volver regia di Pedro Almodovar Spagna 2006
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volver (2006)

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locandina del film VOLVER

Titolo Originale: VOLVER

RegiaPedro Almodovar

InterpretiPenelope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Yohana Cobo, Chus Lampreave, Antonio de la Torre, Carlos Blanco Vila, María Isabel Díaz Lago, Neus Sanz, Leandro Rivera, Pepa Aniorte, Yolanda Ramos, Elvira Cuadrupani, María Alfonsa Rosso, Fanny de Castro, Eli Iranzo, Carlos García Cambero, Magdalena Brotto, Isabel Ayúcar, Concha Galán, Mari Franç Torres, Natalia Roig, Agustín Almodóvar, Mila Espiga, Luis Lattanzi, Valeria Vereau

Durata: h 1.50
NazionalitàSpagna 2006
Generecommedia
Al cinema nel Maggio 2006

•  Altri film di Pedro Almodovar

•  Link al sito di VOLVER

Trama del film Volver

Madrid. Raimunda (Penélope Cruz) è una gran lavoratrice, fanatica della pulizia, che sopravvive a un marito fannullone e alcolizzato e si prende cura della figlia adolescente. Sua sorella Sole (Lola Dueñas), invece, è separata dal marito e sbarca il lunario come parrucchiera abusiva. Le due donne sono orfane, hanno perso entrambi i genitori durante uno dei tanti incendi provocati dal "solano", il vento che devasta La Mancha, il loro paese d'origine e dove vive l'anziana zia Paula (Chus Lampreave) - sorella di Irene (Carmen Maura), la madre delle due donne - che da qualche tempo si comporta in modo insolito. Paula parla di Irene come se fosse viva, mentre è morta da anni, e nel quartiere giurano di aver visto il suo fantasma aggirarsi in casa di Paula. Quando il cuore di Paula smette di battere, incominciano ad accadere cose strane, qualcuno ritorna, qualcuno sparisce e la vita di Raimunda e le altre non sarà più la stessa...

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Voto Visitatori:   7,51 / 10 (174 voti)7,51Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior sceneggiatura (Pedro Almodóvar)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior sceneggiatura (Pedro Almodóvar)
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Voti e commenti su Volver, 174 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  11/04/2016 20:53:03
   7 / 10
Piacevole commedia di Almodovar, elegante e ricca di stile.
Penelope Cruz bravissima nel rappresentare una donna forte e allo stesso tempo piena di vita.

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Ultima risposta 15/12/2018 00.36.00
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  02/03/2012 00:05:08
   8 / 10
Mi piace il percorso artistico dell'ultimo Almodovar, da Carne Tremula in poi per intenderci. Certo dovrei rivedere anche quello più "leggero" del primo periodo prima o poi...

Volver è una summa del cinema vecchio e nuovo di don Pedro. Riprende la leggerezza femminile dei primi film con una maturità stilistica nuova, sempre fresca, colorata e vivace. Riprende una musa del suo cinema come Carmen Maura dopo anni, e cementa un sodalizio artistico con la nuova musa Cruz (bravissima nella sua procacità sanguigna alla Loren).
Non è il suo film migliore perché la palma a mio parere spetta ancora a Parla con lei, ma è tra i migliori dello spagnolo.
E a ben vedere non c'è un motivo al di là della pura estetica sprizzante vitalità di questo suo lavoro che già dalla locandina fa presagire femminilità, colore e passione. O forse i motivi ci sono, e sono toccati con delicatezza in una trama sospesa con bizzarria su un realismo mai troppo opprimente e un surrealismo delicato, impalpabile, che non ha bisogno di trucchi o effetti speciali per palesarsi nel personaggio della nonna fantasma Irene.
Ma non c'è inizio né finale in Volver che già dal titolo è un'apologia del ritorno; e anche dell'esorcismo della morte, della consolazione, della solidarietà. In questo caso tutta al femminile con un cast grandioso dove l'universo maschile è ai margini, e se non è ritratto negativamente ha solo una piccola particina insignificante in un cosmo donna (femminile ma non femminista, Almodovar non cade nel tranello anche se le sassate ai maschi non sono poche).
Arrivare ai titoli di coda dopo aver assistito a pagine di grande cinema (come ad esempio la sequenza della trash tv che Almodovar ha spesso trattato nei lavori degli anni '90 ma che in Volver tocca l'apice) non è un'impresa, ma anzi quasi si prova una sensazione di pace, di familiarità.
Di consolazione.
Anche quando la morte è imminente e il vento fuori soffia impetuoso hai la certezza che tornando a casa troverai una Cura contro le violenze e i doliri che sempre aspettano dietro l'angolo per ferirti.

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Ultima risposta 07/08/2013 00.01.41
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WhiteTiger  @  16/10/2008 11:47:42
   9 / 10
Perchè il manierismo narrativo dovrebbe essere un difetto?
Forse confondi lo stile con l'abitudine.
Anche Picasso ha dipinto quadri con lo stesso stile per anni; al primo saranno rimasti sorpresi, ma poi avrebbero potuto dire lo stesso "ah... il solito..." e invece viene considerato un maestro.
Squinternato? si! ma è anche questo un pregio: le storie che meritano di essere raccontate sono quelle che in qualche modo si attestano fuori dall'ordinario, e questa lo è di sicuro; racconta la storia di gente comune, che tanto comune non è. Se fosse stata una storia "normale" non sarebbe stata altrettanto interessante.
Penelope Cruz brilla, vestita alla perfezione nel ruolo della modesta, più che povera, che anche se truccata si fa un mazzo tanto per tirare avanti (una novella Cenerentola? perchè no) che comunque soffre, si, ma ama e affronta le enormi difficoltà con uno spirito e una forza tali che sicuramente ognuno di noi vorrebbe avere.
Di sicuro non ha nulla a che spartire con la Loren (con tutto il rispetto, ma nemmeno un'unghia) e forse si, una palese citazione della magnani; o forse più di un'epoca, di una realtà che la Magnani aveva "solo" rappresentato?
Film eccellente, da non perdere, perchè se non è un capolavoro, un colossal, non è istrionico, non è un "vansantiano" esercizio di stile, è invece un Racconto, una fiaba moderna, che riesce a stupirci, ad interessarci, a struggerci e a intenerirci, insomma a coinvolgerci.
E' forse questo che Almodovar voleva trasmetterci, e a me è arrivato così.

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Ultima risposta 16/10/2008 19.40.33
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR pompiere  @  16/10/2008 10:38:07
   6½ / 10
L'opera soffre di un certo manierismo narrativo a cui Almodòvar ci ha abituati da qualche anno a questa parte: "solito teatrino" collaudato, tanto squinternato, tutto al femminile; alcuni excursus verso atmosfere giallo/thriller assolutamente fuori luogo e paratelevisivi.

Le solite massaie e comari solidali se la devono vedere con i (soliti) uomini cattivi, infedeli, incestuosi (anzi no!) e portatori di sofferenze (ma è plausibile che possano lasciare tracce su 3 generazioni 3?!).

