the addiction - vampiri a new york regia di Abel Ferrara USA 1994
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the addiction - vampiri a new york (1994)

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locandina del film THE ADDICTION - VAMPIRI A NEW YORK

Titolo Originale: THE ADDICTION

RegiaAbel Ferrara

InterpretiChristopher Walken, Paul Calderon, Lilli Taylor, Annabella Sciorra, Edie Falco, Kathryn Erbe, Michael Imperioli

Durata: h 1.26
NazionalitàUSA 1994
Generehorror
Al cinema nell'Agosto 1994

•  Altri film di Abel Ferrara

Trama del film The addiction - vampiri a new york

Studentessa alla vigilia della laurea in filosofia viene contagiata da una vampira di nome Casanova, traendone piacere, forze e vitalità. Sprofonda nell'abominio del sangue, contagiando uomini e donne con cui viene in contatto.

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Voto Visitatori:   6,99 / 10 (71 voti)6,99Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su The addiction - vampiri a new york, 71 opinioni inserite

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Vegetable man  @  24/10/2022 22:12:38
   5 / 10
Un film pretenzioso, didascalico, verboso, e poco riuscito. Se non altro non la tira per le lunghe, ma quel poco che si vede non è certo memorabile. Il nome di Walken in locandina è praticamente uno scam, compare per una scena di due minuti appena. C'è giusto la curiosità per la presenza di due degli attori principali dei Soprano, Edie Falco e Michael Imperioli (quest'ultimo compare per una manciata di secondi).

1 risposta al commento
Ultima risposta 25/10/2022 10.20.16
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hghgg  @  16/04/2015 22:58:39
   9 / 10
Ogni tanto bisogna pure mandarla a fare in cùlo l'obbiettività. Sia chiaro questo per me è un ottimo film in ogni caso tuttavia ha anche i suoi difetti e qui non ci piove però... Però ha sempre esercitato su di me un fascino e un'attrattiva indescrivibili, catturandomi dal primo all'ultimo fotogramma, disintegrando dal mio cervello termini quali "noia" o "lentezza" fin dalla prima visione e "costringendomi" a rivederlo una bella manciata di volte, portandomi ad apprezzarlo e ad amarlo più di quanto un giudizio maggiormente lucido e obbiettivo avrebbe probabilmente concesso.

Apprezzo tutto di questo film non c'è nulla che non mi sia andato a genio e poco ci posso fare quindi mandiamo per una volta al diavolo 'sta obbiettività; questo è un film sporco e malato, allucinato e malvagio dentro e francamente della redenzione in Cristo del finale che Ferrara non può farci mancare poco me ne cale, "The Addiction" è una delle più terrificanti rappresentazioni e una delle più potenti metafore sul Male che il cinema degli anni '90 ci abbia donato.

Insomma ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi capolavori mai realizzati nel genere "vampiresco" con tutto che alla fine qui i vampiri non sono che un tramite, un pretesto per indagare sul male che è in tutti gli uomini, un mezzo per arrivare a metafore e profonde riflessioni filosofiche-antropologiche-psicologiche, il vampirismo è solo un'allegoria del Male nella sua forma più pura e lo stesso parallelismo, geniale, tra vampirismo e tossicodipendenza non è che un primo ponte per arrivare all'allegoria più grande, quella che rappresenta in pieno gli intenti degli autori, la chiave stessa di "The Addiction" che è, appunto, l'essenza del Male (si, rigorosamente ancora maiuscolo) così come l'estrema possibilità di una redenzione, chiodo fisso immancabile in Ferrara e a dire il vero a volte, dal mio punto di vista, quasi irritante ma qui davvero poco conta.

Insomma un film ostico e complesso che è molto di più di un "film sui vampiri" che giustamente, pur con mio dispiacere, a qualcuno non è andato giù, comprensibilmente.

