lettere da iwo jima regia di Clint Eastwood USA 2006
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lettere da iwo jima (2006)

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locandina del film LETTERE DA IWO JIMA

Titolo Originale: LETTERS FROM IWO JIMA

RegiaClint Eastwood

InterpretiKen Watanabe, Kazunari Ninomiya, Shido Nakamura, Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase, Yuki Matsuzaki, Hiroshi Watanabe, Takumi Bando

Durata: h 2.22
NazionalitàUSA 2006
Genereguerra
Al cinema nel Febbraio 2007

•  Altri film di Clint Eastwood

•  Link al sito di LETTERE DA IWO JIMA

Trama del film Lettere da iwo jima

Il racconto della storica battaglia di Iwo Jima, durante la seconda guerra mondiale, tra Stati Uniti e Giappone, dal punto di vista delle truppe giapponesi.

Film collegati a LETTERE DA IWO JIMA

 •  FLAGS OF OUR FATHERS, 2006

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Voto Visitatori:   8,04 / 10 (148 voti)8,04Grafico
Miglior montaggio sonoro
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior montaggio sonoro
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
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Voti e commenti su Lettere da iwo jima, 148 opinioni inserite

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Faco  @  02/10/2011 02:33:32
   10 / 10
Non amo confrontare un film con un altro e premetto che non ho visto l' altro film (flags of our fathers) , obbiettivamente questo è un film che merita la nomina di capolavoro , in ogni suo aspetto, dalla scenografia alla morale che il grande Clint riesce quasi sempre a trasmetterci.

1 risposta al commento
Ultima risposta 02/10/2011 08.34.01
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uito  @  15/02/2011 17:55:32
   10 / 10
Non ci sono commenti da fare...capolavoro e basta!!
così ormai ci ha abituati il grande Clint.

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Ultima risposta 09/06/2014 20.06.51
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  11/05/2010 12:34:23
   7½ / 10
Lo sguardo contrario ma uguale di Flags of our father da parte dell'infaticabile Eastwood.

La storia di base è la stessa,normale che sia così dato che era nelle intenzioni del regista rendere onore ai caduti in guerra di entrambi gli schieramenti (cosa che qualcuno come Spielberg non ha fatto,ma vabbè).
Ancora più difficile farlo con questo Lettere da Iwo Jima perché,se al punto di vista americano Eastwood è certamente più vicino, a quello giapponese non è di certo avvezzo.
Ma con grande sobrietà e meno politica di Flags dà vita ad un film superiore,non fosse per la sincerità e la critica antimilitarista (che accomuna le due opere uguali sotto questa prospettiva),certamente per le scene da ricordare,alcune bellissime e terribilmente crude (l'harakiri dei soldati e il cane della famiglia,le lettere nel finale).
Il punto di contatto c'è,in Flags vedevamo sparare gli americani in una feritoia ma il nemico per quanto vicino non aveva una faccia,adesso è giunto il momento di vedere chi sparava da quella feritoia e con quale stato d'animo.
La diversità dei soldati giapponesi da quelli americani in realtà non sarebbe così marcata non fosse per la mentalità che l'esercito tenta di inculcare a forza nei suoi giocattolini di guerra.
Se in Flags of our father era la propaganda bellica,le prospettiva di una gloria finta a far andare avanti gli americani,qui i giapponesi sono letteralmente costretti ad onorare la loro patria,ad essere patriottici anche cadendo nel ridicolo (la scena del cane e della bandiera). Per i generali fanatici il culto dell'onore è la cosa più importante,anche più della guerra stessa. Ma la cosa più disarmante è che è tutto vero.
Le lettere sono l'unica parvenza di debolezza (l'unica parvenza di umanità) che accompagnano i soldati nella loro guerra per la patria,una guerra inutile. Loro lo sanno,di essere carne da macello come gli americani di Flags sapevano di non essere degli eroi.
Alla fine,tra tutte quelle lettere sparse,c'è tutta un'umanità che accomuna i morti,uccisi dai deliri del potere.

Forse dura un pò troppo, è un tantino lento e scontato in più punti,ma alcune scene fanno dimenticare questo difetto. Altro difetto è il maledetto doppiaggio italiano,inutile. Vederlo in lingua con i sottotitoli rende (forse,io purtroppo non lo so) il film molto più realistico.

