Geppetto, un vedovo falegname che vive nella grigia Italia fascista, costruisce una marionetta in onore del figlio perduto: Pinocchio. Pinocchio prende vita e, per rendere il padre fiero di lui, intraprende un viaggio in compagnia di Sebastian, il grillo che viveva nel tronco da cui è stato ricavato.
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Del Toro rivisita la storia di Pinocchio. Modifica la collocazione spazio temporale. Siamo nel periodo intorno all'inizio della seconda guerra mondiale, e non a Collodi, ma nella campagna piemontese (da toscano non ho capito perchè) Modifica la storia, cambiando di fatto il ruolo di tutti i personaggi principali. Cambia la genesi di Pinocchio e il movente delle avventure, che non è più quello di diventare un bambino vero. E forse ce n'era bisogno, perchè Pinocchio, come romanzo pedagogico, è invecchiato. E' stato pensato nell'Ottocento e propone una visione rigida, gerarchica e unidirezionale del rapporto fra padre e figlio. Del Toro, soprattutto alla fine un pelino buonista e politically correct, propone il tema dell'amicizia, della presa di responsabilità, dell'accettazione della diversità e della mentalità del premio all'ultimo in classifica, ma per quest'ultimo punto potrei sbagliarmi. Rimane come nell'originale il tema della morte, però mi è piaciuto di più Garrone, molto più asciutto e diretto. La morte con la gente che gioca a carta e canta, è molto Disneyana.