Dico comprensibilmente perché io per primo potrei affermare che in questo caso il binomio Ferrara-St. John ha fatto forse il passo più lungo della gamba, insomma ci sono dei momenti e dei dialoghi splendidi e profondi che rimangono impressi nella mente ma anche altri davvero troppo ridondanti in cui non si può evitare di pensare "ragazzi che sègone a due mani si sta tirando St.John qui..." questo non posso non considerarlo.

Unire vampiri e filosofia è stata una mossa ardita e ambiziosa, portare il genere oltre il genere e ad un livello di maturazione più elevato di quanto avesse già fatto Herzog con il suo nuovo "Nosferatu", questo il tentativo di St. John e di Ferrara. Non so, anzi, non credo che ci siano riusciti alla perfezione, il film a me non ha annoiato mai ma anche così è impossibile non notare la ripetitività e la non necessaria complessità filosofica un po' posticcia in parti della sceneggiatura che in altri momenti risulta invece molto efficace (il bello è che St. John non scrisse "Il cattivo tenente" perché secondo lui si poneva interrogativi troppo complessi... Eh già, perché invece questo si interroga sulla semantica di Gargamella...). In ogni caso St. John raggiungerà risultati più equilibrati e nel complesso migliori con il successivo "The Funeral" (il vero capolavoro di Ferrara ?).

La regia di Ferrara è eccezionale ma anche in questo caso si potrebbe rimproverare un eccessivo "alternativismo" che va di pari passo con la sceneggiatura. Be, non sarò io a farlo in ogni caso.
Regia strepitosa di Ferrara, sperimentale, cruda ma sempre viva, potente ed evocativa (vedi inquadratura finale, vedi straordinaria sequenza del massacro alla festa, vedi le prime reazioni della protagonista al morso eccetera eccetera) piena di idee e inventiva.
Lo stile "underground" (sotterraneo, sporco, qui ci sta tutto), i movimenti di macchina sempre coinvolgenti e a volte geniali, la capacità di costruire scene di grande impatto e inaudita potenza visiva.
Incredibile come perfino in un film con protagonisti dei vampiri Ferrara non venga meno nel ribadirci, stilisticamente e registicamente parlando, il suo amore per il cinema scorsesiano. La sua New York, seppure invasa da insaziabili e malvagi vampiri colti e disillusi, è direttamente figlia di quella altrettanto realista, tossica, cupa e piena di solitudine del Martin Scorsese di "Taxi Driver" e soprattutto di "Mean Streets" la pietra angolare dell'ispirazione del Ferrara maturo fine '80-anni '90.

Inoltre il pregio principale della regia di Ferrara in "The Addiction" è quello di riuscire a centrare perfettamente quello che a mio avviso è e sempre deve essere l'elemento portante in un film di questo tipo, in un film dove di mezzo ci sono dei vampiri: l'atmosfera. Atmosfera ragazzi, quella malsana, tossica, oscura, malefica, a volte allucinata e opprimente atmosfera che la regia di Ferrara riesce a creare e che ricopre l'intero film facendogli fare quel salto di qualità necessario e donando ai suoi assetati protagonisti quel fascino indispensabile in figure del genere.

Ferrara centra perfettamente questo aspetto, l'elemento maggiormente riuscito di "The Addiction" a mio avviso, ed è proprio grazie all'eccezionale fascino creato dall'atmosfera che tutti i personaggi del film sono risultati ai miei occhi tanto magnetici e affascinanti; è proprio l'atmosfera ad elevare l'apparizione e l'interpretazione ad esempio di Annabella Sciorra e a rendere memorabile il suo personaggio negli appena 5-10 minuti complessivi in cui compare.
L'attrice italo-americana è forse un po' più "spaesata" rispetto al resto del cast (in quanto ad interpretazione vera e propria con Ferrara andrà molto meglio in "The Funeral") e certo lontana dal contesto in cui riesce a dare il massimo (l'abbiamo vista con Lee, l'abbiamo ammirata ne "I Soprano" in tv e così via) inoltre al suo personaggio è dato un minutaggio ben ridotto eppure la regia e la direzione di Ferrara creano questa grezza e cupa "cattedrale" che riesce a conferire una grande forza carismatica a questo personaggio trasformando la Sciorra in una meravigliosa, perfetta e indimenticabile vampira. Tra l'altro è da lei che viene quella che è forse la frase che più resta impressa, la più diretta tra tante riflessioni filosofiche sparse nel film: "In sintesi: non siamo malvagi per via del male che facciamo, facciamo del male perché SIAMO malvagi". E non c'è redenzione per "quelli come loro" dice lei. Ferrara poi dice altro, scegliete voi a chi credere.

