melancholia (2011) regia di Lars von Trier Danimarca, Francia 2011
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melancholia (2011)

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locandina del film MELANCHOLIA (2011)

Titolo Originale: MELANCHOLIA

RegiaLars von Trier

InterpretiCharlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Kirsten Dunst, Charlotte Rampling, Udo Kier, Stellan Skarsgård, Alexander Skarsgård, John Hurt, Brady Corbet

Durata: h 2.16
NazionalitàDanimarca, Francia 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Lars von Trier

Trama del film Melancholia (2011)

Justine e Michael stanno per sposarsi, il ricevimento si terrà nella casa della sorella di Justine, ma proprio in quei giorni un evento catastrofico minaccia la terra ed i suoi abitanti...

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Voto Visitatori:   7,41 / 10 (205 voti)7,41Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Melancholia (2011), 205 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  29/12/2011 20:01:34
   9 / 10
La speranza è l'ultima a morire, ma muore.

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WongKarWai  @  17/12/2011 10:58:16
   10 / 10
Ho deciso di dare 10 a questo film non solo perchè lo considero un capolavoro, ma anche perchè dei commenti assurdi ne hanno abbassato ingiustamente la media. Lo ritengo non solo uno dei migliori film usciti negli ultimi anni, ma anche il film più d'attualità che poteva uscire in questo momento. Lars è riuscito a collegare le ansie sulla fine del mondo nel 2012 (proprio nei paesi nordici si sta diffondendo la convinzione che un pianeta di nome Nibiru si infrangerà contro il nostro e stanno preparando veri e propri bunker) e la crisi economica e sociale che sta per schiantarsi sulla società occidentale.
Dopo 10 minuti di arte pura, dove ci sono mostrati dei veri e propri quadri che poi capiremo nel corso del film, si inizia con una situazione molto cara a Von Trier e in generale ai registi del Dogma (tanto che mi ha ricordato molto "Festen" e ancora prima alcuni film di Bergman ovviamente) cioè quella del matrimonio e in generale della cerimonia in famiglia, caratterizzata da falsità, meschinità, ipocrisia. Un microcosmo per rappresentare una società in declino dove ciò che conta è l'apparenza, i padri diventano deboli e "farfalloni", le madri dure e mascoline, i mariti hanno perso la leadership e sono impacciati, tanto che la figura più forte sembra essere proprio Justine. Senza dimenticare il mondo del lavoro, rappresentato dal capo di Justine, votato al profitto senza scrupoli. Il tutto condito da una generalizzata mancanza di comunicazione. In questa fase è Justine ad essere a disagio, mentre Claire rappresenta con il marito la classica famiglia alto-borghese, con le sue sicurezze apparentemente incrollabili. Tutto viene ribaltato nella seconda parte in cui il progressivo avvicinarsi del pianeta (la fine del mondo? la crisi economica che sta per portare al fallimento molti Stati e a cui nessuno sembra voler effettivamente credere?) fa cadere le certezze della famiglia-modello, della società "perfetta" (emblematico è il suicidio del marito, colui che sembrava tenere sotto controllo la situazione). Lo schianto sembra inevitabile, per la felicità di chi, come Justine, in questa società non si ritrova.
Ultima considerazione, oltre alla spettacolare e inquietante scena finale, è sul fatto che il film si svolge interamente nei "possedimenti" della famiglia di Claire, forse un riferimento a "L'angelo sterminatore" con i protagonisti che non riescono mai a varcare un ponte che li può condurre in città. D'altronde la critica alla borghesia non è meno aspra che nel film di Bunuel.

aldo palmisano  @  14/12/2011 19:18:19
   7½ / 10
ogni volta che penso alla qualità di un film, preferisco considerare maggiormente quello che mi ha trasmesso; questo film mi ha emozionato.
nel personaggio di justine si intuisce una totale inadeguatezza con il mondo che la circonda, ma la causa principale è da cercare più all'esterno che nell'animo della ragazza. c'è qualcosa di grottesco nella prima parte: i parenti, sebbene umani, si rivelano mostruosi ponendo più attenzione al corso della festa nuziale che alla povera neo-sposa.
claire incarna perfettamente tutta l'impotenza di una persona di fronte ad un evento così grande come la fine del mondo.


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Niko.g  @  11/12/2011 16:48:09
   9 / 10
(Spoiler presenti)

Questi, gli elementi di Melancholia che mi hanno convinto a considerarlo a pochi passi dal capolavoro:

- il prologo: spiazzante per la sua bellezza estetica e l'uso magistrale del ralenti. Da qui scaturisce una fascinosa inquietudine, premonitrice del tragico finale, che carica la molla dell'attenzione per le due ore a seguire (personalmente non mi sono mai annoiato);

- l'uso della camera a mano: congeniale e appropriato per trasmettere tensione, dinamismo e realismo, a sostegno del presagio apocalittico;

- la fotografia: sublime e avvolgente, dai contrasti di luce forti e coerenti col tema;

- lo scardinamento del microcosmo familiare dal resto del mondo (e dall'action sterile e standardizzata dei disaster movie): il dramma è totalmente intimo e poco importa dove ci troviamo e cosa succede "fuori" da questo microcosmo;

- la donna al centro: dispensatrice di vita, affronta a viso aperto la morte, con un inaspettato e liberatorio coraggio (Justine) o una forza dirompente di umana autoconservazione (Claire). L'uomo resta vittima di un'ingenuità o di una meschina vigliaccheria.

Il 2011 è stato anche l'anno di The tree of life, spesso menzionato come termine di confronto con Melancholia. Sinceramente, per quanto entrambi criticati per l'eccessivo estetismo fine a se stesso, il film di Lars von Trier, pur nel medesimo autocompiacimento (però molto meno enfatizzato), mantiene una linearità di tempo e un finale leggibili a tutti e questo è, senza dubbio, un merito.

4 risposte al commento
Ultima risposta 13/12/2011 23.56.08
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  10/12/2011 21:56:26
   9½ / 10
Melancholia: vocabolo latino che deriva a sua volta dal greco melancholía, composto dalle parole mélas, mélanos (nero) e cholé (bile), nonchè bile nera. Essa secondo la teoria della patologia umorale del 1300, è una dei 4 principali liquidi contenuti nell'uomo, più precisamente nella milza, e che a quel tempo venivano associati agli umori dell'essere umano.
Non esiste scelta migliore da parte di Lars Von Trier di aver deciso di chiamare questo film con il titolo Melancholia. La parola in sè racchiude lo svolgersi e il significato della pellicola stessa.
Più precisamente nel finale, e che gran finale stilisticamente riconducibile al genio di Von Trier, il titolo prende vita dai personaggi: in tre sotto una capanna magica immaginaria, dove troviamo la protagonista, sicura e consapevole della morte imminente, la sorella, consapevole della morte, la quale però non è pronta a morire, è spaventata e il bimbo, inconsapevole e tranquillo di quello che sta per accadere.
La malinconia è proprio questo: un sentimento di debolezza che esprime una profonda tristezza che porta la persona che la sta vivendo ad arrendersi davanti agli ostacoli che appaiono insormontabili. Il lasciarsi vivere, l'abbandonarsi al proprio destino senza lottare, provare un vuoto incolmabile.

Un passaggio che rende fermamente visibile la trasformazione dell'essere umano davanti alle intemperie della vita è dato dalle due sorelle. Per prima la protagonista all'inizio del secondo capitolo sembra essere divorata da una malattia degeneratrice a livello mentale dove sua sorella l'aiuta a lavarsi, a vivere senza che essa si chiuda dentro una stanza con lo sguardo perso nel vuoto. Nello svolgersi del secondo capitolo troviamo invece la sorella che diventa non propriamente pazza ma dà segni di debolezza d'animo, causati dalla morte del marito (anche lui nel momento in cui capisce la vera pericolosità del corpo celeste decide di togliersi la vita, credendo che prendere la strada del suicidio sarebbe stata la scelta migliore) e dalla consapevolezza della fine del mondo mentre la protagonista si risolleva e diventa una donna con le idee chiare, fredda, sadica.

Il film si apre con immagini molto statiche che si muovono al rallentatore e dove troviamo una mdp ferma contrariamente a il dogma di LVT. Una fermezza che tende a sottolineare insieme ad una commovente colonna sonora, la tragicità delle immagini stesse (le foglie, i corpi che cadono,..), rimandano alla sinfonia dell'autunno, allo scorrere del tempo, immagine mobile dell'infinito, quel senso di peso del rendersi conto delle nullità che siamo, esprimendo un senso di calore che ci accompagna lentamente alla morte.

In un primo momento sembrerebbe che LVT sceglie la mdp come strumento di ripresa fisso per il film, ma in seguito si intuisce che ne ha fatto utilizzo solo come scelta artistica, infatti dopo il prologo prende con mano decisa la cinepresa e inizia a girare! Il dogma 95 ancora una volta viene rispettato, la voce di LVT si fa sentire in un lieto pensiero e omaggio a quella mentalità radicata negli abissi dell'uomo, quella paura che nei secoli non si estirperà mai dal nostro cuore, ed è quel groppo che ti prende e ti schiaccia giù, e con un motivetto rindondante ti ricorda che la fine di tutto è vicina e che tu, piccolo uomo, non puoi farci nulla, sei impotente ad essa.

La fotografia viene usata magistralmente per sottolineare con tecniche diverse (seppia, incandescenza ai bulbi di mercurio, luce morbida,..) i differenti stati d'animo che il regista vuol far passare, enfatizzata da effetti speciali che non rovinano affatto la delicatezza di essa ma ne accentuano il torpore dello spettatore.

Una sfida che LVT si pone: si cimenta nel genere fantascienza regalando momenti davvero espansi a tutto quello che è il mondo delle emozioni, e riuscendo a non cadere nella banalità dei semplici elementi fantascientifici.

La pellicola si caratterizza per l'alternarsi di momenti in una stessa scena in cui si rimane male, sconcertati e altri che fanno abbozzare un sorriso di divertimento, anche se il sarcasmo e il cinismo stanno alla base di tutte le battute.
Scene che invece diventano magnetiche e ti fanno rimanere li con la bocca aperta. Quanti non sono rimasti li, concentrati, come mai nel resto del film, a fissare insieme alla protagonista quel corpo celeste cosi misterioso, cosi bello, cosi intrigante..Nuda come lo siamo noi agli occhi dell'universo. Ipnotizzata come noi quando ci soffermiamo in una calda notte d'estate ad osservare il cielo stellato e a guardare fissi la luna..un sentimento che è difficile riprovare con le cose terrestri, solo il nostro satellite racchiude quella strana cosa magica che nessuno è in grado di descrivere perchè le parole sarebbero troppo scarne nel definirla.


Elly=) Copyright

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Ultima risposta 12/12/2011 14.34.43
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sweetyy  @  05/12/2011 14:21:02
   6 / 10
Brillante e irritante nello stesso tempo, Melancholia è un dramma esistenziale onirico e surrelae ben costruito, anche se qualche difetto qua e la si trova.
(La prima parte del film mi ricorda molto Festen).
Nulla da dire sulle 2 protagoniste, soprattutto la Gainsbourg

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  01/12/2011 21:04:16
   6½ / 10
Non posso che confermare in pieno il precedente commento di Kater: prologo ed epilogo di alto valore artistico, ma in mezzo è troppo invadente il nichilismo autocompiaciuto del regista, che esterna il suo male di vivere ( malinconia?), volendo universalizzarlo in modo narcisistico.
Nonostante la mia impressione, consiglio il film di Von Trier anche a chi ( come la sottoscritta) non apprezza lo stile registico, perché l'ultimo lavoro di von Trier merita comunque, in effetti un film che fa discutere è sempre degno di un'attenta visione.
Il ritmo è lento ma necessario per coglierne il simbolismo e i continui richiami ad altre sfere artistiche, forse sovrabbondanti anche questi, certamente non facilmente accessibili per chi non ha frequentato la precedente filmografia di von Trier.
La lettura dell'ottima recensione di Cagliostro, che offre con chiarezza esaustiva un'analisi tout court del film, analizzato da ogni angolazione interpretativa, mi ha dato la possibilità di decomporre e ricomporne la struttura, ripensandolo diversamente, anche se resta per me come un gigantesco caleidoscopio privo di empatia.

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Ultima risposta 02/12/2011 21.12.03
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Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  28/11/2011 17:18:53
   8½ / 10
Prelati, notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte
chi ben condusse sua vita
male sopporterà sua morte.

