son frere regia di Patrice Chéreau Francia 2003
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son frere (2003)

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locandina del film SON FRERE

Titolo Originale: SON FRÈRE

RegiaPatrice Chéreau

InterpretiBruno Todeschini, Eric Caravaca

Durata: h 1.35
NazionalitàFrancia 2003
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2003

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Trama del film Son frere

Il fratello maggiore ha il sangue malato. Le sue piastrine muoiono e non si sa bene chi nel suo corpo le uccida. Da grande e protettivo, diventa, agli occhi del minore, che non vede da tempo, magro ed indifeso. La malattia porta alla morte, anche solo in presenza di una banale emorragia. Luc, il minore, accetta di occuparsi del fratello Thomas, e percorre insieme a lui il calvario che strappa al malato la carne e tutto ciò che solidamente lo lega a questo mondo...

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Voto Visitatori:   7,44 / 10 (9 voti)7,44Grafico
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Voti e commenti su Son frere, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  18/01/2011 01:12:36
   9 / 10
Un film emotivamente devastante, con una capacità di trattazione talmente schietta e umana che lascia spiazzati.
Chéreau ci mette davanti agli occhi angosce e paure con cui probabilmente tutti abbiamo avuto a che fare, o avremo modo di averne.
Ripeto, assolutamente devastante, ma straordinario.
Mi spiace non riuscire ad aggiungere altro, se non che i due protagonisti sono stati magnifici e che il regista ha fornito uno dei film più belli degli ultimi anni.

3 risposte al commento
Ultima risposta 18/01/2011 01.33.33
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  07/01/2011 00:08:56
   8½ / 10
Veramente bello questo film. Mi ha colpito molto. Occorre subito dire che non è un'opera di intrattenimento. Lo scopo è quello di rappresentare in maniera per lo più oggettiva e concreta lo stato fisico e psicologico di chi si trova a fronteggiare una malattia incurabile. E' evitata qualunque retorica e sentimentalismo. L'accento è sulla cruda trafila quotidiana, sugli aspetti più prosaici e più prostranti (i continui esami, le cure debilitanti, la situazione che non migliora, le illusioni, le incertezze, le operazioni chirurgiche, il decadere del proprio corpo e della propria vita, il disfacimento progressivo, il destino già segnato, la decisione finale). Lo stile segue quindi la logica della descrizione del banale, del fattuale e concede veramente poco al dialogo, alla riflessione, allo scambio emotivo. Non si perseguono fili logici, si salta in avanti e indietro nel tempo, si spezzetta di continuo il flusso visivo, ciò che viene mostrato non segue linee emotive o esplicative. Il succedersi insensato, scomposto, lento e "noioso" del reale non viene coraggiosamente filtrato.
Si comprende bene che uno spettatore abituato all'ordinario filmico può facilmente stancarsi e non ricavare nulla dalla visione. Tra l'altro le situazioni sono decisamente disturbanti. Sono esperienze che veramente desideremmo tantissimo poter evitare. Eppure la realtà è questa. (Ci) è capitato, capita, capiterà. Per questo il film assume alla fine un aspetto devastante e dirompente. Ci si sente con le spalle al muro durante la visione, con una stretta dentro. Che faremmo noi in quella situazione? Che dolore immenso può provare un essere umano, che immane coraggio ci vuole qualche volta per vivere o continuare a vivere.
Partecipare è quasi inevitabile perché il regista ci sbatte tutto in faccia. Seguendo lo stile neorealista dardenniano, la mdp non si stacca un secondo dai personaggi, gli insegue frenetica, li inquadra preferibilmente in primo o primissimo piano, non si perde niente dei dettagli più banali o scabrosi, anzi sono loro i veri protagonisti. Le faccie sono perennemente non rasate e segnate dalla vita, i corpi sono mostrati spesso nudi o impietosamente nel loro disfacimento. E' un realismo fisico e corporale quello di Chereau in questo film.
Se c'è un difetto o qualcosa che non va, secondo me, è nel fatto che la parte psicologica, intracorporale dei personaggi è lasciata un po' troppo sullo sfondo, alla mercé dell'intuizione di chi assiste. Sappiamo troppo poco dei genitori e della fidanzata di Thomas per poterli giudicare. Fatto sta che i due fratelli Luc e Thomas si trovano soli l'uno con l'altro. Eppure anche la storia del loro rapporto è appena accennata. Si basa tutta su deduzioni da ciò che viene mostrato, piuttosto che su ciò che viene detto. Si intuisce che il loro rapporto è qualcosa di molto di più di una semplice parentela fra fratelli e per questo è segnato da screzi, ripicche, rimproveri, silenzi, comprensioni sotterranee e istintuali.
Chereau non concede quasi niente al pathos sentimentale. Solo una volta Thomas cerca la mano di Luc e la stringe forte. Altre volte sono le lacrime di Thomas che escono in silenzio senza che si voglia. Il resto lo fa l'immagine impietosa di un corpo che soffre, di una faccia profondamente segnata o dalla malattia, oppure dal disagio di trovarcisi di fronte, oppure dall'indifferenza del mestiere, oppure dal dispiacere di perdere la persona più importante della propria vita.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/01/2011 00.08.36
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Francesca   @  29/08/2003 08:36:50
   3 / 10
Mal girato, moltissime scene di sesso e simili; l'unica cosa ben fatta è il calvario di questa malattia..

3 risposte al commento
Ultima risposta 04/11/2012 12.23.24
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