Un po' raggelata la figura di Penelope Cruz, nonostante si tenti di farla apparire ruspante (come Sophia Loren) e neorealisticamente sofferente (come Anna Magnani).

Da Almodòvar è lecito aspettarsi di più; per il momento soffia vento da Levante (e le pale girano...).

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Ultima risposta 16/10/2008 11.48.46
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  06/05/2008 15:24:47
   8 / 10
Uno splendido ritratto a tinte forti di donne straordinarie. "Volver" è una pellicola tecnicamente eccellente, caratterizzata da una fotografia indescrivibilmente eccezionale (come del resto in altri film del maestro) e dalle ottime prove di tutto il cast, nel quale spicca la bellissima Penelope Cruz. Profonde e complete le caratterizzazioni di ogni protagonista, che amplificano significativamente il coinvolgimento dello spettatore. Gli unici difetti risiedo sostanzialmente in una sceneggiatura a tratti eccessivamente "satura".


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Ultima risposta 24/06/2008 12.56.03
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steda  @  10/02/2008 01:13:10
   2½ / 10
purtroppo era rimasta solo questo film...e Pedro Almodovar non ci piace...

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Ultima risposta 29/09/2008 23.35.21
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serrano  @  21/01/2008 07:08:02
   5 / 10
mmm...media troppo alta...quà bisogna sbassalla!!
mi dispiace per Almodovar, che è un regista eccezzionale, e che ha fatto film bellissimi, ma quà siam lontani anni luce da bei film come "Carne Tremula" o "Tutto su mia madre"...o anche il precedente "la mala educaccion"!!!
La storia è bella e originale....ma nella rappresentazione a volte rasenta il patetico e il grottesco...(ho ancora in mente l'immaggine della nonna sotto il letto...oddio.....brrrrr...)! E poi questa Cruz con le tette appena rifatte fa un'interpretazione ke non c'entra niente! il personaggio ke rappresentava
è freddo, senza sentimenti....vuoto! e non credo che nella mente del regista dovessere esser così! e se invece si....beh allora ha toppato Almodovar!!
=)

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Ultima risposta 04/09/2008 12.14.02
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  19/03/2007 13:32:25
   8 / 10
Non è, a mio avviso, il migliore di Almodòvar, resta comunque una chicca da gustare per i suoi estimatori.

La prima scena mi ha fatta sorridere: pare che solo le donne (e forse è così) si occupino delle tombe dei propri cari e, addirittura, di quelle acquistata in anticipo per la propria morte.
Tutto al femminile, come quasi sempre, Pedro sonda il mondo delle donne e lo fa con eccellenza, anche se (forse) sono un po' idealizzate le figure materne.
"Tuo padre dove sta?" - "In cucina". Bellissma Penelope Cruz.
Raimunda, donna eccezionalmente forte e di gran carattere, non sa ancora cosa l'aspetta.
Da un certo punto in avanti ho seguito il film ad occhi sbarrati. Spiriti? Fantasmi? L'impossibile sembra essere accettato senza grossi problemi.
Mettiamo i piedi per terra.
Bellissimo l'evolvesi degli eventi ed il finale che fa combaciare e dà risposta a tutte le domande inespresse.
Notevole l'interpretazione di "Volver", canzone dalla quale prende il titolo il film stesso. Direi consì intensa da riuscire viscerale: "L'anima aggrappata ad un dolce ricordo che mi fa piangere...".
Non mancano, in Volver, grazia ed amicizia, dedizione e coraggio, drammaticità e solidarietà. Donne che sopravvivono ad ogni disavventura, anche alla morte.


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Ultima risposta 18/03/2016 00.00.19
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j1j2j3  @  07/09/2006 17:19:18
   9 / 10
Di Almodovar sappiamo tutto. Si può solo dire che si è confermato per le sue straordinarie capacità di scegliere sceneggiatura, strepitosa, e attrici, fantastica Penelope Cruz che si è ispirata alla Loren.
La scengiatura, già premiata a Cannes, merita l'oscar.

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Ultima risposta 12/09/2006 17.59.47
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sweetyy  @  01/09/2006 20:07:48
   6 / 10
Media eccessiva per questo film,merita appena la sufficienza! comunque la trama non è male!

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Ultima risposta 07/07/2007 20.25.34
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pietroilgrande  @  10/08/2006 12:00:32
   6½ / 10
Non e' il migliore di Almodovar.

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Ultima risposta 21/01/2008 07.13.05
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/07/2006 22:29:03
   7 / 10
Inizia alla De Santis (cfr, il lugubre tributo a "Riso amaro" con le vedove atte a posare fiori nelle tombe come se fossero le mondine del nostro neorealismo italiano) e finisce con Visconti ("bellissima").
Una direzione di attrici praticamente magistrale, sublme melange di grottesco e melodramma, di noir e commedia: aggiungerei che mai come in Volver tutto questo si amalgama quasi alla perfezione.
Ottimo film nel suo genere, certo, tassello di una maturitè indiscutibile soprattutto dopo il passo falso di "la mala educacion", film misurato ed espressivamente coerente, fino alla fine. Ma un po' troppo prevedibile: ho l'impressione che il cinema di Almodovar sia troppo simile a se stesso.
se parliamo di script, un nome dovremmo farlo, ed è quello del brasiliano Amado.
"Volver" ammicca ad una femminilità totale e il suo maggior pregio (ma anche il difetto di un'apparente fatalismo sociale) è il rapporto quasi morboso con la morte. Non è mai rimozione, quando non puo' il ricordo cancellare l'amore, ma lo diventa quando esibisce i segni di una "perdita" che non dovrà più... tornare.
Pensiamoci bene: il ricordo della compianta madre (e la sua "morte indotta" come segno di sacrificio anche affettivo) e la disperazione luttuosa per un'anziana che vive sola non sono altrettanto sentiti davanti alla malattia probabilmente mortale di un'amica. Peggio: davanti al fatalismo del rito e dell'esperienza del dolore come "scoperta" la disperazione (o meglio rassegnazione) della paura e dell'imminente fine altrui è vista con un certo fastidio.
C'è una grande solidarietà, ma la solidarietà porta i segni anche di un'inquietante parassitismo, una specie di larva che grava come una difesa nell'universo femminile di Almodovar.
Nel bisogno di "sterminare la natura dell'uomo" e con ogni mezzo, esiste una labile barriera tra i propri bisogni e il desiderio d'indipendenza, che forse è solo l'accettazione della propria (e falsamente libera) individualità sessuale
Più interessante, l'accettazione del mondo del paranormale appare come un bisogno occidentale fin troppo evidente di liberarsi dal passaggio della vita e dalla condanna eterna della morte.
Nell'insieme di eventi "telefonati", dove è praticamente impossibile pensare ormai ad Almodovar senza i drammi che frastornano i suoi script più recenti, Almodovar si prepara a diventare autore EUROPEISTA nell'accezione più completa del termine.
Per un film che tributa omaggi alle Loren e alle Mangano di qualche decennio fa, è evidente che la procacità imprevista della Cruz racconta una tipologia di cinema come ha tentato invano di raccontare Tornatore in Malena.
Non un capolavoro, per quanto mi riguarda, ma un film che merita tuttavia di essere visto: e non tanto per la Cruz, bravissima, ma un po' troppo istintivamente simpatica e solidarizzante - specialmente con le sue doti di ristoratrice - quando prepara gustosi piatti ispanici, amministra il suo patrimonio, riscopre di essere figlia, canta una vecchia canzone, e seppellisce il bieco consorte... sic. Soprattutto per Carmen Maura, in un ruolo davvero mirabile, prima corrosa dalla vecchiaia e dall'esilio dalla vita, poi improvvisata cittadina dell'est con effetti gustosamente manieristici, infine alla disperata ricerca di rapporti spezzati, perduta tra il sorriso ritrovato e le lacrime di un passato che è anche il suo presente.
Almodovar alla ricerca di un museo ideale di ritratti femminili imperfetti poichè belli rischia però di essere troppo abile nel sedurre le sue signore. O lasciarle sedurre da noi spettatori, soprattutto

