l'ora del lupo regia di Ingmar Bergman Svezia 1968
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l'ora del lupo (1968)

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locandina del film L'ORA DEL LUPO

Titolo Originale: VARGTIMMEN

RegiaIngmar Bergman

InterpretiMax von Sydow, Liv Ullmann, Gertrud Fridh, Georg Rydeberg, Erland Josephson, Naima Wifstrand, Ulf Johansson, Gudrun Brost, Bertil Anderberg, Ingrid Thulin, Agda Helin, Lenn Hjortzberg, Mikael Rundquist, Mona Seilitz, Folke Sundquist

Durata: h 1.30
NazionalitàSvezia 1968
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1968

•  Altri film di Ingmar Bergman

Trama del film L'ora del lupo

Il pittore Johan Borg e sua moglie Alma vivono su un'isola. L'uomo è tormentato da incubi che dipinge su un quaderno. Invitati a cena nel castello del barone Von Merkens, padrone dell'isola, Alma scopre che i commensali sono gli stessi mostruosi soggetti ritratti dal marito.

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Voto Visitatori:   8,11 / 10 (40 voti)8,11Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su L'ora del lupo, 40 opinioni inserite

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Filman  @  17/11/2020 11:29:00
   8½ / 10
La sperimentazione narrativa è l'obbiettivo che Ingmar Bergman vuole compiere e il tema della mente e delle sue deviazioni è la scusante. Volendo è un po' questo l'unico limite di VARGTIMMEN (L'Ora del Lupo), il quale si prefigge essere solo la rappresentazione di uno stato confusionale crescente, mascherato da thriller psicologico e tappezzato di surrealismo, ma senza appartenere né ad una né all'altra specie.
Altro tema del regista, oltre a quello della mente e della malattia, è il tema dell'amore, tanto insito nella realtà fasulla del protagonista da poterci convivere.
Le immagini tormentate provocano angoscia e tristezza, sentimenti che l'autore riesce a suscitare con precisione millimetrica.

Skodde  @  07/05/2020 09:19:23
   7 / 10
finalmente sono riuscito a vederlo, dopo che per due volte (dovuto probabilmente alla poca voglia) mi aveva preso il sonno !
Devo dire che il film e' bello , gli incubi e le ossessioni del pittore si materializzano fino a venirne risucchiato , con la moglie spettatrice impotente dei suoi deliri.
ottima come al solito la fotografia e l'interpretazione dei personaggi( onnipresente Von Sydow) , ancora l'sola sperduta tanto cara a Bergman che da al film la sensazione di estrema solitudine .

Romi  @  28/06/2018 23:27:38
   9 / 10
Non e' un film facile, molto surrealistico e all'avangiardia per il suo tempo. I temi cari al regista ci sono tutti: la fragilita' dell'uomo, l'incapacita' nel controllare le pulsioni dell'inconscio, la solitudine, l'amore non corrisposto, l'incomunicabilita', la tendenza alla depressione che, forse, piu' deli altri vi sprofondano. E' un film estremamente visionario, in bilico tra incubi e realta' fino a confondersi. Guardare questo film e' come correre dentro un tunnel buio, in fuga dalle nostre peggiori paure, angosce...senza mai vedere la luce. Forse solo Bergman poteva descrivere attraverso le immagini l'effetto devastante della mente (malata) sull'uomo.

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Ultima risposta 28/06/2018 23.29.32
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Thorondir  @  07/07/2016 10:39:41
   8½ / 10
Un film estremamente criptico che ancor prima di essere cinema è arte. Complesso, stratificato, che agisce su più livelli e costruisce ossessioni, incubi, visioni. Visivamente eccellente, con una regia da gigante del cinema e due attori fantastici come la Ullman e Von Sydow.

Però tra i film di Bergman che ho visto fino ad ora (e sono pochi, solo questo, Persona e Il posto delle fragole), pur nella sua artisticità complessa e filosofica, questo è quello che mi ha convinto di meno.

BlueBlaster  @  18/11/2015 01:13:52
   6 / 10
Grande tecnica di Ingmar Bergman, fotografia di alto livello e un Max von Sydow molto espressivo...la sceneggiatura punta in alto, troppo per miei gusti!
Un horror (solo in senso lato del termine) psicologico e drammatico giocato su suggestioni e oniricità.
Alcune sequenze sono squisite da vedere ma il ritmo soporifero, i dialoghi filosofici, la recitazione teatrale ed allucinata ne fanno un'opera non per tutti ed io per primo mi pongo in questa piccola e coraggiosa fazione :)
Non l'ho gradito e non so se mi capiterà ancora di visionare un film di Ingmar Bergman.

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Ultima risposta 18/11/2015 09.52.36
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GianniArshavin  @  13/10/2015 15:08:04
   9 / 10
Al momento fra i tanti capolavori che costellano la filmografia di Bergman il mio preferito è uno dei suoi lavori meno noti , ossia L'ora del lupo,che nella mia classifica personale metto anche davanti a pezzi da 90 come Il settimo sigillo e Il posto delle fragole.

L'ora del lupo è un dramma che affonda spesso nell'horror, un'opera ambientata su un'isola desolata e sperduta dove avrà vita una vicenda fra realtà e follia davvero straniante e dalla forte connotazione allegorica.
La storia è alquanto ermetica e metaforica, viene spiegato pochissimo di quello che si vede e l'atmosfera spettrale e rarefatta non aiutano in tal senso. Comunque sia questo ermetismo e quest'alone di mistero che avvolgono il racconto rendono lo stesso più affascinante e spingono chi guarda a cercare risposte a visione conclusa.

Come detto l'impronta horror è palese,e le situazioni surreali a limite dell'inquietudine aumentano a dismisura il senso di disagio già presente. Tutta la fase della seconda visita al castello è un capolavoro di cinema, una lezione di eleganza e maestria assoluta , un trattato su come alienare e inquietare il pubblico senza mostri e sangue. Proprio le scene più contorte sono state chiaramente fonte d'ispirazione per moderni maestri del disagio come Lynch e Von Trier,che hanno attinto a piene mani da questa pellicola incredibile.

Tecnicamente si rasenta la perfezione,ed il ritmo è molto più scorrevole rispetto ad altri film del regista. Grande lavoro anche da parte di tutto il cast , da uno spaesato ed enigmatico Von Sydow alla smunta ma ternace Ullmann,senza dimenticare tutti gli interpreti secondari che caratterizzano al meglio i sinistri "abitanti" dell'isola.

Dunque un prodotto di levatura assoluta, ambiguo e dai criptici significati che però riesce ad ammaliare nel suo mix di contenuti,dramma e orrore. Una pietra miliare da riscoprire.