Una tragedia borghese in due atti, una famiglia dilaniata, una perfetta, una appena consacrata. Ville nobiliari e parchi infiniti, estrema dimostrazione ed ostentazione delle vette di potere, ricchezza ed eleganza del genere umano, dei suoi riti e formule tanto, troppo convenzionali. Tanto, troppo vani, semplici gusci vuoti.
Justine, protagonista assoluta di quest'opera, viene introdotta molto gradualmente: da semplice sposa novella raggiante cominciamo a scorgerne la depressione sempre meno velata. Qualcosa la opprime, un peso insopportabile, da togliere il respiro.
Claire, sua sorella. Maniaca del controllo, programmatica sino all'invadenza. Sposata con un ricco astronomo col quale ha un dolce bimbo.
L'umanità è minacciata dal passaggio ravvicinato di un pianeta errante, capace di regalare momenti estetici mozzafiato quali mai furono visti da occhio umano. Justine, terrorizzata durante il rovinoso matrimonio, trova la serenità in sè stessa: "abbandonata" dai genitori immaturi e ben poco premurosi, recide tutti i "fili di lana grigia" che tentano di soffocarla. Distrugge il lavoro che odia, in uno sfogo d'ira liberatorio, allontana il marito premuroso, bello e imbelle, si libera dai gioghi convenzionali in un'immagine pudica ed evocativa, il bagno nella vasca col vestito da sposa sfilato dalla nuca e appoggiato accanto. Immagine ripresa in seguito e provocata sino all'estremo nel suo corpo nudo che ammira il pianeta la notte.
Tutto finirà? Tutto dovrebbe comunque finire. In un dialogo criptico Justine - che parla forse proprio per il regista - dichiara il suo odio per la vita. Ciò non le impedisce di cullare fino all'ultimo suo nipote, regalandogli le ultime ore di serenità che la madre ormai impazzita - e la codardia del padre - gli avrebbero privato. O di provar comunque dolore e tristezza al pensiero della fine, nonostante una calma stoica e una consapevolezza senza pari. Una Cassandra triste che ha quasi rinunciato a scalpitare.
Una buona parte di Justine e di Lars V. T. vuole che tutto finisca. La minaccia incombente più che causa delle proprie sofferenze può essere vista come soluzione. Ciò non significa un'anelito all'apocalisse quanto un desiderio immane di qualcosa di nuovo, di sorprendente, di più sincero, di meno patinato. "Siamo soli" ci dice Justine, siamo l'unica forma di vita nell'universo. E la vita è malvagia, nessuno ne sentirà la mancanza. Pessimismo globale, intrinseco? Non a caso l'intera opera si svolge nell'opulenza di una villa distante dalla realtà quotidiana, in un invito formale il primo tempo e nella famiglia QUASI perfetta, ricca, colta, scientifica il secondo. Ciò che deve finire, ciò che è malvagio, ciò di cui nessuno sentirà la mancanza. La pubblicità patinata di un prodotto scadente. L'arroganza di un parco con 18 buche da golf. I falsi sorrisi, i rituali ormai vuoti. Chissà che la grotta magica, qualcosa di autentico, fatto con le proprie mani e il proprio affetto, abbia poi funzionato.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  26/11/2011 16:39:30
   7½ / 10
Il cinema di Von Trier lo si può anche odiare, ma non lo si può ignorare.
Si può non condividere, ma non restare indifferenti.
Anche se questa sua ultima opera mi ha convinto meno del precedente capolavoro, non posso che consigliarne la visione.
È come se Feuerbach avesse scritto un film. La paura dell'ignoto, la debolezza umana nei confronti del sovrumano, sono i temi meglio sviscerati.
Non voglio dilungarmi perché la recensione accuratissima fatta dall'amico Cagliostro è davvero ricca di spunti e rende onore al film.
Aggiungo solo ciò che non mi ha convinto a fondo: la voglia del regista all'esagerazione in alcuni momenti. È come se dicesse: io posso fare tutto, ma se in Antichrist erano esagerazioni genuine, qui suonano come forzature.
Lo splendido inizio alla Festen (con richiami al surrealismo e a Resnais) svela troppo presto i suoi misteri e la "follia" di Justine è troppo acerba e convenzionale.
La seconda parte del film, invece, coglie nel segno, fino allo splendido finale in cui Justine demolisce anche l'ultima menzogna della sorella.
Ultima nota: un plauso gigantesco alla Dunst, straordinaria immedesimazione nel corpo modellato dalla luce di Von Trier.

woyzek  @  17/11/2011 19:33:09
   9½ / 10
Mi aspettavo di meglio visto il registra. Ma in ogni caso stupendo

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Ultima risposta 23/11/2011 14.26.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  16/11/2011 22:28:21
   9 / 10
Un film dal sapore nichilista, mi era stato detto. Von Trier sdoppia se stesso in due compagini femminili complementari per quanto opposte, intorno alle quali fa girare un universo forse sì un po' troppo presuntuoso nel volersi assurgere a sintesi dell'intero genere umano ma comunque pienamente funzionale. Lo fa con i modi di chi si mette in gioco completamente e con un gusto ed una ricercatezza tali da sconcertare sin da subito: sulle note di Wagner un susseguirsi d'immagini oniriche accompagnano l'elegante danza dei corpi celesti, una sorta di rito esoterico che inquieta e annichilisce. L'arte diviene metro di comprensione della realtà; la stessa realtà che Justine vorrebbe poter amare ma non riesce, vittima com'è del proprio malessere esistenziale, che è poi il malessere del Von Trier regista che riempie e buca lo schermo. Un film imploso, dunque, che pare riorganizzarsi dopo lo splendido prologo attorno le due protagoniste, Claire e Justine, volti antitetici di una stessa moneta. La prima come bisogno spasmodico di controllo, anche dell'ineluttabile, che s'incarna nell'osservanza metodica del protocollo borghese; etichetta profondamente disprezzata invece da Justine, che forte della propria consapevolezza percepisce a pieno il senso di finitudine dell'esistenza e, quindi, di limite che stride visibilmente con l’infinito significato della libertà. Il rifiuto sprezzante di Justine, violentemente spiattellato attraverso quell'unica animalesca sequenza di sesso, pare tuttavia attenuarsi nella sua manifestazione patologica con l'avvicinarsi di Melancholia. Le coordinate spazio temporali vengono ridefinite per tutti, ma è questa volta Justine ad acquistare il controllo della situazione, abbandonandosi pienamente alla danza di morte di una Natura che appare come forza caotica, fascinosa e distruttiva. Per contro Claire, saldamente ancorata a quei rassicuranti schemi borghesi, si ritrova ora costretta a percepire il profondo senso d'angoscia che pervade l’animo dell’uomo facendolo sentire inadeguato, sbagliato, inutile.
"La terra è cattiva", ma è forse la struggente sequenza finale la compagine meno disperata dell'intera pellicola: le lacrime di Claire vengono controbilanciate dalla speranza che Justine infonde al nipote. Del resto, il giorno in cui i giovani perderanno la speranza sarà un giorno sbagliato.

Ho ritrovato le lacrime di Claire in un bagno del cinema. Lei è entrata singhiozzando, non sapeva che la stessi ascoltando, o forse non le importava. Sono rimasto impietrito, in attesa che uscisse: immaginavo il suo viso e forse la odiavo per questo. Ho aperto la porta per parlarle ma lei era già andata via.
"Chiudi gli occhi. Prendimi la mano"

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Ultima risposta 05/12/2011 22.12.45
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milanista  @  16/11/2011 18:09:22
   8 / 10
fotografia eccelente e superbe interpretazioni

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  16/11/2011 18:07:18
   6½ / 10
Più che il senso depressivo, quel che si avverte è il sentimento per qualcosa che è tramontato - l'eclisse, già in corso, è un'alba glaciale, materia imperturbabile che si avvicina, eppure un'immagine che si fa e si vuole ancora mirare. Dietro il "nulla" dello slogan c'è, in verità, ancora un'estetica narcisistica e sin troppo romantica, anche del piacere, c'è il "Tristano e Isotta", l'omaggio all'arte e soprattutto al cinema, da Bergman a Tarkovskij (Sacrificio), forse più Nostalghia che non Melancholia. Dietro questo accorato addio rimane, tuttavia, la voglia di critica alla scienza e all'esattezza del numero.

Nulla è più romanticamente triste di una bella sposa che, il giorno del suo matrimonio, fugge i festeggiamenti, lo sposo, i parenti, tutti i partecipanti e si assenta, per stanze e giardini notturni. Il bosco cupo di "Antichrist" è divenuto, pacatamente, un campo regolato dall'uomo, ma ancora un tempio nascondente nebbie, fitte simbologie, violente cavalcate. Nel secondo episodio gli invitati si sono completamente dispersi, rimane la famiglia di Claire, la sorella: l'angoscia esistenziale di una sola donna si è fatta, cambiando prospettiva, planetaria, cosmica, pende sopra la terra; la vede ma non la indovina l'uomo con il suo strumento scientifico, la osserva la donna attraverso il cerchio di un bambino, già contenente la misura.
Alle donne, come per Bergman, Von Trier (il regista misogino) assegna piuttosto i ruoli più significativi: gli uomini sono nullità serene o vigliacche. Justine, la neosposa depressa, attende la dissoluzione con freddo godimento mentre Claire, la sorella che organizzava, la madre aggrappata alla vita, ne aspetta con terrore l'arrivo. Ma più che con un'apocalisse, il film termina con una ridondante emozione.

uzzyubis  @  16/11/2011 17:01:10
   6½ / 10
Il buon Von Trier lascia un film sicuramente difficile da gestire.
Le immagini (magnifico il prologo) e la fotografia sono straordinari sia per bellezza estetica sia per qualità nettamente sopra la media.
A mio parere è proprio questo che salva il film la grande qualità artigianale (come direbbe Fellini) del regista che regala quadri in movimento lungo tutte e due le ore della pellicola.
Per il resto la trama scarna e i dialoghi inconcludenti fanno d'accompagnamento a questo prolisso film che difficilmente non rasenta la noia in alcuni punti.
Ho riflettutto ed è chiaro che Von Trier vuole comunicare la depressione di Justine e l'ansia (poi giustificata dal finale) di Claire attraverso il loro modo di vivere le loro sensazioni e i loro atteggiamenti non legando necessariamnete il tutto a dei dialoghi incisivi, ma è altresì vero che se non si instaura un rapporto tra le due protagoniste e lo spettatore il film rimane fine a se stesso.
Secondo me il film ha delle potenzialità incredibili, visto che mi ha perseguitato per tutto il giorno successivo alla visione, ma rimane chiuso in una masturbazione tecnica in cui se si ha la fortuna di entrare ci si trova di fronte al nuovo Solaris, ma se si rimane chiusi fuori, non si apprezza il tutto.
Peccato io mi sia ritrovato nella seconda parte.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  15/11/2011 20:16:35
   7½ / 10
Ero rimasto un po' deluso dal trailer perche temevo che Von Triersi fosse trasformato all'improvviso in un regista "commerciale"...per fortuna mi sono ricreduto!
Il prologo non nasconde nulla,il Mondo sembra stia per finire a causa di un impatto con un pianeta dal nome che è tutto un programma "Melancholia"...immagini e rallenty si fondono splendidamente e mi hanno ricordato il recente "the tree of life" e pensandoci bene potrei considerare questo film come la versione atea,senza Dio , del film di Malick...entrambe le opere sono comunque sublimi!
Se in quello che dovrebbe essere il giorno piu' felice della tua vita non sei felice,c'è qualcosa che non va'...un matrimonio assurdo a causa dei disturbi continui che crea la sposa o qualche familiare...il peggioramento emotivo della protagonista arriva quando guardando il cielo si accorge di una stella piu' luminosa di altre...ma lei sa che non è una stella,lei sa che i suoi peggiori incubi stanno per essere confermati,e quindi tutto quello che riguarda il futuro non conta piu',c'è solo l'immediato!
Nella seconda parte si lascia la sorella "veggente" per passare alla sorella razionale che cerca una via di salvezza fino alla fine...rappresenta la speranza,che pero' il regista decide di distruggere in questa visione estremamente negativa del Mondo...
Un film a tratti un po' lento che ci regala un grande esempio di stile del sempre brillante Von Trier!

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Ultima risposta 18/11/2011 00.00.50
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goodwolf  @  12/11/2011 10:18:57
   7 / 10
Appena ho terminato la visione, ho pensato: non mi é piaciuto: troppo lento, intro iniziale lontana parente rispetto a quella di Antichrist, messaggio troppo velato, noioso, etc..
Peró fino al giorno successivo non ho pensato ad altro, il film ha smosso qualcosa in me, quindi posso dire che il regista é riuscito nel suo intento.
Ah, Kirsten Dunst é stupenda.

