Klute, ex poliziotto e ora detective, è ingaggiato da Cable, industriale, per indagare sulla morte di un suo collaboratore, Gruneman. Sulla traccia di alcune lettere, Klute arriva a Bree Daniels, prostituta dalla personalità complessa. Mentre tra Klute e Bree nasce una storia, l'indagine finisce per incastrare proprio Cable come omicida di Gruneman. Bree cambierà vita, ma il finale è malinconico.
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Dopo gli anni culminanti della cultura hippy, dopo il "bagno di realtà" di Altamont, dopo la "liberazione sessuale e i primi movimenti femminili sempre più strutturati e di massa, dopo tutto questo, la figura di Bree (una splendida Jane Fonda) sembra quasi emblema massimo di un preciso momento storico (e sappiamo quanto fosse importante il contesto storico per i film della prima parte della carriera di Pakula). Questo "Klute" (discutibile l'adattamento del titolo italiano, come al solito), parte da un espediente narrativo (la ricerca dello scomparso Tom) per raccontare in realtà la ricerca, da parte della protagonista, di se stessa: sembra quasi che Bree, sicura di se tanto da vantarsi di saper manipolare gli uomini, sia però anche vittima di proiezioni e paure (i rumori, l'impressione di essere seguita) che anticipano quel senso di paranoia e ossessione che arriverà dopo il Watergate (non a caso evento a cui Pakula dedicherà forse il suo miglior film) e che per certi versi era già stato a sua volta anticipato dall'andamento sempre più negativo della guerra d'aggressione in Vietnam. E il cinema statunitense degli anni '60 e '70 non può essere compreso senza tenere presente l'orrore e la morte nelle giungle del sud est asiatico per il senso di grandezza scalfita che ne derivò a livello di opinione pubblica.
In virtù di tale background politico/narrativo, l'opera di Pakula rifiuta qualsiasi andamento da cinema classico e si tiene alla larga anche da una certa freneticità e "sporcizia" della prima new hollywood: il film di Pakula è tutto costruzione visiva, sguardi dietro vetri, ascensori, gabbie fisiche e mentali, inquadrature che decentrano il soggetto e lo pongono in lontananza. È, insomma, una sorta di trattato cinematografico sulla spersonalizzazione, l'isolamento, l'ansia. A simboleggiare quella di un intero paese.
Apprezzabili la regia e il cast ma, francamente, la storia mi ha lasciato piuttosto indifferente. Un po' ripetitiva, durata secondo me eccessiva e un ritmo narrativo abbastanza lento ne fanno una visione poco entusiasmante, per i miei gusti, ma merita comunque la sufficienza per l'atmosfera ricreata e per i due protagonisti principali.
Un poliziesco incentrato più sulla figura femminile della protagonista - una donna piena di insicurezze che cerca testarda il suo posto nel mondo - che sull'intreccio giallo che ne sta alla base. Ottima la Fonda ma in generale il film è noioso e le due ore di durata si fanno sentire tutte.
Un noir con una trama impostata più a scovare la psicologia dei due personaggi principali e i meccanismi del loro rapporto, che a provare un grande interesse per la vicenda in cui ruota tutto attorno. In tutto ciò Pakula ci riesce, anche grazie all'apporto di Donald Sutherland e Jane Fonda, quest'ultima veramente in palla. Una pellicola interessante e dalla buona atmosfera, ma con qualche momento di lentezza di troppo.
Prima del famosissimo "Tutti gli uomini del presidente" Pakula realizzò questo bel film su una New York cruda, come la vedremo negli anni a venire (in Taxi Driver, per esempio), e con protagonisti e tematiche non facili. La squillo interpretata da Jane Fonda (personaggio complesso ed affascinante) le valse il suo primo Oscar. Colonna sonora memorabile, che in certi momenti trasformano questo noir in un vero e proprio "giallo"
Un ottimo film di Pakula che sotto la patina superficiale di thriller, scopre fin da subito la sua anima di noir nell'indagare in una New York sospesa fra anticonformismo e depravazione, i segreti e le doppie vite di gente apparentemente normale ed andando oltre la paranoia e la follia omicida. In mezzo a questo una squillo che vive nell'illusione di aver trovato una sorta di emancipazione attraverso il suo mestiere, ponendosi come oggetto del desiderio ma che in realtà esprime una volontà di dominio su un mondo che la emargina. Klute è l'unico personaggio che in fondo rappresenta se stesso, non ha maschere o segreti nè secondi fini, si limita ad osservare e non giudicare e di fronte a tale limpidezza che Bree entra in crisi, il suo equilibrio si spezza. Perfetti di due protagonisti, Fonda e Sutherland, molto raffinata la regia di Pakula. Da lasciar perdere nella maniera più assoluta se si vuole vedere un thriller canonico.
