Geppetto, un vedovo falegname che vive nella grigia Italia fascista, costruisce una marionetta in onore del figlio perduto: Pinocchio. Pinocchio prende vita e, per rendere il padre fiero di lui, intraprende un viaggio in compagnia di Sebastian, il grillo che viveva nel tronco da cui è stato ricavato.
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Esteticamente molto avvolgente e coinvolgente, è una rivisitazione di Pinocchio originale e che tratta il tema della vita, della morte e della perdita e dell'immortalità. Vuole includere più pubblico possibile, sia bambini che adulti, e forse in questo sta la pecca principale, che non lo fa andare in direzioni più dark o più accattivanti, come sarebbe potuto essere, creando un prodotto per un target adulto più specifico. L'ho comunque apprezzato...
Far piangere un quarantenne grande e grosso che ama il genere horror e thriller non era semplice. Credo che i 10 minuti finali di questo film li guarderò per emozionarmi quando ne sentirò la necessità. Per il resto sono d'accordo al 100% col commento di Carsit
Visivamente superbo ma con un character design altalenante, facilone e pigro in certi frangenti. Non è per nulla chiaro perché Pinocchio metta su quell'insultante numero per Mussolini quando nulla nel film lascia intuire se abbia o meno la minima percezione della situazione politica e sociale che lo circonda; tanto, perché dare spiegazioni quando insultare il duce è così facile? Canzoncine orribili e fastidione e finale stucchevolmente strappalacrime. Non il miglior del Toro che, dopo il ruffianissimo "La forma dell'acqua" e l'anonimo (anche se bello, tutto sommato) "La fiera delle illusioni", fatica a ritornare quello di una volta.
Buono lo stile ma Del Toro come al solito gioca a fare il furbetto e sa benissimo che l'antifascismo paga sempre in termini di critica... leggo sui vari siti di tendenza liberal come di un "capolavoro" e via discorrendo... quando semplicemente è un discreto film di animazione con alcune tematiche adulte compromesso da alcune scelte che frenano la voglia adulta di guardarlo, le inserzioni musicali sono abbastanza irritanti e lo stesso Pinocchio a tratti è così fastidioso che quasi viene voglia di tifare per il gerarca fascio (e sparagli!). Bello e abbastanza commovente il finale. Curiosamente, in certi punti più Tim Burton che Del Toro, ovviamente Guillermo sempre sotto una spanna abbondante rispetto a Burton.
Un'animazione in linea con il regista, con un Geppetto vero e sofferente per una tragedia insanabile. Molto realismo a fianco ad una storia magica e fiabesca per un mix interessante.
"Voglio raccontarvi una storia, è una storia che credete di conoscere ma, non è così. Non del tutto. Vedete io, Sebastian il Grillo, ero lì. Anzi io vivevo, sottolineo vivevo, dentro il cuore del bambino di legno."
La rivisitazione di Del Toro è tutto fuorché fedele al romanzo di Collodi. Questo, inaspettatamente, si tramuta in un pregio: lo stile visionario del regista garantisce una riscrittura maggiormente volta alla critica politica (ventennio fascista) e all'importanza da tributare alla vita mortale - intuizione ottimamente sposata con la longevità del Pinocchio burattino. Ne esce un lungometraggio d'animazione ispirato e fortemente personale; capace di restituire modernità ai personaggi - il grillo, le fate madrine, Geppetto - e parlare finalmente a tutti, senza compromessi nella scrittura. Il finale, in tal senso, resta uno dei momenti più emozionanti del mio 2022.
L'incipit fulminante con il figlio Carlo; il momento in cui viene intagliato Pinocchio (da cui deriva l'estetica irregolare); il campo d'esercitazione Balilla con Lucignolo; il finale con la pigna.
Guillermo del Toro compie un mezzo miracolo: prende Pinocchio, un classico visto e rivisto e stravisto, e gli dà nuova vita modificando storia e personaggi, ma restando, in certo qual modo, fedele all'originale. Il classico esempio di tradimento che è in realtà la massima espressione di fedeltà. Bellissimo.
Perché del Toro è ossessionato dall'effetto traumatico ch'i totalitarismi storici hanno avuto sull'infanzia? Sottolineo: i totalitarismi storici e non quelli attuali. Chi se ne frega? Perché è così incapace d'allargare il proprio discorso com'il don Milani de "L'obbedienza non è più una virtù" (1965)? Perché, volendo condannare l'obbedienza cieca e acritica da burattini, parassita Collodi invece d'inventarsi una storia originale tutta sua? Sfrutta il brand? "Legnoso" (Valerio Sammarco).
