papillon regia di Franklin J. Schaffner USA 1973
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papillon (1973)

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locandina del film PAPILLON

Titolo Originale: PAPILLON

RegiaFranklin J. Schaffner

InterpretiSteve McQueen, Dustin Hoffman, Don Gordon, Victor Jory

Durata: h 2.30
NazionalitàUSA 1973
Generedrammatico
Tratto dal libro "Papillon" di Henri Charriére
Al cinema nel Luglio 1973

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Trama del film Papillon

Papillon è condannato per omicidio e recluso nel carcere dell'Isola del Diavolo, nella Guiana. Diventa amico di Dega, un falsario relegato con lui in una giungla paludosa. Qui le condizioni di vita sono così insostenibili, che Papillon tenta di fuggire, ma viene riacciuffato...

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Voti e commenti su Papillon, 67 opinioni inserite

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Spotify  @  22/01/2022 04:03:31
   8 / 10
Gran bel film, appartenente al filone carcerario. Non siamo ai livelli dell'altro film carcerario per eccellenza degli anni 70, ossia "Fuga di Mezzanotte" (seppur uscito qualche anno dopo questo film qui), però "Papillon" è comunque una pellicola avvincente, drammatica e recitata in maniera strepitosa.

Se la sceneggiatura fosse stata migliore, forse considererei questa pellicola un capolavoro. Tuttavia, a causa di alcune lacune che ho notato, l'opera in certi frangenti si affossa un po', ma a questo ci arriveremo dopo.

La trama vede protagonista Papillon, un uomo che è stato condannato all'ergastolo per un omicidio che non ha commesso. Papillon, insieme ad altri condannati, viene mandato nel terribile penitenziario della Guyana Francese a scontare la sua pena. Il carcerato, che nel frattempo stringe un bel rapporto d'amicizia con l'abilissimo falsario Louis Dega, ha in mente di evadere da quel posto infernale, e così inizierà a studiare la sua fuga.

Il regista firma dunque un'opera imponente, un vero inno alla libertà e alla voglia non arrendersi mai, anche di fronte alle più insormontabili avversità.

Schaffner ci mostra la brutalità delle carceri, come appunto quella dove i protagonisti vengono richiusi. L'essere umano viene privato di ogni cosa, persino di se stesso e nei casi peggiori, diviene una larva.


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Solo chi è in grado di svolgere funzioni importanti, le quali possono tornare utili ai direttori della galera, può permettersi di vivere meglio.


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Ma "Papillon" è in primis un manifesto sulla libertà dell'uomo. "Papillon" è un uomo amante della vita e vuole essere libero a tutti i costi. E anche dopo tantissimi anni di prigionia, continua a covare il sogno della fuga. Il director fa capire come la libertà sia il diritto più importante che un uomo possa avere e, a meno di validi motivi, essa non può essere negata a nessuno. Essere liberi significa essere se stessi.

La caratterizzazione dei personaggi è strepitosa: "Papillon" sembra essere uomo indistruttibile, sia fisicamente che mentalmente. E' sempre pronto a rialzarsi, a combattere, a far valere la sua parola, non si da mai per vinto e accetta ogni tipo di sfida. Una figura di un carisma eccezionale, che il director riesce a non rendere mai troppo esagerata. "Papillon" è un personaggio assolutamente credibile in tutto e per tutto.
Dega è un uomo buono, generoso ma allo stesso tempo astutissimo. E' un po' l'opposto di "Papillon", e conquista rapidamente la simpatia dello spettatore. L'amicizia tra i due protagonisti è delineata davvero bene, perché pur essendo diversi, entrambi si iniziano a fidare ben presto l'uno dell'altro. Difatti, credo che un altro tema sul quale Schaffner si sia voluto soffermare è quello dell'amicizia, sentimento che non muore mai e che può nascere anche in condizioni infelici come quelle che vivono i nostri personaggi.

Il ritmo è buono, quasi 2 ore e mezza che scorrono via piacevolmente. In qualche punto magari la narrazione rallenta un pochettino ma nulla di grave.

La scena dell'evasione (e tutto ciò che accade dopo la fuga) è girata benissimo. Quasi 50 anni dopo è una sequenza che non perde un briciolo di tensione.
Tecnicamente la regia è ottima, anche se Schaffner alla fine si preoccupa più di raccontare la storia. Le sequenze dell'isolamento di "Papillon" sono molto suggestive, realizzate alla perfezione. Oppure, come detto, la scena dell'evasione ha un tasso di suspense rilevabile nei thriller migliori.

Il finale è molto bello, imprevedibile ed anche velato d'un po' d'allegria. Sulla riuscita dell'epilogo, una carta importante è giocata dall'incantevole location, la quale ci è mostrata come una sorta di esilio per i protagonisti, un posto tanto bello quanto opprimente (apparentemente non esistono vie di fuga).

La fotografia è arida, terrosa, volta a voler evidenziare l'inferno che i detenuti patiscono nella prigione. Il lavoro forzato, il cibo scadente, le malattie, tutti elementi che rendono "l'Isola del Diavolo" uno dei peggiori posti sulla terra.

La scenografia, come accennato prima, è determinante e dona quel tocco d'avventura (e, se vogliamo, naturalistico) all'opera.

Bella la colonna sonora, piuttosto concitata. Piazzata sempre nei momenti giusti.

Grandissimo il cast: monumentale recitazione di Steve McQueen. L'attore riesce perfettamente a calarsi nella parte del detenuto e man mano, mostra con estrema classe e crudo realismo, il decadimento mentale e fisico del personaggio da lui interpretato. Durante tutta la parte dell'isolamento, McQueen è semplicemente mostruoso, gli sguardi catatonici che assume sono da manuale della recitazione. L'attore da anche prova di versatilità, in quanto nella pellicola spesso passa da momenti in cui è ironico e umoristico ad altri dove è particolarmente serio.
Hoffman è autore dell'ennesima grande performance della sua carriera, anche se qui è in ruolo da co-protagonista e francamente, perde il duello con McQueen. Però all'attore di Los Angeles non gli si può dire nulla: è uno che non si capisce come ci sia finito in una prigione, visto che si tratta di un uomo piuttosto gentile, schivo e per di più, dalla statura minuta. A tratti fa quasi tenerezza all'astante. Espressioni eccellenti, così come l'interpretazione dei dialoghi.
Ottimi tutti gli altri attori di contorno.

La sceneggiatura è l'elemento che mi ha convinto di meno. Ci sono delle incongruenze, specie nella parte finale, dove i nostri finiscono sull'isola popolata da quella tribù indigena. Questo frangente sembra quasi un episodio e se stante del film, non aggiunge molto. E presenta a mio avviso delle scelte abbastanza illogiche.


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Per il resto, lo screenplay funziona abbastanza bene, ad esempio i dialoghi sono molto buoni e sono garanzia di intrattenimento.


Conclusione: non è un capolavoro, poteva esserlo con una sceneggiatura migliore e qualche altra cosuccia in più, ma parliamo lo stesso di un gran film, che forse nel tempo è andato un po' dimenticato. Va detto che, buona parte del lavoro è sorretta dalle splendide prove di McQueen e Hoffman, due fuoriclasse. Se amate i film carcerari o i forti drammi in generale e volete una chicca del passato, gustatevi "Papillon".

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