Sarebbe anche un bel film se non fosse per una linearità generale racchiusa in un ritmo tremendamente soporifero. Suggestiva la fotografia notturna, thrillerose al punto giusto le musiche, ottime le sfumature apportate dall'immensa Jane Fonda al suo personaggio; tuttavia i difetti sopra elencati intaccano pesantemente il risultato finale rendendo la visione, seppur non disprezzabile, alquanto noiosa.
Un po' anonimo Sutherland nel ruolo del titolo; degna di nota invece la prima apparizione cinematografica del micidiale Roy Scheider, uno dei miei attori preferiti di sempre che gia' qui si vedeva che era destinato a grandi cose.
In realtà non è che succeda granché durante tutto il film, ma ciononostante mi ha preso molto soprattutto per la regia e le atmosfere oscure e notturne veramente perfette. Bree è un personaggio affascinantissimo (e non solo il personaggio), una Jane Fonda straordinaria dalla cui interpretazione traspaiono tutte le emozioni e le debolezze provate dalla donna. Sicuramente è il personaggio chiave del film, un po' meno caratterizzato anche se comunque fa la sua parte l'ispettore Klute. Tutto sommato i due formano una coppia strana ma efficace.
Belle le musiche, soprattutto "Take me higher" che si sente durante la festa è una droga!!
Il finale non mi ha molto convinto ma comunque non rovina quanto di buono fatto vedere nel resto del film. Diffidate dei votacci incomprensibili che mi precedono, è un gran bel film.
Ora, siccome sono fermamente convinto di non essere un genio, penso proprio che anche un bambino in stato di semi-infermità mentale avrebbe capito fin dal primo quarto d'ora chi fosse veramente il maniaco e che fosse stato lui ad uccidere Tom.
Si salva solo la progressiva introspezione psicologica della protagonista.
Bree (un'attraente e irrequieta Jane Fonda) è una prostituta che soddisfa tutti gli appetiti sessuali e i capricci dei suoi clienti. Nella Grande Mela le occasioni di lavoro non mancano. Tuttavia è dalla Pennsylvania che è in arrivo un'insidia per la sua "stabilità": un papabile degli alti livelli dell'FBI è scomparso, e da sei mesi i federali sono sulle tracce della lucciola, nella speranza di ritrovare l'affiliato e risolvere il mistero.
Ammiccante, credo seppure involontariamente, a una sorta di Dario Argento classico, senza il sangue, le efferatezze, e con una musica che richiama gli echi del primo Morricone e anticipa quelle che saranno le elettrizzanti composizioni dei Goblin, "Klute" procede appoggiandosi apertamente a rumori, a suoni di piccoli particolari che evocano misteri, persone nascoste, oggetti, vestiti, sguardi, sussurri. Diverse sequenze si ammantano così di una suspense elementare ma più che efficace, che si avvale del buio per incutere paura e inquietudine.
In bilico tra vita vera e recita da palcoscenico, il film si districa come una sorta di "thriller da camera", oscillante tra un'impronta spionistica e un'altra melodrammatica e introspettiva. Cinema che tenta di cavalcare l'onda avanguardista degli anni '70, rivisto oggi "Klute" subisce limature a causa dei numerosi tempi morti e delle assenze di dialogo non sempre supportate dal lavoro registico e interpretativo. Pakula, sempre più incuriosito a definire la personalità di Bree che a restituire gradevolezza e interesse a un'avventura gialla alquanto artificiosa, uccide la carica apprensiva con un finale senza sorprese.
Bree è il personaggio più bello. Complesso e schizofrenico, agisce tra il volersi affermare come attrice e sparire dietro alle maschere della finzione, tra la voglia di rimanere aggrappato al soggetto che si è costruita e l'opportunità di uscire da un tunnel probabilmente senza aperture. Sono le brevi ma approfondite conseguenze delle sedute dall'analista (piccoli esempi di fragili disamine sociologiche) che probabilmente liberano le sue lacrime nella palpitante scena finale, mentre il registratore rivela impietoso la ferocia dell'assassino.
