ley lines regia di Takashi Miike Giappone 1999
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ley lines (1999)

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locandina del film LEY LINES

Titolo Originale: NIHON KUROSHAKAI

RegiaTakashi Miike

InterpretiKitamura Kazuki, Aikawa Sho, Kashiwaya Michisuke

Durata: h 1.45
NazionalitàGiappone 1999
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1999

•  Altri film di Takashi Miike

•  SPECIALE LEY LINES

Trama del film Ley lines

Ryuichi è un ragazzo della provincia giapponese deluso e annoiato dalla vita, esposto a continue discriminazioni per via delle sue origini cinesi. Un giorno, sopraffatto dalla frustrazione, parte per Tokyo. Nel viaggio verso la metropoli si uniscono a lui il fratello Shunrei e l'amico Chan. Insieme si stabiliscono in un quartiere popolato da disadattati e incontrano la giovane prostituta cinese Anita, che dapprima li deruba ma poi decide di unirsi a loro. L'unico lavoro che riescono a trovare è quello di spacciatori di toluene per conto di un insulso produttore, ma architettano un furto ai danni di un boss che permetterà loro di fuggire in Brasile.

Film collegati a LEY LINES

 •  SHINJUKU TRIAD SOCIETY, 1995
 •  RAINY DOG, 2002
 •  SPECIALE LEY LINES

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Voto Visitatori:   7,18 / 10 (14 voti)7,18Grafico
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Voti e commenti su Ley lines, 14 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  19/08/2020 18:07:11
   6½ / 10
Ultimo capitolo della cosiddetta "Black Society trilogy", di cui il miglior esponente rimane comunque "Rainy Dog" per distacco.
La cosa migliore di "Ley Lines" è probabilmente il percepibile disagio dei protagonisti e della situazione in cui si trovano, tutto, dalla fotografia ai dialoghi, ben rende questa status di emarginazione. Per il resto sembra un Miike meno grintoso in quelle che sono le sue esplosioni cinematografiche (siano esse di violenza o di follia) ma anche meno ispirato nel suo lato poetico, se si esclude il bellissimo finale che ci lascia con quella magnifica immagine che non sto qui a spoilerare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  29/05/2013 15:19:06
   6½ / 10
Il film comincia con alcuni bambini discrimitati da loro coetanei per il semplice fatto di essere Cinesi in terra Nipponica.
Questo livello sociale li portera', da adulti, a cercare di fuggire in Brasile.
Per farlo avranno contatti con la malavita e ovviamente il loro sogno trovera' importanti impedimenti.
Un riscatto sociale impossibile da ottenere secondo il regista Miike che inserisce scene di sesso gratuite e qualche lungaggine di troppo a conclusione di questa trilogia.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/03/2013 17:53:10
   6½ / 10
Ley lines è l'impossibilità di un inserimento sociale, anzi c'è una sorta di rifiuto verso il quartetto di protagonisti, ognuno dei quali vive un destino segnato dalla discriminazione tipica dei reietti. Cinesi, ma nati in Giappone sono in pratica una costante di questa trilogia della Black Society. Non appartengono ad un contesto culturale preciso e quindi condannati alla marginalizzazione e alla violenza che non porterà alcun riscatto o via di fuga. Molto variegato nei toni, dal realismo della camera a mano a scene bizzarre come la visuale dalla vagina, uno dei momenti più "forti" di questo film.

_Hollow_  @  22/12/2012 07:24:06
   9 / 10
L'impressione è che i ritmi siano calati vistosamente per lasciare spazio alla riflessione, allo sguardo, ad una poetica stranamente molto più profonda, seria e pacata rispetto agli standard a cui Miike ha abituato.
Proprio per questo, lo eleverei a miglior capitolo della trilogia, nonostante dia l'idea di essere un film dimenticato da Dio, lontano dagli sfarzi e dallo stile di un blockbuster .... un po' come "Il silenzio sul mare" di Kitano. E la scena finale è molto simbolica su questo punto di vista. Molto ricercata, certamente non dispiacerebbe ad un Antonioni.
Chi cerca proiettili e cinesi, John Woo e Tarantino, rimarrà molto deluso ... a meno che non sia amante del buon cinema in quanto tale.
Se lo è, non potrà che rimanere molto affascinato da un film così realistico, quasi una telecamera a spalla; una sorta di yakuza movie senza fronzoli, terra-terra, vicino in modo quasi ossessivo ai giovani protagonisti, seguendoli come un fratello durante la loro autodistruzione ... si potrebbe dire "Miike meets Kitano / meets Cassavetes".

Non so se sia perfetto, probabilmente no, ma non è certo un buon motivo per ignorarlo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  05/10/2010 20:32:59
   7 / 10
Non siamo ai livelli di Rainy dog anche se si toccano quasi le stesse cose,tra nostalgie,amicizia e amici disadattati. Per questo forse il lavoro di Miike delude un pò risultando troppo come qualcosa di già visto,in cui i personaggi non sono accattivanti come dovrebbero e poco approfonditi e perfino alcune mosse registiche del giapponese sono quasi prevedibili sorprendendo poco,il che per Miike è una sorpresa in negativo essendo uno che riesce sempre a rinnovarsi in ogni sua opera. Anche se bisogna dire che visivamente è il solito lavoro confezionato in maniera egregia.
Per il resto la storia miikiana c'è tutta,dal pessimismo allo squallore metropolitano di una Tokyo abitata da drogati e da malavitosi,in cui 3 ragazzi tentano di cambiare vita compiendo una scelta delinquenziale. Quindi la solita tragedia preannunciata intrisa di un nichilismo disperato e che alla fine non regala,almeno questa volta,un finale cattivo ma nemmeno una fine dolce ma qualcosa a metà tra questo e quello.