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Ultima risposta 07/08/2006 15.37.46
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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento Gabriela  @  28/06/2006 09:17:37
   9 / 10
Tre generazioni di donne sopravvivono al vento, al fuoco, alla pazzia, alla superstizione e persino alla morte, grazie alla sensibilità, all’esagerazione, alle bugie e ad una vitalità senza limiti.
Le storie di Almodovar sono quasi sempre concentrate sul mondo femminile, ma questa volta la loro presenza è schiacciante; inoltre, l’unico ruolo maschile è quello più banale e spregevole.
La storia si svolge in quel margine di vita che rimane alle donne quando vengono abbandonate, disprezzate o non suscitano più interesse; questo vuoto le donne lo riempiono con le proprie madri, sorelle, figlie, amiche e vicine. Tutte queste protagoniste compongono il mosaico che svela l’idea che Almodovar ha dell’universo femminile: un mondo parallelo non sufficientemente valorizzato.
“Volver” è un delizioso affresco di vita reale, un ritratto della quotidianità dove sono presenti le invidie, i rancori, i tafferugli tra sorelle, il lutto, i cellulari, gli affetti e le bugie. Un ritratto della Spagna più tradizionale, del quartiere e del paesino, delle persone e delle loro abitudini.
L’insostenibile si trasforma in quotidiano, le due sorelle iniziano una fuga verso il futuro sopravvivendo a situazioni cariche di tensione, melodrammatiche, comiche ed emozionanti. Le due donne trovano le soluzioni grazie ad una buona dose di spavalderia e di menzogne senza contegni.
E’ una storia di sopravvivenza, incluso il fantasma della mamma. C’è una continua riflessione sulla morte sulla quale si basa il film, così come sulla vita delle persone nel paesino della Mancha. Praticamente tutte le azioni e i fatti che vivono i protagonisti sono condizionati dalla morte, quella dei cari e la propria futura; difatti quasi tutti i protagonisti vivono nel passato.
Almodovar riesce a rattristare all’interno della riflessione, ed è per questo che una scena può provocare una risata e lacrime al tempo stesso. Coniuga commedia e provincialità, realismo sociale, il melodramma e l’intrigo, con qualche spennellatura di fantastico e umore nero, dimostrando la sua padronanza nell’intrecciare diversi generi, creando in circostanze drammatiche dialoghi pieni di ingegno e comicità, dove vivi e morti convivono senza darsi fastidio.
E’ una storia popolata da tanti personaggi, un microcosmo stravagante, un paese della Mancha che ride delle proprie superstizioni e che affronta con naturalezza la gravità della morte. Questa volta il regista ha il pregio di rendere interessante la quotidianità, di aver scritto un’avventura domestica e di farci immergere nel suo universo.
I piani sequenze di Almodovar, studiati al millimetro, sono dei quadri con vita propria. L’abbigliamento delle sorelle anticipa l’accento colorato e luminoso che dominerà in tutto il film così come i suoi simboli tipici: la maternità, gli ospedali, i vicini, ecc.
Ci regala un opera corale composta da straordinarie protagoniste, permeate di profonda intensità nella quale si distingue una eccezionale Penelope Cruz, che interpreta una lavoratrice instancabile e forte, una lottatrice, ma al tempo stesso una persona fragile sul piano emotivo e con un terribile segreto.
E’ un film emozionante, realizzato con intelligenza e libertà assoluta proprio per liberare, attraverso i dialoghi, le cose su cui riflettiamo ma che quasi mai diciamo.
Almodovar non è andato via … ed è una fortuna che continui a “tornare”.

Gabriela

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Ultima risposta 25/07/2006 12.30.02
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silviettaDAMS  @  24/06/2006 20:54:46
   9 / 10
Volver è poesia... e come in tutte le poesie deve essere colto un senso più profondo e tra le righe... credo sia più che plausibile un commento negativo (anche se non obbligatorio) da parte degli uomini, dato che Volver racconta la femminilita... certo in un modo tutto suo, eccentrico fino al surrealismo, ma di sicuro nessun regista dei giorni nostri sarebbe in grado di comprendere la complicità femminile come Almodovar. per non parlare della splendida caratterizzazione di Penelope... una nuova Sophia Loren, che appare forte, cinica, non cade mai nel vittimismo... ovvero, almeno secondo me, la vera essenza di una donna e paradossalmente la più inebriante femminilità

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Ultima risposta 05/07/2006 20.40.22
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  21/06/2006 12:04:41
   6 / 10
L'intento matrilineare della saga tutta al femminile di Volver è molto interessante e valido, ma tutto sommato il risultato finale sembra più una telenovela surreale, venata qua e là (molto a sprazzi) di ironia e noir, che un intreccio sulla forza delle donne di rinsaldare e tenere a galla i rapporti umani e familiari spezzati e dispersi dalla natura distruttiva dei maschi. Un po' noiosetto come film, a cui non basta la generosa elargizione ammiccante di corpi femminili (il **** della Lola [Duenas/Sole], le te.tte viste dall'alto di Penelope, che si offre spesso in tutto il suo fulgore e così via) per ridestare l'attenzione.

Confezione, come al solito, molto curata e patinata, fin troppo capziosa: Almodovar, che è uno che sa girare, come sempre non rinuncia alla provocazione ben camuffata dalla bella patina, invero un po' soapoperistica, introducendo con naturalezza nel contesto casalingo-familiare-tradizionalista l'uso (eversivo...) della canna e il consumo disinvolto di marijuana (creando così una situazione alquanto grottesca)... Ma resta il fatto che qui siamo più prossimi, talvolta, a "Carramba che sorpresa" che a un film dalle armi affilate.
Mah!... da rivedere.

