Michael Moore esamina cosa è successo agli Stati Uniti dopo l'11 Settembre. Inoltre descrive i rapporti tra Bush e Bin Laden e come siano diventati nemici mortali.
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Sufficiente perchè l'informazione è giusta anzi sacrosanta. Ciò non toglie che, sebbene ogni cosa al mondo vada interpretata e pesata secondo i propri valori, in questo caso lo spettatore deve fare un enorme lavoro di selezione e filtraggio delle nozioni che si ricevono. Un film eccessivamente di parte, cosa che diventa un paradosso, visto l'argomento trattato; ingiustificatamente patriottico e tendenzialmente mirato a colpevolizzare una sola persona, cosa che di per sè mi appare di una ottusaggine e grettezza uniche.
I concetti più fastiodiosi, a mio parere, di tutta la pellicola sono:
1 - Il fatto che Moore parli di Bush e Staff al suo seguito, così come di tutte le autorità governanti che cita, come se facessero parte di una realtà che non riguardi il cittadino medio, se non per il fatto che gli impongano una guerra di interessi. No, dico, ma chi diavolo lo ha votato Bush, i politici e i petrolieri? Avrà pure manomesso i dati elettorali, ma il 49% lo aveva comunque raggiunto.
2 - I soldati sono persone che partono per andare a morire in guerra. Il romanticismo lasciamolo per i film come "Salvate il soldato Ryan", per favore. La madre che piange come un vitello obeso per il figlio morto, cosa minchia si aspettava? Se fosse stata così convinta dell'inutilità della guerra, perchè non lo ha convinto ad arruolarsi tra le fila del buon vecchio Mc Donald's, invece che tra le fila dell'esercito? Che diavolo, questi americani riescono ad essere così contraddittori e paradossali in ogni loro sfumatura che lasciano basìto pure un voltafaccia come me!
E rimane comunquesia il film che ho più sofferto (ancor più di Dogville!!) e che mi ha strappato più sbadigli, tra tutti quelli che ho visto quest'anno.