Una donna muta dall'età di sei anni sembra essere attratta soltanto dalla musica. Finchè un uomo, interessato al piano che il marito della donna non vuole, entra nella sua vita e risveglia in lei anche la passione amorosa…
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Un film bello, molto bello … forse troppo! Nel senso che ha tutti gli ingredienti per piacere e ammaliare: paesaggi strepitosi, inquadrature di una bellezza mozzafiato, fantasia e varietà nella tecniche di ripresa, personaggi fuori del comune, una storia passionale; eppure sorge il sospetto che il fine principale del film sia proprio questo, cioè piacere e basta. Il sentimento finale di preminenza e vittoria dell'amore serve più che altro a nobilitare la storia e i personaggi, più che a lasciare una traccia pratica o un messaggio universale. Questa impressione l'ho avuta molto forte soprattutto nella prima parte del film. E' la parte che più indugia nell'estetismo dell'immagine. Certamente non c'è da sputarci sopra, anzi tanto di cappello alla bravura della Campion! Però una maggiore introspezione nei personaggi non avrebbe guastato. Ce li troviamo davanti, già pronti "per l'uso". Il carattere di Ada, ad esempio, direi che è inspiegato (non sappiamo nulla - volutamente - del suo passato), piuttosto impenetrabile e tutto sommato imprevedibile. Secondo me non è "espresso" molto bene, del resto è un personaggio molto difficile. La colpa non è dell'attrice (molto brava) ma della regista, troppo presa dall'estetica dell'immagine per pensare ad approfondire l'interiorità del personaggio. L'handicap di Ada, più che essere una condanna di vita, assume quasi la funzione di rendere il personaggio ancora più caratteristico e affascinante per lo spettatore Molto strano e inspiegabile anche il personaggio del marito, il quale all'inizio viene lasciato colpevolmente in ombra. Pochi accenni lo dipingono come una persona scialba, un mediocre, un materialista, un carattere debole e morboso (è sicuramente voyeur). Sembra buono, paziente, comprensivo, eppure scoppia in un'ira estrema (veramente strana) proprio nella scena clou del film. Anche l'amante di Ada è un carattere già pronto all'uso. Sembra fatto apposta per incastrare nella storia. Sfuggono soprattutto i meccanismi interiori da cui nasce la sua passione per Ada (amore per l'arte? voglia di sesso? solitudine?). Certo, lui è meno materialista ma non è certo meno morboso del marito (è feticista). Questo puntare sulle morbosità rende i personaggi e la storia più intriganti ma non è certo utile se ci si vuole ricavare qualcosa. Il resto del mondo quasi non esiste o fa da semplice coro alla vicenda. Di straforo vediamo la distruzione della natura della Nuova Zelanda e l'espropriazione degli indigeni. Si tratta comunque di un semplice contorno. La storia poi procede abbastanza lentamente con salti su scene concentrate solo ed esclusivamente sulla storia sentimentale della protagonista. Non la vediamo quasi mai mangiare, sporcarsi, fare altra attività che non sia attinente all'oggetto del film. La quotidianità e la realtà sembrano proprio un accessorio. In sé e per sé tutto questo non è negativo e capisco che qualcuno possa considerare questo film un capolavoro (ha vinto anche l'oscar). Personalmente preferisco film più complessi, meno sbilanciati sulla celebrazione, più freddi e oggettivi, meno portati a "piacere" e più a "capire". Comunque un bel film, molto raffinato, non c'è dubbio.