PS: un saluto ruffianamente ma affettuosamente "matrilineare" a Martina, Rita e Laura... :)) :P

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Ultima risposta 15/07/2006 19.07.05
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claudihollywood  @  10/06/2006 17:26:02
   7 / 10
Stranissimo film. Surreale, non catalogabile, costantemente in bilico tar commedia e tragedia...e non è detto che sia un male.

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Ultima risposta 13/06/2006 19.08.07
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andreadi  @  08/06/2006 01:05:28
   7½ / 10
leggero, croccante. a volte assurdo ma giusto per non rallentarsi. inverosimile ma al tempo stesso originale. una pellicola ben fatta che tiene anche sospesi per un po, e che per tutto il film esalta e fa giustamente ammirare l'immensa bellezza della Cruz.

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Ultima risposta 15/06/2006 15.32.33
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frangipani79  @  06/06/2006 09:50:42
   5 / 10
Un film decisamente deludente. E' naturale aspettarsi molto da un film che vede insieme Almodovar, la Cruz e Carmen Maura. Fosse stato l'esordio di un aspirante regista, la disomogeneità qualitativa poteva essere imputata ad una certa inesperienza.
Invece buchi così evidenti nella sceneggiatura, comprese alcune scene assurde, non possono compensare la buona (non eccezionale) regia e la buona prova recitativa del cast femminile.
L'ultima mezz'ora è interamente dialogo, attorno ad un tavolo o su una panchina ed onestamente ciò è intollerabile e scorretto nei confronti di noi pubblico.

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Ultima risposta 12/06/2006 01.05.13
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hpolimar  @  05/06/2006 20:55:08
   4 / 10
non capisco cosa abbia di bell questo film. Quello che si pensa in un primo momento possa suscitare interesse si rivela falso subito dopo... forse e' un film che piace a quelli di paese...

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Ultima risposta 19/06/2006 10.04.50
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  04/06/2006 17:27:53
   6 / 10
Ci sono stati film di Almodovar che mi hanno commosso ("Tutto su mia madre" e "Parla con lei"), ma i suoi ultimi due film sono stati una delusione profonda.
Questo Volver non solo manca di mordente, ma ha il difetto enorme di ricordare troppo Chinatown nel climax del film. E il confronto è davvero impari!
Troppa esposizione, troppa retorica falsa e precostruita e poco conflitto, poco dolore vero rispetto a quello finto, ostentato, precotto.
Un film discontinuo, con alcuni momenti densi e toccanti ed altri invece vuoti e irritanti.
Di bello restano le atmosfere rarefatte e la direzione di un cast di ottimo livello (soprattutto P. Cruz), ma parlare di palma d'oro per questa pellicola è quasi una bestemmia.

25 risposte al commento
Ultima risposta 02/07/2006 12.18.55
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  04/06/2006 12:33:35
   6½ / 10
Ottime le caratterizzazioni delle tre donne attorno alle quali si sviluppa Volver, Raimunda, Luna, Agustina, intense, forti, dolci, commoventi, ma da Almodovar è il minimo che ci si possa aspettare; la trama invece langue terribilmente, e moltissime situazioni sono risolte frettolosamente e spesso con una superficialità imperdonabile per un regista come Pedro.
Tutta la prima parte del film, fino

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è tirata via, mai coinvolgente, disunita e sfilacciata, quasi Almodovar avesse bisogno di prendere tempo fino all'evento clou sul quale puntava per dare un'anima al film. L'effetto finale è quello di poche idee (peraltro ricorrenti: rapporto madre-figlia su tutte) attorno alle quali si è voluto costruire un impianto narrativo prodromico francamente inutile.

Intendiamoci, il mestiere di Almodovar gli consente di mantenersi su livelli abbondantemente sufficienti, ma il pathos di Tutto su mia madre o l tagliente humour di Donne sull'orlo di una crisi di nervi non abitano qui.

42 risposte al commento
Ultima risposta 06/06/2006 09.01.08
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  04/06/2006 01:00:55
   8 / 10
Film dedicato alle donne e che può essere capito appieno solo dalle donne. Almodovar descrive con maestria l'universo femminile, troppo complicato e perciò incapibile appieno dall'altro sesso, ovvero noi maschietti. Belle le musichette stile thrilling e l'humor nero, come i piani sequenza o le inquadrature fisse, a volte forse troppo almodovariani (quindi dal sapore di dejavu) alcuni temi trattai.

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Ultima risposta 05/06/2006 11.53.06
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Spilbergo  @  03/06/2006 02:44:40
   4 / 10
Un altro film di Almodovar
un'altra opera durevole quanto un peto nel vento...
Peccato, quanta pellicola sprecata...
A chiunque abbia il desiderio di postare commenti domando anticipatamente di giustificarmi la fotografia nel bosco mentre seppelliscono il frigo.
Uahahahahaha...

5 risposte al commento
Ultima risposta 17/06/2006 12.45.43
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  03/06/2006 02:37:09
   6 / 10
Mi dispiace andare contro corrente, perchè considero Almodovar un regista indubbiamente dotato di un proprio personalissimo stile, alquanto affascinante. Quindi nulla da dire sui colori, i costumi, le inquadrature, le musiche e la bellezza di Penelope Cruz che il regista riesce ad immortalare meravigliosamente. Sinceramente però mi aspettato tutt'altra cosa. La mia è una personalissima opinione, ma io continuo ad amare Tutto su mia madre, che considero il grande capolavoro drammatico del regista. I film che si sono susseguiti, compreso questo, non sono riusciti ad emozionarmi e a coinvolgermi altrettanto. La trama è sicuramente originale, bizzarra e surreale, ma non arriva al cuore se non in alcuni sporadici momenti. La Cruz è incantevole, mi ha ricordato la nostra Sofia Loren. Nel complesso però mi ha annoiato più che appassionato, divertito più che emozionato.

9 risposte al commento
Ultima risposta 12/06/2006 12.31.14
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cristina64  @  02/06/2006 20:57:48
   9½ / 10
Volver, ovvero la Bellezza del Ritorno!

