubblico. guardandolo mi è sembrato un mix di Satantango, L'albero degli zoccoli e Novecento, tutti però nettamente superiori sui rispettivi temi trattati e una sorta di Manderlay di cui condivide l'inferiorità rispetto a Dogville. intendiamoci, Haneke riesce a creare un'atmosfera di tensione e di mistero che probabilmente è unica, non solo in questo film ma anche negli altri suoi lavori che ho visto, ma c'è sempre quella spiegazione-non spiegazione che per quanto mi riguarda, tende un po' troppo ad essere fumosa, facendoti pensare: "vabbè, troppo comodo così..." e non è non capire un concetto o un'idea espressa come può capitare con Lynch, ma proprio dover dare un'interpretazione a un qualcosa che il regista forse non vuole spiegarti, forse però proprio non riesce a spiegarti. o come se un artista dipingesse un quadro astratto facendo andare a caso il pennello e dandogli poi un significato che solo chi osserva gli va ad attribuire. sono ottime le interpretazioni, ottimo anche il senso estetico (il bianco e nero aiuta non poco). sinceramente non lo consiglierei, è anche piuttosto noioso. sempre per quanto penso io.
a livello tecnico niente da dire...ma ovviamente non può bastare per rendere un film un buon film...troppo freddo,accentuato con l'uso del bianco e nero.non appassiona mai...Evitabile
l'unico aspetto salvabile di questo film è la fotografia ed i costumi, uniti alla coraggiosa scelta di girare un film interamente in bianco e nero. per il resto, è tutto da cestinare...sarà anche per intenditori, ma sembra di assistere ad una partita di calcio dove di 90 minuti ne giocano solo 45 effettivi. la presenza costante di silenzi e tempi morti non aiuta, ma sfianca erende il film pesante...oltre a far riflettere troppo su qualcosa su cui non c'è nulla da riflettere e ciò è confermato dal finale....
Un film forse per intenditori...e io allora non sono intenditore. Il film è gradevole nei dialoghi negli attori e nella descrizione della voce fuori campo pero' penso ke abbia il difetto dei difetti: non si capisce dove vuole andare a parare. E questo interrogativo non lascia adito a diverse possibili ma ugualmente valide soluzioni ma a qualche morale che io di certo non sono riuscito a cogliere...forse la guerra forse la cattiveria, forse l'amore forse ci sono troppi forse!!!
2 ore di una noia mortale. Non dico che sia brutto il film, ma non vedo come si possa parlare di capolavoro. Dogville mi ha turbato per settimane dopo averlo visto, questo non mi lasciato assolutamente niente. Posso immaginare la libidine che un film del genere possa suscitare in cinefili molto più sofisticati di me, ma quando date un 10 a un fil di questo tipo vi prego di evidenziare per noi "niubbi" che si tratta di una sofisticata opera d'arte per intenditori e non di un film comunemente definibile bello
Il finale mi sembre in definitiva in linea col film. Non dice niente nelle prime 2 ore, non dice niente negli ultimi 5 minuti. E non ditemi che è un film che lascia libera interpretazione a chi lo guarda, altrimenti lascio il televisore spento, e anche così do libero sfogo alla mia immaginazione
Mah... durante la proiezione molti sono andata via addirittura prima della fine del primo tempo. Tutta la prima parte l'ho trovata di una pesantezza insopportabile, personaggi stereotipati, trama scontatissima, unici pregi la fotografia e l'impeccabile ricostruzione storico-sociale. Il film desta un po' di interesse solo a secondo tempo inoltrato... ma solo un po'... il tutto si affloscia nel giro di mezz'ora come un panettone cotto male, in un finale (prevedibilissimo) che mi è sembrato piuttosto affrettato.
Mah? Mi è sembrato il solito film pseudo intellettuale (inutile) celebrato da pseudo intellettuali (inutili, futili, sciocchi e dannosi). Il messaggio non è affatto chiaro, cosa intendesse dire/provocare/spiegare Haneke non si sa, all'uscita c'era chi parlava di quello che sarebbe il metodo più corretto per educare i figli, chi dell'inevitabilità della guerra, chi della 'vita di una volta', boh? Questo, comunque, secondo me, tra tutti i difetti che può avere un'opera, è il più grave in assoluto, e quindi il mio giudizio... Per il resto malgrado la sua durata scorre abbastanza bene, seppur privo di una qualunque scena memorabile, ed è comunque ben girato, anche se, è interamente rifugiato nel B/N, e si sa che così tutto risulta più facile...
Palma d'oro che ci può stare (è un premio snob francese che si da film snob europei o film americani se antiamericani), e se Hollywood l'ebrea riuscirà a trovarci qualcosa di Antinazista allora potrebbe, come sempre accade per chiunque abbracci la loro causa, vincere pure l'oscar, ciò non toglie che la sua visione vi lascerà ben poco.
Sconsigliato come si sconsigliano non le cose brutte ma le cose inutili , poi, il mondo è bello perchè e vario ( tant'è che esistono pure i masochisti), e quindi fate voi.
