Geppetto, un vedovo falegname che vive nella grigia Italia fascista, costruisce una marionetta in onore del figlio perduto: Pinocchio. Pinocchio prende vita e, per rendere il padre fiero di lui, intraprende un viaggio in compagnia di Sebastian, il grillo che viveva nel tronco da cui è stato ricavato.
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Un Pinocchio molto alternativo... ma per questo più interessante più di tanti altri.
Francamente, lo spostamento temporale non mi era piaciuta come idea, fa molto americaz, tuttavia Del Toro ha saputo dargli il giusto spazio e un adeguato tono satirico, per quanto si avverta comunque un'aggiunta superflua e allungatempo in quel mondo.
La componente spiritica e spirituale sono un po' a libera interpretazione, come alcuni deboli legami tra il burattino e Carlo. Durante l'arco finale Pinocchio fa pure un' azione coraggiosa di cui non sono sicuro dovrebbe conoscere l'effetto, per il resto mi sento di dare solo una pesante critica al film. Le Canzoni! Troppe, e per la quasi totalità noiose, infastidiscono stile bottega dei suicidi.
Vi sono delle similitudini con la bruttezza digitale sfornata recentemente con la Disney, mi riferisco
alla rivalutazione delle bugie come cosa anche positiva, alla scimmia motoscafo e al restare un burattino
Ovviamente questo è un prodotto molto superiore, pur senza gridare al miracolo. Direi che non è il tipo di Pinocchio che si fa riguardare, ma sicuramente è meritevole di una visione.