Un film di prodigi. Un film dove la grazia danza insieme alla morte per riconciliare i vivi. Un film dove la paura non riesce a sostenere lo sguardo di una realtà fatta di sudore, di canto e di ritorni. Un film dove “i fantasmi non piangono” e neppure i vivi, perché le lacrime più vere sono quelle nascoste nelle pieghe di una vita che deve (e vuole) trovare il modo di andare avanti ogni giorno. Volver è tutto questo. Eppure la materia trattata è incandescente. Ma Almodovar, abbandonando gli eccessi e le stravaganze, riesce a fare di questo magma incandescente, un sogno. E’ un film di resurrezioni e di resurrezione. Una resurrezione mostrata in punta di piedi ma di una forza travolgente e disarmante di cui sono incapaci le tante resurrezioni che un certo cinema, soprattutto negli ultimi tempi, ci ha mostrato. E’ un film dove il perdono e la speranza pronunciano sempre l’ultima parola ( divenendo parola ultima) sulla concretezza quotidiana delle vite narrate che, forse non alzano mai gli occhi al cielo, ma chiamano sempre la terra ( la realtà) col proprio nome. Le grandi domande dell’esistenza non sono mai apertamente poste, ma incarnate, vissute nella semplicità delle cose di tutti i giorni, e trovano risposte, probabilmente inaspettate, nell’abbraccio sincero che si dilata ad accogliere gli altri, l’ “altro”; anche quando si tratta dell’ “ospite inatteso”. In questo sta la forza straordinariamente rappacificante del film che mostra incesti, omicidi, tombe, legami spezzati, amori traditi, malattie incurabili, mentre in realtà non è di morte che parla ma di ritorno.
Non a caso “Volver” significa “Tornare”. E per tornare bisogna essere persone vive. I morti non solo non piangono, neppure ritornano. Il ritorno si coniuga con la vita, e là dove la vita ha fatto esperienze di morte si coniuga col “ritornare” alla vita. Tornare è riannodare legami, è riandare là dove si era partiti. E il punto di partenza è sempre una madre che ci ha tenuto in grembo, un padre anche se non ci ha saputo amare,una sorella, una figlia, una casa, una strada, un’ amica, un amore, un senso…Tornare è essere restituiti all’accoglienza del nostro inizio, è risorgere da quelle tombe che aprono il film e che non spaventano, non generano orrore, perché abbracciate da persone “vive” e da una pietas senza misura. Una pietà vera che riesce a vincere la paura perchè abita e riconcilia, senza sosta, la vita e la morte quotidiana dei protagonisti che si spendono e si offrono, ma senza mai tradire la realtà con rimozioni, censure, acrobatici meccanismi di difesa. Riuscendo così ad essere se stessi, fino in fondo. E’ bellissima ed emblematica la scena in cui, con l’aiuto dell’amica, Raimunda trasporta il cadavere del marito sulle rive di quel fiume che aveva amato più di ogni altro luogo, non per occultarlo, nasconderlo, ma per offrirgli una sepoltura degna e una lapide scolpita non “sul” marmo ma “nel” legno “vivo” di un albero, per non dimenticare. Ritorna solo chi non ha bisogno di dimenticare, il viandante e il mendicante, chi conserva la memoria di un inizio. Perché non è il ricordo che ha bisogno di accoglienza e di perdono ma la memoria e la ferita dell’assenza, il dolore bruciante di chi vuol ritrovare l’amore tradito, la bellezza smarrita dell’origine. Non è un melò Volver, ma un film solare dove tutto è sempre possibile, dove nessuno è solo, dove niente è irrimediabilmente perduto. Un film corale fatto di relazioni. Un film che esibisce un garbo e una naturalezza che sa di miracolo, che fonde sapori e odori antichi, che fa danzare il colore e il calore insieme al vento della Mancha. Il racconto è scandito da un equilibrio stilistico e da una perfetta armonia narrativa. Le inquadrature, straordinarie per naturalezza, contribuiscono a rendere credibile ciò che è paradossale ma possibile, e traducono in folgorante semplicità, una complessità sconcertante a pensarsi. E’ questo realismo magico dimentico del desiderio di immortalità dell’uomo moderno, quest’alchimia da favola, il segreto di un film che riconcilia fine e inizio, passato e presente, dolore e gioia, impossibilità e possibilità, assenza e astanza, con una leggerezza che desta stupore e trova corrispondenza e senso, in una realtà altra di cui forse solo l’arte sembra conservare memoria. Un film carnale e pertanto dal sapore sacro. Un film fecondo, perché, tanto per citare De Andre, “ dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Un film incredibilmente lieve e incredibilmente bello. Vero. Perfetto come un capolavoro.

M. Cristina lucchetta

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decorallo  @  02/06/2006 10:48:18
   6½ / 10
Dal momento che stiamo dando voti al film io posso dire che non mi è piaciuto più di tanto, tuttavia Penelope Cruz si dimostra un' attrice bella e brava .

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Ultima risposta 09/06/2006 20.50.36
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Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  01/06/2006 12:30:49
   6½ / 10
A me sembra che Almodovar dopo Tutto su Mia Madre non riesca a creare granché di nuovo...quello che adoravo in lui era il tocco melodrammatico unito ad un sarcarsmo abbastanza feroce, la capacità di raccontare e divertire con modalità assolutamente non convenzionali...purtroppo capita quasi sempre agli Autori ad un certo punto della loro carriera di cominciare ad autocitarsi ed autocelebrarsi...cristallizzarsi sempre sullo stesso stile e sulle stesse tematiche (Lynch e Cronenberg sono tra le poche eccezioni)...avvalendosi sempre, in un modo o nell'altro, degli stessi personaggi e delle stesse situazioni ed a questo punto credo di poter dire che Almodovar sia sulla stessa strada...attrici bravissime d'accordo...indiscutibile...anche se la Cruz nel suo scimmiottamento della Loren e della Magnani, probabilmente imposto dal regista, scelta discutibile anche questa, mi è sembrata più che altro un'insopportabile caricatura...e poi basta con i segreti di famiglia, con la complicità tra donne sempre e comunque, con i padri che stuprano le figlie...con questo manicheismo DONNE BUONE UOMINI CATTIVI...se ormai il cinema di Almodovar si riduce a questo direi che è un pò pochino...voglio precisare che la mia durezza è pari all'ammirazione che ho per film come la legge del desiderip, donne sull'orlo di una crisi di nervi, tacchi a spillo, legami, tutto su mia madre, il fiore del mio segreto...

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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  30/05/2006 16:31:23
   9 / 10
Con l’incredibile maestria che lo caratterizza, Almodòvar firma un quadro a tinte vivaci su un gruppo di donne normali eppure straordinarie, donne per cui la sorellanza non è solo un vincolo parentale, donne che non esisterebbero allo stesso modo se non “puntellate” da altre donne. Ognuna con i propri segreti, i propri fardelli interiori ma anche fisici (e che fardello, Paco!), i propri dolori, ma ognuna pronta a offrire la propria solidarietà e il proprio aiuto materiale alle altre. Anche i fantasmi si danno da fare per non lasciare sole vecchie zie, figlie sorridenti eppure dolorose, nipoti ammalate, e la concezione della vita è talmente straordinaria e al di sopra del tempo che nessuna si stupisce se una cugina tiene in ordine la propria tomba (per occupare le ore morte!) o se si scopre nel baule dell’auto il fantasma della mamma (con i gambaletti e bisognosa di una nuova acconciatura) e lo si ospita a casa.
Nelle donne di Volver non c’è sorriso senza tristezza e non c’è malinconia senza allegria: forse perché queste donne sanno con fatalistica certezza che tutto ritorna, appunto, e non ci può essere dolore senza un pizzico di felicità, nè viceversa.
Ed è straordinario come, quando le luci si spengono sull’ultima struggente inquadratura, si senta forte la speranza che non sia finita qui: le storie di Pedro ti si aggrappano dentro senza poterti lasciare, come un’appassionata melodia cantata con le lacrime agli occhi.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  29/05/2006 16:53:15
   8 / 10
Splendida fotografia, recitazione eccezionale, argomenti vivi che rilasciano aspetti reali della cultura popolare e piccolo borghese della Spagna che cambia a vista d'occhi. Poco curato lo spettacolo, la suspense anadava osata di più fino alle estreme conseguenze: andare fuori dal genere commedia.
Film di ottima filigrana narrativa, assurdo ma vero, fantastico eppur reale, semplice ma di non facile interpretazione.
Grande Aldomovar, genio indiscusso.

