laws of attraction - matrimonio in appello (2004)

ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Commedia romantica abbastanza terribile che si accoda tra le peggiori e sicuramente tra le più dimenticabili del genere, "Laws of attraction" ha una partenza pure decente con quel contrasto tra i due caratteri principali, entrambi avvocati divorzisti, lei rigida, pignola, impaurita dalle relazioni, fredda, distaccata, iper professionale, lui l'esatto opposto, disinibito, sfacciato, romanticone, un po' approssimativo, insomma due caratteri agli antipodi che prima si scontrano in tribunale e poi nella sfera sentimentale, richiamando o volendo anche entrando in pieno nel filone della screwball comedy che ebbe tanto successo nella hollywood classica e che oggi trova in queste commedie romantiche la sua naturale evoluzione, e a proposito di questa in particolare mi ha ricordato molto "Adam's Rib" di Cuckor, in cui Spencer Tracy e Katharine Hepburn si sfidavano continuamente tra tribunale e vita privata, solo che qui viene a mancare un po' di tutto, dalla brillantezza dei dialoghi, al carisma dei personaggi all'originalità, ormai estinta da tempo.

La seconda parte di film è quella che fa cadere tutto nel baratro, da quando vanno al castello irlandese in poi, con quel matrimonio causato dai fiumi dell'alcool e il successivo sviluppo fatto di forzature, melensità gratuita, pensamenti, ripensamenti, contrasti, alti e bassi, e un finale banalissimo pieno di stereotipi con la solita roba dell'aeroporto, anzi qui non non l'ha fermato un secondo prima di partire, ma capirai.

Brutta roba, con Brosnan che interpreta un po' se stesso in una versione macchiettistica e la Moore sprecata e un po' svogliata, il personaggio della madre invadente a fare da spalla comica blanda e già vista, insomma una sagra del riciclo al gusto miele, ma probabilmente è uno standard di produzione di questo tipo di commedie.