Voto 7.

wallace'89  @  10/11/2011 15:20:58
   6½ / 10
Grande il prologo in cui Lars Von Trier da sfoggio di meritevoli tableaux vivants e il finale wagneriano in pompa magna. Eppure il film annoia nel suo programmatico nichilismo da 5a Superiore, quello tutto metaforico e astratto che può risolversi nelle poche e banali parole dette dalla protagonista: "La vita sulla terra è cattiva", quindi aspettiamo positivamente la sua fine perché sarà il nuovo inizio.
I personaggi non sono tali ma si riducono a simboli di un discorso voluto e probabilmente sentito dal suo autore, peccato che gli stessi concetti emergessero con più forza e visceralità in altre opere dell'autore meno metafisiche e inconsistenti, perché dotate di maggiore contestualità, relazionalità e personaggi verosimili.
Diciamo pure che quoto tutto il messaggio qui sotto.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  10/11/2011 00:25:50
   7 / 10
Dopo un film così Von Trier non avrà assolutamente più nulla da dire in futuro. Non aspettava altro che la fine e l'ha avuta.
Cinema che stupra con la sinfonica bellezza delle immagini e con l'insostenibile violenza emotiva dei concetti: è lecito tutto ciò? Lo sarebbe se Von Trier fosse davvero coraggioso, invece si limita a spezzare il film in due: la prima parte molto in stile "Festen" ma senza la grossolana caratterizzazione psicologica del film di Vintenberg, in cui la critica al mondo borghese passa attraverso la genesi di una depressione cosmica insanabile e totale; la seconda, tutta incentrata sull'attesa dell'evento tragico, quasi completamente slegata dalla prima, del tutto gratuita per modalità di narrazione e di estorsione di emozioni. Poi la fine delle cose, presuntuosa, lacerante, estremamente plateale e pessimisticamente infantile (il consueto personaggio femminile borderline, una sposa mancata, una sorella torva e monolitica, una fattuchiera stanca di vivere, ci aveva già confermato con precisione euristica che a questo mondo siamo soli e che abbiamo le ore contate). Melancholia ha svolto il suo compito.
Come ogni film di Von Trier resto scosso e interdetto, e con un mare di quesiti irrisolti, più sul regista che sul film in sé. Che ha momenti talmente intensi da mozzare il fiato ed altri così fumosi e stizzosamente tristi da suscitare scoramento. Applausi comunque ad una messa in scena incommensurabile e a due attrici eccelse.
Un film troppo legato ai conflitti interiori del suo autore per potersi disvelare pienamente, anche nella sua negatività tematica.

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Ultima risposta 27/11/2011 23.23.46
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  09/11/2011 14:52:06
   8½ / 10
Viaggio bellissimo ed emozionante attraverso la depressione e l'inevitabilità.
Fortunatamente Antichrist e la volpe parlante, rappresentano il passato. Bentornato Lars.

gianfry  @  07/11/2011 20:12:26
   9½ / 10
PROLOGO: Antichrist, maestoso tableux vivant di struggente poetica visiva, arte allo stato puro. JUSTINE: ricevimento nuziale, gioia effimera, pessima farsa, depressione, Antares. CLAIRE: angoscia e paura, inquietanti rivelazioni, natura, Tarkovsky, l'attesa... rassegnazione, aggrapparsi alla vita, azzurra LUCE... Buio.

Immenso lavoro di Von Trier, come il suo pianeta MELANCHOLIA !

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  07/11/2011 17:45:02
   7 / 10
Non facciamo in tempo a comprendere la bellezza della vita che dobbiamo fare i conti con la paura della morte. Non dovremmo, la morte è una condizione che non ci appartiene, fin quando ci siamo noi non può esserci lei, quando arriva lei non ci siamo più noi, il dopo non dovrebbe spaventarci dal momento che il prima non ci ha creato nessun problema, eppure non sono poche le pellicole che hanno trattato il tema della catastrofe, della fine del mondo, della morte collettiva, come a voler allontanare da ognuno di noi la paura dell' abbandono , di rimanere soli se ci viene a mancare una persona cara o lasciare sola una persona cara se chi viene a mancare siamo noi. Una bella fine del mondo risolve questo piccolo problema, mal comune mezzo gaudio, un attimo e si va a passeggiare tra le nuvole tutti insieme, non rimane più nessuno in questa valle di lacrime, l'idea piace."Perché quando muoio io devo lasciare 7 miliardi di persone a godersela ?". Passano gli anni, e sì che la Terra ne ha tanti, e non c'è libro, santone, profeta, Giacobbo o film che non abbia trattato il tema della fine del mondo, non riusciamo proprio a rassegnarci all'idea di lasciar continuare gli altri respirare anche quando noi non ci saremo più. "E' possibile che in tutto l'Universo non ci sia qualcuno o qualcosa che un bel mattino si svegli (sempre che anche in quel posto ci sia il giorno e la notte) e dica: Ho deciso, voglio distruggere la Terra!?" Deve esserci per forza!. Molti hanno pensato agli Alieni, altri a virus venuti da chissà dove, per non parlare di terremoti, onde gigantesche, glaciazioni ecc. , Von Trier ha pensato ad un Pianeta, lui però incolpevole, è la rotta ad essere sbagliata, non è cattivo, semplicemente ci troviamo sulla sua traiettoria, se questa non è sfig.a, uno scherzo del destino sta per annullare miliardi di esseri umani e tutti, coscienti di tutto ciò, debbono prepararsi al momento solenne.
il film non si interessa della reazione delle masse, il terrore collettivo è lasciato fuori, il dramma ci viene proposto dalla prospettiva di una manciata di persone, una famiglia, in particolare da due sorelle, A (Justine) e B (Claire) completamente diverse tra loro ma costrette a dover affrontare lo stesso problema.
A è depressa , B è piena di vita, le cose vanno così fin quando per il globo terrestre fila tutto apparentemente liscio, A cerca in tutti i modi di venir fuori dalla malinconia cronica che la attanaglia ma non c'è niente da fare l'interesse alla vita non vuol venir fuori, anche quello che dovrebbe essere "il giorno più bello della sua vita" finisce nel peggiore dei modi, B ha già un marito ed un figlio, ad essere depressa non ci pensa proprio ed anzi fa del tutto per aiutare la sorella ad uscire da quel limbo misterioso, è così che va la vita, non siamo tutti uguali, c'è chi ride e c'è chi piange. Succede però che lo sguardo può involontariamente andare a concentrarsi su un puntino nel cielo, diverso dagli altri, di un altro colore e che giorno dopo giorno si fa sempre più vicino, ecco allora che assistiamo ad un cambiamento, chi prima piangeva non piange più, chi rideva inizia a piangere, quelli che hanno visto il film conoscono le ragioni di questo mutamento, il bambino che viene messo a letto mentre si sta annoiando in un angolo della sua cameretta affronta la situazione con una certa dose di tranquillità, al contrario il bambino che viene tolto bruscamente dai suoi giochi inizierà ad urlare e a disperarsi, tutti e due finiscono a letto, devono dormire, il sonno per entrambi è visto come la morte ma non lo affrontano allo stesso modo, A non ha nulla da perdere, sta sopportando l'esistenza, si sente inopportuna, l'oblio non le fa né caldo né freddo, B ha un marito e soprattutto un figlio, non vuole perderli, la vita le sorride, l'oblio le devasta l'animo.
Ad una prima parte brillante che vive prevalentemente dalla eco lasciata dal prologo, segue una seconda meno coinvolgente, penalizzata dalla conoscenza dell'epilogo, tutti sappiamo che quando Claire guarderà attraverso il rudimentale marchingegno costruito dal marito il pianeta non rientrerà nei bordi dell'oggetto, il mostro si sta avvicinando, è questa lunga, estenuante attesa dell'ineluttabile che lascia un po' perplessi, banalizzata anche dall'improvvisa momentanea marcia indietro del pianeta, come è possibile? Serviva a creare suspense? Il regista, nel suo pur lodevole tentativo, non è riuscito ad amalgamare due ingredienti tanto diversi tra loro, la dolcezza della poesia, coadiuvata dalle immagini, con la spettacolarità della catastrofe, non so quale dei due abbia prevalso nel catalizzare l'attenzione e le emozioni dello spettatore, la ridondanza dell'evento catastrofico (lo so, il pianeta è una metafora ma il botto finale con il crescendo musicale l'ho sentito) stride con la commovente bellezza del messaggio.
Cosa ci vuole dire Von Trier usando Justine come suo alter ego? Che la depressione non può essere sconfitta se non con la consapevolezza che presto la Terra (cattiva e per questo responsabile della propria condizione) finirà e con Lei tutti i dolori del mondo? Questo triste presagio, esorcizzato con la narrazione cinematografica, è qui portato all'estremo con un vento di pessimismo eccessivo, non c'è ombra di coraggio, e quindi di fiducia alla vita, nei protagonisti, dal marito di Claire che si suicida vigliaccamente a Claire stessa che viene colta da una disperazione incontrollabile, anche Justine muore ancora prima dell'impatto rassegnandosi all'ineluttabilità del destino.
Un film che a me ha lasciato luci ed ombre, bellissimo nella rappresentazione scenica del contenuto, straordinaria l'interpretazione delle due attrici, ma opinabile nella scelta dell'idea di base: l'epilogo catastrofico. La spettacolarizzazione non sempre è un punto di forza, a mio parere non era necessaria così come in molti dibattiti e salotti in tv non è necessario urlare, però attira più spettatori.

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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  07/11/2011 00:51:39
   6 / 10
Questo film dovrebbe piacere per la sua poesia, e a me non è piaciuto.
Intendiamoci, i primi dieci miniuti e gli ultimi cinque sono capolavori, belli da togliere il fiato, ma in mezzo c'è Von Trier che racconta Von Trier forse un po' troppo.
Troppo carico di simboli e al tempo stesso troppo esplicito per affascinarmi, anche le tematiche così trattate mi hanno solo sfiorato senza catturarmi davvero, senza provocarmi nessuna angoscia (o senso di liberazione) per l'arrivo di Melancholia. Non mi sono sentita in alcun modo colpita dalla visione distruttiva vontrieriana come invece mi accadde per esempio con Dogville.

I personaggi poi, nella prima parte, mancano assolutamente di spessore e se l'immagine doveva essere quella di una varia umanità meritevole di disgregarsi nel vuoto... bhè, insomma, non è stata forte come avrebbe dovuto.

La seconda parte è migliore, se si tralascia quel chè di didascalico uscito dalle labbra di Justine.

Non mi sono annoiata, ma neanche emozionata. Non mi sono e basta.

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barone_rosso  @  06/11/2011 21:09:53
   6½ / 10
Avevo visto "Antichrist" di Von Trier, che mi aveva fatto pesantemente ******... Non ci speravo proprio in Melancholia, invece è riuscito a tirare fuori qualcosa di buono, incredibile! La prima parte (Justine) è abbastanza noiosa, noiosa come un ricevimento di matrimonio per l'appunto... I personaggi sono completamente surreali. Il film si risolleva pero' verso la metà, quando fa la sua comparsa fra i personaggi anche il pianeta Melancholia... Decisamente una buona idea di fondo, che forse data in mano a un regista migliore avrebbe potuto portare a un risultato decisamente piu' memorabile... Forse sarebbe stato meglio scegliere anche due attrici migliori, rispetto a questi due pesci lessi...

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  05/11/2011 12:28:53
   8½ / 10
Nel reiterare la medesima sfiancante azione, Sisifo celebrava una forte attestazione di vita, la negazione di una fine. Lars von Trier, crogiolando nell'atarassia che segue alla rassegnazione, immagina che il masso cada una volta per tutte, disintegrandosi insieme all' uomo che aveva dilaniato. La malinconia è esattamente questo: una forma di nichilismo mediocre e svilito. La presunzione sta nell'acclamarne la vittoria, nel conferirle una prerogativa di verità.
Eppure, attraverso un personaggio scialbo come Justine (noi magari c‘aspettavamo un Oltreuomo ), il regista sembra affermare che il salto accidentale fra l'inconsapevolezza e la coscienza non conferisce nessuna grandezza, nessuna superiorità a chi lo compie.
L'egotismo in "Melancholia" si esprime per lo più nell'uso tracotante e fastoso del mezzo artistico. La storia in sé, la fine del mondo come tracollo di speranze penose, più che di compiacimento è intrisa di un' orrenda ironia.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  05/11/2011 00:05:54
   9 / 10
Turbamento, piacere, terrore sentimenti che si provano davanti a ciò che non si conosce a ciò che spaventa e attrae contemporaneamente. Questo è quello che comunica Lars von Trier con la sua ultima opera. Un regista eclettico, profondo che riesce a comunicare con inquadrature d'arte.
Grandiosi i due ritratti principali femminili, impeccabile Charlotte Gainsbourg, sorprendente Kirsten Dunst.

Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  04/11/2011 17:05:44
   9 / 10
Melancholia è la Tristezza, probabilmente la Depressione che costituisce il sottotesto del film. Per depressione Von Trier è in cura a quanto pare e probabilmente in Justine c'è molto di lui. Melancholia è anche il pianeta verde che minaccia di distruggere la terra. DA ORA IN POI SPOILER : Justine prova ad avere una vita "normale", un matrimonio fastoso, un marito adorante, un abito bianco, una torta a 5 piani, un banchetto di nozze con amici e parenti ed è lì che scoppia tutto. Il papà vecchio donnaiolo un pò patetico, la madre durissima, ostile ai limiti della crudeltà. Entrambi lontani, irraggiungibili, fuggono e non mostrano nessun amore per Justine che, al contrario, li cerca disperatamente nel momento del crollo. La festa finisce, il matrimonio va a monte, con grande delusione del cognato finanziatore e riprovazione della sorella Claire. Fine prima parte che mi ha ricordato un pò la festa di compleanno del Festen di Vinterberg. Poi c'è la seconda LA PIU' BELLA ED INDESCRIVIBILE, tutta sensazioni e meravigliose immagini. JUSTINE è ormai persa e devastata dal suo malessere, ospite della famiglia della sorella nella stessa meravigliosa tenuta dove si è svolto il matrimonio. MELANCHOLIA si avvicina, ma lei non ne ha paura, anzi, sembra trarne forza a differenza di Claire, distrutta dall'angoscia per la sorte di suo figlio (dove crescerà Leo?) ma rassicurata dal marito che studia le stelle ed è convinto che il Pianeta Verde si limiterà a sfiorare la terra senza distruggerla, salvo suicidarsi vilmente per non affrontare la disperazione, il terrore e la morte dei suoi cari al momento che l'impatto risulta inevitabile e fatale. L'ultima mezz'ora trascina lo spettatore dentro il film. CLAIRE, più fragile, si lancia in una fuga disperata quanto inutile con il suo bambino tra le braccia. JUSTINE resta calma e salva dal panico la sorella ed il nipote che l'adora (zietta spezzacciaio) ricoverandoli in una grotta immaginaria. JUSTINE è la più forte, la più serena di fronte alla fine. MELANCHOLIA IMPATTAVA LA TERRA ED IO PIANGEVO. ALTRA MERAVIGLIA DI VON TRIER. Come in Antichrist dove "la natura è la chiesa di Satana" qui "la vita sulla terra è cattiva", deve esserne convinto e come dargli torto? Ma lì c'era violenza, terrore e buio, qui calma e rassegnazione e tanta luce.

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sonoalessio  @  04/11/2011 14:26:04
   7½ / 10
Credo che Lars Vor Trier sia un folle a cui le circostanze della vita hanno permesso di fare film. questa sua follia lo porta a volte a fare aborti di film come dogville o ad esternare delle boiate clamorose come quella di Cannes, in cui dichiarò di comprendere hitler e di definire gli ebrei un problema del mondo.
ma credo che la linea che separa il genio dalla follia sia molto sottile. Questo film è estremante lento e deprimente. si potrebbe anche far fatica a finirlo. probabilmente rispecchia molto lo stato d'animo del regista. ateo, eternamente depresso e pessimista. come molti danesi del resto (paese dall'elevata qualità della vità, dal diffuso ateismo e dalla percentuale di suicidi più alta del mondo)
ma a differenza di tanti altri film ti lascia qualcosa dentro.

spoonji  @  04/11/2011 10:57:36
   8 / 10
Vorrei rivederlo per capirlo a fondo, ma solo per il fatto che l'ho visto venerdì scorso e sto ancora qui a pensarci, vale un voto così alto.
Un gradino sotto Antichrist che per me rimane IL Capolavoro, ma è un film di un'intensità rara da trovare in giro, che ti lascia molto dentro.
Sicuramente un filo pesantuccio per chi non è abituato.
Ora non aspetto altro che vedere Nimphomaniac...

Skanoir  @  03/11/2011 20:38:20
   8½ / 10
Dopo aver visto questo film per un po ho avuto paura di guardare il cielo.
E' davvero difficile da commentare, è uno di quei film che diventano quasi un'esperienza vissuta che non si riesce a raccontare. Disperato, angosciante.
Voi come reagireste alla fine ?

p.s.
Non aspettatevi americanate alla "Armageddon" o "Deep impact"

forzalube  @  03/11/2011 05:45:17
   7 / 10
Il pessimismo cosmico di Lars Von Trier esplode in questo film.
Un'opera esteticamente curata e affascinante (ma buona parte del merito secondo me è della musica di Wagner) e tutto sommato riuscita che però reputo piuttosto lontana dal capolavoro.
Forse perché non condivido in toto il pessimismo dell'autore.

Vampirz  @  03/11/2011 00:57:10
   6 / 10
A volte rimango veramente esterrefatto dalla facilità con cui si danno voti altissimi ad alcuni film, ma il bello nel condividere opinioni è proprio questo. Che sia un bel film e ben fatto è fuori di dubbio, che abbia una morale e una cura dei dettagli affascinanti pure, ma finisce lì.
Ho letto di molti estasiati dell'introduzione, e mi chiedo, ma sono l'unico che invece ha il grosso dubbio per non dire certezza che senza quei primi minuti il film sarebbe stato molto meglio? tutti...e dico tutti...i comportamenti strani per non dire stravaganti e a volte irritanti della protagonista, le inquietudini, il malessere, il pessimismo misto ad una profonda depressione, tutto questo sin dai primi minuti ha avuto una risposta chiara a precisa. Ed ecco che tutto questo aveva una spiegazione, aveva un senso. Sono rimasto per tutto il film ad aspettare un evento che già conoscevo e che l'autore mi ha fatto prima intravedere ed intuire e poi vedere sin dall'inizio. Come se in un thriller con omicidio dopo 3 minuti si vedesse subito chi è l'assassino.
Allora mi metto a pensare "ma se non ci fosse stato quel finale di introduzione?" Avrei passato la prima ora arrovellandomi il cervello sul perchè sta justine fosse così acida..così maleducata..così pessimista...così c*gaca*zi, e di cosa ci si era promessi di non parlare...di cosa si doveva tacere...del perchè si facesse fatica ad immagine un futuro...e via dicendo. E scoprire l'evento sarebbe stato un flash da rimanere a bocca aperta e dire "cavolo....mo ho capito tutto". E invece è diventato tutto scontato, tutto semplice.
In più alla fine ho avuto veramente un crollo quando si accennano ai presunti "poteri" previsionistici della protagonista, usati in modo grottesco e forzato per giustificare il pessimismo esasperato ed esagerato della protagonista, convinta e sicura del destino, senza dubbi di sorta.
Peccato, un occasione persa, di cui apprezzo un finale opposto dal solito "e vissero tutti felici e contenti".

Paniko  @  02/11/2011 22:55:49
   8 / 10
Guardate, non voglio tanto parlare del film (che ho trovato molto bello). Dico solo che chi lo paragona a The tree of life non ha assolutamente alcun gusto cinematografico nè tanto meno senso critico. Il solo fatto che la fotografia possa sembrare a tratti simile non giustifica un accostamento così insensato

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Ultima risposta 04/11/2011 22.04.27
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valis  @  02/11/2011 17:15:28
   10 / 10
premetto che non ero un grande ammiratore di von trier, infatti dopo le onde del destino, film che ho trovato indigeribile, ho abbandonato lars per diversi anni, salvo poi ritrovarlo, casualmente, in una fredda serata di novembre di qualche anno fa nel grande capo.
il resto è storia, antichrist e melanchonia, sono due film straordinari, due facce della stessa medaglia se vogliamo.
in tutti e due i lavori il regista tratta il tema della distruzione, personale nel primo, planetaria nel secondo.
fine dell'uomo, fine del mondo, degli affetti e delle convenzioni.
chiaro i riferimenti pittorici ai fiamminghi, bosh e brughel su tutti.
fantastico

statididiso  @  02/11/2011 12:57:44
   6½ / 10
premetto la mia ammirazione per questo regista, capace di innovare e rinnovarsi come pochi altri..però la sua ultima fatica mi lascia parecchio interdetto, troppo elementare il linguaggio per gli standard a cui ci ha abituato (la prima parte sembrava Se Scappi Ti Sposo)..eppure Antichrist mi aveva impressionato per personalità e forza visionaria. le dinamiche, sotto sotto, sono le stesse, ma l'impatto è decisamente diverso..intendiamoci, tecnicamente il film è al solito ineccepibile (anche se funzionali, forse le riprese sono un po' troppo destabilizzanti e per troppo tempo)..diciamo che, in questo caso, LVT ha espresso il suo carattere a Cannes..

Signor Wolf  @  01/11/2011 20:31:56
   7 / 10
A posteriori ha tutto un senso.. però la prima parte è insopportabile.. io ho resistito a guardarla solo perche SAPEVO che poi avrei detto "aaah ecco perchè"
ma veramente non si può biasimare qualcuno che lasci la sala durante il primo tempo.
Questo film è TROPPO un Diesel, davvero non c'era un modo migliore per fare quel matrimonio?

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/11/2011 14:28:16
   7½ / 10
Cosa nasconde l'irrequietezza e l'inquietudine di Justine? Dovrebbe essere felice, ma invece non lo è. Claire la segue e il suo sgaurdo coincide con quello del pubblico. Tante domande nessuna risposta, perchè la prima parte del film sono piccoli tasselli che contengono domande: perchè tanta tristezza, perchè lasciarsi trasportare dall'effimero, perchè rovinare la proria vita sentimentale e professionale.
La risposta? E' nella seconda parte. E' la consapevolezza di una fine imminente, è la mancanza di un futuro che spoglia di ogni senso ogni progettualità, lasciando spazio alla rassegnazione di un futuro senza memoria e senza ricordi.
Il film di Von Trier possiede momenti di purezza poetica indiscutibili e commoventi che si alternano tuttavia a qualche momento di prolissità di troppo per i miei gusti, ma nel complesso non possiede il fascino di opere come Antichrist. Mi ha sorpreso in positivo la prova della Dunst, una maturità che non mi immaginavo.

guidox  @  01/11/2011 02:42:43
   9 / 10
eccellente, Lars non tradisce mai chi adora il suo cinema.
siamo di fronte all'ennesima opera di un Genio, che nonostante per me abbia toccato una vetta irripetibile con Le onde del destino, sforna comunque un capolavoro dietro l'altro, strappandoti le emozioni dalle viscere più profonde.
solito prologo da delirio totale, visivamente stupefacente, storia "slegata" che conferisce ancor più forza al messaggio che il regista vuol dare, finale che non lascia scampo.
non c'è niente da fare, Von Trier non è un regista, è un'atmosfera; non è una persona, è un'entità.
lunga vita a Lars, purificami ancora!

Estonia  @  31/10/2011 11:31:43
   9½ / 10
Il nichilismo estremo di LVT non è mai stato così efficacemente evocativo nelle immagini e così assolutamente senza speranza negli intenti contenutistici. La solitudine dell'uomo nell'universo, in balia della Natura e delle traiettorie impazzite degli astri, non ha alcun rimedio né via d'uscita consolatoria e l'approssimarsi dell'apocalisse non concede scampo.
L'ultimo film del regista danese è l'estrema sintesi del suo pessimismo esistenziale e una rappresentazione sconvolgente ed esteticamente affascinante dell'angoscia dell'individuo di fronte all'ineluttabilità della fine. Una fine e un senso di morte che incombono inesorabili man mano che il pianeta Melancholia si avvicina alla Terra, in un alternarsi di stati d'animo contrastanti e di immagini di rara bellezza e forza espressiva. Una fine già preannunciata nel prologo, magnificamente scandito da geometrie metafisiche e da sequenze al ralenti che hanno la consistenza opprimente degli incubi: dalla corsa di Justine in abito da sposa ostacolata da grovigli di radici arboree a quella di Claire i cui passi affondano nella terra congelandone il movimento, dalla densa elettricità dell'atmosfera al lento precipitare in caduta libera degli uccelli morti nel cielo, fino alla collisione dei due pianeti sulle note funeree del 'Tristano e Isottà di Wagner.
Le due sorelle, a ciascuna delle quali Von Trier dedica il titolo delle due parti in cui suddivide il film, hanno ruoli antitetici che si invertiranno nel modo di affrontare la consapevolezza dell'imminente catastrofe: Claire, apparentemente più razionale e determinata, crolla nella più assoluta disperazione, mentre Justine, apparentemente la più fragile, dopo aver percorso con inquietudine crescente la vuota ritualità del suo matrimonio, acquisisce a poco a poco una calma quasi innaturale, la quiete pacificata della preveggenza.
L'astro azzurro dona luminescenze metalliche agli ultimi attimi del pianeta Terra, beffando con la sua "danza" zigzagante e incongrua nell'atmosfera terrestre i calcoli degli scienziati e i loro messaggi rassicuranti. La suggestione che precede l'impatto, quando l'angoscia ha raggiunto ormai livelli altissimi, resta uno dei momenti più struggenti del cinema contemporaneo.

suzuki71  @  31/10/2011 08:45:37
   9 / 10
Una catastrofe immensa che non è nulla, in fondo, per chi è già dilanaito e morto interiormente (Justine). Per gli altri (Claire), per chi ci crede ancora, c'è solo disperazione. Una catastrofe personale e senza tv in relazione diretta evento - persona. La morte interiore che apre a nuove dimensioni mentali e decifra la disperazione imminente come un deja-vu. Essere delusi da tutto, per poter - finalmente - davvero amare e vivere fino all'ultimo secondo, finche Melanchòlia - la belle dame sans mercy - verrà a travolgere anche noi: saremo preparati o disperati?