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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  29/05/2006 14:15:26
   10 / 10
non ho visto il film di loach e non mi sembra il caso di sindacare sul giudizio di Cannes, però devo dire che Volver è un film bello come pochi, un suadente inno alla vita nelle sue infinite sfaccettature.
Altri prima di me nei commenti hanno notato come almodovar riesca a passare dal dramma alla commedia con una maestria poco comune, questo perchè il tratto essenziale del regista è la sua profonda visceralità, la naturalezza con cui dipinge i suoi personaggi è frutto di un moto del cuore, e nella vita si sa... dalle lacrime si può passare a un sorriso.
Un film solare pur nelle sue tinte fosche, donne, emozioni e ricordi sferzati dal vento, in un dolcissimo ritratto del paese dell'infanzia, delle "ottime cose di pessimo gusto", un fatalismo mistico che ti si impregna addosso come il profumo di lavanda nei vecchi fazzoletti...
Bellissimo.

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Ultima risposta 24/06/2006 21.17.03
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farfy  @  29/05/2006 10:55:52
   7½ / 10
E' sbagliato pensare che sia un film sulle "DONNE" in generale, ma più specificamente sul ruolo della "mamma" nella famiglia, e il rapporto complesso e viscerale tra madre e figlia. La Cruz è bellissima, talentuosa, riesce a bucare lo schermo con un magnetisimo senza pari, ed è perfettamente calata in questo ruolo non facile, di donna e di madre forte, matura e protettiva, ma allo stesso tempo fragile, perchè cresciuta senza l'appoggio della figura materna. Un film scorrevole, semplice, ma bello.

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Ultima risposta 29/05/2006 11.16.22
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  29/05/2006 10:38:15
   8 / 10
Uno dei migliori film di Almodovar,non sono un grande fan del regista iberico,ma in questo caso devo ammettere che il lavoro svolto è davvero encomiabile.
Il film è un mix riuscitissimo di tutti gli elementi tanto cari al regista che regolarmente tornano nei suoi film e cioè l'amore verso le donne,la commedia spruzzata di dramma e in questo caso anche con un tocco thriller,la sensualita' ed il sesso qui incarnati da una Penelope Cruz piu' affascinante e carnale che mai.
Un bellissimo film "all female" molto sentito da Almodovar,un omaggio mirato per raccontare persone e luoghi dove l'autore visse la sua infanzia,che fanno trapelare tutto l'amore verso la Mancha e verso la madre.
Il tema centrale è quello del ritorno,che puo' essere interpretato in svariati modi,puo' essere il ritorno di una madre prima scomparsa e poi determinata a risolvere importanti questioni lasciate in sospeso,è il ritorno di alcuni drammatici eventi che si riverificano a distanza.
Bravissime tutte le interpreti (giustamente premiate a Cannes),una nota di merito verso la Cruz davvero intensa,una novella Anna Magnani tanto che il regista la paragona in maniera tutt'altro che velata alla grande attrice italiana.
Il film ha un ossatura straordinaria,una trama perfetta che si incastra in maniera eccellente immagine dopo immagine,Almodovar è talmente bravo che non spreca un inquadratura facendo scivolare in maniera eccellente in un mondo popolare,vivo e un po' retro' lo spettatore.
Un appaluso anche al fatto che il regista si tolga un sassolino dalla scarpa attaccando l'attuale tv spazzatura,riuscendo ad inserire perfettamente la critica ad essa nella sceneggiatura,affinchè questa risulti tutt'altro che gratuita e fuori luogo.
"Volver" ci regala un Almodovar in splendida forma...peccato per la Palma d'oro sfuggita anche quest'anno.

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  25/05/2006 13:55:19
   8 / 10
Un bel film con una bella storia, delle bravissime attrici e un grande regista. La serata al cinema non è stata buttata via. Il nucleo del film è la solidarietà in un gruppo di persone in questo caso donne. Mi ha ricordato “Le fate ignoranti” di Ozpetek. E’ vero che i rapporti fra queste persone sono un po’ idealizzati, che si sconfina nel sentimentalismo, ma questo fa parte del gioco stilistico del film. I film di Almodovar sono volutamente “esagerati”, si mescola di continuo il tragico, il comico, il sentimentale, il grottesco, il satirico con effetto di estraniamento e sorpresa, ma anche rivelando verità insolite sui sentimenti umani. Il tutto con maestria cinematografica di prim’ordine.
Rimango allibito come riesca ogni anno a tirare fuori film sempre interessanti, usando più o meno la stessa tecnica cinematografica.
Unico fastidio che mi ha dato è forse l’eccessiva lunghezza e alcune divagazioni dovute alla sua “bulimia” cinematografica.

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Ultima risposta 30/05/2006 09.18.52
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alesfaer  @  24/05/2006 20:44:25
   2 / 10
penelope cruz è 1 attrice brutta( bravo tom cruise a lasciarla, stupido a mettercisi al posto della kidman) e soprattutto scarsa. inoltre qst film dimostra 1 pochezza rilevante. è lento, piatto e troppo melenso, cn dei contenuti scontatissimi e 1 rapporto familiare alquanto strambo. bah...bocciato. almodovar vada a raccogliere cocomeri.

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Ultima risposta 04/06/2006 19.17.04
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  24/05/2006 15:57:48
   7 / 10
Senza fare troppi ragionamenti strani, è stato un film piacevole e scorrevole, anche se piuttosto particolare: una commedia che a tratti si rivela drammatica e con qualche dettaglio un po' gotico (passatemi il termine) * tutta al femminile che fa ridere ed al contempo pensare. Non ho mai visto un film di Almodovar e pensavo fosse interamente drammatico (e quindi un po' pesante) invece sono stato sorpreso, consigliato anche se non eccezionale

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Ultima risposta 03/07/2006 16.48.42
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crisantemo  @  24/05/2006 14:24:28
   8 / 10
Bellissimo, molto meglio della Mala educacion.

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Ultima risposta 15/07/2006 19.10.28
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JANE  @  24/05/2006 00:56:58
   6½ / 10
Pur apprezzando il Regista non ho notato lo stacco di grande sensibilità per cui viene declamato. Apprezzabilissimo certo per tatto e narrativa, per l'ottimo sforzo di celebrazione della Femmina ma sento che ancora una volta stona un po' nelle forzature drammatiche e nell'alternare pesantezza di sentimentalismi senza riuscirne a toccare prettamente l'anima.
Le Donne sono le sue eroine, lui stesso si sente una di noi, ma tutto questo non basta per poter sviscerare ed esprimere sufficientemente la psiche e la coscienza di una "LEI".
I suoi modelli poi, sono spesso retrò, affiancati da uomini indegni, disgraziati, deviati, alcolizzati, violenti.
Il Film mi è piaciuto in definitiva, per capacità narrative e piacevolezza di trama, ma mi aspettavo di più.