Quella strepitosa sequenza nel vicolo, la scena del primo morso, che arriva così improvvisa, come un fulmine a ciel sereno, dopo appena 5 minuti è l'esempio migliore di ciò che ho appena detto. Ferrara dietro alla mdp gioca mirabilmente con le luci e le ombre di uno scuro vicolo di New York in cui il Male sta cominciando ad agire e dona a questa strepitosa sequenza un fascino indimenticabile.

Una grande mano la da la bellissima fotografia che esalta il bianco e nero del film (scelta a dir poco azzeccata per quanto mi riguarda) cogliendo ogni sfumatura di luci e ombre, giocando meravigliosamente con i chiaroscuri e rendendo ancora più opprimenti e malate molte sequenze del film in particolare la fotografia contribuisce molto a rendere indimenticabili le sequenze più sanguinolente e violente di "The Addiction". Ecco, regia e fotografia in b/n creano mirabilmente l'atmosfera meravigliosa di cui parlavo, davvero perfetta.

Poi gli attori, centratissimi; dalle comparse (un Michael Imperioli che arriva a Ferrara dal maestro Scorsese e poi, guarda il caso insieme alla Sciorra, diventerà grande in tv con "I Soprano") alla protagonista. Ecco, la protagonista. La brava Lili Taylor in una delle sue migliori interpretazioni. In campo cinematografico la Taylor è stata una brava attrice negli anni '90, molto versatile e capace di saltare con naturalezza tra generi e stili diversissimi tra loro (prima di questo lavoro aveva recitato nello stralunato, e per me ottimo, "Arizona Dream" di Kusturica e partecipato a quel manifesto corale di satira e critica sociale altmaniano che fu ed è "America Oggi" insomma non proprio una carriera da poco). Anche qui a mio avviso è brava, lei è la protagonista del film, lei è la filosofa madre della pellicola a lei sono affidate le metafore, le riflessioni e i dialoghi più profondi. E se la cava bene, è credibile e convincente quanto basta e davvero tremenda nel suo lasciarsi andare alla malvagità, nel suo spargere il morbo del vampirismo e quindi il Male la cui origine tanto voleva comprendere. Ripeto, con lei in testa, la terrificante scena del massacro alla sua festa di laurea è qualcosa di morbosamente angosciante, una scena a dir poco disturbante e potentissima, indimenticabile.

Ma è l'evoluzione del suo aspetto ad esser stata studiata in maniera geniale. Per rendere ancora più ovvio il parallelismo "vampirismo-tossicodipendenza" durante l'evoluzione (o la degradazione) del suo personaggio Kathleen cambia non poco look e così con i suoi, necessari, occhialoni da sole, quell'acconciatura e ovviamente l'andatura e l'atteggiamento "smorto" di un vero tossicodipendente, magari di un eroinomane ecco che la Taylor quando se ne va in giro di giorno assomiglia spaventosamente al signor Lou Reed (così tanto perché si parlava di tossicodipendenza, eroina, New York e siringhe inficcate in vena), invenzione visiva strepitosa.