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  29/10/2011 21:18:37
   8 / 10
Magnifico visivamente, ma praticamente dalla esilissima sceneggiatura Melancholia è un film che sembra essere l'espressione artistica del disturbo bipolare di Von Trier ormai arrivato alla fase terminale, al punto che non so se ci sarà un suo prossimo film. La fantascienza non c'entra niente, ancora meno il declino della borghesia o le sfumature viscontiane come ho sentito dire e leggere in giro. Tutto gioca sulla bravura mostruosa delle due protagoniste (una bionda e una mora come in Mulholland Dr. ) che rappresentano le due personalità del regista, quella maniaco depressiva, e quella meticolosa e iperattiva. La Dunst (Justine nel film) farebbe venire i nervi perfino ai sassi con il suo pessimismo cosmico e il disfattismo, ma in effetti rappresenta una fase psicologica che mi sembra essere stata descritta con grande coerenza; la Gainsbourg (Claire) ha decisamente riscosso le mie simpatie e la mia comprensione ed è quella nella quale mi riconosco di più seppure anche io sono affetto spesso e volentieri da melanconia. Ma nella vita occorre avere un atteggiamento positivo anche se un pianeta ti sta cadendo addosso. Semplicemente da cineteca i primi 10 minuti onirici sulle note di Wagner e la scena finale che rimane a lungo negli occhi. In sintesi Melancholia è una grande pellicola da vedere assolutamente al cinema, ma Le onde del destino e Dogville avevano più contenuto.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  28/10/2011 19:49:23
   9½ / 10
Il cerchio della vita si apre.

Matrimonio come metafora dell'esistenza umana. Risate nella limousine, pianti nella vasca da bagno, tenerezza nei confronti di un bambino, sonno mentre tutti festeggiano.

Piccolissimi particolari: quanti fagioli ci sono nel barattolo? 2.000.008 risponde lui. 678 risponde lei. 678, l'evoluzione naturale del numero del male. 678, il numero esatto di fagioli. Lui sogna una realtà inesistente, lei vive di realtà, malvagia.

Nessun essere umano maschile sopravvive alla paura: chi si suicida, chi si dimena davanti a tutti, chi fa le valigie, chi se ne va sbuffando. Non esiste Sacrificio. Ma il bambino è ancora innocente e vergine. Non è ancora stato scopato dal suo partner psico-sociale, il partner di tutti, la puttàna per eccellenza. Non ha paura.

Lei, donna, minimizza anche il sesso, schifoso come l'erba umida e il terriccio di un campo da golf.
Lui, uomo, non aspetta altro che fare l'amore. E se non fa l'amore piange, perché l'uomo è debole, e si mette una mano davanti agli occhi, perché si vergogna tremendamente.

Cavalli, cavalli che nitriscono, cavalli che corrono, cavalli che non riescono a superare un ponte. Il ponte che nessuno riesce a scavalcare, nemmeno l'essere umano, nemmeno la tecnologia, la sua figlia più pòrca. Quel ponte è come uno specchio, Lo Specchio, non ti permette di uscire e ti mostra il tuo clone, quello che non riesce a entrare, proprio come succedeva nel bosco dell'Anticrìsto.


Un pianeta si avvicina, si chiama Solaris. No, si chiama Melancholia. Ora si allontana. Siamo salvi. No, siamo semplicemente arrivati alla buca numero 19, la buca che non esiste. Metafora della morte.

Il cerchio della vita si chiude.

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Ultima risposta 02/11/2011 14.13.39
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edo88  @  28/10/2011 17:16:23
   9½ / 10
Come successo con The Tree of Life e Drive, Melancholia è un film che a proiezione finita mi ha lasciato ammutolito davanti allo schermo nero (ma non ero l'unico). Un'ESPERIENZA cinematografica, un'opera che mi ha toccato nel profondo e mi ha incantato (visivamente). Il fatto che quest'anno ben TRE film abbiano avuto su di me questo effetto lo considero cosa più unica che rara.

Comunque, visto che il film mi ha ispirato, tenterò di dire qualcosa di preciso su più aspetti possibile. Tenete conto che non sono un esperto e vado più a sensazioni ed impressioni, piuttosto che tecnicismi.

Sul piano tecnico (appunto :D), la fotografia è magistrale (molte inquadrature sarebbero da stampare e appendere, ci sono delle luci - soprattutto negli spazi aperti - strepitose... un po' come per Tree of Life, dove però a mio avviso la ricerca di immagini bellissime schiacciava un po' il racconto); la colonna sonora fa utilizzo di potente musica classica (anche qua come in TOL, all'inizio assistiamo una serie di immagini digitali accompagnate da musica classica) e tracce che contribuiscono ad enfatizzare l'inquietudine (che considero una delle prime emozioni che il film trasmette, e che nel complesso è resa benissimo anche da attori, scenografie e fotografia); gli effetti digitali sono misurati e sfruttati alla perfezione (di nuovo come in TOL, visto che vengono mostrati corpi celesti. Anche se in Melancholia ci sono alcune licenze "cinematografiche" che non corrispondono al verosimile scientifico, ma che io non considero difetti, bensì scelte atte a spettacolarizzare e a mostrare allo spettatore determinati particolari).

Il cast è notevolissimo (il trio femminile, composto da Dunst *_*, Gainsbourg e Rampling, è fantastico e spicca tra un corpus di grandi attori... purtroppo non sono convintissimo del giovane Skarsgard, che per fortuna non ha un ruolo troppo centrale).
La sceneggiatura racconta un numero abbastanza limitato di eventi (sostanzialmente - piccolissimi spoiler per chi non sa proprio nulla della trama -
i festeggiamenti post-matrimonio e l'avvicinarsi del pianeta alla Terra) in modo lineare, ma la componente fantascientifica la fa da padrona, ed è onnipresente e minacciosa nonostante Trier non ci si soffermi regolarmente... anzi, ce la mostra a sprazzi (intro escluso), per poi buttarcela letteralmente in faccia alla fine. Comunque, menzione speciale al personaggio della Dunst (Justine), un'anima in pena, incompleta, che trova pace "solo" a contatto con il Cosmo. Ma anche a quello della Gainsbourg (Claire - la sorella), un'anima semplicemente disperata, speculare all'altra.
Riconosco che il grande contrasto quotidiano/globale-cosmico che per me ha pervaso l'intera pellicola potrebbe non convincere (per esempio, vengono mostrati molto, e certamente non in modo sbrigativo, i problemi familiari della protagonista). Non aspettatevi quindi un film catastrofico, assolutamente!

Per quanto riguarda la regia, von Trier (che non conoscevo) passa da dei bellissimi ed elegantissimi ralenti - un inizio strepitoso - a delle scene quasi frenetiche (ma funzionali) con telecamera a mano. E il suo modo di giocare col disastro naturale è uno dei punti di forza e originalità del film (qualcuno potrebbe anche dire che la componente fantascientifica sia solo di sfondo - ma non lo è!).

Comunque, il film tocca le vette più alte visivamente. Ci sono alcune immagini che mozzano il fiato.

Insomma... Melancholia mi avrà pur lasciato una certa inquietudine dentro, ma è stata una grandissima emozione che è una gioia e una soddisfazione provare al cinema.

Ps: le somiglianze con The Tree of Life non sono poche e non penso di averle inserite con forza, anzi, sono una bellissima coincidenza (entrambi i film poi sono stati presentati quest'anno a Cannes... mi immagino vederli uno dopo l'altro che cosa dev'essere stato :D)

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Ultima risposta 07/11/2011 12.42.31
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Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  28/10/2011 16:57:59
   10 / 10
"come se mi cadesse il mondo addosso". prendi un genio come LVT e fai un film su questa frase, esplorando in prima persona le angosce dell'umano vivere e ti ritrovi con un capolavoro assoluto. senza parole. il film continua da giorni a scorrermi dentro con effetto catartico.

Gruppo REDAZIONE Cagliostro  @  28/10/2011 16:38:04
   8 / 10

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Ultima risposta 28/10/2011 21.11.47
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Zaccaria  @  28/10/2011 16:08:37
   9 / 10
La fine di tutto.
Non è il gigantesco pianeta in arrivo a spaventare Justine (Von Trier). Siamo già morti, il nostro mondo è già finito, la vita, nulla ha più senso... Il nostro pianeta spazzato via come una foglia secca dal vento in inverno. Tutta la depressione e il nichilismo di Von Trier i 2 ore e 16 minuti emozionanti!

Guy Picciotto  @  27/10/2011 19:12:02
   8½ / 10
Finita la visione sono andato a leggermi i critici detrattori di Von Trier, quelli che lo stroncano perchè è un pessimista cosmico , e in quei momenti che penso alle parole di Francis Bacon quando qualcuno gli chiedeva il perchè della devastazione macabra e del pre-inferno che è il vero protagonista delle sue tele...
Bacon rispose con una dichiarazione che è passata alla storia:
"ma cosa pretendevate? Che dipingessi rose rosse nel secolo degli orrori?" (il 900).
Credo che la stessa risposta andrebbe bene per Von Trier, sopratutto l'ultimo Von Trier, quello di Antichrist e di questo Melancholia, il migliore Von Trier, composito, incongruo, disomogeneo: laddove sembra sfuggire, a causa delle sue stratificazioni formali e della sua sostanza complessa, alle maglie di un'interpretazione critica.
Ci resta molto anche da questo melancholia così come per antichrist:
l'inclinazione per il bizzarro unito ad un sincero augurio di morte e dissolvenza dell'umanità intera imborghesita e non più meritevole di quel gran GIOCO che è la vita dove ognuno dovrebbe esser pronto ogni giorno a darsi in pasto al bambino dell'abisso e non protetto sotto campane di vetro come lo è la borghesia; il tutto accanto al gusto per una musicalità eccedente (guardacaso il Tristano di Wagner simbolo della rottura verso l'uso tradizionale dell'armonia tonale nell'800 e che spalanco la musica ad un vero e proprio universo inesplorato).
E lecito aspettarsi a questo punto il terzo capitolo di questa (spero) trilogia... di un regista enigmatico e violento giustamente per questi tempi enigmatici , violenti e di cataclismi sociali in atto.

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Ultima risposta 27/10/2011 20.31.09
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lupin 3  @  27/10/2011 17:32:51
   7 / 10
Sinceramente mi aspettavo di meglio, cmq nel complesso resta un buon film e vale la pena guardarlo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  27/10/2011 16:44:56
   8 / 10
Stavolta sono entrambi gli sposi ad essere in ritardo. Tra gli invitati c'è la madre nevrotica e antipatica di Justine. La sorella troppo premurosa e depressa. Poi c'è un impresario avido di potere e di soldi. Un ragazzo poco sveglio che viene licenziato la notte stessa.
Una massa di persone ipocrite che fanno finta di essere felici alla noiosissima festa di nozze. Lars Von Trier ci suggerisce che queste persone meritano di morire, in questa perfetta fine del mondo.
Non sembrava possibile che LVT potesse combinare la sua filosfia in un film catastrofico. Ed invece ha fatto un grandissimo lavoro. Chapeau.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  27/10/2011 15:27:32
   9 / 10
Un pianeta che entra in collisione con la Terra,l'apocalisse in scala ridotta (per numero di persone direttamente coinvolte) di Von Trier è servita in un crescendo di angoscia pura in cui il regista danese sembra fluttuare verso un castigo necessario affrontato con afflizione lancinante.
L'amore verso la razza umana giace sotto una coltre nichilista quasi impenetrabile,qualche barlume di speranza sembra filtrare ma l'autore reprime con forza ogni compromesso,mosso da un risentimento violento incarnato nell'idea di corruzione espressa da Justine,suo alter ego.
La punizione astrale è giustificata da ciò che accade durante un ricevimento post matrimoniale in stile "Festen",film di Vinterberg e manifesto di quel movimento Dogma di cui Von Trier fu acceso promotore,correlabile per umana meschinità al segmento che apre il film dedicato alla superba neosposa Kirsten Dunst.
Un incipit quasi goliardico,con quella limousine davvero troppo ingombrante per le tortuose stradine di campagna ,poi una festa cadenzata da seccanti ma rigorosi doveri che iniziano a soffocare quel clima spensierato,in breve demolito dalla natura spregevole degli invitati,concentrato demoralizzante di egoismo,disillusione,arrivismo,cinismo e arroganza.
Le maschere crollano a tragedia ancora lontana con il pianeta Melancholia limitato a fenomeno interessante giusto per gli esperti,eppure l'umanità di Von Trier,accanito ancora una volta in un esecrazione antiborghese ci (e si) convince delle ragioni per le quali nessuno avrà nostalgia di tutto ciò.Parole ancora una volta di Justine,estranea a tanta felicità impostata e incompresa,quindi condannata ad un esilio depressivo al quale la sorella Claire tenta senza fortuna di sottrarla.L'altrettanto brava Charlotte Gainsbourg è donna pratica e perfetta organizzatrice,madre e moglie affettuosa teme di perdere quell'effimero benessere conquistato nel tempo.Musa del regista post "Antichrist" , è incarnazione conflittuale di quella parte amorevole rifiutata dal proprio pigmalione.
Due donne diametralmente opposte ,rappresentazione di tormenti interiori che conducono a una geniale introduzione sulle note del "Tristano e Isotta" di Wagner ,angoscioso accompagnamento sonoro a una serie di quadri stilizzati in un incipit di rara efficacia.Il crescendo drammatico ipnotizza per la profondità raggiunta,da una totale indifferenza si viene travolti senza forzature dal dolore,la naturalezza con la quale il male affiora è dimostrazione di come Von Trier sia già stato colpito dalla sua apocalisse privata e combatta tutt'ora contro i suoi demoni.