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Ultima risposta 09/02/2016 20.38.18
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ferzbox  @  27/08/2015 18:45:10
   8½ / 10
Fiuuu....che diavolo di film questo di Bergman; non sono sconosciuto alla sua regia, avevo visto altre opere, quindi ero abbastanza consapevole di cosa stavo per vedere, però certo, questa pellicola è un incubo ad occhi aperti.....
Qui si assaporano le paure del passato, si affrontano gli scheletri nell'armadio, si concretizzano in forma fisica i demoni dell'inconscio, "L'ombra del lupo" è un viaggio nell'isolamento umano, una metafora grottesca che rappresenta la caduta nei baratri della mente, un confronto tra razionalità e follia, il soffocamento dell'amore per mano del crudele destino, la mancata fiducia e autostima con conseguenze annesse....un incubo vero, fatto di deliri e insicurezze, cupo, ambiguo, disagevole, inquietante e visionario....
Molte cose mi sono arrivate ad urto, altre ho cercato di assimilarle con i miei ragionamenti e pensieri, ma non si tratta di un film da vedere una volta sola, è una di quelle pellicole che bisogna rivedere più volte per poterne cogliere le diverse sfumature, i significati nascosti.....
Ammirevole tecnicamente, ottimi utilizzi delle luci, splendidi attori, curiosa impostazione teatrale(bhè, Bergman si sa...) e magnifica interazione con il pubblico, sopratutto evidente nei monologhi della moglie del pittore interpretata da Liv Ullmann......
Notevole....e concordo sulla scena del fiammifero citata da altri utenti....stupenda....e non solo quella, alcuni primi piani sono splendidi, nonchè la carrellata circolare durante il pranzo al castello.....impeccabile...
Un opera di grande intensità che azzarda ad entrare nella follia umana come un pittore azzarda a riportare su tela ciò che vede.....

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Ultima risposta 22/09/2015 08.31.26
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zerimor  @  28/03/2015 20:48:07
   10 / 10
Uno dei miei film preferiti in assoluto.
Visto in una notte d'inverno, al buio.
Disperazione, angoscia, solitudine, inquietudine. Tutti stati d'animo sinergici che affluiscono nella mente umana man mano che la pellicola scorre.
E con lo scorrere di quest'ultima cresce sempre più la consapevolezza che Bergman ha saputo tirar fuori dal cilindro una meraviglia.
Una meraviglia splendente nelle ombre del terrore.

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Ultima risposta 01/04/2015 12.58.38
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR carsit  @  04/12/2014 23:33:04
   6 / 10
Deluso notevolmente dal primo accostamento avuto con Bergman, ma forse è perchè ho sottovalutato l'impegno.
Mi sono un pochino informato, dopo la visione, e ho capito che "l'ora del lupo" si basava su una sceneggiatura ripresa dopo una malattia, e tale vicenda vanta una fortissima impronta autobiografica.
Non conoscendo bene il regista, non sono riuscito ad inquadrare perfettamente il film.
La fotografia in bianco e nero è perfetta : pulita, nitida, rende ottimamente anche nelle scene al buio, quando arriva l'ora del lupo.
Bravissimi anche Von SIdow e l'attrice protagonista ( la migliore dell'intero cast).
Suggestivo l'incipit, ma con il proseguire della visione si moltiplicano i punti interrogativi.
Quello che emerge è un individuo notevolmente disturbato da sogni anomali e da incubi che prima sono relegati su carta, ma poi trovano sbocco nel reale fino ad ingabbiarlo in maniera irreversibile.
Ho visto come forte tematica la crisi di coppia, il dubbio della moglie di non poter entrare in empatia con il marito, ma contemporaneamente temere di provare le sue stesse paturnie ( paturnie a cui alla fine assisterà).
La medesima crisi è spesso sottolineata dai rimandi erotici che l'artista subisce dai numerosi personaggi femminili : la figura di Veronica aleggia costante su Johan e sulla sua moglie.
In tutto il film si percepisce un'atmosfera molto surreale, visionaria, a tratti inquietante, ma terribilmente sfilacciata ed ermetica nei suoi contenuti.
Viene anche approfondito, con risultati alterni, il tema della solitudine e della paranoia.
Il ritmo del film soffre in maniera pesantissima l'obiettivo dei canonici 90 minuti, concludendo alla fine in un confuso simbolismo di scene ed immagini fini a sè stesse.

Concludo dicendo che forse è stato mio l'errore di accostarmi a Bergman con un'opera complessa, ma non demordo e proverò con "il settimo sigillo".
Se poi qualcuno ha voglia di offrirmi delucidazioni sul film, sarei ben felice.. :)

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_Hollow_  @  22/08/2014 14:25:18
   8½ / 10
La regia di Bergman è qualcosa di mostruoso; cinema d'autore all'ennesima potenza, con movimenti della MdP perfetti, spettatore che rimane all'oscuro di certi fatti (donna che si blocca all'inizio ne rivelare, frasi non udibili), sguardi in macchina ecc.
Purtroppo, è la sceneggiatura a non avermi convinto. Troppa noia, non succede nulla e i dialoghi non son certo 'sti gran capolavori. Nell'ultima mezz'ora si riprende non poco, ma mai abbastanza.
Un vero peccato, perché se il tema fosse stato sviluppato più a dovere (magari con un po' più di coraggio, creando un'atmosfera simile ai lavori di Lovecraft o di Poe) sarebbe potuto essere un capolavoro. Così com'è da l'idea di un'opera dai buoni spunti ma mai veramente concretizzati.

steven23  @  09/09/2013 21:01:54
   9½ / 10
Mmh, non saprei proprio da dove cominciare. Anzi, su una cosa non credo di avere il minimo dubbio, il film mi ha inquietato... e anche parecchio. Andando a memoria non ricordo un'altra pellicola che sia riuscita a mettermi addosso una sensazione simile o meglio, ce ne sono alcune, ma non l'hanno fatto con la stessa intensità di questa. Forse "Che fine ha fatto Baby Jane" poteva vantare un'atmosfera che fosse perlomeno paragonabile a questa, perchè i vari cult tipo Shining, L'esorcista e simili assolutamente no pur essendo Horror veri e propri.
Questa è una vera e proprio discesa senza ritorno negli abissi della mente di un uomo, Johan Borg, un viaggio allucinante tra incubi spaventosi e incontri che definire bizzarri mi sembra un semplice eufemismo.
Che dire sulla regia. Si tratta del primo film di Bergman che mi guardo e beh, già a partire dalla prima scena, quel lungo primo piano della Ullman che narra le vicende è un qualcosa di fantastico. Per non parlare di innumerevoli inquadrature successive, credo uno dei motivi principali per cui il film mi abbia colpito in maniera così forte. Tra quelle che ritraggono visi e dettagli dei due protagonisti, volti in ombra accompagnati solamente dalle voci e l'intera cena al castello di Von Merkens c'è da uscirne praticamente incantati e inquietati.
Lascio per ultimi gli interpreti, anche se non certo per ordine d'importanza. Tralasciando i personaggi "secondari" le sole performance di Max Von Sydow e di Liv Ullmann farebbero impallidire quelle della gran parte di coppie protagoniste che abbiano preso parte a un film che contenga almeno una piccola traccia di orrore. E sia chiaro, qui ce n'è ben più di una piccola traccia. Comunque, per tornare ai due attori, in una parola direi stratosferici. Per non parlare dei dialoghi e delle singole battute, alcune memorabili e di grandissimo effetto. Me ne vengono in mente parecchie, su tutte Borg che parla dello scorrere del tempo. Quell'attesa e quel suo tono cupo, unito a un'inquadratura di profilo illuminata da una singola lampada con dietro la moglie intenta a rammendare non so cosa è sensazionale.
Senza dubbio un grandissimo film che, da parte mia, merita almeno un'altra visione per essere compreso al meglio. Perfezione quasi totale!!