D'altronde l'idea stessa del rappresentare il vampirismo in parallelismo con la tossicodipendenza è assolutamente geniale (sebbene non sia questa, l'ho già detto lo so, l'allegoria principale del film ma anzi vampirismo e tossicodipendenza sono entrambe metafore del Male stesso) e qui devo citare due scene perfettamente esplicative in questo senso: Kathleen che si spara in vena una siringa colma di sangue umano e Kathleen in crisi d'astinenza dopo l'incontro con Peina. Meravigliosi momenti di cinema. A proposito di Lili Taylor, negli anni '00 si riciclerà con classe anche lei come la Sciorra e Imperioli nelle serie tv, da ricordare la sua partecipazione nel capolavoro di Ball "Six Feet Under".

Ecco, Peina. Quanto sta in scena il signor Walker Christopher con questo personaggio ? 5 minuti ? 10 a dirne tanti ? Non importa, Walken è semplicemente straordinario o come ha detto l'utente Monkeyisland prima di me sontuoso. Walken è uno di quegli attori tanto grandi che può valorizzare un intero film in 5-10 minuti ("Pulp Fiction" lo avete presente tutti no ?), per me resta uno dei più grandi attori americani di sempre perfino sottovalutato in confronto ad altri suoi colleghi verso il quale non teme il confronto. Inutile dire che lui rispetto anche alla stessa Taylor è due-tre spanne sopra e la palma del migliore se la prende lui, in appena 6-7 minuti complessivi di recitazione. Signori, la classe non è acqua. Tra l'altro Peina è un personaggio importante nei complessi meccanismi filosofici della sceneggiatura, la dimostrazione del possibile (auto) controllo del Male, di una redenzione voluta e trovata con "digiuno" e "sofferenza interiore", una strada difficile e lunga che la protagonista eviterà di seguire. Belli però i dialoghi assegnati a Walken, bella la citazione di Burroughs e de "Il Pasto Nudo" in merito all'astinenza e davvero bella la prova di questo sublime attore una volta in più vero mattatore. Un piacere vederlo recitare.

E poi càzzo Christopher Walken doveva interpretare un vampiro almeno una volta, con quella faccia...

Ultima cosa, oltre all'ovvia bella rappresentazione oscura di New York, che voglio esaltare in "The Addiction" è la colonna sonora. Vampiri, Black Music e Rap una mistura devastante. C'è molto Hip-Hop in questo film perfettamente, ed è una cosa incredibile, centrato e amalgamato con l'atmosfera oscura e malsana del film. Purtroppo a me il genere non fa impazzire eppure vengono in mio soccorso i Cypress Hill, tra i pochi gruppi del genere che apprezzo, con la loro "I Wanna Get High" (voglio essere sballato, voglio sballarmi, si insomma il leit-motiv del film, che siano droghe o che sia sete di sangue poco cambia) gran pezzo del 1993. E poi, la Black Music, il Funk, il Rythm& Blues... Gli strepitosi titoli di testa aperti da un pezzo da sturbo, per l'appunto "Addiction" scritta da Eddie Kendricks e interpretata dallo stesso Kendricks in duo con David Ruffin, due pilastri della Black Music e due dei fondatori dei mitici Temptations, tra i primi ad unire l'R&B e il Funk con la psichedelia creando un connubio devastante.

Colonna sonora perfetta quindi in aggiunta a tutto il resto.

E allora confermo che se proprio vogliamo ridurre "The Addiction" ad un film sui vampiri allora siamo di fronte ad uno dei capolavori assoluti del genere.

Adoro questo film, lo trovo meraviglioso ed irresistibile e pazienza per qualche eccessiva velleità filosofica e qualche ridondanza di troppo, qui siamo davanti a grande cinema e la scena del massacro alla festa di laurea resta tra le più grandi scene, questa si, Horror di tutti i tempi.

Lo adoro, è un capolavoro e davvero questa volta si fòtta l'obbiettività.

