wakefield (2016)

Adattamento cinematografico del racconto breve Wakefield di E. L. Doctorow, a sua volta ispirato da un racconto del 1835 di Nathaniel Hawthorne, questa pellicola scrupolosamente fedele alla sua fonte, è decisamente letteraria, ma non in modo particolarmente soddisfacente perchè finisce con l'essere eccessivamente cerebrale: troppo lungo per sostenere pienamente il suo concetto anche se comunque Cranston regge bene la prova

Va bene la depressione, la pazzia, tutto quello che volete...ma il finale che vuol dire

Un uomo decide di staccare la spina e di autoisolarsi in una soffitta proprio davanti casa sua. Ma non ha il Coronavirus, la sua quarantena è una nuova scelta di vita, fuggire dal focolaio domestico anche se finisci con il sedere a terra e congelato.
Se il "gioco" funziona nella prima parte del film nella seconda tutto sembra troppo forzato, rischiando addirittura la vita...non è possibile.
Non aiutano nemmeno i co-protagonisti autistici che risultano personaggi noiosi e privi di mordente.
Buona partenza, poi giu' in picchiata fino al finale...poca cosa anche quello.

Film dalla sceneggiatura interessante ,dalle buone interpretazioni ma anche da un ritmo un pò troppo lento nella seconda parte e da una voce narrante decisamente troppo invadente quando forse ci stava meglio qualche momento di silenzio in più

Non è un brutto film ma non ci ho trovato molto senso e il finale mi ha deluso.

Film interessante e ben interpetato da Bryan Cranston.
Non annoia, il ritmo è buono peccato per l'io narrante che talvolta appesantisce la visione.

Un paio di eventi casuali e successivamente l'inizio di un gioco che doveva essere di brevissima durata, scatena in Wakefield un meccanismo che abbraccia in maniera completa ed inaspettata. Abbandona la famiglia e la casa e si installa nella piccola dipendence davanti all'abitazione osservando la vita di moglie e figlie dopo la sua dipartita. Wakefield sceglie un punto di osservazione diverso, guarda le cose da una diversa prospettiva e si spoglia gradualmente della propria quotidianeità. Si nutre dei rifiuti della propria casa e dei propri vicini, vivendo come un barbone.
Pur avendo delle tonalità malinconiche e dimesse, mi ha ricordato l'Edmond di Stuart Gordon, specialmente per la tipologia del protagonista che ad un certo punto decide di non continuare su binari prestabiliti. Il limite di questo film forse è nel suo essere eccessivamente letterario. L'io narrante è molto presente per tutta la sua durata, tuttavia Cramston regala una bella intepretazione con un personaggio sfaccettato a cui riesce a dare una certa ironia di fondo.