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Ultima risposta 27/10/2011 16.33.27
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paride_86  @  27/10/2011 02:49:08
   7 / 10
I primi dieci minuti di "Melancholia" sono pura arte: sublimi e meravigliosi. Purtroppo non si può dire lo stesso del resto.

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Tralasciando queste incoerenze, cosa rimane? Certamente una storia suggestiva ed intrigante; due attrici strepitose - Charlotte Gainsbourg più brava di Kirsten Dunst, seppur meno attraente - e delle sequenze magnifiche, destinate a rimanere, e che fanno onore al talento di Lars Von Trier.
Vorrei chiudere il commento con un'ultima riflessione: sono d'accordo sulla critica alla società borghese, su cui tutti si scagliano senza pietà; ma è anche vero che una critica, o una satira, debba essere ben motivata.
Il discorso che fa Polanski in "Carnage" è perfido ma ben argomentato.
Qui, in "Melancholia", vediamo tutt'altro genere di cose. Fa così schifo un lavoro creativo e ben pagato? E' così tremendo sposarsi con un ragazzo carino e premuroso? E' così drammatico avere una sorella ed un cognato che organizzano un matrimonio da sogno? E' così tragica la lotteria di fagioli?
Suvvia, penso che ci sia molto di peggio.

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Ultima risposta 31/10/2011 07.09.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  26/10/2011 23:38:15
   8½ / 10
Sembra che la depressione abbia rappresentato l'Elodorado cinematografico per Von Trier e Melancholia e Antichirst sono emblema di questo traguardo artistico raggiunto.
In questo tripudio pessimistico dove la depressione emerge quasi come un elemento positivo, salvifico, l'unico in grado di far vedere alle persone la vera realtà, tutti gli altri meritano soltanto la distruzione.

Il pessimismo di Lars Von Trier è assoluto e forse Melancholia più che voler essere un film fantascientifico rappresenta un auspicio per il regista.
E via con l'incontro scontro di due sorelle che attendono la fine in modo differente e dove la più debole si rivelerà la più forte, Melancholia porta via un mondo corrotto, meschino, vile, che si perde nelle sue formalità e salva solo quei rapporti veri, intensi (ma fino a che punto?).

Melancholia è un grande film anche dal punto di vista tecnico,Lars Von Trier lascia il suo formalismo stilsitico e se nella prima parte è un classico Dogma nella seconda si abbandona ad elementi barocchi, la camera fissa ed alcuni effetti speciali, semplici ma di effetto.
Uno stile che si adatta al racconto e non viceversa, equilibrio che dimostra una grandissima maturità artistica con un racconto serrato e con attori superlativi.

Nulla da eccepire,chapeau

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  26/10/2011 22:03:57
   10 / 10
Ho visto in tutto 4 film di questo assurdo regista-artista del Cinema.
Step 1: il voto non vale nulla. Potevo e volevo dargli 4 proprio per passare sto concetto, ma non voglio attirarmi grane. Però davvero, non guardate il voto. Guardate il film, please.

Melancholia appartiene a quel genere di film che vanno apprezzati per l'esperienza che ti danno. Che esperienza è stata Melancholia? Mi sono perso in questa spettacolare e gigantesca Attesa. Inutile dire che "Claire" è infinitamente superiore a "Justine". I fronzoli, gli orpelli vengono eliminati e le imperfezioni eliminate da un impietoso labor limae. Ma è il momento finale, quello della collisione, quei 5 minuti da pisello duro che inquadrano SOLO quei tre volti disperati, e infine lo vedi. Ultimi 3 secondi. Distrugge le atmosfere terrestri, e la Claire compie un ultimo assurdo e spontaneo gesto di attaccamento alla Vita, per poi bruciare insieme al tutto. Le poltrone al Cinema vibrano, la Musica sfonda i timpani, e Melancholia risucchia la Terra. Tutto è senza più senso, e tiriamo, agosciati, un sospiro soddisfatto. Finalmente è finito tutto.
KIRSTEN DUNST

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Ultima risposta 28/10/2011 17.11.52
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TheLegend  @  26/10/2011 15:34:23
   8 / 10
Mi ha emozionato e coinvolto meno di "Antichrist" ma film così non se ne vedono molti.
é già stato detto molto quindi non mi resta che unirmi a chi ha apprezzato questo film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  25/10/2011 16:19:07
   7½ / 10
Lars von Trier sta male. Il che non è una novità. Per cui aggiungerei che è particolarmente indisposto. E indisponente. Sofferente di narcisistica depressione. Nel corso degli anni la sua è diventata una lotta, infantile e vana, contro il resto del mondo. Che lui continua a vedere come ostico, un nemico da abbattere per affermare se stesso e la propria ragione(volezza), la sua stima. Non ci si deve stupire se il nuovo lavoro preme il pedale dell'acceleratore del nichilismo, prendendo di mira le convenzioni di una società per lo più borghese.

Il matrimonio è il termometro perfetto per misurare il livello di torpore di chi, stremato da patologie psicologiche, si ritrova attore protagonista della celebrazione. Chi non sta bene con se stesso rifugge dai rigidi cerimoniali, i quali di solito prevedono prove alla claustrofobia, all'agorafobia e alla depressione, in una sollecitazione continua di programmi da rispettare, facce serene da mostrare in pubblico, ansie comuni che auspicano un "vissero per sempre felici e contenti". Da una parte la ritrosia di Justine (Kirsten Dust), sposa cadavere alle prese con una consapevolezza emergente, e dall'altra il contorno di parenti, amici e genitori, trepidanti per la buona riuscita del contratto amoroso. Due mondi destinati a scontrarsi.

La felicità è un balzello non patteggiabile, e l'amore per sempre non è incolume da ripensamenti, variazioni dello stato d'animo. L'amore è, per definizione, il sentimento più precario che esista, e diventa immune e avverso alle proposte a lungo termine, anche se comprendenti paesaggi di alberi di mele imperatore. Justine soffoca sotto il disegno di certi progetti. Vuole tutto e subito, lo vuole per se e, per ottenerlo, non gli resta che far crollare il castello dove si sta svolgendo il matrimonio. Per cui prima si inventa uno slogan pubblicitario SpezzaStima, poi rovina come morta sul letto di nozze, dove giace inerte con le braccia incrociate, sfidando alla necrofilia il disorientato sposo.

"Zietta SpezzAcciaio", come viene affettuosamente chiamata dal nipotino, piange e attinge a tutta la sua disperata e cronica depressione. Figura femminile prima manipolatrice, poi vittima delle sue azioni, esce indebolita e svuotata da un tour de force mentale che sembra averla annientata. Nessuno pensa di riporre in lei qualche tipo di aspettativa. Nemmeno la sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) può aiutarla più di tanto. Adesso Justine è libera di infilare le dita nel vaso della marmellata, di entrare in paesaggi di quadri metafisici per lasciarvi un impronta beffarda, di godere di ombre sovrapposte e intrecciate dalla luce di due lune. Il Pianeta Melancholia è in arrivo, il pessimismo cosmico è una rivincita personale.

Nella seconda parte del film, il regista danese semplifica alcuni passaggi, arricchisce troppo certi simbolismi, elementarizza le interazioni tra i personaggi. Allo stesso tempo ha il coraggio di mostrarsi nudo, indifeso di fronte alla propria Arte (forse mai così trasparente e facile da leggere), bersaglio perfetto di critiche e dileggi. Nonostante ciò la tensione che cresce con l'avvicinarsi del Pianeta è palpabile, prende il posto di una serena rassegnazione, invade gli angoli più nascosti della nostra mente.
L'Amore lo si vede solo col telescopio, lo schiaffo alle convenzioni è appropriato, la pisciata su un campo da golf troppo lindo e spianato è liberatoria. Per cui massima considerazione per l'autore, il quale ha saputo attualizzare il tema dell'apocalisse, fatto passare attraverso scene di caccia sbiadite, cavalli bradi che si sdraiano su di un fianco come abbattuti, uccelli che cadono già morti dal cielo. Von Trier sta male, e l'Universo si regge in piedi per forza d'inerzia. Malinconia, portami via.

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Ultima risposta 27/10/2011 18.05.45
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francis81  @  25/10/2011 13:32:47
   8 / 10
questo film è lo specchio preciso della nostra società. Non c'è altro da dire!
Tuttavia ho un dubbio che spero qualcuno potrà sciogliere.
lo scrivo nello spoiler.

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Ultima risposta 27/10/2011 17.03.00
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willard  @  25/10/2011 13:19:47
   7½ / 10
Suggestiva, inquietante, affascinante e apocalittica opera fantascientifico-nichilista da Lars Von Trier, che continua a stupirci con i suoi film.

La storia è divisa in due parti: nella prima abbiamo una classica situazione in stile "Dogma", in cui però troviamo i primi segni di una qualche trasgressione (bellissimo l'intro iniziale) da parte di colui che del "Dogma 95" è stato il fondatore, che si lascia andare al "peccato" nella seconda parte in cui fotografia ed effetti speciali sono un vero spettacolo per gli occhi.

Bravi gli attori Kiefer Sutherland, Charlotte Gainsbourg, ma soprattutto Kirsten Dunst, non a caso miglior attrice a Cannes 2011.

Un film che non si deve perdere e deve essere visto al cinema, ma premunitevi con una bella dose di caffè ed enegy drink, perché è lento, tanto lento...

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Ultima risposta 25/10/2011 13.30.28
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zakfett  @  25/10/2011 12:24:36
   7½ / 10
Ci penso e ripenso a questo film e al suo finale...

Personalmente i primi 10 minuti mi sarebbero bastati per definirlo un capolavoro; il resto è un buon film (seppure particolare).

marcodinamo  @  25/10/2011 11:27:23
   9 / 10
Straordinario film e lo dico da non cultore di Von Trier. Kirsten Dunst da Oscar!

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  25/10/2011 08:55:57
   9½ / 10
Lars "purifica" il suo film dai suoi classici puntigli disturbanti e da un realismo terreno e conturbante si sposta su un piano certamente più metafisico.
Ne esce fuori una pellicola epica, apocalittica e fortemente simbolica..... e Justine ne è la portavoce, Angelo vendicatore e Angelo custode.
Scosso dopo la visione, solo il giorno dopo ne apprendo la totale grandezza.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  24/10/2011 15:47:49
   8½ / 10
Non ho alcuna voglia di approfondire più di tanto le tematiche del film, i messaggi, le metafore. Sempre che ce ne siano. Dico solo che ancora una volta Von Trier firma un'opera gigantesca che può piacere o no, ma si distingue e soprattutto non ammette filtri tra arte e sua rappresentazione.


Mi è bastato l'incipit visionario ed eccessivo che tanto mi ha ricordato alcune scene di Antichrist.

Mi è bastata la prima parte perfetta in cui una festa di matrimonio diventa il veicolo attraverso il quale distruggere pezzo per pezzo la borghesia con i suoi tic, le sue nevrosi, la sua pateticità, il suo voler essere d'avanguardia e sofisticata (come l'odiosa madre di Justine, che non c'è mai per sua figlia), o fintamente affascinante e farfallona (come suo padre, che non c'è mai per sua figlia). Altro che Carnage, con tutto il rispetto per l'ultimo bel Polanski.