Ps: il cognome NON va scritto con la "d" maiuscola.
Devo ammettere che Del Toro ha compiuto un mezzo miracolo perchè ha stravolto la favola di Pinocchio ma non tradendone lo spirito e cosa altrettanto importante, rimanendo coerente con le proprie tematiche riguardanti l'autoritarismo totalitario già presente nelle sue opere precedenti come La spina del Diavolo ed Il labirinto del Fauno. Inserisce in maniera precisa il contesto storico, fine prima guerra mondiale ed ascesa del fascismo, con un background particolare per Geppetto che ha perso il figlio durante un bombardamento. Oltre al contesto totalitario sono presenti i difficili rapporti padre/figlio dove il primo tende a essere una figura soffocante in cui il figlio è imposto di essere il riflesso delle aspettative paterne e questo vale sia per Geppetto nei confronti di Pinocchio, sia il gerarca fascista nei confronti del figlio Lucignolo caratterizzato quest'ultimo come una vittima delle pressioni del padre. Un film che condensa personaggi come il Conte Volpe ed in cui la guerra è una versione oscura del paese dei balocchi. Una fiaba che amplifica il carattere dark del romanzo di Collodi. Unico neo gli inserti musical che personalmente ho trovato fastidiosi ed inutili.
Del Toro è una garanzia, c'è poco da fare: la sua rilettura del Pinocchio di Collodi è meravigliosa ed è perfetta per ogni fascia d'età. Questo Pinocchio è ora struggente, ora divertente e visivamente eccezionale. Ci ho visto una sorta di rilettura in chiave occidentale di alcuni classici di Miyazaki ("Porco Rosso" su tutti) e la solita incredibile capacità di Del Toro di entrare in empatia con ogni singolo personaggio (cosa per nulla scontata, per quel che mi riguarda, quando si parla di un film d'animazione).
Un film ok, per la qualità generale, l'uso della stop motion e il modo con cui sono state inserite le canzoni. Un film interessante, per le sequenze sulla guerra e sul Fascismo. Ma GUILLERMO DEL TORO'S PINOCCHIO dà l'assoluta sensazione che questo connubio tra versione originale e versione innovativa non porti da nessuna parte e, anzi, divida il film in due. Infatti: le parti originarie del racconto classico sembrano quasi allontanare con forza centrifuga il famoso burattino dal suo viaggio a sfondo bellico che voleva riportare Guillermo del Toro al genere fantasy-storico; le "creature" tipiche dello stesso autore, invece, messe all'interno di vicende note a tutti, non fanno esattamente gridare al miracolo. Il trasporto emotivo globale del film è assente nei momenti chiave e improvvisato nel finale, dove la morale della favola si scopre essere qualcosa che poco ha a che fare con quanto visto in precedenza. Parallelamente, i personaggi secondari non sempre funzionano benissimo, alcuni (compresi quelli del racconto originario) sono di troppo e il problema principale è che non rimangono nel cuore dello spettatore. Certamente non si può non rimanere contenti delle deviazioni sul tema anti-militaresco e anti-bellico. Per essere un film con il nome del regista nel titolo, pochi sono gli indizi che denunciano la sua mano.
versione di pinocchio con personaggi nuovi o fusi insieme, forte componente storica dell'inizio 900 italiano con critica. Molto originale ed inaspettato ma anche abbastanza inutile perchè e estraneo alla cosa più bella e poetica di pinocchio: cioè la sua crescita da burattino a bambino(spoiler)
infatti alla fine del film resta un burattino ed anche gli altri personaggi non crescono ma restano sempre uguali a se stessi(a parte, forse, solo la scimmia che si ribella al suo destino).
Non è un capolavoro, ma tra le ultime rivisitazioni di Pinocchio è il migliore. La storia così come la conosciamo si discosta leggermente, con personaggi nuovi e alcuni del tutto eliminati. Bellissima l'atmosfera, ma soprattutto un plauso va fatto ai doppiatori, le voci si adattano benissimo sui personaggi, specialmente su Pinocchio.
Dopo gli ultimi remake e restyling dell'opera di Collodi, tutti scadenti, abbiamo finalmente qualcosa di nuovo nell'universo di Pinocchio.
Una rivisatazione che modifica ambiente e personaggi inserendo la tematica della guerra tanto che il "Paese dei Balocchi" puo' diventare un campo di addestramento militare.
Ma di riuscito ci sono soprattutto i protagonisti, Geppetto tra malinconia e comportamenti anche ribelli verso il burattino, lo stesso Pinocchio cosi maldestro scopritore della vita che si chiede la differenza tra la sua credibilita' e quella del Gesu' in croce, entrambi di legno...
