Un percorso misterioso, dove la realtà si confonde con il mistero, il sogno, l’amore, la morte... Una macchina procede lentamente nella famosa Mulholland Drive con a bordo una bruna fatale. La donna non è sola, qualcuno le sta puntando addosso una pistola. Ma il destino è più veloce, dalla direzione opposta, spunta un bolide che travolge la vettura.
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Francamente non riesco a vederci nulla di così eclatante in questo film, che semmai preannuncia il Lynch declinante che si chiude a riccio nei meandri della mente. Mi spiace, ma qui c'è assai poco dell'autore di Elephant Man, Velluto Blu, Twin Peaks, Cuore Selvaggio, Strade perdute. E se proprio con quest'ultima pellicola Mulholland Drive condivide qualcosa, la trama scombiccherata e priva di qualsivoglia guizzo registico e colpo di classe contribuisce tuttavia ad abbassarne notevolmente il valore. Poi diciamocela tutta: se questo film non lo avesse girato Lynch, nessuno sarebbe accorso a salvarlo con le solite gincane retoriche e la solita ermeneutica. Giudizio finale: poteva e doveva essere costruito con più ispirazione; in certi frangenti sembra di assistere ad una seduta di psicanalisi. Ma ci sta che Lynch non abbia poi ancora molto da dire. Dopo il successivo Inland Empire (2006), David non ha più realizzato lungometraggi sino ad oggi. Di molto inferiore a Strade perdute... i 9 e i 10 sono davvero esagerati.