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Ultima risposta 17/04/2015 14.23.39
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GianniArshavin  @  24/11/2013 13:17:29
   5 / 10
Primo approccio personale con Ferrara devo dire tutto sommato negativo,ma con qualche riserva.
The Addiction,infatti,non è un film che mi abbia fatto impazzire ma sicuramente la sua visione non lascia lo spettatore indifferente. La breve pellicola è infarcita di elementi positivi ed altri negativi,ed è una di quelle opere che divide e spacca nettamente l'opinione del pubblico.
Fra i pregi abbiamo un'atmosfera fantastica e malsana,resa ancora meglio grazie all'uso di un bianco e nero davvero di grande impatto visivo e di gran classe,degli attori assolutamente indovinati e un messaggio di fondo che comunque arriva allo spettatore.
Purtroppo le cose positive terminano qui per lasciare spazio ai difetti,su tutti una lentezza esasperante nonostante la breve durata e continue citazioni filo-letterarie che rimangono fini a se stesse. Proprio queste ultime risultano troppo irritanti,quasi a voler per forza donare alla vicenda un alone intellettuale e mistico.
Sicuramente a livello di messaggio e significato il film si difende bene nonostante le continue citazioni, e devo ammettere che una seconda visione potrebbe giovare per apprezzare di più del lavoro del regista Italo-Americano.
Rimandato!

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Ultima risposta 13/08/2016 12.18.27
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Sbrillo  @  18/09/2013 18:41:36
   7½ / 10
film che mischia sapientemente scene da horror con vampiri a perle filosofiche non da poco....una continua metafora sul male che va presa e apprezzata così come è!! seppur un tantino lento, la scelta del bianco e nero è stata molto apprezzata!
Piccola perla di Ferrara...

Film per palati fini!

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Ultima risposta 21/09/2013 13.53.57
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MonkeyIsland  @  28/06/2013 18:10:27
   7½ / 10
Filmone di Ferrara, Walken sontuoso e atmosfera fantastica.
Gioiello.

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Ultima risposta 15/04/2015 12.18.25
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pinhead88  @  26/05/2010 18:01:06
   9 / 10
Il vampirismo come allegoria della dipendenza immersa in una metropoli buia e degradata.una dipendenza non solo sulla droga,come può apparire chiaramente,ma sul male assoluto dell'umanità attuale e passata,descritta con un bianco e nero suggestivo e intenso,dove il pessimismo è veramente ai limiti.un film che non mi sarei mai aspettato da Abel Ferrara,lo accosterei quasi ad un Bresson moderno.magari il messaggio può apparire retorico,ma cinematograficamente parlando è un capolavoro,breve ma intensissimo.

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Ultima risposta 29/05/2010 08.12.48
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bulldog  @  16/07/2009 11:46:50
   8 / 10
Impegnativo.

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Ultima risposta 25/12/2009 11.23.11
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  02/01/2008 14:05:46
   8 / 10
mi interessa parlare di una tematica filosofica ed esistenziale di cui si tratta nel film e che è stata commentata poco.
"Il tuo amico Feurbach ha detto che gli uomini che contano le stelle sono equiparabili a D.io...la mia indifferenza è di conseguenza giustificata, è il tuo stupore invece a dover essere studiato".
La riflessione del filosofo tedesco Feuerbach è decisamente antropologica e, passatemi il termine, anti-divina...in sostanza "Più c'è D.io, meno c'è l'Uomo"; condivisibile o no, resta una riflessione molto veritiera e interessante, poichè la costante divina dell'Uomo, posseduta intrinsecamente come bagaglio genetico (la ricerca di un D.io), è spesso simbolo di un vincolo contro cui il titanismo umano ha cercato sempre di combattere (vedi Nietsche). Come combattere quello che Marx definiva "l'oppio dei popoli", la religione (poichè di un D.io non si parla, ma di filosofia della religione), questo "oppio" che ci rende prigionieri, noi Uomini, esseri che possono esaltarsi tramite la Droga più potente di tutte, il Male? Il Male che rende gli Uomini potenti, ma che ottunde la coscienza di questo Male che li da vita.
Ma la domanda assillante è la Religione può redimere da questo gene che abita la terra, che abita noi, che Pascoli definiva "atomo opaco del Male"?
sembra di sì, almeno per Ferrara, però il finale non mi è ancora andato giù...questo annichilimento del sè collegato a Cristo è una visione troppo personale e francamente poco condivisibile.