Una visione soprendente e consigliata a tutti, perche malgrado il tema della morte sia predominante viene spiegato con molta naturalezza adatta ai piu' piccoli.
Tolte le fastidiose canzoncine credo sia la migliore versione di Pinocchio (che versione di Pinocchio in realta' non è) dopo il film di Comencini.
Adoro Guillermo del Toro quindi impossibile per me non vedere la sua versione di Pinocchio. Purtroppo non mi ha conquistato soprattutto per le numerosi canzoni avvilenti presenti.
Rivisitazione della fiaba di Collodi e Del Toro lo fa alla sua maniera, come ogni autore dovrebbe fare, senza ricalcare in toto quello che succede nel libro oppure buttando cose politicamente corrette come è successo nel film scadente della Disney uscito quest'anno (quello con uno stanco Tom Hanks). Stando alle fonti web, "Pinocchio di Del Toro" vanta un budget di "soli" 35 milioni di dollari, un piccolo grande miracolo, dato che le animazioni sono stupende e assolutamente originali. Quello che non sempre mi ha convinto sono alcune scelte narrative, però bisogna ammettere che il coraggio non è mancato a Del Toro nello stravolgere certe situazioni. Ecco forse uno dei punti deboli sono le musiche, personalmente non le ho gradite granchè. Ottima la parte finale che avviene dopo una cavalcata di quasi due ore.
Prima Garrone poi Zemeckis, adesso Del Toro: in 3 anni abbiamo avuto 3 film sul celebre burattino creato da Collodi. Il regista messicano però dona un'impronta tutta sua, rivisitando quella che è la versione originale, generando una malinconica e cupa riflessione sulla vita e sulla morte, sul destino inevitabile che prima dà e poi toglie, sul vivere ogni singolo momento di una vita che è fuggevole e che prima o poi finisce. Un bel film d'animazione in stop-motion moderno (tecnica che non mi appassiona particolarmente) che però riesce a toccare i tasti giusti per infondere sensazioni tra le più varie che, certamente, non lasciano indifferenti. Un PINOCCHIO sui generis che fa riflettere e appassiona incondizionatamente.
Un Pinocchio molto alternativo... ma per questo più interessante più di tanti altri.
Francamente, lo spostamento temporale non mi era piaciuta come idea, fa molto americaz, tuttavia Del Toro ha saputo dargli il giusto spazio e un adeguato tono satirico, per quanto si avverta comunque un'aggiunta superflua e allungatempo in quel mondo.
La componente spiritica e spirituale sono un po' a libera interpretazione, come alcuni deboli legami tra il burattino e Carlo. Durante l'arco finale Pinocchio fa pure un' azione coraggiosa di cui non sono sicuro dovrebbe conoscere l'effetto, per il resto mi sento di dare solo una pesante critica al film. Le Canzoni! Troppe, e per la quasi totalità noiose, infastidiscono stile bottega dei suicidi.
Vi sono delle similitudini con la bruttezza digitale sfornata recentemente con la Disney, mi riferisco
alla rivalutazione delle bugie come cosa anche positiva, alla scimmia motoscafo e al restare un burattino
Ovviamente questo è un prodotto molto superiore, pur senza gridare al miracolo. Direi che non è il tipo di Pinocchio che si fa riguardare, ma sicuramente è meritevole di una visione.
Premessa: non è un film "di Pinocchio", ma "Pinocchio di Del Troro": ossia la rielaborazione di Del Toro della fiaba di Pinocchio... quindi non bisogna aspettarsi la riproduzione di Collodi ma un'altra cosa. Devo dire che, nonostante non mi piacciano, in generale lungometraggi senza attori "veri", nel complesso mi è piaciuto. Mi è piaciuta l'idea del mescolare lo stop motion alla CGI
, mi è piaciuto il modo con cui sono state rese le atmosfere cupe delll'Italia fascista e l'idea stessa di ambientarlo in questo periodo. L'espressività ed il senso degli anni che passano del volto di Geppetto sono straordinari: tecnicamente forse la cosa più riuscita di tutto il lavoro. Perde un po' di ritmo nelle parti cantate e stonano un po', sia per come sono inserite nella trama che come resa tecnica
le due sorelle spirito del Bosco e Morte e la resa grafica dei viaggi nell'aldilà di Pinocchio
Non è solo per bambini (ci son momenti drammatici già dai primi minuti ed alcune situazioni dovrebbe spiegarle un adulto)... furbamente uscito sotto Natale per invogliare tutta la famiglia a vederlo.