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Ultima risposta 29/05/2006 23.37.46
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  23/05/2006 11:02:26
   8 / 10
E’ ormai una conferma: nessuno sa raccontare le donne come Almodòvar, e non si dica che tanta sensibilità deriva dal suo essere omosessuale. Luogo comune fra i più odiosi. Semplicemente Pedro ha lo straordinario talento di cogliere dell’anima femminile ciò che è invisibile ai più, di raccontare con incredibile intensità ciò che a volte pare estraneo persino alle donne stesse, di meravigliare con le sue intense intuizioni relative ad un universo così complesso: il regista celebra la donna, la comprende, la ama sinceramente. A ben guardare persino i temi trattati in Volver sono tutti sostantivi femminili: LA famiglia, LA maternità, LA solidarietà, LA amicizia; LA morte.. E femminile è anche la provincia spagnola dell’infanzia, la meseta de La Mancha, la terra di Pedro bambino, descritta in modo sublime, il colore ocra dei campi in contrasto con il bianco delle case percosse dal vento caparbio dell’est. E’ l’Almodovar più intimo che qui si rivela, ritorna al passato e con tocco sublime offre prima di tutto l’omaggio più vivo e profondo all’amata madre, scomparsa da poco ( già ricordata nello splendido ritratto dell’unica figura femminile apparsa in La mala educacion) qui sublimata nel personaggio della madre fantasma, Irene, interpretata con straordinaria bravura da una splendida e ritrovata Carmen Maura.
La memoria, altro sostantivo femminile, entra di prepotenza nella storia già dal titolo, Volver, ritornare. Il passato stesso riemerge per risolvere ciò che è rimasto sospeso o irrisolto., la trama del film è circolare, tutto finisce dove la storia ha inizio,i misteri e i drammi delle protagoniste approdano finalmente ad un porto sicuro nel momento stesso in cui i conti con il passato sono risolti, pur in un finale quasi sospeso che lascia le storie ancora aperte. Il regista si conferma grande e originale rappresentante del Cinema più vero; e dopo la visione del film” Cinema” sembra essere l’unico sostantivo maschile ad assumere una connotazione positiva, grazie a Pedro.

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Ultima risposta 04/06/2006 19.19.35
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andreapau  @  22/05/2006 11:59:08
   8 / 10
il grande pregio di Almodovar è la sua capacità di creare un rinnovato stupore virginale ad ogni pellicola.quello che sembra il canovaccio di tutta la sua cinematografia è in realtà una trama avvolgente,reinventata con originalità e sensibilità sempre nuove.Pedro ha la capacità di meravigliare come l'esordiente affamato,governato pero' dalla mano ferma del grandissimo professionista.in un mondo sempre piu' possibile senza uomini e totalmente escludente degli stessi se non in piccoli puzzolenti marginali disgustosi anfratti,Almodovar ci racconta un ciclo vitale e generazionale,comprensivo di nascita,vita e morte,gestito da un nucleo esclusivamente femminile,che opera una quadratura del cerchio,con regole "femminili" tremendamente efficaci.non è un ciclo vitale esemplare e scevro di complicazioni o errori madornali,ma è gestito "tra di loro",con "loro regole",e non troppe complicazioni,come la presunta indole pratica delle donne suggerirebbe.e pedro riesce a dare dignità e rispetto a queste "ultime",che con istinto,superstizione,senso pratico compiono il miracolo di mettere in pace il passato,il presente e il futuro,i vivi con i morti,i giovani con i vecchi.una testimonianza di assoluta fiducia nelle donne,una speranza per l'umanità,il riconoscimento della sua superiorità in quanto donna,dalla culla alla bara.l'eroismo di cui queste donne sono capaci le accompagna dalla nascita alla morte e almodovar ci suggerisce che esso prosegue,trascende la durata della vita,si staglia come un epitaffio sulla nostra esistenza di eterni figli di una madre.la bontà puo' tutto

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Ultima risposta 24/05/2006 09.15.01
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  21/05/2006 23:38:11
   8 / 10
Smesso il nero, denso e opprimente, del precedente straordinario 'La mala educacion', Almodovar ritrova i suoi temi e colori, della commedia (donne sull'orlo... che ho fatto io...) ma anche del dramma (tutto su mia madre), per chiudere il cerchio e riallacciare i fili di un discorso lungo e complesso intorno all'universo femminile, da nessun altro mai dipinto con eguale sentire.
Quanto aveva analizzato e destrutturato nei precedenti lavori, anche tramite gli eccessi del grottesco e del travestimento, viene qui risolvendosi in maniera inaspettatamente e piacevolmente pacata ed intensa; la maturità forse, non c'è più bisogno delle tinte forti e della disarmonia, la sua tavolozza si è definitivamente arricchita di mille sfumature e di una sensibilità incredibile. Temi universali a cui il regista arriva partendo da ricordi ed esperienze personali, di luoghi fortemente connotati e del gineceo nel quale affonda la sua infanzia e che da sempre l’ha influenzato.
E’ già tutto nel titolo, andata e ritorno, la vita e la morte, l'alfa e l'omega, la forza dell’origine e la fragilità del dolore trascendono e si sintetizzano nella coralità di un gruppo di muse, due su tutte.
Penelope Cruz, diafana e meravigliosa, inseguita in modo quasi feticista e fotografata da togliere il fiato, trasfigurato omaggio alla ciociara e alla Magnani di Bellissima, ma soprattutto Carmen Maura, a dir poco struggente. Un fantasma forse, una figura che specchia e va a riempire l’abisso del lutto che in tutto su mia madre istupidiva lasciando privi di forze e che qui, al contrario, consola in una surreale ma profonda riconciliazione.
Tecnicamente il film è perfetto, dalla regia alla fotografia, dalla costruzione delle inquadrature al cesello dei personaggi, compresi quelli secondari, dalla magnifica sequenza iniziale con il cimitero battuto dal vento affollato di donne intente a prendersi cura delle lapidi, alla chiave di volta con la canzone cantata da Raimunda al toccante finale.
Dai primi film, divertenti e geniali ma anche abbozzati e caciaroni, all'apice, probabilmente irraggiungibile, di tutto su mia madre, comunque una continua evoluzione e una maturità che sorprende per un film delicato e levigato, un grande affresco, un atto d'amore.