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Ultima risposta 05/04/2014 21.10.37
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hghgg  @  25/08/2013 12:24:44
   9½ / 10
"Il popolo la chiama l'ora del lupo; è l'ora in cui molta gente muore e molti bambini nascono, è quando gli incubi ci assalgono e se restiamo svegli... abbiamo paura"
Potrei limitarmi a citare questa frase pronunciata da Johan Borg/Max Von Sydow per descrivere al meglio questo film e l'atmosfera che in esso si respira.
Il film del genio svedese che più è accostabile all'horror pur andando ben oltre questa semplice definizione, non dimentico infatti dei temi classici di Bergman, filosofia, indagine sui rapporti umani e la follia stessa che qui è punto focale dell'opera. Tuttavia, potendo a mio avviso essere inserito nel genere "horror psicologico" (si, è una mera catalogazione) ne rappresenta la vetta più alta in assoluto, in sintesi è il più grande film horror della storia del cinema, per quanto possa essere ovviamente un'opinione strettamente soggettiva e personale. Incredibile come fin dalla prima visione mi abbia conquistato, scombussolato, inquietato e perfino spaventato, un'ora e mezza appena di discesa nell'abisso, un congruo numero di personaggi spaventosi e indimenticabili, forse allucinazioni frutto di una mente malata forse reali creature delle tenebre, questo non ci sarà mai dato di sapere. Ed è proprio questo alone di dubbio nel tenere intatto quel sottile filo che divide realtà e follia allucinatoria uno dei massimi punti di forza del film, insieme ovviamente a tutto ciò che ha reso immensi molti altri film di Bergman: la sua regia, che inquadra e sorregge il tutto come se fosse uno scenario teatrale e non un film, regalando momenti sublimi, stacchi e inquadrature perfetti, in questo caso donandoci momenti per me di puro terrore e sequenze registiche memorabili che si susseguono senza sosta (


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER). Poi quei primi piani tipici del suo stile, che inquadrano e incastrano nella memoria ogni sguardo, ogni espressione, tutta l'intensità dei volti degli attori. Immenso.

La sceneggiatura, i dialoghi, anche in questo film (che non è, per dire, "Persona") profondi, ragionati, pregni di spunti di riflessione su più fronti, per quanto a volte prendano la strada del grottesco nei momenti più deliranti del film. Bergman ha tratto la storia de "L'Ora del lupo" da un manoscritto da lui già precedentemente scritto "Gli Antropofagi" o "I mangiatori di uomini" appunto.

La fotografia che nei film del maestro è sempre divina e tiene incollati allo schermo. La fotografia di questo film è probabilmente la più oscura e opprimente mai vista in un film di Bergman per ovvi motivi. Buio e oscurità predominano, ma ad esempio è straordinaria la sequenza più chiara e illuminata, in quanto ricordo o flashback di un 'altra allucinazione chissà, della scogliera, quella con il bambino (una delle scene più disturbanti che io ricordi di aver mai visto) oppure ancora quella già citata del volto di Von Sydow immerso nel buio con la sola luce del fiammifero, compendio di regia e fotografia straordinarie. E poi il bianco e nero, quel meraviglioso bianco e nero dei film di Bergman, il più bello che si sia mai potuto vedere ("Sussurri e grida" film che amo come me stesso, all'inizio mi diede quasi fastidio per via della presenza del colore). Un plauso quindi al maestro Sven Nykvist, fedele e storico direttore della fotografia di Ingmar Bergman con cui ha creato per anni opere immortali, maestro del bianco e nero, della luce e delle ombre che in pochi (anche con il colore aggiungo io) hanno saputo usare bene come lui. Non esito a definirlo uno dei più grandi direttori della fotografia della storia del cinema, probabilmente tra i primi 5.

E poi gli attori, gli interpreti di questa tragica discesa nella follia, come sempre in Bergman lo stampo delle interpretazioni è fortemente teatrale, sono volti che recitano su un palcoscenico più che da uno schermo di cinema, e sono sempre i soliti volti e le solite interpretazioni straordinarie. A partire da lui, l'attore per eccellenza dei film del maestro svedese, l'immenso Max Von Sydow (lanciato proprio con "Il settimo sigillo" e da lì per anni inseparabile compare davanti alla macchina da presa di Bergman). Anche qui la sua prova è ottima, disturbato, silenzioso, inquietante, rende al massimo la discesa del suo personaggio verso una follia o una mostruosa realtà che lo porterà via. Uno dei più grandi attori di tutti i tempi.
Poi c'è Liv Ullman che in "Persona", suo primo film con il genio di Uppsala, c'aveva impressionato con un'interpretazione immensa e che qui non è poi molto da meno, una prova recitativa impeccabile. Anche lei destinata a diventare un volto ricorrente nelle opere di Bergman (anche suo compagno di vita per un periodo) anzi il volto femminile centrale di molte sue opere (indimenticabile il suo faccia a faccia, teatralissimo ancora una volta, con Ingrid Bergman in "Sinfonia d'autunno" nel 1978). Sono Von Sydow e Liv Ullman i due attori centrali del film, loro i protagonisti che duettano su questo ipotetico palcoscenico e reggono come meglio non si potrebbe immaginare l'intero film sulle loro spalle. I loro dialoghi, i loro botta e risposta e i loro duetti sono da scuola di recitazione a livello superiore; ci tengo a ribadirlo a costo di diventare ripetitivo, teatro puro, più che cinema.
Ma sono tanti i caratteristi (interpretanti quelle inquietanti figure persecutrici che dominano il povero protagonista e consorte) che offrono una perfetta interpretazione dei loro personaggi, tanti impeccabili ricorrenti volti bergmaniani, c'è Erland Josephson, ottimo attore presente in tanti film del maestro e in alcuni, successivi a questo, anche co-protagonista ("Scene da un matrimonio" e "L'immagine allo specchio"). Ma lo troviamo in innumerevoli altri titoli, quasi tutti di Bergman ("Sussurri e Grida" "Fanny & Alexander" per dirne due), ne "L'infedele" per la regia di Liv Ullman e sceneggiatura di Bergman dove interpreta nientemeno che Ingmar stesso. Ha lavorato anche con Andreij Tarkovskij negli ultimi due film dell'"IMMENSO" ossia "Nostalghia" e "Sacrificio". Un attore di altissimo livello che anche qui interpreta senza sbavature la sua parte. C'è anche Ingrid Thulin, altro volto classico di Bergman ("Il posto delle fragole" "Il silenzio" "Luci d'inverno") ma anche del cinema italiano ("La caduta degli dei" di Visconti). Ottima e inquietante anche la presenza di Georg Rydeberg, forse il miglior caratterista di questo film, di sicuro il personaggio che più resta impresso, insieme alla vecchia del cappello, protagonista quest'ultima della scena più palesemente grottesca e orrorifica del film. Un cast di attori eccellente quindi, caratteristi perfetti e due protagonisti straordinari atti a mettere in scena uno dei tanti drammi della mente umana.
Bellissima anche la citazione de "Il Flauto Magico" di Mozart (l'opera favorita di Bergman, e anche la mia, bella soddisfazione direi) chiodo fisso del maestro che la trasporrà a metà anni '70 anche in un vero e proprio film omonimo.
Sicuramente "L'Ora del Lupo" è uno dei film meno conosciuti e più sottovalutati di questo artista straordinario, e riconosco che è oggettivamente inferiore ad altre sublimi opere come "Il Settimo sigillo" o "Persona" eppure, personalmente, mi ha tanto colpito e affascinato che non posso fare a meno di metterlo sullo stesso piano e considerarlo uno dei suoi lavori migliori. Disturbante e inquietante, terrificante quando scivola nel grottesco e nel surreale, ma anche raffinato, sottile, con più di una chiave di lettura e più di un dubbio instillato nello spettatore con un finale che certo non migliora le cose. Con dialoghi perfetti, sempre affascinanti che non mi permettono, mai, di scollare gli occhi dallo schermo pur non raggiungendo il lirismo e la perfezione di quelli dei già citati "Persona" e "Sussurri e Grida", sempre più e interessanti temi affrontati. Geniale poi l'idea di narrare la storia attraverso i ricordi di lei, che narra quello che ha visto o letto sul diario del marito ad una qualche troupe televisiva, un flashback a mo' di intervista quindi.
Film per me straordinario, di quelli che più mi hanno torto lo stomaco per l'inquietudine che ha saputo trasmettermi. David Lynch per i suoi film più non-sense, inquietanti e fuori dagli schemi (soprattutto "Eraserhead" e "Lost Highways" ma ci metto anche "Mulholland Drive") ha preso diversi appunti da questo film (e li ha sfruttati divinamente c'è da dirlo). Film quindi anche più importante di quanto non si creda. Ripeto, per me, il più grande "horror" di tutti i tempi.
Capolavoro assoluto.