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Ultima risposta 11/05/2010 13.16.49
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Drugo.91  @  07/04/2010 21:22:02
   8½ / 10
migliore di flags, con stessa storia, ma ruotata di 180 gradi e vista con gli occhi dei difensori di Iwo Jima
la musica del film è una delle piu belle che abbia mai sentito

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Ultima risposta 07/04/2010 21.26.15
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Gruppo COLLABORATORI julian  @  12/02/2010 03:14:23
   7½ / 10
"Dovrebbe pulire i fucili, non gli stivali".

Tutto d'un fiato Eastwood dirige un dittico su Iwo Jima, prima dal punto di vista degli americani poi dal punto di vista dei giapponesi; la cosa che si può notare è che, da entrambi gli schieramenti, i protagonisti sono sconfitti, ribadendo così il messaggio di una lunga tradizione di cinema (anti)bellico nel quale altro non si fa che rappresentare i forti danni che la guerra provoca nella società e nell'individuo.
Il film dipinge la retorica tipica di ogni forma di patriottismo, secondo la cui logica ogni uomo dev'essere pronto a morire per il proprio stato, per un disegno che gli è superiore e lo sovrasta, senza sapere il quando, il come, nè il preciso perchè; uno sciocco sentimento ingiustificato, verso un'entità invisibile quale è lo stato verso il singolo cittadino, che porta ad estremi atti di stupidità, come il suicidio di massa.
I soldati non sono professionisti del mestiere e, come tali, conservano i loro affetti, le loro debolezze e i loro sentimenti in campo di guerra, là dove non c'è spazio per le smancerie che infatti rimarranno scritte su fogli di carta dimenticati. Il generale è uno di loro, è anzi il primus inter pares, una figura scandagliata fin nel lato intimistico con controllati flashback mai invadenti come lo sono in Flags.
Sottile velo di retorica nella sceneggiatura, così come nella fotografia sporca che caratterizza anche l'altro della coppia, probabilmente l'unico modo per rendere l'inospitalità dell'isola. Un soggetto, in effetti, che ricalca molto La sottile linea rossa, anche se Malick è un maestro nel creare retorica mascherata da poesia.
Non aggiunge granchè al filone bellico e cmq è lontano dai bei capolavori di Clint.

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Ultima risposta 21/02/2010 16.30.17
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Inn10  @  23/08/2009 01:00:55
   8½ / 10
A mio avviso è il miglior film di Clint Eastwood.
Anche se non li ho visti tutti..

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Ultima risposta 02/10/2009 13.48.24
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gabbo  @  13/04/2008 00:00:52
   5½ / 10
Sarà che non amo i film di guerra, ma questo non mi è piaciuto troppo. Lento e pesante da seguire.
Sarebbe stato carino fare più collegamenti con flags...

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Ultima risposta 11/09/2008 20.13.26
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Enzo001  @  17/12/2007 09:38:16
   8 / 10
Coinvolgente (anche se a tratti un po' lento), profondo, toccante. Un film sulla seconda guerra mondiale,della battaglia di Iwo Jima vista dal punto di vista giapponese. Ottima la regia del fantastico Clint, belle le ambientazioni, buona la ricostruzione storica e bravi gli attori. Per me geniale l'idea di presentare il tutto attraverso le lettere dei soldati, in tal maniera più di un personaggio viene tratteggiato psicologicamente e posto all'attenzione dello spettatore, il quale vive quelli che saranno i suoi ultimi istanti di vita. Un film dove la guerra, non viene presentata solo attraverso le battaglie, ma soprattutto attraverso i pensieri e le emozioni dei soldati. Da vedere, mi ha coinvolto molto. Voto 8+, perchè a volte è un po' lento.

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Ultima risposta 06/10/2008 19.01.19
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Zanibo  @  03/11/2007 12:08:26
   8 / 10
Uno dei tanti film sulla guerra che fa passare la voglia di farla...

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Ultima risposta 03/11/2007 12.10.48
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Edo  @  30/04/2007 21:44:57
   8 / 10
Pregio/pecca del film, il non sentire la "guerra" come realtà mostruosa di masse.
Pregio perchè così stiamo sul valore psicologico: potentissima e devastante la scena...