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Ultima risposta 27/01/2012 17.01.07
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  06/05/2007 18:39:49
   8 / 10
Interessante metafora della dipendenza mascherata da horror, in cui il vampiro è visto come una creatura che assume sangue non per nutrirsi, ma perchè lo desidera ardentemente, con la stessa attrazione morbosa e maledetta con cui l'uomo è proteso verso il male o la droga, pur sapendo che tale morbosità loporterà all'autodistruzione: "Noi non siamo malvagi perchè facciamo del male; noi facciamo del male perchè siamo malvagi".
E tutto il film è chiuso in questa sorta di determinismo meccanicistico che inchioda la protagonista sin dall'inizio ("Dimmi di andarmene, dimmi di lasciarti in pace, ma fallo con convinzione").
Splendida la fotografia in uno sporco bianco e nero, purtroppo poco convincenti gli attori; talvolta troppo ridondanti ed autocompiaciuti i dialoghi; ciò non toglie che la pellicola sia assolutamente coinvolgente e disturbante, una piccola produzione da vedere e tenere bene a mente.

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Ultima risposta 19/09/2011 14.11.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  16/03/2007 23:45:24
   4½ / 10
film che ha un fascino particolare dovuto anche alla scelta del bianco e nero ma a me sinceramente ha annoiato moltissimo!

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Ultima risposta 30/01/2008 10.57.21
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Titto  @  21/05/2006 22:49:36
   10 / 10
Eccezionale. Non mi aspetavo un film così intenso da Abel Ferrara.
Da vedere più volte per capirlo piu in profondità... se non si è laureati in filosofia.

D'accordissimo con i due commenti precedenti.
La fotografia, in vecchio stile noir e gangster mi sembra comunque ottima.
Regia superiore

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Ultima risposta 16/06/2006 00.08.22
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compeed  @  24/02/2006 11:28:31
   7 / 10
Bello l'idea di trattare la dipendenza (a tutto tondo)come vampirismo,mi e' piaciuto anche l'uso del bianco e nero.A mio parere nn si puo' paragonare al cattivo tenente semplicemente xke sono due film completamente diversi nella costruzione.L'attrice prot nn mi e' piaciuta molto.
Film filosofico anche per questo motivo andrebbe rivisto piu' volte.

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Ultima risposta 24/02/2006 23.26.36
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jasnagora  @  01/02/2006 00:32:35
   4½ / 10
Ok senso escatologico, ok citazioni dotte, ok manicheismo bene/male, ok filosofeggiare, ma ricordiamoci che è un film. Deve avere un senso, una sceneggiatura valida. La snervante attesa di vedere accadere qualcosa viene resa ancor più insopportabile dalle citazioni il più delle volte incomprensibili (chi dice il contrario è ipocrita!). Il film si illumina quando compare l'enorme Walken, prende un senso: ma è solo un'illusione. Walken scompare e rimane un mirabile bianco e nero che racconta il nulla più assoluto. Un paletto di frassino finale avrebbe avuto molto più senso di tante parole insulse.

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Ultima risposta 24/09/2006 15.08.03
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  28/12/2005 17:24:06
   4 / 10
Un insieme di citazioni filosofiche, niente di più. La mia idea è che fare un film non è scrivere un libro. Considerando che:
- il collegamento tra le "tematiche" di cui accenna il film è troppo forzato
- il film dura poco più di un'ora e dopo venti minuti ne hai già piene le palle
- la trama è molto esile e non originale visto che riprende il tema del vampiro
- gli ultimi venti minuti (tralasciando il finale vero e proprio) sono l'unica parte riuscita abbastanza bene
- considero la filosofia fine a se stessa (nel senso che insegna ben poco in ottica futura)
beh... tutti questi ingredienti sfornano un 4!