Ciaby  @  26/06/2013 19:02:54
   9 / 10
Uno straordinario incubo psicotico dal quale è impossibile non uscirne attoniti.
Va visto anche solo per la mirabolante e schizzata sequenza del banchetto dove il coro di voci dei presenti crea straniamento e irritazione e la scena INQUIETANTISSIMA con il bambino.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  09/02/2012 17:26:28
   7½ / 10
"A volte ho sentito i venti della megalomania darmi alla testa, ma sono stato immune. Ho bisogno solo per un secondo di ricordare a me stesso l'assoluta irrilevanza dell'arte nel mondo umano al fine di raggelarmi di nuovo. Ma questo non significa che l'impulso non rimanga. " E' tanto viscerale quest'inquietudine, tanto sentita da Bergman, che per raccontarla cerca di allontanarsene, come per assumere uno sguardo lucido pur nel delirio paranoico delle immagini . E vi riesce, tutto nella messa in scena è impeccabile: la musica, i giochi di luce, le sequenze allucinate, le ambientazioni (il castello mi ricorda quello felliniano de "La dolce vita"). Una perfezione che ho gustato ed ammirato. Sottolineato ciò, il Bergman che amo è più libero e spontaneo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  05/02/2012 21:37:35
   9 / 10
C'è solo da inchinarsi e restare meravigliati (spaventati) davanti un'opera del genere.
Ma la cosa davvero impressionante è la costanza di Bergman nello sfornare film su film di una qualità incredibilmente alta, se non sono spesso definibili capolavori.
Diciamolo: sul cinema in bianco e nero del passato vige ancora un pregiudizio non del tutto infondato secondo il quale va visionato con un'ottica che tenga conto del periodo in cui il suddetto film sia stato realizzato. Almeno, questo nella maggior parte dei casi. Con Bergman questo però non accade, anzi: come Persona, come Il Silenzio, come Il Posto delle fragole (cito quelli che più mi sono piaciuti o mi hanno sconvolto), come tutti questi film anche L'Ora del Lupo sembra essere stato girato appena ieri. Potrebbe essere portato al cinema tranquillamente dopo 46 anni spacciandolo per una novità e non tutti noterebbero quanto sia datato (lo stesso per gli altri). Tanto che poi chi si ha girato un film simile a questo negli intenti e nella trama di base (Von Trier con Antichrist) ha dovuto esagerarne gli effetti sanguigni e perversi con una certa spettacolarizzazione...

