Il Libanese, il Freddo, il Dandi, sono i capi della banda della Magliana, che per 15 anni ha sparso il terrore in Italia. Durante questo periodo, attraverso tutte le vicende italiane come il terrorismo degli anni '80 e Mani Pulite, il commissario Scialoja si mette alla caccia della banda.
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Un abbraccio, una lacrima, uno sparo. Ritorna il ‘crime-movie’ all’italiana.____Mentre nelle sale italiane c’è fermento per l’uscita del secondo, ‘struggente’, film di produzione Rai/Costanzo che narra le affascinanti e commuoventi vicende del ballerino più amato dalle teledipendenti di casa nostra, dall’altra parte si muove qualcosa,e se siamo capaci di uscire dal meccanismo per il quale Cinema e Cinema-Italiano sono due entità separate, ci accorgiamo che buone idee e buoni film esistono, basta cercare. Il ‘crime-movie’ anni 70’ (ribattezzato meramente B-movie) tornato in voga in questi anni, cavalcando la cresta dell’onda del Pulp (portata alla ribalta dal suo reinventore Hollywoodiano), fu il genere esportato oltreoceano che fece conoscere il nostro Cinema al mondo, e che gli americani presero per rielaborare a proprio modo e con i propri mezzi. E’ facile riconoscere nel nuovo, splendido, film di Placido questi meccanismi del film di genere, ma “Romanzo Criminale” non si limita affatto ad una semplice riproduzione, ma più ad un riadattamento, quasi un ritorno al passato. Prova lo è che la vicenda parte proprio ambientata in quegli anni settanta e in quelle strade umide e pericolose rappresentando la nascita di una gang criminale dalle sue radici, partendo dall’infanzia. La “Banda della Magliana” nasce cresce e si estinguerà in vent’anni, vivendo sullo sfondo di un periodo socio-politico oscuro,ben rappresentato e palpabile, in cui vengono a darci una mano documenti reali catalizzati dalla tv. Tra tradimenti e complotti, sparatorie e vendette, intrighi politici e indagini poliziesche il film è un martello che picchia duro il ferro sull’incudine, e che lascia pochi attimi di respiro allo spettatore, trainato da una splendida colonna sonora Pop, e ben rappresentato da una fotografia livida e umidiccia, di grande caratura. Un’ottima prestazione di questa nuova, ma ben collaudata, generazione di attori, tra i quali spiccano grandi prove dei tre protagonisti: Favino (Libano), Rossi Stuart (Freddo) e Santamaria (Giangi), ed un quasi irriconoscibile GianMarco Tognazzi nel ruolo di un agente dei servizi segreti. Placido trascina lo spettatore in un viaggio coinvolgente, raccontato con una forza e una tenacia dirompente e lasciando perdere facili retoriche, ma non abbandonando momenti di pura e cruda poesia, come la scena sulla spiaggia di Ostia dove un’ abbraccio, una lacrima e uno sparo incidono in pochi secondi uno dei momenti di grande cinema a cui assistiamo durante le indispensabili due ore e mezza della pellicola. Insomma finalmente un bel film. Entusiasmante e da vedere, ma non perchè si tratta di un bel film “italiano”. Ma semplicemente perché è un bel film.