Klute, ex poliziotto e ora detective, è ingaggiato da Cable, industriale, per indagare sulla morte di un suo collaboratore, Gruneman. Sulla traccia di alcune lettere, Klute arriva a Bree Daniels, prostituta dalla personalità complessa. Mentre tra Klute e Bree nasce una storia, l'indagine finisce per incastrare proprio Cable come omicida di Gruneman. Bree cambierà vita, ma il finale è malinconico.
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Quando penso al thriller psicologico il primo film che mi viene in mente è questo “Klute”, che con “Tutti gli uomini del presidente” è il punto più alto della carriera di Pakula. Un polar di pregevolissima fattura, sia per stile visivo che per suspense, in cui pero la tensione più che nell’imprevedibilità dell’azione (il “giallo” ha un ruolo quasi secondario e l’intrigo nel finale perde leggermente smalto) sta nell’eccellente ritratto dei personaggi e dei loro legami. A suo modo è un film in linea per i temi (malessere metropolitano, solitudine, sessualità,) con il cinema della New Hollywood. Ottima la coppia di attori protagonisti, soprattutto la Fonda , qui più sensuale che mai, che vinse l’Oscar.