Recensione lezioni di piano regia di Jane Campion USA 1993
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Recensione lezioni di piano (1993)

Voto Visitatori:   8,29 / 10 (88 voti)8,29Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Miglior attrice protagonista (Holly Hunter)Migliore attrice non protagonista (Anna Paquin)Miglior sceneggiatura originale
VINCITORE DI 3 PREMI OSCAR:
Miglior attrice protagonista (Holly Hunter), Migliore attrice non protagonista (Anna Paquin), Miglior sceneggiatura originale
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior film straniero
Miglior attrice in un film drammatico (Holly Hunter)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice in un film drammatico (Holly Hunter)
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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locandina del film LEZIONI DI PIANO

Immagine tratta dal film LEZIONI DI PIANO

Immagine tratta dal film LEZIONI DI PIANO

Immagine tratta dal film LEZIONI DI PIANO

Immagine tratta dal film LEZIONI DI PIANO

Immagine tratta dal film LEZIONI DI PIANO
 

"La voce che sentite non è la mia voce, è la voce del mio pensiero. Non parlo da quando avevo 6 anni, nessuno sa il perché, nemmeno io."

La chiusura verso la vita, per Ada (Holly Hunter), va avanti fin dall'infanzia. Ada è imprigionata dietro un muro di silenzio che lei stessa ha creato intorno a sé inconsciamente, come strumento di difesa da un mondo in cui le parole non sono del tutto necessarie per esprimersi, come invece potrebbe sembrare ovvio. Ada non parla, ma ciò non significa che non comunichi: chi è capace di cogliere gli sguardi e i gesti ha il grande potere di non essere schiavo delle parole.

"Le parole sono una fonte di malintesi" dice la volpe al Piccolo Principe nel famoso libro di Antoine de Saint-Exupery. Così Ada ha rinchiuso dentro sé stessa la genuinità di un mondo infantile, fatto di istinti, di sensazioni e ha utilizzato come unico mezzo di comunicazione il pianoforte. Attraverso esso si sente viva, la sua musica cambia a seconda dell'umore e le permette di assaporare la propria esistenza, il proprio spazio in un mondo nel quale non è a proprio agio, in cui è vista come una creatura strana e misteriosa da chi si ferma solo alle apparenze della normalità.

"Mio padre dice che ho un talento oscuro e che il giorno che mi metterò in testa di smettere di respirare sarà l'ultimo. Oggi mi ha data in moglie a un uomo che nemmeno conosco, presto mia figlia e io lo raggiungeremo nel suo paese."

Così inizia il viaggio di questa giovane donna con sua figlia, l'unica con cui parla attraverso il tipico linguaggio a gesti delle persone mute. Partono dalla Scozia e sbarcano in Nuova Zelanda dove ad attenderle c'è Stewart (Sam Nail). E' l'uomo che suo padre ha deciso di farle sposare in virtù di un matrimonio di convenienza. Egli è in compagnia di alcuni indigeni maori che trasporteranno i loro effetti personali fino al villaggio. Tra questi selvaggi c'è anche un uomo, Baines (Harvey Keitel), che ha scelto di vivere con la popolazione indigena, regredendo a una vita primitiva lontana dalla civiltà.

"Mio marito mi ha detto che il mio mutismo non lo disturba, sentite cosa mi ha scritto: «Dio ama le creature mute, perché io non dovrei?». Gli auguro di avere la pazienza di Dio perché il silenzio a lungo andare stanca tutti."

L'istintività di Ada le permette di capire fin da subito la persona che le si presenta davanti. Stewart è un uomo freddo, razionale, schiavo del conformismo e del buon costume del villaggio. I bagagli da trasportare sono molti, ciò di cui si può fare a meno secondo lui è il pianoforte. Nonostante le proteste della donna questo viene abbandonato sulla spiaggia. Lui non capisce quanto lo strumento sia importante per lei, il loro matrimonio è già destinato al fallimento, non ci sarà comunicazione tra loro, lui fa parte di quella cerchia di persone dalla quale Ada si tiene lontana grazie al mutismo ed egli non riuscirà mai a creare con lei un contatto.
Lasciando il piano sulla riva del mare, ancor prima di conoscersi, apre una crepa tra loro che metterà in evidenza i loro mondi diametralmente opposti e che non si potranno mai incontrare. Ada così individua le persone che sono o meno in grado di interagire con lei. Quando una persona si chiude in un suo mondo e si isola, spetta a chi le è intorno imparare a comunicare con essa.

"La cosa strana è che io non penso a me come una creatura silenziosa e questo grazie al mio pianoforte, ne sentirò la mancanza durante il viaggio."

Ada, privata in maniera drammatica del piano, diventa realmente una persona incompleta. Su quella spiaggia non ha lasciato soltanto uno strumento, ha lasciato la sua voce e non vuole arrendersi alla drastica decisione del marito.

"Tu prova ad avere un mondo nel cuore, che non riesci ad esprimere con le parole" canta Fabrizio De André nella canzone "Un matto". Ed è proprio questo il mondo nel quale Stewart non riuscirà mai ad entrare, arrivando addirittura a credere sua moglie pazza vedendola "suonare" su di un tavolo sopra il quale ha inciso i tasti di un pianoforte.
Questa è solamente la riprova di quanto i due siano assolutamente incompatibili.

