Un ispettore ferisce a morte un giovane di colore e la notizia provoca una violenta rivolta nella periferia di Parigi. Vinz, Hubert e Sai vagabandona per la città alla ricerca di un pretesto qualsiasi per scatenare la loro disperazione, la violenza, l'odio.
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Kassovitz prende per mano lo spettatore e lo conduce nel cuore della periferia più degradata, quella in cui la magica utopia dell'integrazione razziale ha fallito, quella in cui a regnare è l'odio, e per farlo non ha alcun timore nel citare a chiare lettere i propri maestri: lo Scorsese di mean streets e taxi driver, hawks/de palma con scarface e Cimino con il cacciatore. I protagonisti sono completamente permeati nel tessuto sociale cui appartengono, in una sorta di determinismo meccanicistico ineluttabile: c'è Weinz, un ebreo irascibile che passa l'intera giornata oggetto del film nel desiderio di uccidere un poliziotto salvo poi rivelare le proprie debolezze; Hubert, un aspirante pugile nero ragionevole ma ormai perduto; Said, arabo fanfarone e senza personalità. Tre amici dale vite segnate dall'odio, che finiranno