Mi è bastata la seconda parte che sembra tutto un altro film, dove una donna nuda accoglie sul suo corpo i raggi di un pianeta che si avvicina inesorabilmente, dove la catastrofe è riportata con uno stile che distrugge ogni certezza, con il lumicino di una speranza che è destinato a schiantarsi insieme a tutto il resto.

Mi è bastato un Wagner ossessivo e un silenzio altrettanto doloroso. Poi più niente.

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Ultima risposta 25/10/2011 18.41.10
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR jem.  @  24/10/2011 15:06:23
   9 / 10
Io non impazzisco per von Trier, ma con questo film ha conquistato il mio cuoricino.
La vita è cattiva. Quattro parole per una semplice verità.

bood  @  24/10/2011 14:24:13
   6½ / 10
mah .. sono andato al cinema con grandi aspettative .. purtroppo la poetica della decadenza e della decadenza borghese è un tema vecchissimo , come regia non ho trovato niente ( ma proprio niente ) di eccezionale , come fotografia e produzione ho visto cose *molto* migliori quest'anno . il messaggio non è sicuramente vitale e positivo , perchè punta e concentra all'accettazione della fine ( che sia la fine dei rapporti o la fine del mondo ) senza possibilità di replica , dopo il confronto tra le sorelle . deluso , su molti fronti .

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Ultima risposta 24/10/2011 14.29.52
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kerkyra  @  24/10/2011 10:53:30
   9 / 10
Andate a vederlo, lascia il segno...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  24/10/2011 10:20:07
   10 / 10
La borghesia imbellettata in un circolo polare emotivo di cravatte soffocanti, il matrimonio che non trova che una strada impervia ingombrante e impraticabile (emblematica la scena post-prologo: dove la carrozzeria luccicante dell'entusiasmo è già ammaccata), il denaro fuori luogo come l'ambizione del Martirio dell'Ostentazione, il marito inconsistente Manichino di belle fattezze Vampiro d'analfabetismo emotivo, Il Grande Capo che perde bava dallo Specchio dell'assenza d'idee, il Padre inesistente che confonde se stesso nei nomi delle Betty di turno, inadeguato e volatilizzato, la Madre ******* rabbiosa e dolosa: tutto è riversato sul falò della bocca di fuoco del capolavoro di Lars von Trier, la nevrosi della coercizione e della regolamentazione da catalogo numerato sfregiata in piena faccia da una vasca da bagno d'acqua calda e dal silenzio sotto i quali si agitano le marionette delle convenzioni le cui maschere crollano e si spezzano sotto le picconate dell'incedere della macchina da presa di Lars, ebbene sì: L'Orrore, L'Orrore.

I "maschi" di Lars sono accessori da bigiotteria che passano sullo schermo senza lasciar alcun segno e subito se ne vanno, senza bile ferire, con i pantaloni abbassati, ridicoli nella loro imbarazzata nullità, ***** da cavalcare in un prato: il destino dell'umanità sguardo-guidato fino alla sua imperiosa fine da rumore bianco è Donna, l'Universo bi-pianeta è Donna, e Lars von Trier è tutto nell'esorcizzazione lasciata allo sguardo di Kirsten Dunst, colei che è il Messia, in questo Antichrist al contrario.

Lo sguardo consapevole di colei che "sa" attorno alla quale urla costantemente il Tristan and Isolde di Richard Wagner è un killer che ci libera da ogni orpello, fino alla fine, in una capanna di fierezza in cui far chiudere gli occhi a chi non vede. I suoi occhi trivellano la speranza di un'atmosfera che ci si illude protegga, e in cui anche la scienza risulta sconfitta, in cui anche il sangue caldo da purosangue non vince nemmeno il ponte da attraversare perché se il ponte è la speranza, le batterie della speranza di un ponte inattraversabile sono irricaricabili, ce lo ricorda la grandine dal riflesso blu di Melancholia: non v'è speranza, se non nella bellezza dell'attimo che precede la fine.

La caccia che si percuote sul rettilineo paradosso e fumoso che si blocca sull'impotenza dell'attraversamento è un fiume immobile dove la Sposa dorme ad occhi aperti, inerme. E rinasce Donna, Sola.

Lars von Trier mostra la seconda Odissea eclissando l'albero della vita di Malick, costringendo le sue voice over al silenzio e Mostrando Se stesso Nudo al pubblico, completamente ammutolito dalla Verità.

La collisione è costante e Melancholia è il pianeta affascinante da cui farsi sedurre, spogliare e attraversare sulla pelle nuda, da cui farsi inghiottire, da cui farsi scopare in quest'orgia di sesso cosmico da solitaria danza di morte.

powersd  @  24/10/2011 01:02:22
   7½ / 10
molto bella la prima parte, nella seconda parte non mi ha coinvolto molto, comunque un bel film.

-Uskebasi-  @  24/10/2011 00:15:53
   8½ / 10
Von Trier ci illustra l'Apocalisse attraverso il suo pessimismo e tira fuori, grazie anche ad attori strepitosi, un gran film, forse grandissimo, ma non un capolavoro. Nei veri capolavori si fatica a trovare un solo minuto inutile, se si perde una scena probabilmente il film non è più lo stesso e lo si dovrebbe rivedere dall'inizio. In Melancholia invece si ha la sensazione che se non si guardassero alcune parti del film a caso, si avrebbero le stesse sensazioni finali. Dopo il Prologo tanto amato al regista, visivamente eccezionale e rappresentante l'album fotografico degli ultimi giorni della Vita, il film è diviso in 2 parti dedicate a 2 sorelle. Parti talmente ben divise (anche se non so se sia un pregio o un difetto) da risultare quasi 2 film distinti, a differenza di altri film spezzettati in capitoli solo per scopi estetici.
La prima è per Justine, per il suo matrimonio, per la sua depressione e per la distruzione repentina di tutto ciò che le appartiene. La seconda è per Claire, per Melancholia, per l'ansia e la paura che crescono come il pianeta.
Claire si prende cura dell'amata sorellina, è praticamente una madre per lei, ma anche l'ultimo tentativo di regalargli la felicità, con un matrimonio allo stesso tempo vero e finto, fallisce miseramente. Solo adesso si inizia a parlare della minaccia Melancholia. Più si va avanti e più Claire cede appoggiandosi sempre di più nella sorella che, al contrario, accetta la situazione e riesce a vedere la sua straordinaria bellezza.
Justine conosce le cose e sa che non c'è vita oltre a quella sulla Terra. Non c'è vita nell'universo e non ce n'è dopo la morte. Per questo è talmente preziosa che non ha senso il modo in cui la stiamo vivendo. Abbiamo avuto la nostra opportunità, abbiamo avuto tempo ma non è bastato, e adesso meritiamo di morire. La fine si avvicina e i ruoli si ribaltano. E' l'infelicità ora la guida dell'umanità. Justine sa quello che si deve fare, senza cedimenti, se non difronte all'innocenza del bambino. Razionalità, Tristezza e Innocenza aspettano la fine in una grotta magica.

La Razionalità è impotente e piange.
La Tristezza è sovrana e accogliente.
L'innocenza non deve vedere.
La Malinconia è arrivata e distrugge tutto.
Schermo nero.
Silenzio.
Non c'è niente dopo...
Niente.

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Ultima risposta 24/10/2011 12.36.00
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR carsit  @  23/10/2011 23:59:39
   6 / 10
ottimi effetti speciali.. Ma la storia è davvero niente di che...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  23/10/2011 23:59:37
   9½ / 10
Non importa se sia quella che precede un bacio.
Non importa se sia quella di trovare l'amore.
Non importa se sia quella di aspettare la Fine.
Perchè l'Attesa, quasi per definizione, è sempre estenuante, interminabile, infinita. Che duri pochi secondi, lunghe ore o una vita intera non importa: che preceda un momento meraviglioso o un' immane tragedia non importa, l' Attesa ti uccide sempre e comunque.
Von Trier non ci parla della Fine ma dell' Attesa della Fine.
Melancholia finisce dove di solito tutti gli altri film catastrofici iniziano.
Melancholia racconta l'apnea, non il momento in cui si affoga.
Perchè, e Von Trier lo sa, l' Uomo non ha tanto paura della morte quanto del saper di dover morire.
Si parte con un prologo in cui per la seconda volta (dopo Antichrist) il regista danese ha il coraggio di sfidare la perfezione, la maestria di regalare poesia alla morte, bellezza al terribile.
Ma è solo un momento, le immagini festose di un matrimonio da favola sostituiscono quelle terribilmente evocative del prologo.
Ma è solo un momento perchè in quel matrimonio festoso non c'è niente da festeggiare. Perchè è la Depressione l'invitata principale. Perchè come La Maschera Rossa di Edgar Allan Poe la Depressione alla fine entra nella festa ed è lei l'unica a ballare. Quella Depressione ha un nome, Justine, la sposa.
E Justine non ce la fa più a veder facce felici, non ce la fa più a pensare al suo lavoro, non ce la fa più a credere in un matrimonio che sta appena cominciando. Justine ha visto Melancholia, piccola piccola, ancora lontanissima. E Justine è attratta da lei, ancora non sa perchè, o forse lo sa, perchè il depresso non attende la fine ma la brama, la desidera e se non ha il coraggio di raggiungerla da solo è ben felice che arrivi in altri modi.
Con un pianeta che si schianterà sulla Terra ad esempio.
Da quel momento per Justine l'unica cosa che conta è l'arrivo di Melancholia. Perchè "la Terra è cattiva e nessuno ne sentirà la mancanza" dice. Justine, perchè vuoi rendere universale il tuo pensiero? Perchè hai l'arroganza di credere che se tu stai male è giusto che tutti debbano essere contenti di morire? Claire, tua sorella, ad esempio, non vuole morire. Per lei l'attesa è snervante come quella di Justine ma sostituisce la paura al desiderio, la disperazione all'esaltazione. Già è difficile, quasi impossibile farsene una ragione. Se poi tua sorella, una che sa che i fagioli sono 678, una che ti dice che sono 678 in un momento come questo in cui credere a qualsiasi cosa è facilissimo perchè il tuo cervello non ha più nè la forza nè l'obbligo di funzionare, se tua sorella ti dice anche che l'unica vita è questa, che non c'è niente oltre l'esistenza che viviamo su questo pianeta, come puoi non credergli? E di conseguenza come fai ad andare avanti, a passare gli ultimi interminabili minuti? E' incredibile come si possa aggiungere disperazione a una disperazione già arrivata al massimo.
E poi, non dimentichiamolo, c'è anche tuo figlio. Devastante la sua figura, quella di un ragazzino che dorme, chiede e gioca mentre l'inevitabile si sta sempre più avvicinando. Se Justine rappresenta il desiderio e Claire il terrore lui è senz'altro l'ignoranza. Beata ignoranza.
E così tra scene magnifiche (come quelle con il fil di ferro) e una sensazione di terrore, quasi autentico, impossibilmente possibile, provata raramente davanti alla visione di un film, arriviamo alla fine.
Von Trier non conosce la speranza, non l'ha mai conosciuta in nessuno dei suoi film. E' sadico, cattivo, e terribilmente coerente nella sua "missione". Gli piace prendere il nostro cuore e strapparcelo di dosso, sbatterci in faccia il suo tremendo realismo e non lasciarci margini di redenzione, nessuna via d'uscita.
Anzi no, questa volta la speranza ce la regala. In una scena che apre con prepotenza la porta della storia del cinema Lars per una volta ci viene incontro. La speranza c'è. E' una grotta magica. Sono 7,8 bastoni intrecciati tra loro. E non è una presa in giro. Perchè in quei momenti puoi credere a tutto. E non c'è niente di più bello che credere alla vita con la morte in faccia.

Poi, PUM, è tutto finito.

GoodDebate  @  23/10/2011 23:32:48
   10 / 10
Magnifico. Umano. Rende visibile ciò che è così sotto il nostro naso da non poter essere notato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  23/10/2011 21:06:24
   9 / 10
La vita è cattiva.
E merita di sparire.
Justine/von Trier ci ha provato, ci ha provato con tutte le sue forze, ma Justine porta dentro di sé Melancholia e a quel Nulla di vite dedicate inutilmente a riempirlo non può più fingere di adattarsi, né il potere o il successo o l'amore la distolgono più dal guardare oltre.
Durante la festa di matrimonio il suo sguardo non riesce a fissarsi su nulla, erra ondivago da uno all'altro, niente e nessuno possono calmare la sua inquietudine, "tutti abbiamo paura, esci" intima la madre, l'unica in grado di leggerle dentro.
E Justine esce e sovverte, scardina la propria vita e quelle altrui, attraversa il territorio solitario della depressione, s'inabissa e infine riemerge pacificata in Cassandra: "Io so tutto".
Ma è ancora la sorella Claire la persona che più soffre: soffre per stare vicina a Justine, soffre perchè nonostante le sicurezze offerte dalla sua famiglia ha tanta paura di quello schifo di pianeta, soffre perché, a differenza della sorella che pare aver già varcato una soglia che la pone al di là, lei è ancora profondamente umana e vincolata alla sua condizione.
Noi soffriremo con Claire.
Tanto più Melancholia si avvicina, tanto più Justine si trasfigura nei bagni della sua luce e infine sarà lei a diventare l'estrema guida per la sorella e il nipote lasciati soli dal vigliacco tradimento del marito/padre incapace di affrontare l'angoscia senza redenzione.
Melancholia incombe, potente e magnifico, definitivo purificatore dell'esistenza umana.
E anche noi ne rimaniamo ipnotizzati, incapaci a distogliere gli occhi.