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Senti la mancanza di presenza scenica nelle cifre: tutto il fiom sembra giocato nell'ambito dei 20 uomini contro il male, sparta contro persia: bastava un totalone anche digitrale (come per altro ha fatto con le navi della flotta americana), per fcarci capire che comuneu i giapponesi non erano poi così pochissimi; stridula quando arrivano i bollettini dei migliai uccisi nell'incursione americana...
Tuttavia, grande Clint, un fillm corretto nella sua scorrettezza politica.
Devo vedermi la prima parte, che credo sia un must per capire totalmente la potenza di questa opera

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Ultima risposta 30/07/2007 10.25.12
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benzo24  @  23/04/2007 18:24:20
   6 / 10
più riuscito rispetto a flags of our fathers, però mantiene le stesse lacune del primo.

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Ultima risposta 23/04/2007 18.41.24
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shock1  @  10/04/2007 12:38:42
   5 / 10
Premetto che il mio voto sarà sicuramente condizionato dal fatto che non amo i film sulla guerra, e aborro la guerra in generale non mi sembra altro che la solita broda su bombardamenti, battaglie, nemico in inferiorità numerica, poveretti mandati allo sbaraglio da un comando inadeguato ecc.ecc.ecc. almeno in salvate il soldato ryan e pearl harbor per condire bombe e spari viene raccontata una storia parallela (la ricerca di ryan nel primo, la storia dell'aviatore nel secondo) che movimenta e intrattiene lo spettatore. Do un punto in + solo per l'azzeccata intuizione di mantenere il film in lingua originale che quanto meno permette un'interpretazione della cultura e dello spirito di sacrificio nipponico.

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Ultima risposta 18/04/2007 08.19.02
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El Indio  @  01/04/2007 21:15:07
   9 / 10
un capolavoro!!!! sempre grande Eastwood, bravissimo Watanabe, l'unico difetto è la lingua originale (difetto fino a mezzogiorno dato che questo permette di immergersi ancora di più nella intricata e a volte contraddittoria cultura giapponese) perchè obbliga a leggere i sottotitoli perdendosi parte della bellezza della sceneggiatura

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Ultima risposta 05/04/2007 15.45.15
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Delfina  @  12/03/2007 19:04:59
   9 / 10
La potenza assoluta dell'esercito americano illustrata attraverso la descrizione dell'eroica resistenza giapponese a Iwo Jima.
Impressionante, bellissima la scena dell'arrivo dall'alto dei primi bombardieri: l'arrivo del terrore dal cielo, il male allo stato etereo.

La metodicità assassina degli americani a caccia dei giapponesi, rintanati nelle gallerie dell'isola vulcanica, sembra mostrare una lotta che non si svolge più fra uomini, ma fra specie animali selvagge e assassine, tra bestie dotate di protesi minacciose e terribili, come i lanciafiamme che arrostiscono vivi i nemici.

Difficile dire quanto resti ancora di umano, nella civiltà americana, al di là di un'estrema, arrogante potenza.
Anche i bagliori di umanità dei singoli si fanno sempre più rari ed evanescenti, tracce infinitesimali lasciate da un sogno d'amicizia ormai sepolto, archiviato, relegato a un'esigua élite di anime nobili.

Clint Eastwood ha così, con questo film, il non piccolo merito
di commemorare la lotta senza speranza di un popolo che avrebbe, di lì a poco, sofferto in modo atroce sotto i bombardamenti atomici.
Straordinari gli effetti e la ricostruzione dei terrorizzanti bombardamenti, il realismo del fango, della melma, della morte
violenta vista da vicino.

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Ultima risposta 03/05/2007 23.47.18
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  07/03/2007 01:12:40
   10 / 10
Da tempo non avevo bisogno di un superalcolico per stordirmi all'uscita dal cinema, ed è fatalmente accaduto stavolta.
Credo che la gente sia troppo stanca e pigra per affollare i cinema davanti alla monumentale (ribadisco) giostra (bellica) della memoria (sepolta) di Eastwood e farebbe male: il film è un CAPOLAVORO che reca tutte le ferite brutali della guerra ma soprattutto del conflitto interiore (ben piu' devastante) dell'umanità intera.
Un cinema, di cui Eastwood è testimone assoluto della sua storia, che va ben oltre la sua classicità, riuscendo a creare un trait d'union tra la Visione occidentale di Ford. Hawks, Wilder e Milestone e quella orientale, con il suo (indiretto?) tributo a Ozu e a Kon Ichinawa, con i suoi spazi aperti e chiusi, con la sua (che sia strabenedetta in questo caso) retorica del bisogno enorme o imbelle di trovare un briciolo di "resistenza umana" nel contesto della brutalità e dell'eroismo in difesa della propria patria (quasi comprensibile, in fondo).
Il respiro classico di Eastwood investe la storia, la provoca, la rievoca come se il film stesso diventasse la vocazione individuale di ognuno dei protagonisti di lordare tutta la rabbia e di voler sfuggire all'ombra della morte, al suicidio/omicidio della sconfitta o della vittoria.
La Storia è come un Mondo Sommerso divorato dalla sabbia e dal fango, dove il ritrovamento delle lettere conduce ad una strana alleanza con il respiro soggiogato e soffocato dell'evento, come se quegli uomini avessero un bisogno urgente di aggrapparsi all'unica forma di vita, il sentimento coniato dal rimpianto e dal disperato bisogno di continuità (la nascita di un figlio testimone del futuro).
Nel primo tempo, E. riesce miracolosamente a preservare l'ambiguità del patriottismo rammentando che le truppe giapponesi di Iwo Jima erano insufficienti a combattere per difendere la loro isola... una storia che ne ricorda altre, a noi piu' vicine, ed è come trovassimo un'illuminazione una sorta di immaginario confronto tra i superstiti rei di esprimere la loro rabbia, magari in un contesto mediologico assai lontano...