Ecco, nel buio di quest'ora del lupo si muovono immagini abortite da una mente fertile e fragile; non solo un delirio psicologico però, questo di Bergman, ma anche l'ennesima riflessione sul rapporto di coppia inesorabile, arido, dilaniante tanto quanto necessario.
(E non stupitevi poi se vi troverete visivamente delle affinità fortissime con i film di David Lynch se lui stesso lo ha sempre considerato uno dei suoi film preferiti).
Ancora di più, l'orrore che riesce a trasmettere non è usuale in quella che è la seconda parte del film.
Bergman è stato realmente uno dei più grandi della settima arte.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  25/12/2010 22:32:54
   8 / 10
Prosegue il viaggio di approfondimento di Bergman sul significato e sulla natura della vita e dell'animo umano. Il suo approccio rimane generale, universale e di tipo razionale/esistenzialista. I suoi soggetti sono quasi esclusivamente persone di arte o di cultura, in ogni caso gente consapevole e che riflette su se stessa, sulla propria esistenza e sul suo significato.
Per rendere più chiara, più delimitata e più concentrata la visione, ambienta le storie in luoghi isolati o circoscritti, in situazioni di solitudine.
Queste condizioni che fino ad ora erano accessorie con "L'ora del lupo" diventano determinanti. Il voler isolarsi e il volere a tutti i costi sapere e approfondire gli aspetti più profondi e scomodi della propria e altrui esistenza è l'oggetto del film. Sono aspetti che da essenziali diventano deleteri, perlomeno in maniera implicita.
Il fatto è che con "Persona", nel suo percorso di analisi spassionata dell'essenza umana, Bergman era arrivato alla conclusione che conoscere, scavare nella psiche e nell'esistenza umana, è inutile e non produce gli effetti desiderati. Con "L'ora del lupo" va oltre, certifica addirittura la dannosità del voler conoscere a tutti i costi, il ritorcersi contro e il precipitare della situazione. Si colgono già i primi segni della "crisi della ragione" che scoppierà con forza nel cinema degli anni '70 (l'incapacità e la debolezza della ragione nel controllare gli istinti e le fantasie).
A livello pratico, nel film, il punto di svolta si ha sempre quando un personaggio legge per caso le riflessioni più intime di un altro personaggio (in forma di lettera o diario). Voler sapere, voler essere a conoscenza è spesso peggio di ignorare.
Si pone con forza anche il tema dell'identificazione del "curatore" con il "curato", la perdita della cognizione del confine fra "sano" e "malato", o meglio la consapevolezza che nessuno è sano e che siamo tutti malati.
Lo scacco della ragione è certificato da Bergman comunque tramite la ragione. Questo è un punto basilare. La ragione fallisce nel condurre e dare un senso alla vita pratica dell'uomo, rimane però centrale nella sua rappresentazione. Lo si vede dal fatto che i fantasmi, le fantasie, le proposizioni interiori dei personaggi vengono rappresentati come fatti che si fondono e si confondono con la realtà. Il disprezzo per la mediocrità borghese e i sensi di colpa diventano veri e propri personaggi reali e concreti. Per tutto il film si fa letteralmente fatica a distinguere fra ciò che è reale e ciò che è immaginario e probabilmente si vuol far passare la tesi che le due cose in realtà coincidano. Solo a tratti appare l'irrazionale e le metafore infernali (se non esiste Dio forse esiste il Diavolo) e questi rari momenti fanno l'effetto di una bomba, immersi come sono nel razionale.
Il film non lo dice chiaramente ma è implicito che la solitudine e l'isolamento non hanno fatto altro che esaltare piuttosto che lenire le fratture interiori.
Comunque con questo film si comincia a notare una certa stanchezza compositiva, il ripetersi ormai ossessivo degli stessi temi e soprattutto delle stesse forme. A parte questi piccoli segni, il resto rimane a grandissimo livello: la fotografia, la recitazione, l'ambientazione, la tecnica di ripresa. Bergman è comunque garanzia di alta qualità.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  21/11/2010 15:40:04
   6½ / 10
La sceneggiatura originale, del 1964, si intitolava "I cannibali" e prefigurava un film costoso e monumentale. Ma in seguito a un grave attacco di polmonite, Bergman venne ricoverato in ospedale e si dedicò a "Persona", un progetto più economico; di conseguenza, "L'ora del lupo" venne riadattato e ridimensionato. Il tormento spirituale dell'artista non viene osservato enigmaticamente dall'esterno, come "Persona", ma si presenta sotto forma di pensiero diretto: il film mette infatti in scena parti del diario personale di Bergman. Le doti soprannaturali degli ospiti della festa e il loro potere di vedere all'interno della psiche del pittore li delineano come una proiezione di forze distruttive presenti in Johan stesso. Un altro capitolo del tema bergmaniano dal rapporto predatorio tra artista e pubblico.

Mothbat  @  17/11/2010 17:06:44
   3 / 10
Un Bergman senza alcun rilievo. Nonostante il tema alienante l'impressione è solo quella di assistere ad un film totalmente imbambolato ed inespressivo infarcito da eterni dialoghi che portano solo ad un'infinità di sbadigli. La sensazione che si prova guardandolo è solo un intorpidimento sia a livello fisico che morale, viene istintivamente voglia di fare qualcos'altro per quanto risulti pedissequo. Un film che si trascina inesorabilmente per un'ora e mezza senza alcuna variazione nel corso della durata, se non il continuo inquadramento snervante del volto pietrificato di Von Sydow. Una delle opere più grigie e stucchevoli del maestro svedese, sebbene la durata sia ad ogni modo canonica.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  20/05/2010 22:27:33
   8 / 10
Premesso che di Bergman conosco (ancora) solo il 20 per cento della sua filmografia, devo dire che L'ora del lupo è, nonostante i suoi difetti (a un certo punto del film l'esuberanza stilistica finisce per non trovare sbocco) un'esperienza da fare. Probabilmente ha influenzato i registi più disparati, da Tarkovskji a Von Trier (soprattutto quest'ultimo viste le associazioni visive e simboliche con il controverso "Antichrist").
Frasi come "tu non puoi vederci ma noi vediamo te" o "fra poco spunta il giorno, e allora potrai dormire" dominano nella solitudine dell'artista, soprattutto nel momento più bello del film, quando arriva a rendere finalmente partecipe la partner delle sue paure, finora esclusivamente espresse nell'inferno espressivo delle pagine di un diario.
Bergman finisce talvolta per impatanarsi nel simbolo, nell'esposizione visiva delle ossessioni artistiche e filosofiche (la pur bellissima sequenza della festa è puro manierismo à la Jean Cocteau) ma il grande impatto espressivo del film ne esce anche per questo rafforzato.
Così come una splendida, straordinaria Liv Ullmann, così intensa anche nelle sfumature del suo personaggio, così puro e neutro ma non immune ai tanti interrogativi sulle direzioni del Male, ferìta sì ma dall'imbarazzante esperienza di "non essere stata abbastanza vicina" al suo uomo.
Fantasmi veri e presunti poi prendono forme più convenzionali, apparentemente, soggiogati da un gioco a incastro dove si annida soprattutto l'ambiguità umana in generale

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  22/11/2009 17:23:14
   7½ / 10
In tutti i film di Bergman c'è una forte componente autobiografica, ma in questa pellicola tale elemento è molto più forte. Il protagonista è faccia a faccia con le sue paure più inconscie rese reali e tangibili da un profondo senso di solitudine che impedisce un qualsivoglia contatto umano con gli altri visti come dei mostri disumani. L'isola stessa quindi è una gabbia, anzichè un rifugio, senza via d'uscita in cui la stessa moglie diviene preda delle allucinazione di Johan venendone risucchiata.
Un film molto ermetico, allucinato e frammentario, ma di indubbio fascino pur nella sua complessità.

Neu!  @  25/09/2009 12:10:17
   5½ / 10
dai no, non è uno dei capolavoro del regista, per favore... è uno dei più discutibili, il più manieristico, meno consapevole, il più barcollante. uno dei capolavori del regista? ma per favore.....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  01/09/2009 17:59:30
   8 / 10
Delirante, almeno nell’ultima mezz’ora. Ammetto però che la prima volta non avrei dato più di 6 perché mi aveva annoiato abbastanza, in ogni caso c’era quel qualcosa che mi aveva lasciato dentro, una forza che mi aveva spinto a rivederlo. In effetti mi sono accorto che questo è un gran film, molto angosciante e allucinante, ma soprattutto girato benissimo; pieno di primi piani e campi lunghi sempre azzeccati, fotografia in b/n senza pecche, con sfumatore e ombre che ricordano i migliori film espressionisti. La narrazione è lenta ma penetrante e gli attori sono molto bravi nel rappresentare la loro solitudine, i loro problemi esistenziali e le loro reciproche visioni.
L’atmosfera è anch’essa molto riuscita, e ci sono momenti che mettono davvero i brividi, ad esempio la scena sulla roccia fa molta più paura di tutti i film horror che ho visto di recente.
…poi c’è da dire che si vedono un paio di donne nude (quasi) integralmente… per essere degli anni ’60 è abbastanza avanti questo film, ha avuto molto coraggio Bergman!
Un ottimo film, da ricordare.