Rand  @  23/10/2011 17:27:45
   8 / 10
Wagner sta bene all'apocalisse come la cavalcata delle valchirie stà ad apocalypse now. Il mai redento Lars Von Trier sforna l'ennesimo film che farà riflettere. Palma d'oro mancata a cannes per le stupidagini dette dal regista in conferenza stampa, Trier si compiace, Terence Malik ringrazia, ma indubbiamente tra i due registi c'è un abisso. Ambizioso, egocentrico, schiavo dell'autocompiacimento, Trier è tutto ciò, ma è anche un grande regista, dopo Antichrist, un film siicuramente più essenziale, ma anche più autentico, si cimenta con l'apocalisse. La fine del mondo dopo un matrimonio, per meta film non c'è un accenno alla cosa poi Claire dice che ha paura di quello schifo di pianeta, il drama deborda. Visivamente eccellente, si perde leggerrmente nelle tematiche trattate. Il cast è al servizio della storia, spiccano Kirsten Dust, la strega che si bagna nuda nella luna, perchè lei sà le cose, la Gainsburg bravissima come al solito, fà specie vedere in piccoli ruoli Jhon Hurt, Charlotte Rampling( un gigante) Stellan Skargard, Udo Kier maestro di cerimonie.
"A volte ti odio con tutto il cuore"
Justine è prigioniera della Melanchonia, la depressione che la soggioga, perchè il mondo è cattivo
Un film che colpisce, in un resort, con 18 buche, un bellissimo lago, boschi e cavalli. Basta sbagliare i calcoli per farsi prendere dalla disperazione, allora Sutherland si perde, perchè non ha risposte.
Cosa rimane? Il tempo che si può usare per stare insieme, nella grotta magica.

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Oppure la fine non è che l'inizio?
A voi la risposta...

Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  23/10/2011 16:48:16
   9 / 10
Il movimento in pose plastiche. Wagner. Poi un'esplosione.
Melancholia è come guardarsi allo specchio e riconoscere la parte peggiore di se: doloroso e estremamente affascinante.
L'umanità non è poi così importante. Forse a volte è meglio rimanere immobili, anche di fronte alla fine di tutto.

Si può guardare un film di due ore e un quarto con le lacrime agli occhi dall'inizio alla fine? Sì!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Silly  @  23/10/2011 14:12:17
   9½ / 10
Sulle note di Wagner, un'incantevole prologo ci introduce in quello che è, forse, il manifesto apocalittico più bello che abbia mai visto. Dolorosamente dolce sopraggiunge la fine per tutti, grazie (?) a un aureo pianeta celeste.
Il mondo è corrotto, nulla di quello che facciamo o non facciamo ha senso dinnanzi a quello che ci aspetta. Siamo soli, dopotutto.
Vorrei anch'io aspettare la fine sotto una grotta magica e non credo mi sposerò mai.

Lasciate perdere Melancholia se non riuscite a leggere tra le righe.

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Ultima risposta 24/10/2011 21.56.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  23/10/2011 13:24:22
   9 / 10
Fantascienza e fine del mondo secondo Lars Von Trier. Ma forse no. Anzi. Al maestro danese interessa altro e cioè riflettere su come accettare la nostra fine (specie se annunciata) e sui suoi meccanismi psicologici più sottili e sottesi; e, ancor più, ribadirci il suo pensiero sulla Natura e sul rapporto che noi (poveri) umani abbiamo con essa.

Attraverso una veste estetica sontuosa (fotografia, scenografie, location, illuminazione ed effetti speciali sono da urlo) e affidandosi a un gruppo di attori bravissimi e affiatatissimi (Palma d'Oro a Kirsten Dunst strameritata, ma cosa dire di Charlotte Gainsbourg, per esempio?), Von Trier, ricalcando formalmente il suo precedente "Antichrist", suddivide questo suggestivo "Melancholia" in tre parti: un prologo (nel quale ci viene anticipata la tragedia che incombe sull'umanità intera e quindi l'intero film) e due parti rispettivamente dedicate alle due sorelle protagoniste.

Il prologo si apre su un bellissimo primo piano di Kirsten Dunst, un chiaro omaggio a Dreyer (ricordate il famoso volto della Giovanna d'Arco sul rogo?) la cui estetica è sempre richiamata da Von Trier. Con una serie di sfavillanti, manierate visioni, talmente rallentate da apparire quasi come dei quadri statici commentati dal sottofondo emotivamente trascinante dell'Ouverture del "Tristano e Isotta" di Wagner, Von Trier ci racconta in quasi 10 minuti la trama essenziale del film:

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E qui partono due distinti film: "Justine" e "Claire", rispettivamente "parte prima" e "parte seconda". Nella prima parte ci viene descritta una magnifica festa di matrimonio regolarmente sabotata da una sposa tanto bella quanto dispotica; talmente sabotata da finire nel peggiore dei modi possibili: con l'abbandono di tutti i convitati

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Capiremo il perché di un simile comportamento solo nella seconda parte, prima ci basti solo indicare alcuni punti fondamentali della narrazione: Justine "è" Melancholia, o meglio, è una persona già inghiottita da Melancholia (cioè dalla depressione) che, al pari del pianeta assassino che esce dal cono d'ombra del Sole a seminare distruzione e morte, esce dalla parte solare di lei (e dunque è Creatura Oscura), erra senza apparente meta nel mondo, sfiora il Danno Supremo con altri pianeti-persone prima di impattare su di uno -proprio l'unico in cui abita la vita, cioè il matrimonio- distruggendolo e portando via con sé la vita stessa in modo definitivo ("Siamo soli", affermerà senza possibilità di replica Justine a una tragicamente ottimista Claire). Distrutti dunque matrimonio, carriera e affetti, Justine cadrà in una sorta di catatonìa dalla quale si risveglierà solo a pochi momenti dall'Apocalisse Finale, risultando l'unica a saperla affrontare a viso aperto (forse perché già la conosce bene).

Nella seconda parte ci viene descritta in particolare Claire, la sorella di Justine, suo esatto opposto: iperenergetica, iperattiva, calcolatrice, razionale quanto basta; Claire vive un matrimonio felice, essendo sposata a uno scienziato che nutre una fiducia cieca nella Scienza e avendo un bambino curioso e rispettoso che si appassionerà alla vicenda del pianeta impazzito. Eppure proprio questo suo approccio molto "vis-à-vis" nei confronti dell'esistenza le produce un'ansia irrefrenabile, tanto che il marito, nel vano tentativo di proteggerla emotivamente dall'imminente catastrofe, le nasconde la verità. Claire è, però, molto intraprendente e tramite dei siti indipendenti viene a conoscere la tragica realtà che sta per abbattersi sul pianeta: a quel punto il fallimento della scienza -o forse proprio il suo trionfo!- porteranno il marito

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Restano dunque solo l'innocenza del figlio e soprattutto il fatalismo tragico della sorella (che rivela anche capacità divinatorie) a poterla accompagnare e consolare affrontando nella maniera più degna ed efficace la fine annunciata.

Resta purtroppo sullo sfondo il personaggio della madre di Justine e Claire (forse l'unica pecca del film), interpretato da una sempre sorprendente Charlotte Rampling: lei è la voce scomoda della verità, quella verità alla quale non si è accomodata tramite i compromessi che Justine cerca drammaticamente di mettere in atto e ai quali poi rinuncia definitivamente. Le sue parole, i suoi comportamenti mettono sempre tutti in imbarazzo ma, alla fine, sono rivelatori della essenza profonda di Justine, donna condannata a conoscere sempre la verità profonda delle cose e dunque destinata irrimediabilmente a soffrire, a deprimersi, a distruggere tutto ciò che entra in contatto con sé.

Un altro personaggio importante è il datore di lavoro-testimone di Justine, ovvero l'anima squisitamente utilitarista del consesso: anch'esso sembra prevalere e sembra essere l'unico a saper motivare Justine facendola uscire dalla depressione. Non è un caso che la donna annegherà nel suo Male Oscuro appena rompe col suo principale. Anche in quel caso perché ne avrà colto la verità più profonda: lui e il lavoro che produce sono il Nulla col quale riempiamo le nostre esistenze per avere un ruolo sociale riconosciuto. Ed è questo Nulla Indispensabile che inghiotte le nostre esistenze come un buco nero. O come un pianeta impazzito.

Stupenda la sequenza finale: di fronte al baratro della Morte, specie se annunciata e dunque consapevole, mentre il mondo animale reagisce con una quiete del tutto innaturale e artificiosa, l'Essere Umano può solo rispolverare fantasie mitiche e stringersi in solidarietà reciproca. Il tratto profondamente leopardiano del depresso in cura Lars Von Trier emerge in tutta la sua potenza regalandoci un ambiguo, ma purtroppo intimamente vero, messaggio di accettazione della nostra natura di esseri mortali: accettare la Morte non ci salva da essa ma ci dà Pace. A noi scegliere se abbandonarci preventivamente al suo fatale abbraccio o se combatterla -inutilmente- fino all'ultimo istante concessoci riempiendo così di vacuo e illusorio senso il nostro breve percorso terreno.

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Ultima risposta 25/10/2011 15.39.47
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Exile  @  23/10/2011 12:15:59
   8½ / 10
Tristezza, angoscia e un senso di impotenza. Ecco che cosa mi ha trasmesso questo film. L'intepretazione degli attori direi è pressochè perfetta.
Lunghi silenzi e una lentezza quasi snervante in alcuni tratti che non stona nel film, ma fa crescere quel senso di inquetudine e di inevitabilità che conduranno ad un finale drastico e pessimistico fino all'inverosimile.
Sono rimasto davvero colpito da questa pellicola, fuori dal coro senza dubbio.

suspirio  @  23/10/2011 11:30:37
   9 / 10
Tecnicamente ottimo, con una fotografia incredibile. La storia è coinvolgente e dà spunto a molti temi di riflessione. Anzi bisognerebbe dire che la storia non starebbe del tutto in piedi, se non per dare spazio allo spettatore di riflettere sui modi di pensare molto differenti delle 2 protagoniste. La tensione dovuta all'attesa dello scontro con il pianeta si percepiva benissimo. La scena finale poteva essere invece realizzata in modo migliore.

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Ultima risposta 23/10/2011 13.25.54
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sempre  @  23/10/2011 10:37:19
   8½ / 10
Un film "bolla", ovvero un film che analizza una frazione di realtà nella situazione più estrema.
Dopo la bellissima parte iniziale, il film si sofferma sulla descrizione del matrimonio di una delle due protagoniste principali, che rappresenta il punto di svolta nella sua vita.
Nella seconda parte si entra invece nella terra di confine tra l'esserci e il non esserci più.
Sono ben delineate le figure delle due sorelle, ma molto meno quelle dei coprotagonisti della storia, soprattutto poco verosimile la figura del bambino.
Justine mi sembra troppo snob, mentre la sorella conserva i migliori tratti dell'umanità che prova dolore e smarrimento per quello che dovrà accadere.

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Ultima risposta 24/10/2011 10.20.53
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nefilim  @  23/10/2011 02:04:24
   9½ / 10
Immenso. il significato lo potete trovare spiegato alla grande nei giudizi sotto il mio.
Musica, immagini e scene che non potrò dimenticare.
Melancholia, ovvero la malinconia, l'inesorabile fine del mondo marcio in cui viviamo,che arriva, che non si può arrestare, che non si può accettare.
La lentezza e la cura maniacale dei particolari materiali che pervade la prima parte si accumula sempre più fino ad esplodere in un emozione unica e liberatoria. Non perdetelo, sono questi i Film

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Ultima risposta 24/10/2011 00.14.02
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Anteros  @  22/10/2011 15:19:00
   10 / 10
Il mio criterio di valutazione è legato ad una precisa questione: si poteva fare di meglio?
No.


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marlin  @  22/10/2011 01:06:30
   10 / 10
un capolavoro...
perfezione assoluta...
da oscar

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