Chi conosce Miike questa volta sa cosa aspettarsi, è godibile ma questo grande regista ha fatto di meglio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  30/08/2010 16:44:54
   6 / 10
Un Miike appena sufficiente chiude la trilogia della Black Society.Poco ispirato in questa occasione il prolifico filmaker giapponese appare prigioniero di un corso degli eventi che avanza con difficoltà coinvolgendo raramente. La forza di "Ley Lines" è tutta racchiusa nel comparto tecnico, eccellente come consuetudine, con regia magistrale ed un utilizzo dei colori sempre splendidamente ponderato. Purtroppo non vi è forza nei personaggi,giovani disadattati di origine cinese stufi di essere trattati come reietti da una società evidentemente alienante, quindi decisi a spiccare il volo verso l'assolato Brasile. La ricerca del denaro significherà legare il loro destino con quello di un pericoloso yakuza.
L'opera si dipana con lentezza favorendo riflessioni che portano a poco, il percorso dei ragazzi sembra definito con inusuale terrore di osare ai cui giovano relativamente i saltuari e vigorosi inserti tipicamente Miikiani.
La pellicola soffre di una stanchezza narrativa che nei film di Miike è cosa più unica che rara, anche le appendici grottesche e le esplosioni di violenza sono ridotte ai minimi termini. Il regista si rifà ad un cinema meno grintoso proponendo tempi dilatati e riflessivi, forse vorrebbe concedere più spazio ad una poetica sognatrice tipica delle produzioni nipponiche, ma a differenza di altri suoi splendidi lavori qui non punge con l'abituale genialità venendo assorbito da situazioni troppo di prassi.

2 risposte al commento
Ultima risposta 16/09/2010 21.47.18
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Ciaby  @  21/08/2009 15:12:43
   9 / 10
Un Miike decisamente in gran forma. "Ley Lines" parte lentamente, poi si palesa, si snoda ed esplode, sino a sboccare in un finale immenso. Decisamente splendido, lontano dai suoi capolavori, ma comunque promosso a pieni voti.

phemt  @  14/08/2008 14:31:51
   7½ / 10
Ultimo capitolo della trilogia dedicata alla Black Society (non sono ancora riuscito a recuperare Shinjuku Triad Society da molti considerato il migliore) Ley Lines è indubbiamente un buon film anche se lontano dai picchi a cui Miike ci ha spesso abituato…

La storia di quattro perdenti in cerca di riscatto e in cerca di una via di fuga verso il Brasile che finiranno nei guai con la malavita locale… Film molto miikiano ma non originalissimo e non sempre esaltante… Ritmo molto lento e misurato, storia interessante ma mai sorprendente, ottima regia e fotografia, eccellente la scelta dei colori… Stupendo il finale con quella scena a metà tra il poetico e il surreale che verrà in un certo senso ripresa in Dead or Alive 2…

Buona pellicola ma Miike ha fatto di meglio… Personalmente gli ho preferito Rainy Dog (il film precedente della trilogia)…

Tom24  @  20/06/2007 00:09:41
   8 / 10
Ottimo capitolo della saga, a cui mi sento di dare un 8, soprattutto per la grande maestria di Miike nell'uso della videocamera, con cui riesce a regalarci delle atmosfere fanastiche.
Il film riprende uno dei temi cari al regista, trattandolo assai bene, e riuscendo a produrre un lavoro originale e coinvolgente, seppur nella tristezza che si respira in ogni scena.
Il finale a dissolvenza è memorabile, degno di nota.
Miike colpisce ancora...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  12/06/2007 16:25:33
   8 / 10
Nuovamente, Miike tratta personaggi a cui manca un'identità etnica e geografica. Geografica perchè sono figli di cinesi immigrati e quindi il giappone non è il loro vero paese. Etnica perchè anche se sono cinesi, tra loro parlano in giapponese. Quindi, come sempre capita in Miike, non sono nè cinesi, nè giapponesi. Non sono nulla.

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sweetyy  @  04/05/2007 02:57:32
   5 / 10
L'ho visto circa un annetto fa e ricordo che non mi piacque granchè...ma a Miike si può perdonare!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  25/04/2007 15:26:30
   7 / 10
Nell'ultimo capitolo della trilogia sulla Japan Black Society (dopo Shinjuku Triad Society e Rainy dog) Miike ci propone un film ben realizzato ma che offre poco rispetto ai suoi precedenti lavori.
Ancora una volta la rootlessness dei protagonisti (di origine cinese ma viventi in Giappone), che si manifesta nella loro posizione di emarginati in una società a cui non sentono di appartenere e dalla quale vengono loro stessi esclusi, è il leitmotiv del film.
La fuga verso la grande città rappresenta una possibilità di cambiare i loro futuri: ovviamente, le cose si complicano e i tre amici rimangono invischiati negli affari della malavità locale.
Ley lines risulta una pellicola piacevole, con una storia interessante che però sà di deja vù: merita se non altro per un ottima scelta dei colori nell'enfatizzare situazioni e paesaggi. Troviamo infatti delle tinte rosse per rappresentare i ricordi e i luoghi d'infanzia, il grigio per la città di giorno e il blu e il bordò per la sua versione notturna, il verde per la campagna.
Raccomandato solo ai fans di Miike.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  16/05/2006 14:28:21
   7½ / 10
In questo film Miike uno dei temi a lui più cari... ovvero il tema della fuga... fuga da una società giapponese opprimente e costringente!!! Il regista nipponico riesco come suo solito ad alternare fasi estremamente violente a momenti delicati e commoventi. Merita sicuramente di essere visto!!!

lupin 3  @  05/05/2006 03:36:51
   7 / 10
Un Miike minore dal solito, decisamente più lento, complessivamente resta un buon film.....

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