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Ultima risposta 20/09/2006 18.16.22
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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  21/05/2006 19:07:01
   8 / 10
Volver significa tornare. Il ritorno come necessità, come soluzione, come risposta. Come canta Raimonda nella sua canzone “ e ti accorgi che 20 anni non sono niente” se in quei 20 anni non hai trovato un senso a te stessa e al tuo dolore. Questa risposta viene proprio dal passato, un passato che è necessario ripercorrere per trovare pace nel presente. La catarsi per Almodover è rappresentata dal viaggio, mentale e fisico, per riconciliare tutte le strade in cui le sue donne sono smarrite. Gli uomini esistono solo (o quasi) come “grandi assenti”, fautori del dolore al quale non partecipano. Non sapremo nulla di loro, li conosceremo solo attraverso i loro danni. Almodovar dipinge 6 incantevoli figure femminili in uno scenario in cui tutto sembra essere possibile, con una regia da maestro e i suoi incredibili tocchi di rosso. Palpabile l’omaggio al nostro cinema del dopoguerra. Non mancano naturalmente le sue amate macchiette, dalla prostituta prosperosa alla presentatrice cinica della tv-spazzatura, ma restano a fare il contorno di colore ad una storia che mette in risalto la necessità dell’arrivare fino in fondo; per quanto la verità possa creare dolore sarà sempre meglio dell’incertezza. E non ha neanche importanza da dove arrivi la verità, dall’aldilà o dalla vita reale, l’importante è che permetta di guardare finalmente avanti.

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Ultima risposta 04/01/2007 14.57.24
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Diames  @  21/05/2006 14:18:10
   7½ / 10
Molti gli spunti felici, grande stile, buona interpretazione ecc. Però, nel complesso, mi è sembrata un'opera irrisolta (se non altro rispetto ai suoi tre grandi predecessori). Almodovar riconferma la sua bravura (e originalità) registica (come si potrebbe dare un voto basso ad un regista che sa sempre e comunque distinguersi, in bene, dalla media della brodaglia che siamo soliti sorbirci?), ma il copione sembra far trapelare una lieve mancanza d'idee. O, più semplicemente, si potrebbe vedere in questo film un tentativo di accontentare chi si lamentò (a mio parere ingiustificatamente) di "la mala educacion". Sono molti i momenti memorabili, ma, come ho già detto, nel complesso sembra emergere un po' di "furberia"; un atteggiamento del tipo: "volevate questo da me, no? Allora prendetevelo e non lamentatevi". Spero di sbagliarmi. Comunque da vedere.

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Ultima risposta 21/05/2006 14.52.49
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viagem  @  20/05/2006 19:08:05
   8 / 10
Storie di donne coraggiose e di uomini deboli o spregievoli, colori forti, emozioni forti, trama fitta che si snoda scena dopo scena, ironia e follia in mezzo a morte e violenza. Non scopriamo niente di nuovo su Almodovar e sul mondo che è solito raccontarci con questo film, ma la qualità è tale che val comunque la pena assistere a quest'opera. Forse si è persa l'imprevedibilità e la vitalità dei suoi capolavori, qui lo sviluppo è molto più regolare, spesso le vicende sono raccontate più che vissute, ma si tratta sempre di livelli di eccellenza non certo facili da raggiungere. Penelope Cruz recita davvero bene e D.io solo sa quanto bbona è!
Speriamo che il vento che rende tutti folli nel villaggio natale di Raimonda colpisca pure Almodovar, rinforzandogli quella dote di visionario che da sempre lo accompagna.

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Ultima risposta 24/05/2006 09.03.50
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Crimson  @  19/05/2006 22:51:39
   7½ / 10
Il ritorno di Almodovar coincide con un gran bel film, in linea con gli ultimi per quanto riguarda l'aspetto formale e anche per la drammaticità.
Infatti è vero che il regista è tornato a far sorridere (e anche molto) ma in realtà non definirei 'Volver' come "il ritorno alla commedia da parte del regista spagnolo", a differenza di come il film è presentato da più parti.
Girato benissimo (ma non è una novità) e recitato in modo superbo. Persino la Cruz recita molto bene (!!), e questa per me è una novità. Ormai Almodovar da questo punto di vista non sbaglia più un colpo, è una vera sicurezza. Oltretutto sono da segnalare i ritorni di Chus Lampreave (mitica), che recita in un ruolo simile a quello ricoperto per 'il fiore del mio segreto', ma soprattutto di Carmen Maura, la musa dei primi film di Almodovar. E quest'ultima fà la sua consueta ottima figura. Un altro mito.
Passando agli aspetti forse più importanti, la sceneggiatura è corposissima come negli ultimi film, curata in modo maniacale. Si è costantemente tenuti sulla corda perchè ci sono vari misteri che di volta in volta vengono svelati. Tutto molto avvincente, ma sembra al tempo stesso un pò già visto. Come scritto in apertura, il film a livello formale è molto simile agli ultimi. Se 'tutto su mia madre' a mio avviso da questo punto di vista rivelava un elemento di novità, ormai anche dopo 'Volver' mi viene da pensare che il regista abbia trovato il modo di creare 'il film perfetto' e di riproporlo un pò con lo stampino. Ciò ha i suoi indubbi vantaggi, ma rovesciando la medaglia comporta dei limiti, non solo a livello di originalità.
Comunque dal punto di vista dei contenuti (ed è in fondo questo ciò che più conta) il film è ottimo. E' un film che esplora il mondo femminile, che ci pone difronte a ritratti di donne vere, nei loro peggior difetti e miglior pregi. Tutto molto interessante. Storie importanti, spesso al limite del paradossale come al solito, ma questa è la caratteristica di Almodovar, ossia di descrivere i limiti delle caratteristiche che compongono le persone senza giudizi in merito, senza 'giusto' o 'sbagliato', in una sorta di sospensione etica. Donne vere dal carattere di ferro ma fragili allo stesso tempo, come la protagonista o la simpaticissima sorella parrucchiera. Al di là di questo, secondo me per la prima volta Almodovar è scivolato leggermente in un paio di momenti di sentimenti un pò sempliciotti e facili. Ma sono pochi istanti, per il resto il film è sempre vivo, pulsante, un altro bel gioiello nella ormai filmografia eccellente di questo regista geniale.
Meno graffiante del predecessore, per ovvi motivi (qui il tema è decisamente un altro), anche se c'è un momento di accusa veemente nei confronti della odierna tv spazzatura che fà pensare molto.
Mi rammarica un pò il fatto che un paio di punti del film siano rimasti in sospeso (spoiler). Potrei parlare ancora a lungo dei bellissimi momenti divertenti del film, o dell'immancabile stupendo intermezzo musicale (una perla), ma mi sembra di aver già scritto troppo.
In definitiva, penso che 'Volver' sia da vedere assolutamente, anche se i fan di vecchia data secondo me devono rassegnarsi ahimè al fatto che i film sgangherati di una volta ormai fanno parte del passato. Almodovar, da questo punto di vista, ormai è decisamente un altro. Ma secondo me è sempre ad altissimi livelli, e il suo 'Volver' è decisamente superiore alla media dei film che girano ultimamente.

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Ultima risposta 31/05/2006 00.15.08
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