PREMESSA. Io sono "quello della fotografia noiosa". In un commento precedente ho in effetti usato noioso come predicato ad una fotografia. Questo ha irritato alcune persone. Rispetto la loro irritazione. Quello che voglio chiarire in questa sede è che la mia critica non è stata un errore o una leggerezza. Essa è la percisa e rigorosa conseguenza della teoria estetica che ho elaborato e sulla quale ho riflettutto a lungo durante questi anni di amore per il cinema (cioè tutti quelli della mia vita). Questa teoria estetica vuole che tutte le maestranze dell'opera cinematografica siano assoggettate ad un concetto o ad una tesi o più semplicemente ad una struttura drammatica. Se questo elemento a mio avviso apicale dell'opera viene meno, o è viziato da un male insanabile, travolge come in un domino tutto ciò che vi è sotteso. Se il pensiero è viziato la tecnica che ne ha reso possibile l'espressione diviene arida, sterile e, usando un termine colloquiale, noiosa. Questo è, in sintesi, un flash su una parte della griglia che io uso nel guardare il cinema. Tutto ciò premesso: COMMENTO: quando si riflette sulle significato di un'opera la prima fonte dev'essere ciò che l'autore dichiara. La prima frase recitata dalla voce fuori campo: " credo che questo racconto sia utile per capire alcune cose successe in seguito nel mio paese". Questo film non parla del nazismo, ma dell'infanzia che hanno vissuto coloro che poi vi hanno partecipato. Ed è in questa infanzia che l'autore va cercando le cause di quello che si sarebbe scatenato in seguito. Il disastro concettuale dell'opera è che il regista ha già deciso quali sono queste cause e quindi non usa la telecamera per indagare e dedurre da ciò che vede; la usa invece in modo induttivo: egli sa già cosa cerca e obbliga i personaggi ad incarnare la sua teoria storica. La telecamera non ha altra funzione che sorprendere i personaggi del film nelle loro debolezze e nelle loro tragedie umane; sulle quali pesa la terribile responsabilità di aver dato luogo alla più alta e perfetta manifestazione del male alla quale l'essere umano abbia mai assistito. Quindi essi non sono elementi di un opera in divenire, ma marionette nelle mani di un Haneke che ha già deciso qual'è il loro ruolo è qual'è la loro colpa; egli, in buona fede o meno non lo so, mettere in scena una sorta di passato mitico nel quale niente è reale, niente è indagato, niente è sfumato; ci sono solo i titanici affreschi del male che verrà o del bene che rinuncia alla sua presenza nella società. L'errore fatale è quello di aver voluto legare in una relazione direttamente proporzionale quello che è venuto prima con ciò che è seguito: dato ciò che segue è l'Orrore è l'Imponderabile è la fine del tempo ecco che la relazione diretta impone di trasferire la stessa intensità nel prima: il film è quindi condannato ad affogare, sommerso da qualcosa di inesprimibile. E' una corsa all'orrore che non finisce mai e si avvolge su se stessa. E allora: seppur di alto livello e d'indiscussa maestria: come devo valutare la perfetta padronanza dei mezzi espressivi e il loro peculiarissimo stile? Cosa me ne faccio di un'ottima fotografia che continua a prendere celi e campi il cui destino è già segnato da una riflessione ideologica sulla storia? Cosa me ne faccio di raffinate inquadrature d'interni (per altro mirabilmente ricostruiti) quando so già per filo e per segno cosa troverò dentro le case? Ho letto nei commenti precedenti numerosi riferimenti a Bergman e Dreyer. In comune con Haneke hanno senza dubbio le suggestioni nord europee e la centralità della riflessione su dio (sovente presente nella sua negazione assoluta). Fra i tre c'è però un adifferenza. Due cercano davvero; l'altro solleva un sipario dietro al quale ha già disposto a priori dei pupazzi. E questo non può che rattristarmi e, in definitiva, annoiarmi.
sinceramente questo film mi ha deluso parecchio, dalle critiche entusiastiche mi aspettavo di vedere un capolavoro o comunque un grande film, invece mi trovo un haneke che cerca di fare il lars von trier della situazione al suo dogville aggiunge una scenografia, ma haneke non ha una storia da raccontare e non arriva mai al dunque, alla conclusione, ha paura di arrivare al bersaglio al contrario del collega danese. il film rimane sospeso, monco e 2 ore e mezza per non arrivare a niente sono veramente troppe. chi ci ha visto in questo film la genesi del nazismo credo che si sbagli alla grande e se haneke voleva veramente filmare questa teoria allora il film è più stupido di quanto penso. in quegli anni era consuetudine essere severi in famiglia e da sempre poi l'infanzia è un età crudele e cattiva, malvagia come viene dimostrato in tanti altri film (ad esempio in riflessi sulla pelle e quello si che è un capolavoro).
Vedo il commento di Fluke, in alto, ha trovato uno che la pensa come lui. Una delusione grandissima, un film che non decolla mai, che fa sembrare Dreyer e Bergmann registi dai colori e dai toni mediterranei. Il film di Haneke non è riuscito a emozionarmi, a coinvolgermi, a parlarmi, bravi attori (il pastore sembra il cugino di Ennio Fantastichini), bellissima fotografia. Eppure sono andato alle 18, ero sveglissimo, sembra un esercizio di stile, ma poi , boh…
Capolavoro? Ma siete masochisti! Il cinema è emozione, scoperta. La visione di questa pellicola non apporta nulla, tutto è deja-vù . Piuttosto trapela la supponente presunzione del regista nel tratteggiare la tesi semplicistica ,educazione repressiva=nazismo.Allora se facciamo un nuovo film sul cupo medioevo? Haneke è furbo e sa di poter fare presa su di un certo pubblico di aspiranti radical-chic e mischia i suoi ingredienti da 'copione' per cinefilii: bianco e nero, attori non protagoniisti, scarna crudezza...brrrr che impressione! Ma no, solo una gran noia.