Ennesima rivisitazione della fiaba di Pinocchio (credo la terza solo nel 2022), ma per fortuna Del Toro la rivisita molto e ne fa un'opera molto molto personale, con tutte le sue tematiche abituali, dal diverso al mix di fantastico e realtà storica.
Del Toro rivisita la storia di Pinocchio. Modifica la collocazione spazio temporale. Siamo nel periodo intorno all'inizio della seconda guerra mondiale, e non a Collodi, ma nella campagna piemontese (da toscano non ho capito perchè) Modifica la storia, cambiando di fatto il ruolo di tutti i personaggi principali. Cambia la genesi di Pinocchio e il movente delle avventure, che non è più quello di diventare un bambino vero. E forse ce n'era bisogno, perchè Pinocchio, come romanzo pedagogico, è invecchiato. E' stato pensato nell'Ottocento e propone una visione rigida, gerarchica e unidirezionale del rapporto fra padre e figlio. Del Toro, soprattutto alla fine un pelino buonista e politically correct, propone il tema dell'amicizia, della presa di responsabilità, dell'accettazione della diversità e della mentalità del premio all'ultimo in classifica, ma per quest'ultimo punto potrei sbagliarmi. Rimane come nell'originale il tema della morte, però mi è piaciuto di più Garrone, molto più asciutto e diretto. La morte con la gente che gioca a carta e canta, è molto Disneyana.
Il Pinocchio di Guillermo del Toro è una fiaba dark,che si allontana dal racconto originale e non ha paura di mostrare la crudeltà della guerra e la realtà che essa comporta nell'infanzia di Pinocchio, che unito al rifiuto di Geppetto (qui alcolizzato) nel riconoscerlo come figlio rende la vita del burattino privo di spensieratezza (anche se alcuni momenti divertenti ci sono). Da vedere per il coraggio e l'assenza di una facile e scontata morale nel toccare vari temi e perchè sono assuefatto dalle varie trasposizioni cinematografiche dell'opera di Collodi.
Visivamente straordinario il lavoro in stop-motion.
Non credo il film sia visibile da ragazzini non accompagnati da chi può spiegare loro le situazioni e significato molto distanti e stravolte rispetto il racconto di Collodi, che con immagini semplici portava a comprendere il messaggio. Qui è tutto rivisitato, mescolato. Per questo ritengo ci voglia un certo impegno di attenzione e comprensione. Può dare confusione.
Non ho apprezzato per nulla il cambio di periodo di ambientazione. Non abbiamo solo quel ventennio! E già immagino i meme sui social. Ho pensato subito a una furbata propaganda oppure luogo comune al pari della Italia=pizza. Quello che all'estero sanno dell'Italia.
Le canzoni sono noiose, se non sei un cartone disney: non cantare. Inoltre trovo la visione troppo lunga e complessa per dei bambini e ragazzini. Allo stesso modo per un adulto non ha una attrattiva che ti porta a volerlo rivedere. In definitiva Bellissimo: stop-motion, graficamente, effetti sonori. Ho compreso intento ed è riuscito, ma non capisco a quale pubblico vuole rapportarsi.
Voto mio sarebbe più basso per la storia in sé Viva la stop-motion
Guillermo Del Toro ribalta la favola di Collodi e tutti quelli che, fin qui, sono stati gli adattamenti di Pinocchio. E finalmente, dopo tanti anni, il racconto Pinocchio perde per la prima volta quella sua aria punitiva, quel senso di educazione colpevolizzante, costrittiva, legata a un mondo di secoli fa. E' un film più sfaccettato di quanto si potrebbe credere: affronta temi come la perdita, l'amore, il dono della vita, la morte e le imperfezioni di un rapporto padre-figlio. "Chi ha detto che per diventare un bambino vero Pinocchio deve trasformarsi per forza in un umano in carne e ossa? Per essere considerato umano, deve semplicemente comportarsi come tale", così del Toro parla del burattino più famoso del mondo: l'importante è essere sé stessi, amare il prossimo per ciò che è – persino nella sua stranezza – non per ciò che vorremmo che fosse. Un finale insolito, dolceamaro e filosofico, perfetto per costruzione drammatica, musiche e dialoghi commoventi, chiude il cerchio consegnando allo spettatore molteplici messaggi su cui riflettere. Questa nuova iterazione è un film adatto a tutti, che dovrebbe soppiantare ogni altro lungometraggio dedicato al buon Pinocchio, presente e futuro. Guillermo del Toro consegna alla storia del cinema una pellicola di raro splendore, imperdibile.