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Ultima risposta 25/09/2006 14.02.56
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  04/10/2005 11:17:01
   8 / 10
Ferrara non mi piace. A parte qualche film, trovo il più delle volte inutili i suoi film, e dai contenuti per me poco interessanti.
Ma ci vuole un po' di oggettività nel dare un giudizio, che per questo "The addiction" non può essere che positivo.
La fotografia è meravigliosa, il bianco e nero fa venire in mente non certo il cinema europeo alla Bergman (ma dai come si fa a roba del genere????) , ma invece quello torbido e ossessivo del noir americano degli anni '40. Ferrara si concentra molto sullo stile, sulle ombre e sui tagli di luce e a tratti riporta letteralmente in vita il nero americano con quelle sue atmosfere torbide e opprimenti.
Atmosfere che , per i contenuti del suo film, la droga, la morte, e più in generale, il male nella società, stanno letteralmente a pennello e conferiscono alla pellicola di Ferrara tutte le caratteristiche di un film delirante, radicale, e fuori da ogni possibile moda.

Gli si possono contestare forse troppe citazioni filosofiche e troppe metafore , che abbondano letteralmente nel film, ma la realizzazione stilistica non si può toccare. Ferrara ha fatto un Horror radicale, senza concedere niente di niente, servendosi dello stile, della fotografia e dell'illuminazione tipica del nero americano.
Cmq gli ho preferito "Fratelli", anche se gran parte degli altri lavori del regista a me non vanno.

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Ultima risposta 02/01/2008 13.42.09
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR tylerdurden73  @  04/10/2005 09:59:09
   4 / 10
Conosco quasi tutte le opere di Ferrara (regista che stimo con qualche riserva)ma questo film non ero ancora riuscito a vederlo.La delusione è stata grande una volta raggiunto il mio intento,la pellicola ci sottopone una sorta di ragionamento prendendo spunto da una mite studentessa di filosofia che si trasforma in una vampira assetata di sangue,mettendo in luce i suoi tormenti dinnanzi al male che provoca,sino al raggiugimento dell'espiazione dei propri peccati e alla conseguente redenzione.
L'uomo è malvagio in quanto lo è la sua indole oppure sono gli eventi esterni che lo fanno diventare tale?La domanda di fondo è questa,volendo riassumere brevemente il senso del film...ebbene piu' che un horror mi è sembrato un trattato di filosofia,estremamente verboso ed in parte noioso.La mano di Ferrara è comunque quella del regista capace,gli ultimi 20 minuti infatti sono davvero molto belli,non bastano pero' ,a mio avviso,a salvare questo lavoro.Intelligente l'idea del bianco e nero,scelta soprattutto per evitare di incappare nella censura e di rendere il film troppo "splatter" viste le parecchie scene sanguinolente,brava la Taylor,attrice poco hollywoodiana(non è la tipica incarnazione della bellezza),ma sicuramente dotata di grandi capacita' interpretative.

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Ultima risposta 16/04/2015 11.35.42
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  16/06/2005 03:11:49
   8½ / 10
Grandissima prova di Ferrara e del suo sceneggiatore Nick StJhon. In un bianco e nero pragmatico il vampiro viene visto come simbolo della dipendenza dell'uomo dal male. Il film si aggira tra riferimenti filosofici (a quasi tutto l'irrazionalismo tedesco) e letterari (da Sartre a Kerouack) verso una sua ricerca dell'eterna lotta tra bene e male, affrontata in modo filosofico col solito tocco religioso dell'accoppiata Ferrara-StJhon.
Imperdibile