JOKER1926  @  17/08/2009 19:57:52
   7 / 10
Proiettato nello stesso anno (1966) di “Persona” nelle sale cinematografiche “L’ora del lupo” di Ingmar Bergman risulta essere un film indubbiamente particolare con spiccati sbocchi metaforici che evocano numerosi e clamorosi concetti.

“L’ora del lupo” e’ un film “criptico” , insomma la regia risulta essere molto ermetica e dunque confeziona una pellicola molto “ambigua” e di ardua interpretazione.
“Spulciando” nella mente di Bergman, o meglio ne “L’ora del lupo” a Mio avviso e’ possibile intuire (almeno parte) del messaggio (o meglio dei messaggi) di Ingmar, da segnalare dunque le scene simboliche che rimandano alla solitudine umana, alla solitudine che scagiona l’ignoto ( vedi gli spunti attinti da Kubrick nel film “Shining”) fatto di personaggi stranissimi suggestivi e altamente “distruttivi”; fra gli altri “segmenti” concettuali troviamo sicuramente quello dell’amore/fedeltà/tradimento che dilaga, invade gli animi dei protagonisti pressoché per tutto il tempo, i “fantasmi” pulsano nella mente e tracciano in modo beffardo la via della morte e della distruzione materiale/psicologica…

“L’ora del lupo” e’ una stanza enigmatica, il buio e la paura accompagnano la mente in un viaggio più grande di essa; si perde la percezione del reale sprofondando in modo prettamente consequenziale in un vortice “ignoto” sfociante, sistematicamente, nella malata celebrazione di essa (ovvero della psiche umana.)

Bergman costella la sua pellicola di metafore, simbologie (a tratti tale pellicola ricorda prodotti cinematografici di Fellini), da segnalare le icone dei “mostri”(ovvero la donna del cappello e soprattutto l’icona con il “becco” a questo punto sono palesi ed obbligatori i richiami ai dialoghi iniziali del film che regalano allo spettatore un qualcosa di indescrivibile…), essi sono le “levi” della mente e rappresentano la paura, l’ipocrisia…
Da segnalare (sul piano delle metafore) la sequenza del bambino che rievoca in modo palese paure e drammi consumati in precedenti spazi temporali (da ciò potrebbe prendere vita una clamorosa chiave di lettura subliminale che spiazza fra il tradimento e la morte, forse un aborto, di un bambino, ma Bergman idealizza il rimorso della morte, ovvero l’aborto in una visione “diversa” e dunque affida le chiavi di lettura, cioè di sofferenza agli “occhi” dell’uomo dissomiglianti, indubbiamente, da quelle materne).

“L’ora del lupo” regala un finale da repulsioni e la regia “abbonda” con simbologie inquietanti e ridondanti, film in parte anche autobiografico.

In chiusura da celebrare anche (come minimo!) la parte tecnica ornata da una fotografia da applausi intrisa in atmosfere cupe, soffocanti ed inquietanti, impeccabili e geniali le inquadrature; da segnalare gli scenari e soprattutto gli attori in grande spolvero.

“L’ora del lupo” Secondo Me e’ un Opera “personale” che nasconde una grande quantità di richiami (fra cui anche quello dell’omosessualità) amalgamati in agghiaccianti ricordi di una vita passata; questo film (a Mio parere inferiore a “Persona”) e’ un film da apprezzare, magari tale pellicola (a volte) e troppo “simbolica” ed ermetica (ancora piu’ di “Persona”!) ma non Parlerei di difetto oggettivo…

JOKER1926

pinhead88  @  01/07/2009 15:32:46
   6 / 10
fino ad ora il Bergman che ho apprezzato meno.decisamente troppo visionario per i miei gusti.a dirla tutta si fa fatica anche a seguirlo,quindi mi è risultato anche abbastanza noioso.a parer mio ci sono troppi punti introspettivi che fanno calare l'atmosfera per creare maggiormente l'incubo e inoltre non ho apprezzato molto la caratterizzazione dei personaggi.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  11/02/2009 10:48:02
   8½ / 10
Film unico. Crudo, allucinatorio, visionario, psicologico,...
Ottima recitazione con un'eccellente coppia protagonista, la regia nemmeno si può discutere, ambientazioni da brividi.
Inutile dilungarsi a spiegarne la trama e tutti i significati collegati.
Ingmar Bergman non è a torto considerato uno dei più grandi registi di sempre.
Visione assolutamente consigliata a tutti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  10/02/2009 16:24:26
   9 / 10
AKIRA KUROSAWA  @  21/11/2007 11:47:22
   9 / 10
bellissimo film di bergman forse l unico che puo essere considerato quasi un horror psicologico.. meravigliosa la fotgrafia con quel bianco e nero luminoso che le danno un fascino indescrivibile , bravissimi gli atotri proagonisti in modo particolare il pupillo di bergman ovvero max von sydow ch è davvero un mostro di bravura, tutto il suo valore lo avevas gia dimostrato ne lsettimo sigillo, ma qui si supera
un film che mi ha dato un seso di freddezza incredibile, mia ha affascinato e nell ultima parte visionaria (diciamo alla lynch) mi ha anche aghiacciato..
un ennesimo capolavoro del maestro, da vedere e rivedere.. capolavoro

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  14/11/2007 00:11:32
   8½ / 10
Bigio
Ermetico
Raggelante
Greve
Mnesico
Atroce
Nebuloso

Strabiliante opera che, allo stesso tempo, attrae e inquieta.
Il legame quasi morboso tra due amanti si rivela così profondo, da rendere l'una compartecipe dei disturbi psichici, delle fobie, delle visioni e dei tormenti dell'altro. Si tratta di una storia d'amore al limite della patologia, in cui l'empatia è cosi profonda e ed esasperata da determinare una sorta di immedesimazione, di identificazione che porta la donna a vivere il mondo popolato dai fantasmi interiori del suo uomo, generati da atroci esperienze pregresse.
Sembra di asistere ad una persistente allucinazione, intervallata soltanto da sprazzi sporadici di coscienza in cui affiorano la fragilità e lo sgomento di un uomo provato dal suo passato.
Non esistono "isole" felici: neanche una straordinaria relazione amorosa rende immuni e protetti.
Registi come Tarkovskji e Lynch sono stati sicuramente influenzati dal maestro svedese, e questa pellicola ne è la dimostrazione.

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Ultima risposta 14/11/2007 11.43.24
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  12/11/2007 10:25:46
   8 / 10
Questo non è un film...è un INCUBO!
la bravura di Bergman è quella di trascinare lo spettatore nelle sue storie...e spesso sono storie autobiografiche che raccontano di paure personali che trasportate sullo schermo ,forse,riesce ad esorcizzare!
il punto debole del film è che essendo punti di vista molto personali non sempre si riesce a capire tutto...alcune lacune al termine del film rimangono,tipo la scena (fatta benissimo) del ragazzo non riesco ad interpretarla...solo lui ci riuscirebbe,il grande Bergman che continua a soprprendermi...
da questo film notiamo come autori tipo Lynch abbiano preso spunto a piene mani...
film molto bello,quindi,che non consiglierei a chi non avesse ancora visto nulla di Bergman...