La guerra di Eastwood è un Teatro della Morte ma è anche espressione di una confusione retriva, di un'abnegazione all'ordine, con quegli oggetti sparsi per caso e le pessime condizioni igieniche, è dove si puo' sparare per uccidere soggetti di cui non conosciamo la visuale (sorprendente in tal senso la sequenza del soldato che esce a liberare un barile di feci e si trova davanti all'apoteosi del nemico su tutti i fronti....), quasi privati della loro identità, e spargere lacrime VERE per la morte di un cavallo o l'uccisione di un cane.
Con almeno una sequenza agghiacciante da consegnare negli annali della storia del cinema splatter e non solo (il suicidio, come un rito collettivo di un gruppo di soldati attraverso delle bombe a mano) e la solenne umanità del comandante Kuribayashi davanti alla sorte di un prigioniero Usa (ma perchè è tanto illeggittimo rappresentare l'umanità anche in questi contesti? V. le polemiche sul coraggioso "black book" di Verhoeven), "Letters from Iwo Jima" ci restituisce un cinema che è un'insindacabile senso di giustizia non solo alla memoria ma anche al bisogno di trovare il nesso dell'obiettività neutrale nel meccanismo dei war movies.
Assolutamente incompiuto senza il gemellare "flags of our feathers", soltanto meno (molto meno) metaforico, con una spietata analisi non della crudeltà degli uni o degli altri, ma della reazione incontrollata dell'Uomo nel suo habitat piu' innaturale e bestiale: pensate solo che, nell'immensa apoteosi brutale della guerra, un disertore che si costituisce viene ucciso per una semplice omissione di "doveri".
Nel Sabbatico Inferno della Guerra l'azione piu' nefasta puo' avere amene motivazioni, una vera beffa esistenziale...
Strepitoso e irrazionalmente Liberal il Comandante di Ken Watanabe (già indimenticabile protagonista del "sole" di Sokurov): uomo che conosce il dualismo tra la vita e la morte, e sceglie entrambe.
Di Eastwood e del suo cinema non saprei piu' cosa dire, come collocarlo: se è vero che molto è stato già detto e scritto e diretto, quest'autore ultrasettantenne celebra l'universalità del cinema stesso e, contemporaneamente, il degrado dell'umanità "che non sa piu' riconoscersi".

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Ultima risposta 11/03/2007 09.22.35
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  27/02/2007 11:48:26
   7½ / 10
Morire come topi, per propria mano, in una galleria sotto il monte Suribachi, agli ordini di un graduato che non accetta le regole del suo generale: è la scena più forte di un film che mi ha lasciata solo in parte soddisfatta.
Eastwood non ce l'ha fatta a lasciar fuori un pizzico di retorica: il velo di umanità che pervade l'illuminato generale (interpretato da un bravissimo Ken Watanabe) non può che derivargli dal periodo trascorso negli Stati Uniti... gli ultimi ordini da lui dettati provengono dalla lettera della madre di un soldato americano catturato. Ho storto un po' il naso per questo e per quella macchia di sangue sul calcio della pistola del generale, che spiccava rossa in una fotografia desaturata: mi ha ricordato Schindler List.
Comunque un grande lavoro... che tuttavia non mi ha coinvolta nè convinta completamente.

41 risposte al commento
Ultima risposta 16/01/2008 18.04.18
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pepe  @  26/02/2007 11:35:25
   5 / 10
POLPETTONE !