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Ultima risposta 30/01/2012 22.39.23
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aubek  @  13/06/2005 01:44:49
   10 / 10
leggendo i vs commenti ho capito che vi è sfuggito il senso escatologico del racconto, il significato e la certezza della redenzione finale, nell'ultima parte del film un'orgia assatanata ha succhiato il sangue dell'agnello. Quello che l'uomo fa anteponendo la sua storia, il suo piacere al disegno che dio ha per la sua storia. Dio è misericordioso, e la ragazza è salva nellla vita eterna, è stato un attimo, una grazia, lil vero amore di quel'agnello ucciso e immolato che l'ha salvata. In un momento la studentessa si rende conto dell'abisso in cui si trova e cerca Cristo, ma non avete visto il crocifisso?' O siete ciechi. Il film io l'ho visto per caso, per purissimo caso, ho vissuto un'esperienza unica che le parole non riescono a descrivere. La droga che ti ditrugge e distrugge tutti quelli che ti sono vicini, la forza del male più contagiosa di un virus. Ecco perchè la ragazza, quasi consapevole del danno, della morte che arrecava, chiedeva alla vittima- Reagisci, dì qual cosa- Ecco diciamo no la male, resistiamo le tentazioni, si può fare. Nel film c'era tutta la storia dell'umanità, alla deriva, senza certezze, senza meta, idolatra. Come idolo era lo studio per tutte le studentesse del college... Potrei parlare per ore ed è la prima volta che scrivo qui, non vado mai o quasi ami al cinema, ma questo film rimarrà nel mio cuore per sempre, e con esso il messaggio che vuole darci, affidiamoci a cristo, resistiamo al male, e tantissime altre cose
ciaoooo da aubek

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Ultima risposta 22/06/2005 18.44.20
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Mpo1  @  07/06/2005 23:52:03
   6 / 10
La fotografia è veramente molto bella, il resto meno.
Ennesima variazione filosofica sul tema del vampiro, qui però in salsa cattolica. E così dobbiamo sorbirci le solite sciocchezze su peccato, colpa e redenzione. Ferrara ci vuole parlare del Male, tra citazioni di grandi filosofi e immagini di genocidi, ma l'elemento religioso, insopportabile e quasi ridicolo, rende tutto meno interessante. Il cattolico Ferrara distrugge un film potenzialmente affascinante e a tratti lo fa sembrare un sermone invece che un horror. Orrende le musiche.

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Ultima risposta 22/06/2005 18.50.33
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  03/02/2005 17:54:47
   1 / 10
per tutto il film ho atteso invano qualcuno che se ne uscisse dicendo "sorridi, sei su candid camera". Purtrippo no, era tutto vero. ferrara, da sempre regista maledetto, produce stavolta un filmucolo che vorrebbe all'apparenza autoriale, ma in realtà è solo ciarpame. Il bianco e nero come cifra stilistica? Ok, ma la fotografia fa schifo. Non dico che tutti debbano assumere a modello il bianco e nero alla bergman, ma insomma; illuminare il set con più di una lampadina poteva farlo. Ci sono degli esseri umani che camminano nel film che da alcune parti vengono chiamati attori; sconcertante che ferrara non ne abbia trovato manco uno. Del resto, uno che fa recitare ******* e la argento tante pretese non le ha...
nessuno tra l'altro è in grado di esibirsi in un dialogo per lo meno normale, e ferrara, che non aveva voglia di scrivere una sceneggiatura, non ha fatto altro che strappare a caso le pagine dal bignami di filosofia del liceo tecnico.
Ed è incredibile come ferrara non zecchi un'inquadratura che sua una; pare che scelga gli angoli di ripresa con la tecnica del bim bum bam, epperò è pure s****to, perchè gli esce sempre l punto di vista più lercio. per fortuna dura poco (e ci mancherebbe altro).
C'è pure qualcuno che esorta ad andare in fondo.
In questa mer.da di film? ma per piacere.

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Ultima risposta 30/06/2010 12.18.42
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