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  07/11/2007 11:58:11
   7 / 10
un film che non può essere apprezzato da tutti, strano, visionario anche se tutto ciò che accade sembra sia reale, e introspettivo nella mente di due persone che ne sono una sola! dei primi piani inquietanti, forse migliori dell'ultimo capolavoro di Lynch, forse più forti e realistici! e il film ha ormai più di quarantanni...

però il problema principale è che non è riuscito a trasportarmi più di tanto, non è riuscito ad esaltarmi come lo fece strade perdute (in certi passi lo reputo molto simile)! se dovessi essere obiettivo il mio voto sarebbe molto più alto, ma ho sempre votato i film secondo i miei gusti e le mie sensazioni, quindi penso che il sette sia il voto che nel mio modestissimo e sbagliatissimo parere questo film si merita!

PS: harpo grazie del consiglio!

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  07/08/2007 01:02:00
   10 / 10
Un film agghiacciante, terrificante, disturbante.
Uno sguardo sulla follia umana letteralmente spiazzante.
Una delle pellicole più devastanti della storia del cinema.

Ch.Chaplin  @  04/08/2007 02:11:08
   9 / 10
grandissimo..fa accapponare la pelle in alcuni punti..ma bergman non mi stupisce mai, rimane sempre uno dei + grandi registi di sempre..peccato se ne sia andato...

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Ultima risposta 09/11/2007 09.16.25
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Invia una mail all'autore del commento Rusty il Selvag  @  13/07/2007 18:21:58
   10 / 10
Non c'è traccia della strada,

ci siam persi, che facciamo?

Un demonio ci conduce

e ci porta in qua e in là.




A. Puskin

Sciamenna  @  04/07/2007 12:25:56
   8½ / 10
Due persone che vivono in comune finiscono per assomigliarsi, è vero..
Ma se finiscono per avere anke gli inkubi in comproprietà?
Film allucinato, surreale, schizofrenico per due : già perkè Alma sembra essere fedele a johan anke in questo.

Quando lo spekkio si rompe, cosa riflettono i frantumi?

Beefheart  @  24/04/2007 16:03:20
   7 / 10
Drammone visionario e surreale cento per cento Bergman.
Un pittore alienato ed ossessionato dal buio si ritira, con la moglie, a vivere su un'isola remota in cerca di quiete ed equilibrio. Quì però si imbatte in una compagnia di isolani nobili castellani, crudeli e decadenti, che lo scherniscono ed attaccano, provocando in lui un'amplificazione delle stesse paure dalle quali scappava. Alla fine, nonostante l'aiuto e la vicinanza della moglie, le conseguenze saranno tragiche.
Il film insiste con la riflessione sul legame di coppia che talvolta, se fondato e motivato, può portare ad una vera e propria simbiosi tra i due individui che arrivano così a condividere le stesse piacevoli o angoscianti emozioni. In tal senso la sensazione è resa assai bene a suon di azzeccate musiche gravose, austera essenzialità, estrema pulizia fotografica ed intensa, febbrile, recitazione dei protagonisti (von Sydow ed Ullmann) ai quali fanno da corollario la consueta varietà di personaggi e situazioni di felliniana bizzarria. Certamente non leggerissimo ma, senz'altro, meritevole. A mio avviso uno dei migliori film del regista.

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Ultima risposta 21/05/2007 10.50.17
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ds1hm  @  05/12/2006 15:11:08
   10 / 10
un grande, grandissimo film di Bergman.
pura follia, pura analisi interiore, tra i film più singolari ed atipici che abbia mai visto.
la teatralità del Settimo sigillo è del tutto scomparsa, le figure de Il volto ritornano nel loro aspetto morboso, patologico mentre si è del tutto in apparenza distanti dall'approccio psico-religioso di Come in uno specchio.
film bellissimo, con quella sensazione di essere incompleto, vicino a quel concetto verso il quale il cinema dovrebbe a parer mio tendere sempre di più, a quell'idea di un film senza fine, volutamente senza limiti se non quelli dello spettatore, un cinema incline ad una sospensione mentale che innesti analisi, paura, ossia che produca in chi osserva soltanto ciò che si guarda. "se due persone che vivono insieme finiscono per somigliarsi" allora Bergman pretende che chi guarda un film deve per forza compenetrarsi in esso.
Arte che non si poneva il problema della sua stessa comprensione, e per questo si prova la piena sensazione di aver visto un film unico, libero.
il tema del doppio è analizzato in maniera stupenda, come in Persona si è proiettati verso la pura sperimentazione.
da acoltare il doppiaggio (era una vera e propria arte), per non parlare della fotografia del grande Nykvist che con i suoi giochi di luci ed ombre rende quei volti assolutamente straordinari nella loro efficacia visiva. la scena della cena nel castello è un esempio di arte del montaggio (Ulla Ryghe) e mi ricorda qualcosa dell'8 1/2 felliniano. l'incontro col bambino sulla scogliera farò fatica a dimenticarlo per i prossimi venti o trent'anni. Ullman in stato di grazia, a volte bambina, a volte donna, sempre bellissima.
"L'ora del lupo, l'ora in cui molta gente muore e molti bambini nascono... e quando gli incubi ci assalgono.... e se restiamo svegli abbiamo solo paura"....Il posto delle fragole è lontano anni luce. non c'è alcun dubbio sull'inesistenza di Dio, sull'incompletezza dell'uomo, della sua inutile capacità di essere e di voler essere, di pensare e di capire.
La psiche è indipendente dal suo stesso cervello, e ci annienta. ARTE.

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Ultima risposta 19/12/2006 18.32.44
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  28/10/2006 00:53:33
   9½ / 10
Il film è raggelante.
Raggelante è il significato de "L'ora del Lupo", che presto si intuisce essere il luogo ultimo al quale la mente del protagonista giungerà.
Raggelanti sono le atmosfere, tanto cupe ed inquietanti che a tratti il film sembra assumere caratteristiche horror.
Raggelanti sono il percorso psicologico del protagonista, la fotografia, il contrasto violento tra luce e oscurità, la pena del pittore nel non riuscire a sfuggire a qualcosa di indefinito, i momenti di "calma tremenda"(così come li definisce Alma).

Fondamentale in tutto ciò è la capacità della pellicola di trasmettere allo spettatore, dalla stessa del tutto assorbito, le stesse emozioni che provano i protagonisti (la scena in cui Johan è a tavola all'interno del castello è realmente soffocante), accompagnandolo, al termine, ad un finale che assume tutti i tratti di un agghiacciante punto di non ritorno:

"Grazie a voi ho raggiunto il limite, lo specchio si è spezzato.. ma cosa riflettono i frantumi?".