Molto meglio "Flags of Our Fathers" !
L'ho trovato TROPPO lento e piuttosto lungo...ma quante scene potevano esser tagliate???
Ho avuto la sensazione che il film fosse quasi TRASCINATO.
Secondo me se il buon Eastwood avesse accorpato i due film in uno solo(con la durata del primo) e messo i sottotili quando si vedeva il punto di vista nipponico, avrebbe fatto un film molto bello, intenso per tutta la durata e scorrevole.
Cmq alcuni pezzi del film si salvano soprattutto i dialoghi che fanno capire l'amore per la patria e l'onore dei caduti in guerra!


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7 risposte al commento
Ultima risposta 11/02/2008 21.54.41
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  25/02/2007 13:02:18
   4½ / 10
era difficile superare in retorica ryan e le sue mirabolanti avventure, ma Eastwood, da quando non spara più un colpo senza chiedere il permesso alla zia, è capace di tutto. Sarebbe un bel vedere assistere a un film di guerra senza la scontatissima morale del "semo tutti uguali in the end", con generale buono e onnicomprensivo perchè, bontà sua, ha avuto l'occasione di sostare qualche tempo in america carpendone i costumi mentre altri no (e infatti inneggiano al suicidio totale e/o mostrano incompetenza strategica che manco Cadorna). Certo, nelle sue 2 interminabili e inutili ore il film è anche capace di regalarci grandi momenti, tipo la contemplazione del cavallo morto mentre decine di inermi soldati esplodono spargendo gli arti nell'aere bruno. O il soldato orient-express che muore accanto al soldato americano, tipo fratelli siamesi separati alla nascita. Come se non bastasse, la fotografia tendente al bianco e nero è assolutamente inguardabile.
Personalmente spero che questo "ryan" che incontra "un mondo perfetto" muoia presto dimenticato da tutti, ma ho paura che qualcuno se ne uscirà con accidentati accostamenti con "la sottile linea rossa".
Orripilante.

26 risposte al commento
Ultima risposta 01/09/2007 12.57.24
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  23/02/2007 10:01:01
   8½ / 10
In una grande giornata si muore.
Dalla parte sbagliata si muore.
Sulla sabbia nera e nel cuore di pietra di un insignificante isolotto si consuma il dramma dell'assurdo. La vita perde di significato, violentata dall'insensatezza del conflitto, dalla disciplina e dalla gerarchia ("Chiedo l'autorizzazione per toglierci la vita"). Polvere che oscura il cielo, brandelli di carne e cori di bambini si alternano alla quiete di lettere da fronti simmetrici scritte per sè stessi in un vano tentativo di estraniazione, i volti si confondono (fear and desire?) e la consapevolezza dell'ineluttabile avvolge e soffoca tutto.
Con basso budget e in poco più di un mese di lavorazione Eastwood, asciutto e senza retorica, si mangia i vari soldati Ryan, ultimi samurai e compagnia (compreso il primo capitolo del dittico), affrancandosi da eroi, nemici e dagli schemi filmici occidentali.
Ne scaturisce un film teso e struggente, privo di senso e di speranza.
Da due parti sbagliate si muore.

14 risposte al commento
Ultima risposta 30/03/2007 21.28.06
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  22/02/2007 19:50:25
   8½ / 10
Dopo "Flags of our fathers", Eastwood completa il suo progetto sulla battaglia di Iwo Jima, e lo fa con un film bellissimo.
Intenso e struggente nella sua fotografia color seppia, "Lettere da Iwo Jima" segue un percorso completamente diverso da quello del precedente "Flags of our fathers", immergendosi nella cultura giapponese e nei cuori di chi sente palpabile attorno a sè l'ineluttabilità del fato.
La morte rappresentata nella propria assurda fatalità, che provenga da una banale dissenteria, dai colpi di un nemico o dalla propria arma da fuoco per avvolgerla di una patina di onorabilità.
Bravissimo Ken Watanabe, carismatico quanto disilluso generale dai modi gentili e dalla pistola raffinatamente occidentale.
Bravissimo Clint Eastwood nel destreggiarsi abile in un cammino rischioso, sfiorando sempre la possibilità di cadere nel luogo comune senza però mai cedervi completamente; ci lascia così un dittico di opere di rara onestà intellettuale e potenza visiva ed emotiva.

9 risposte al commento
Ultima risposta 30/03/2007 21.29.26
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