L'unica persona alla quale Ada può rivolgersi è Baines, che prega di condurla alla spiaggia per poter suonare.
Baines è come lei, ha scelto di isolarsi, di vivere come un primitivo unendosi alla popolazione maori; è genuino, ignorante e passionale. Tra i due nasce subito qualcosa, l'uomo è affascinato da questa particolare creatura e le propone un accordo: se lui porta a casa con sé il pianoforte, lei gli dovrà impartire delle lezioni private. Ma sono lezioni particolari, le sue. A lui non interessa imparare, vuole solo sentirla suonare e le promette di restituirle il piano tasto dopo tasto.
Ogni tasto ha un prezzo, che varia a seconda delle sue voglie. Oggi uno per poterle sfiorare un braccio, domani cinque per poter stare assieme a lei sdraiato sul letto.

Ada è titubante, si rende conto di avere di fronte un uomo diverso, ma la rigidità radicatasi in lei negli anni la mantiene inizialmente fredda. I loro incontri vanno avanti giorno dopo giorno, alimentando una passione in continua crescita. Non comunicano in nessuna maniera, lui non sa leggere e lei non parla, ma la musica, gli sguardi e i gesti creano tra di loro un profondo legame. E' ormai impossibile ignorare la forte carica erotica che si è creata durante questi appuntamenti, la quale fa da antipasto a un sentimento molto più grande.
E' grazie a quest'uomo che Ada tornerà alla vita. L'amore primordiale che nasce tra loro investe la donna con qualcosa che si era rassegnata a non provare mai più.

Quando il marito scopre la relazione adultera della moglie la chiude in casa. Costringendola con la forza crede di poterla obbligare ad amarlo, ma il cuore di Ada è ormai inesorabilmente destinato a chi ha saputo toccarle l'anima, risvegliandone i sensi.
Stewart deve dar sfogo alla propria rabbia e decide così di farle il torto più grande: amputarle un dito. E' l'ultimo tentativo folle di tarparle le ali, di impedirle di essere sé stessa.

Ma ormai il processo di trasformazione dentro Ada è cominciato e quando anche il marito si rende conto di non poter più fare niente di fronte alla grandezza del sentimento che è nato tra loro, la lascia finalmente andare. Adesso è libera di raggiungere Baines, il suo cuore appartiene a lui.
Mentre sono sulla barca che li sta trasportando alla volta di una nuova vita insieme, Ada decide di gettare in mare il piano. Non potrà più suonarlo senza un dito, è ormai simbolo di un passato dal quale vuole distaccarsi. Tuttavia vuole mettersi alla prova: fa sì che un piede le si impigli nella corda che è legata al piano, precipitando con esso nella discesa verso gli abissi.

"Ah che morte! Che occasione e che sorpresa! La mia volontà ha scelto la vita."

Non potrebbe morire in maniera migliore: avvolta nel silenzio dell'oceano, ancorata allo strumento simbolo della propria prigionia in vita, della propria solitudine interiore, che la trascinerebbe verso il nulla. Ma Ada sceglie di vivere, si toglie la scarpa e risale in superficie, dove sa che ad attenderla c'è un amore autentico che le permetterà di uscire dai suoi argini. La serenità, la fiducia e il sentimento tra i due amanti infatti faranno sì che lei riesca ad emettere i primi suoni di una lunga serie che la porteranno di nuovo a parlare.

"Di notte penso la mio piano al centro dell'oceano, e a volte penso anche a me sospesa sopra di esso. C'è un grande silenzio dove non c'è mai stato suono, c'è un grande silenzio dove suono non può esserci, nella fredda tomba del profondo mare."

La Palma d'oro al festival di Cannes e tre premi Oscar (miglior sceneggiatura originale, miglior attrice protagonista e miglior attrice non protagonista) hanno giustamente premiato un film raffinato, sensibile ma al contempo spietato e passionale. Perché è a questo che ha voluto dare vita la Campion con una sceneggiatura che l'ha tenuta impegnata per cinque anni. Lei stessa ha dichiarato di essersi ispirata al romanzo di Emily Bronte "Cime Tempestose", per scriverne la trama. Difatti sono molti i tratti in comune; la poesia e il romanticismo sfiorano livelli altissimi, contrastati dal cupo contorno della fangosa foresta in cui è ambientato e dai rigidi gesti della Hunter che ci regala un'interpretazione coi fiocchi.

La regista neozelandese è stata eccellente anche con la macchina da presa. Molte inquadrature sono quanto di più poetico si possa chiedere ad un film.
A donare il giusto tocco di malinconia è la meravigliosa colonna sonora di Michael Nyman. Un susseguirsi di musiche dolci e struggenti accompagnano un film dal forte impatto emotivo, uno di quei film da guardare col cuore, da assaporare con i sensi.

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Recensione a cura di jem. - aggiornata al 09/11/2010 12.06.00

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