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Ivs82  @  14/08/2006 18:41:35
   7 / 10
"L'ora del lupo", nato da un manoscritto a cui l'autore svedese aveva lavorato per diverso tempo e intitolato "I mangiatori d'uomini", è uno dei suoi film più personali e sperimentali.
Personale in quanto i fantasmi, o meglio dire i demoni che metaforicamente divorano il protagonista Johan, altro non sono che la proiezione su celluloide dei traumi infantili, dei fallimenti amorosi e degli incubi che hanno tormentato il regista per anni.
E sperimentale perchè con esso Bergman, pur non rinunciando all'analisi introspettiva e intima che ha da sempre caratterizzato il suo cinema, decide di virare i toni verso la fiaba nera e l'horror gotico.
L' "ora del lupo" è infatti uno specchio che mette a nudo l'interiorità, scardina le certezze e porta inevitabilmente ciascuno a fare i conti col proprio passato. Un mostro che trascina l'individuo verso le paure più inconsce e lo costringe a rimettere in discussione la sua stessa esistenza: inutile sfuggirgli perchè come il buio esso avvinghia, intrappola e non lascia alcuna via d'uscita. E chi meglio del grande Sven Nykvist poteva dare forma a questa discesa negli inferi? Chiaroscuri che atteriscono, ombre che celano mostruosità e deformano la percezione sensoriale, parti della fantasia che entrano prepotentemente nella realtà. Stilisticamente ci troviamo di fronte ad un compendio di quasi un secolo di cinema: si possono intravedere Murnau e il suo Nosferatu, gli incubi di Isak Borg, il Toby Dammitt di Fellini, l'incomunicabilità di Antonioni, i personaggi grotteschi e patetici di Luis Bunuel, l'acqua purificatrice di Tarkovskij.
Tutti elementi che danno vita ad un'opera complessa, per certi versi di difficile comprensione e assimilazione, ma senza dubbio affascinante e "disturbante". Se non fosse per l'eccessiva verbosità e per alcuni vezzi formali che appesantiscono la narrazione e sono sintomo di eccessiva pretenziosità, staremmo a parlare di capolavoro. Ma nonostante queste pecche non si può negare il valore intrinseco della pellicola, che ha senza dubbio influenzato numerosi cineasti a venire: il Kubrick di "Shining" e il Lynch di "Eraserhead" partono infatti da qui.

Mpo1  @  03/04/2006 00:57:59
   9½ / 10
Finalmente uscito in dvd anche in Italia, ‘L’ Ora del lupo’ è uno dei capolavori di Bergman, un’opera assolutamente da riscoprire. Il film è stato girato subito dopo ‘Persona’ (di cui riprende l’elemento meta-cinematografico, in questo caso i rumori e le voci del set sui titoli di testa) e può essere considerato come il primo di una trilogia che comprende anche ‘La Vergogna’ (1968) e ‘Passione’ (1969). I 3 film hanno in comune la coppia di protagonisti, Max von Sydow e Liv Ullmann, sono tutti ambientati sull’isola di Faro, sono formalmente sperimentali e pessimistici nel contenuto.
‘L’Ora del lupo’ esplora l’inconscio umano, ed è il film di Bergman che più si presta ad interpretazioni psicanalitiche. E’ la storia dei tormenti di un artista, i cui incubi si materializzano in una serie di inquietanti personaggi che abitano in un castello, simbolo della psiche del protagonista.
‘L’Ora del lupo’ è l’unico film di Bergman che si avvicina al genere “horror”, anche se elementi “horror” sono riscontrabili in altri suoi film. L’atmosfera è cupa e inquietante, grazie anche alla splendida fotografia del fidato Sven Nykvist. Un’opera che lascia spazio alle più diverse spiegazioni e accoglie una notevole quantità di spunti tematici, legati all’inconscio e alle parti più nascoste dell’ essere umano (sensi di colpa, traumi infantili, repressione sessuale, necrofilia, complessi edipici …)
Un film che ha probabilmente ispirato registi come David Lynch e Stanley Kubrick (per ‘Shining’). Da vedere.

Crimson  @  17/01/2006 21:59:18
   9 / 10
Uno dei numerosissimi capolavori del regista, girato quasi in contemporanea con un altro film eccellente, figlio di uno sperimentalismo puro, come "Persona" (entrambi tra l'altro sono stati girati sull'isola di Faro, così come "Come in uno specchio").
Un capolavoro innanzitutto perchè secondo me al pari di "Persona" è un film che riesce a penetrare nei meandri più nascosti della psiche in modo lucido, efficace, profondo. Inoltre è un film offre la possibilità di riflettere su altri temi (o almeno così è stato per me).
Scrivere che è un film sui sensi di colpa e il loro potere devastante sarebbe davvero riduttivo; non tutto avviene in modo semplice, e come in molte altre circostanze il regista non giunge a conclusioni definitive, e in particolar modo l'analisi finale di Alma può essere letta tranquillamente in modo diverso (le ultimissime parole e il gesto che fà non possono essere rimossi.
"E' vero che due persone dopo che vivono per molti anni insieme finiscono per assomigliarsi?" questo interrogativo compare per almeno tre volte nel film, ed è di grande fascino sia per l'evolversi della storia che per come dà adito ad una ulteriore riflessione in sè riguardo il rapporto di coppia, tema caro al regista. Dopo aver visto il film per la prima volta questo aspetto non era emerso in modo particolare, mentre dopo la seconda visione ha assunto maggior valore nelle mie analisi. Dal principio infatti mi ero soffermato quasi unicamente sulla relazione "scandalosa" che Johan ha avuto in passato e che certamente ha avuto un ruolo determinante ai fini della storia. Non credo che sia possibile trarne delle conclusioni definitive, come per tutto il film del resto. Se la vicenda di "Persona" nel finale diventa limpida, qui ci troviamo difronte ad un film maggiormente ambiguo, basato su contrapposizioni con le quali al regista sembra piaccia "giocare" (giorno/notte, mondo reale/mondo irreale, tutto/ nulla - e in merito al tutto o nulla è emblematico il paragone che sorge tra Johan e la vicenda che ha per protagonista il personaggio principale del 'Flauto Magico' di Mozart, in una delle scene più belle e intense del film).
Circa Johan e Alma non posso soffermarmi ulteriormente per non svelare troppo, mi limito a riflettere come siano due persone fragili, instabili. Mi piace sottolineare come il personaggio che assume maggior significato è quello della signora Vogler, naturalmente per la sua (involontaria) destabilizzazione devastante che l'accompagna.
Questo film ha anche delle caratteristiche di un horror, perchè no: al di là di alcune scene di horror puro (come la vecchia col cappello...) non credo sia sbagliato poterlo definire in generale come un horror psicologico. Oltretutto i "mangiatori di uomini" sono davvero inquietanti.
Grazie Italia per averci privato di questo capolavoro in modo infame.
E grazie davvero al ragazzo (bè, ragazzo..vecchiazzo semmai..) che ha messo in giro la versione italiana del film (sai chi sei); spero che possano vederla in molti, anzi moltissimi perchè questo film merita.

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Ultima risposta 26/08/2009 16.20.05
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