Avevo sentito parlare in termini molto lusinghieri di questo film e ricordo anche di aver sentito qualcuno paragonarlo addirittura a “L’uccello dalle piume di cristallo”. Dopo la visione della pellicola, il mio giudizio è il seguente: a parte l’eccellente cast, dove splendono la frizzante Jane Fonda e il glaciale Donald Sutherland, il film risulta di una lentezza disarmante. La sceneggiatura nn mi convince assolutamente e la regia di Alan Pakula è decisamente piatta. Dovrebbe essere un giallo-poliziesco, ma di tensione neanche a parlarne! Nel film vengono presentati alcuni inutili personaggi che nn lasciano nessunissima traccia. Ecco, questo sì: la colonna sonora e alcune inquadrature assomigliano notevolmente al primo film di Argento. Ma il paragone finisce qui! Il finale poi è alquanto ridicolo… Mah, davvero pessimo!
Un thriller indimenticabile, ha segnato un'epoca e ha fatto scuola. In un notturno newyorkese di grande atmosfera, Pakula inserisce una detective story dal taglio fortemente psicologico, basata più sulle relazioni e sui caratteri dei personaggi che non sul giallo vero e proprio. Ne viene fuori un'impressionante lezione di cinema di genere, un capolavoro di malessere mainstream che mette a nudo l'ipocrisia di una società disperatamente sola e senza una meta. Supeba sceneggiatura al servizio di un cast perfetto: Sutherland è il laconico ispettore Klute che si prende a cuore le sorti della solitaria prostituta Bree Daniels, nevrotica e complessata tanto da ricorrere all'analista, cui da volto, corpo e voce una Jane Fonda superlativa, uno dei ruoli più complessi e sfaccettati di tutta la sua carriera. Gran finale agrodolce che sugella un film unico.
Ottima pellicola del "mestierante" Pakula dove spicca una Jane Fonda sexy in forma stratosferica.Ottimo ed inusuale nella parte, anche se molto versatile a dire il vero anche Donald Sutherland. Qualche scena di tensione degna del primo Argento e musiche efficacemente inquietanti. Forse il finale è un pò troppo sbrigativo ma è un film che si lascia vedere alla grande. 8 stiracchiato dai.
Il finale dicevo nella conceria/tappezzeria ..... ma qualche addetto ai lavori si assicurerà che non ci sia nessuno di sconosciuto prima di chiudere bottega. Chiudere bottega? Si vabbè.................
Quando penso al thriller psicologico il primo film che mi viene in mente è questo “Klute”, che con “Tutti gli uomini del presidente” è il punto più alto della carriera di Pakula. Un polar di pregevolissima fattura, sia per stile visivo che per suspense, in cui pero la tensione più che nell’imprevedibilità dell’azione (il “giallo” ha un ruolo quasi secondario e l’intrigo nel finale perde leggermente smalto) sta nell’eccellente ritratto dei personaggi e dei loro legami. A suo modo è un film in linea per i temi (malessere metropolitano, solitudine, sessualità,) con il cinema della New Hollywood. Ottima la coppia di attori protagonisti, soprattutto la Fonda , qui più sensuale che mai, che vinse l’Oscar.
Bree Daniels, la prostituta interpretata da una splendida Jane Fonda qui tra l'altro giustamente premiata con l'Oscar, come nome sarà ripreso anche dal fumetto Dylan Dog, dandolo ad una delle protagoniste di una storia, o in più storie addirittura.
Da Pakula (Tutti gli uomini del presidente) un signor film in bilico tra thriller e poliziesco, con dei magistrali interpreti come Sutherland e la già citata Fonda (non vorrei dire una cavolata, ma mi pare che appaia per pochi attimi, non accreditato, anche un giovane Sylvester Stallone). Non ricordavo sinceramente la presenza di Scheider (Lo squalo 1-2, Il maratoneta) che comunque è sempre un grande attore.
Non famosissimo ma davvero un ottimo film da vedere.
Esistono anche pseudo sequel che in comune con questo film hanno solo il Klute nel titolo e la presenza di Sutherland nel cast.
Superbo thriller di un regista che negli anni '70 fece uno dei film fondamentali e "simbolo" dell'intero decennio, "Tutti gli uomini del presidente". Il primo Klute è invece un noir che riprende , molto in parte, dalle detectives story stile Hammet - Chandler. Indimenticabile Sutherland, e di gran lunga superiore alle ultime regie di Pakula.